Europa, Marx, Ottocento, vampiri, burocrati, fantasma /Armageddon, banche, Monti, Fornero, Tsipras, eurogendfor…

di Mauro Antonio Miglieruolo

Un fantasma si aggira per l’Europa, il fantasma antagonista a quello evocato da Marx alla fine dell’Ottocento. Non il fantasma del comunismo, simbolo della volontà di riscatto delle masse deprivate delle possibilità di condurre esistenze degne di essere vissute; e nemmeno “democratico”, fautore di quei regimi che si avvalgono della finzione di dar voce anche agli ultimi; ma un fantasma che è solo avidità, ferocia e assenza di scrupoli e produce solo disperazione. È il fantasma, o piuttosto l’incubo impersonato dai vampiri/burocrati, travestiti da tecnici sapientissimi (Monti e Fornero in testa), che una sola cosa in verità sanno: come imporre la volontà dei loro mandanti, le banche, dei cui propositi, di portare lo sfruttamento e l’oppressione a livelli fino a poco tempo fa ritenuti impossibili da realizzare, sono esecutori. Una sorta di strisciante Armageddon destinata a lasciarsi dietro non altro che macerie.

TsiprasNelle mani di questi autocrati, che amano definirsi tecnici, l’Europa è diventata una mostruosa escrescenza storica che tendente all’inaugurazione di un nuovo dispotismo, che si annuncia peggiore di quello antico, quello delle cosiddette società idrauliche. Peggiore perché allora trovava giustificazione in un mondo caratterizzato dalla penuria, nella quale occorreva che i più patissero la fame affinché i pochi potessero avere il superfluo. Oggi in cui la società produce molto più di quello che può essere consumato; in cui potrebbe essere assicurato alle masse l’essenziale per condurre una vita dignitosa, pur garantendo ai padroni tutto il superfluo di cui si illudono di avere bisogno, l’attività sistematica di impoverimento delle popolazioni per assicurare alla finanza quote crescenti di profitto rappresenta un crimine mostruoso, imperdonabile. Non solo imperdonabile, anche inaccettabile. Un crimine contro il quale è diventato improcrastinabile iniziare a assumere le iniziative opportune affinché abbia termine.

2Syriza18_6Che quella in cui siamo non sia l’Europa dei popoli, come l’insieme delle forze politiche si affanna a tentare di spacciare, ma l’Europa dei banchieri, lo si può dedurre ricordando le modalità con cui è nata, senza un vero processo di discussione democratica, senza nessun reale coinvolgimento dei popoli interessati. Sempre discussioni a livello di vertici, accordi tra primi ministri, per – si è scoperto alla fine – non altro che attuare gli interessi della speculazione e dei potentati economici. Ma lo si vede anche dal primo atto di vera e propria lotta di classe che i padroni, grandi e piccoli, hanno messo in atto al momento dell’ingresso nell’euro, senza che il governo muovesse un dito per tutelarci, ormai sono tredici anni: l’equiparazione fittizia 1 euro uguale mille lire, raddoppiando in questo modo da un giorno all’altro il costo dei generi di prima necessità (e delle case, dei trasporti, dei libri ecc.). Da allora è stato tutto un imperversare sui diritti, sui salari, sulle pensioni, sui livelli di occupazione, sulle stesse regole democratiche. Da allora una serie di direttive assurde e direttive autoritarie, vedi Direttiva Bolkenstein, di proposte di costituzione europea irricevibili subito ritirate dopo le bocciature in Francia e Olanda; di ricatti agli stati membri, di commissariamenti di fatto e polizie speciali, tipo Eurogendfor*, conseguendo il criminale risultato di affamare interi popoli.

 3-2134_n(1)Se Hitler e Mussolini potessero rivivere anche per un solo giorno si fregherebbero le mani dalla contentezza.

– Ben fatto, vecchia Europa! – verrebbe loro da esclamare, convinti di poter entrare nel gioco e assumere di nuovo il posto di comando. – Tutto questo senza tirare un colpo e senza propinare una sola purga di olio di ricino!

