Un film dalla parte dei povericristi

Il 17 ottobre 1993 esce nelle sale «Sud» e Chief Joseph ci rimugina sopra

«SUD» di Gabriele Salvatores. Interpreti: Silvio Orlando, Marco Manchisi, Antonio Pertrucelli, Mussiè Ighezu, Francesca Neri, Gigio Alberti, Antonio Catania, Renato Carpentieri, Claudio Bisio.

TRAMA

Il disoccupato (e senza casa) Ciro, con tre compagni fra cui un eritreo, occupa un seggio elettorale e casualmente prende in ostaggio la figlia del boss politico di quella città del sud. Fra le altre cose si scopre un broglio elettorale e mentre all’inizio i quattro volevano solo fare una piccola azione dimostrativa (con armi finte), ma Il caso vuole che nella sede del seggio vi sia anche la figlia dell’onorevole Cannavacciuolo, politico di spicco della zona, colluso con la camorra. Inoltre viene rinvenuta una scheda truccata, prova lampante dei brogli messi in atto dallo stesso Cannavacciuolo. Così finiscono per fare sul serio, con armi vere, l’assedio di gruppi speciali dei carabinieri, l’intervento della televisione e una dialettica interna fra sequestratori e sequestrati. Inizia una trattativa fra gli occupanti, intenzionati a resistere a oltranza, e le forze dell’ordine che alla fine del film sgombereranno i quattro. La stessa figlia dell’onorevole Cannavacciuolo smaschera il broglio, consegnando la scheda che lo prova ai carabinieri e alla fine dice a Ciro-Orlando: «Mi dispiace» e lui le risponde: «Signorina, non basta».

COMMENTO

Gabriele Salvatores, dopo aver ottenuto l’Oscar con «Mediterraneo», dichiarò: «volevo colpire determinate persone e quando mi sono accorto che tutti accorrevano e applaudivano ho capito di aver sbagliato qualcosa». Il film «Sud» è la logica conseguenza di questa dichiarazione. Non c’è la possibilità di interpretazioni di comodo: o si sta dalla parte dei povericristi o si sceglie l’ipocrita tranquillità del silenzio. In pratica: si pensa o si rifiuta il film. Il regista dà voce a chi è soffocato dal frastuono della comunicazione multimediale, evitando di compiere scelte demagogiche e manichee, ma visualizzando semplicemente la quotidianità di coloro che cercano un lavoro. I quattro protagonisti – l’ex sindacalista depresso, ii suo luogotenente confuso che ha paura della parola sequestro e vuole finire in fretta per vedere la partita alla domenica, un ragazzo gasato e un extracomunitario che sembra uscito da un libro di Salgari – non sono eroi senza macchia e senza paura; al contrario sprigionano contraddizioni e difetti. Il ragazzo diventa il primo ad arrendersi, l’extracomunitario si innamora di una insignificante Francesca Neri e alla fine quando Silvio Orlando cerca una morte gloriosa sparando all’impazzata viene scientificamente messo nella condizione di non nuocere con una pallottola nelle gambe. La presa del seggio elettorale di una non precisata località del sud da parte di questa armata brancaleone del 2000 ha finalità che prescindono dalla storia dei quattro protagonisti ma affonda le sue radici nel concetto stesso di democrazia. Infatti se all’interno di uno Stato democratico occorre arrivare a compiere illegalità per dimostrare il sacrosanto diritto costituzionale al lavoro, allora qualcosa non funziona. Gabriele Salvatores con «Sud» affonda crudelmente e delicatamente il dito nella piaga utilizzando la macchina da presa come una candid camera che di nascosto spia le mosse dei protagonisti. In questo modo non occorre “caricare” particolarmente i contenuti: poche semplici battute riescono a focalizzare una situazione e attraverso un intelligente uso dell’ironia il film ci consegna quattro personaggi che sfuggono ai luoghi comuni e agli stereotipi. Non ci troviamo di fronte al circo delle foche ammaestrate che si esibiscono agli ordini del domatore di turno (i vari presentatori-conduttori che il film prende sarcasticamente in giro attraverso la figura del reporter d’assalto) perché Salvatores si limita a mettere in scena il quadro di una situazione che è sotto gli occhi di tutti ma nella quotidianità non viene vista. Come in uno specchio gigante ci si può riconoscere in due modi all’interno della rappresentazione: ci si difende, collocandosi dalla parte dei cellulari, delle divise dal volto umano, della necessità di lavorare, non importa per chi e come; oppure ci si interroga sulla qualità e sul significato del nostro vivere quotidiano. Salvatores non offre soluzioni, non indottrina ma somma alcuni aspetti della nostra vita e ce la fa rivivere sullo schermo attraverso una situazione estrema rappresentata non solo dalla perdita del lavoro ma anche e soprattutto dalla impossibilità di comunicare con gli altri perché i canali sono tutti occupati. Significativa metafora di questo aspetto è rappresentata dal cellulare del “ganzo” della figlia dell’onorevole. Sembra quasi che il regista voglia suggerire la necessità di ricercare altri modi di comunicare, per mettersi in relazione con gli altri perché non sarà necessariamente il progresso tecnologico a fornire le risposte per il cambiamento. Occorre ricominciare a pensare. Solamente in questo modo sarà possibile costruire una logica che dimostri come la pari dignità non sia solamente legata a eguali disponibilità economiche ma alla capacità di articolare pensieri e formulare idee che non troveranno mai spunti interessanti dalla quotidiana visione dei “neutri” telegiornali e delle trionfalistiche comunicazioni di chi ha perso il gusto del dubbio.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

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