Credo sia arrivato il momento di dire basta. Ma affinché questo basta sia efficace, bisogna anche dire basta alle anguste prospettive localistiche con le quali fin’ora ci siamo baloccati. Impossibile affrontare il gigante Europa senza un Movimento che si proponga e si dimostri capace di raccogliere tutte le forze sane presenti nel continente e di scagliarle contro la combriccola di malfattori dai colletti bianchi (tecnici, burocrati, esperti, banchieri, politici) che per incontinente avidità sta portando l’intero continente alla distruzione. Impossibile farlo da soli ognuno nel proprio ridotto nazionale e impossibile farlo senza una linea efficace di cambiamento.

Personalmente non accordo alcuna fiducia alle posizioni gradualiste o comunque riformiste. Non credo nel progresso passo dopo passo. La tensione che porta ai rivolgimenti è vero si accumula lentamente, ma poi (lo stesso che in un terremoto) esplode tutta d’improvviso. Il progresso non è lento, è rapido. Solo se è rapido riesce a cogliere i padroni abbastanza di sorpresa per impedire loro di reagire efficacemente e ai cambiamenti radicali degli scenari di stabilizzarsi. Se invece non vi è rapidità e radicalità, se pur qualche passo avanti si riesce a dare, prima o poi i padroni, come la storia ampiamente dimostra, utilizzando i più vari artifici (e se non bastano, utilizzando la repressione diretta), ci costringeranno a darne altrettanti se non più in senso contrario. Dunque, nessuna illusione riformista. O si tolgono le unghie alle belve, o noi continueremo a essere loro preda. Tuttavia non è per domani la possibilità di metterci in sicurezza. Prima bisogna iniziare il lento cammino di accumulo delle forze che finiranno con l’esplodere e cambiare lo stato di cose esistenti. Prima bisogna imparare a confrontarci, elidere le differenze, compattarci in un corpo unitario, imparare a riconoscerci, a prendere coraggio e prendere atto della nostra forza, prendendo atto che il popolo unito è imbattibile. Oggi più di ieri. Perché oggi il processo di proletarizzazione ha fatto le sue vittime. Vittime prime gli operai e subito dopo i ceti medi, enormemente assottigliati in quanto hanno subito un processo di proletarizzazione spietato. Lo sfruttamento che riguardava ieri i soli proletario, investe oggi il 90% della popolazione in attività.

4-people-from-syriza-5L’accasione per dare questo primo passo ritengo la offra la costituenda Lista con Tsipras (Tsipras è il principale esponente di Syriza, formazione della sinistra greca e candidato del partito della Sinistra Europea). Promossa da alcuni intellettuali che ancora credono nella possibilità che una linea di sinistra possa finire con l’emergere in Italia e in Europa (Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli e Guido Viale), questa lista dovrebbe costituire un primo passo per uscire dall’avvilente alternativa, o Renzi o Grillo, che ci presenta oggi il sistema. Nessuno dei due è in grado, pur nelle notevoli differenze (Renzi è uomo delle banche, Grillo non ha assunto ancora un volto certo e definito), di svolgere il ruolo di rianimatore delle speranze del quale attualmente c’è tanto bisogno. Renzi neppure se lo propone e Grillo non pensa ad altro che svolgere un servizio di pulizia istituzionale che se servirà a placare le masse, non porterà a alcuna modificazione dei rapporti di forza, né sedimenterà preziosi elementi di coscienza politica. Quel che serve oggi è tutt’altro, una iniziativa che punti ad allentare la presa ideologica del liberismo, cancro del mondo; il quale liberismo, dovunque si afferma, ammala la democrazia, demolisce l’economia e affossa le speranze. Cioè, appunto, quel che occorre e il programma di vaccinazione politica da inoculare per mezzo dalla Lista con Tsipras.

Si tratta di una iniziativa che nello stesso tempo è ambiziosa e modesta. Ambiziosa perché punta a neutralizzare il peggio delle politiche recessive; modesta perché inadeguato a operare la svolta necessaria a porre al centro del dibattito la ripartizione del reddito prodotto, il ruolo delle classi e ceti sociali, la democrazia e il problema della rappresentatività, cuore della democrazia.

Il programma comprende l’immediata fine dell’austerità, l’espansione dei prestiti alla piccola e media impresa, la lotta alla disoccupazione, la valorizzazione dei temi ecologici e politiche di tendenziale superamento delle diseguaglianze fra Nord e Sud. I sostenitori del programma lo definiscono realizzabile “anche se rivoluzionario”. Sostengo al contrario che proprio perché rivoluzionario (rivoluzionario però solo dall’angusto punto di vista dei tecnocrati) è realizzabile. Pur nei suoi limiti è in grado di spianare il cammino per la fondazione effettiva di una sinistra che si ponga programmaticamente di ridurre le sperequazioni sociali, porre saldi limiti e forti vincoli alla speculazione, porre il lavoro e i diritti dei lavoratori al centro dell’attività di governo.

5-greece-syrizaDi là dai limiti della lista, che deva confrontarsi con la disastrata realtà che tutti quanti abbiamo, con l’inerzia personale o con la dabbenaggine generale, contribuito a creare, esse costituisce la possibilità di dimostrare, in faccia al nemico, che possiamo, che siamo capaci, che le numerose sconfitte ci hanno solo costretti a arretrare, che abbiamo intenzione, forza e capacità di agire. Che siamo all’altezza di qualsiasi sfida, inclusa quella mortale dell’ultraliberismo. Che sappiamo anche dare il passo secondo la nostra gamba (molto corta, nello stato di cose presenti). Che ci contentiamo per il momento di dare voce ai popoli, la voce che la “sinistra” ufficiale, ormai già quasi anche ufficialmente “centro”, ha sequestrato trasformandola in un balbettio incoerente che sa dire il contrario oggi di quello che affermava con forza ieri.

Il primo di questi piccoli passi sarà la raccolta delle 150.000 firme (qualcuno sostiene siano 165.000) necessarie per avere accesso alle elezioni. Ognuno, nel silenzio della propria coscienza, valuti se è il caso di lasciar partire questo treno senza prenderlo (magari al volo). Per molto tempo non credo ce ne saranno altri.

***

A proposito dell’assenza della parola “sinistra” nel simbolo della Lista con Tsipras. È per me motivo d’orgoglio esserlo (di sinistra). Se il caso lo richiede, dichiaro schiettamente la mia appartenenza. Non però la sfoggio, o mi vanto di esserlo. Non è la parola “sinistra” che mi determina, ma le tante altre parole che eventualmente l’accompagnano. Il programma, i valori, i comportamenti. Ciò che mi determina sono gli atti concreti per mezzo dei quali quel programma e quei valori vengono portati avanti. La domanda è: sostenere il compagno greco serve a questo scopo? Io affermo di sì. Ai tanti che mi leggeranno l’ardua sentenza

*Per la voce Eurogendfor vedi gli articoli:

http://miglieruolo.wordpress.com/2013/03/26/eurogendfor-polizia-da-fantascienza-2/

http://danielebarbieri.wordpress.com/2012/01/25/7203/)

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

  • QUESTA NOTA PUBBLICATA SU IL PANE E LE ROSE RISPONDE ABBASTANZA BENE ALLA NUOVA VERSIONE ASSUNTA DAGLI INGROIANI. PRECISO CHE NON VA CONFUSA LA GRECA SYRIZA CON LA LISTA ITALIANA PER TSIPRAS

    Alla lista Tsipras, in particolare nella sua versione italiana, va detto un “NO” netto, preciso, senza sconti;
    non è possibile collocarsi con un piede dentro e uno fuori, in “maniera critica” o di lato sul vecchio modello del “né aderire, né sabotare”.
    Un “NO” da pronunciare per 2 motivi fondamentali e per mantenere un obiettivo decisivo per il futuro:
    1) Sul piano europeo. La Lista Tsipras si colloca all’interno del filone della “lotta all’austerità” non muovendosi invece, come si dovrebbe, sulla linea del riconoscimento dei tratti derivanti dalla gestione capitalistica della crisi. Gestione capitalistica della crisi attuata in piena sintonia con il potere delle banche e l’ideologia iper-liberista imposta dai trattati attraverso cui si è forzato, nel corso di questi anni, in maniera selvaggia, la contraddizione di classe. Sarebbe necessari la rappresentazione politica della contraddizione principale proponendone un’identità politica di rottura di “questo” quadro europeo e questo non accade, appunto, con la cosiddetta “lista Tsipras”;
    2) Sul piano interno. Il processo di formazione della lista pro-Tsipras nel nostro paese, esclusa qualsiasi idea di possibile rappresentatività comunista o almeno socialista, si sta delineando nel solco dei pasticci già visti nelle recenti occasioni di “Cambiare si può” e di “Rivoluzione Civile”. Inoltre si avanza un’ipotesi d’internità a una proposta di “nuovo centro sinistra”, del tutto fantasiosa rispetto alla realtà di un sistema politico italiano all’interno del quale, in particolare dalla formazione del Governo Renzi in avanti, si sta preparando una vera e propria svolta autoritaria fondata su di un sistema elettorale liberticida, il definitivo svuotamento delle assemblea elettive, la cancellazione del concetto stesso di rappresentanza politica. Serve, invece, un soggetto politico comunista e anticapitalistica basato, prima di tutto, sul presupposto dell’autonomia ideologica, politica, organizzativa, di complicità con il sistema dominante;
    3) In questo modo si tende così a obliare, ancora una volta, la delineazione dell’obiettivo di costruzione di un nuovo soggetto politico comunista e anticapitalista, di cui abbiamo appena delineato le caratteristiche di fondo e che ,invece , confermiamo anche in quest’occasione come il solo orizzonte possibile perché in Italia, e in Europa, si affermi una sinistra d’opposizione e di alternativa di sistema. Chi pensa, invece, di collocarsi all’interno di un tipo di dinamica politica come quella in atto per la formazione della lista italiana pro-Tsipras si colloca semplicemente in maniera diversa e alternativa rispetto a questo progetto di soggettività comunista e anticapitalista.

    Non sarà certo una partecipazione elettorale illusoria e confusa come quella che si sta profilando a consentire, al di là del risultato, l’avvio

  • Ringrazio Francesco Cecchini per questa sua articolata replica alla mia presa di posizione. Nella quale dice tante cose giuste, fuorché una, ben poco giusta. Che deriva dall’affermazione, alquanto ovvia, sulla necessità di costruire un soggetto comunista, unica via per uscire dalle strettoie dell’attuale congiuntura politica. Ma, ed è qui il punto, abbiamo noi oggi prospettive anche minime di giocare un ruolo in essa? E’ credibile ritenere praticabile la nostra via prima che un’altra serie di passaggi aprano la strada a una presenza democratica nelle istituzioni, per poi – ancora dopo – rivendicarne una nostra autonoma e appropriata? La mia risposta è no. Un no, tondo, convinto, e ritengo anche difficilmente confutabile. Il lavoro politico oggi è già tanto se riuscirà a avere efficacia nel porre argine all’attuale deriva autoritaria. In situazioni del genere, senza rinunciare a sostenere le proprie posizioni, a cercare di dar loro visibilità, a proporre vie diverse, se si profila la possibilità di bloccare l’avanzata della piena liberista utilizzando sponde anche politicamente molto moderate o comunque non comuniste (vedi Lista con Tsipras), questa vanno sostenute, le piccole alternative praticate.
    In quest’ottica ricordo a Francesco e a tutti l’attività di Curiel nei sindacati fascisti; e di Lenin in quelli zaristi. I Cinesi stessi, non hanno forse appoggiato per anni il reazionario Kuomintang? Un comunista non rinuncia mai, in qualsiasi situazione, a proporre le sue idee; e se non può proporle, si piega a sostenere ciò che, a suo giudizio, serve a contenere l’avanzata della destra. Nello stato di cose esistenti si schiera sempre a favore delle posizioni più avanzate, qualunque esse siano. La posizione più onesta e avazata è questa lista Tsipras contro la quale qualcuno si sente in dovere di storcere il naso.
    Io no, non storco il naso. E neanche me lo turo. Perché una candidatura come quella di Camilleri (che sembra sarà nella lista) non è certo di quelle maleodoranti che inducono a turarselo, prima di votare!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *