Un gusto nuovo e forte

racconto di Vittorio  Catani

Arnaldo si svegliò con in bocca un saporaccio di fogna. “È ancora il fegato”, disse convinto a Mimma passandosi il mini-laser sulla barba ispida. “Non ci voleva, accidenti! Proprio oggi”.
“Ma sì che ti andrà bene, tesoro” gli rispose Mimma con un sospiro, armeggiando alla tastiera della colazione. “Bevi qualcosa e vedrai che ti passa. Sarai in perfetta forma, alla tua grande prova”.
Entrò Gioietta con in braccio Zucchero, che ronfava. Nell’altra mano aveva Ragnetto Betto, un insetto-robot grosso come un acino d’uva. Pendeva da una cordicella sottilissima e agitava convulsamente una selva zampe filiformi. “Papà” disse “oggi devi comperarmi quei biscotti, come si chiamano…”.
“Abdo” intervenne Mimma.
“Uffa” sbuffò Arnaldo “volete farmi disturbare a prima mattina?” Terminò di radersi, poi bevve il caffè in fretta e furia e uscì.
Sembrava una mattina come mille, ma non lo era. Non per lui, pensò Arnaldo. Oggigiorno un lavoro non si trova all’angolo della via. Doveva farcela. La Scat pareva una grande azienda. Solida. Aggressiva. E grazie a dio non produceva quei nuovi alimentari contenenti vermi, insetti, o addomi di formiche australiane come i biscotti Abdo che stavano avendo tanto successo specie tra i ragazzini… Vedi che significa la pubblicità martellante in tv o in rete o scritta sulle nuvole. E quei cibi di cucine esotiche che dilagavano. Era per i gusti occidentali. Mediterranei, santo cielo. La Scat aveva un catalogo alimentare e dolciario più che classico. Il tempo appariva incerto, l’aria offuscata. Attese il pulmino elettrico alla fermata; una ventina di minuti dopo era agli uffici della multinazionale.
Lo ricevette un signore anziano. Masticava una gomma che emanava un aroma strano, che Arnaldo giudicò troppo forte. “Arnaldo Tassi. Sono qui per la prova”.
L’anziano controllò su un piccolo display, poi masticò ancora e disse: “Di là. Pochi minuti”.
La stanza era già occupata da altre due persone, un ragazzo sui venticinque anni e una donna sui quaranta vestita di rosso. Le sedie erano anonime, come il locale. Ai muri un paio di stampe sbiadite e sghembe, con piatti e padelle contenenti non si capiva bene cosa. Su un tavolo in un angolo erano accatastati alcuni scatoloni: alimentari  Scat. Entrando nella stanza, Arnaldo li indicò e disse: “Salve! Siete anche voi per la…”.
“Buongiorno. Comodi, prego”.
Quasi inavvertitamente, alle sue spalle era appena entrato un uomo sui cinquanta, imponente, completamente calvo, con un paio di lenti a contatto iridescenti. “Sono Cordwainer, funzionario della Scat” si presentò. Aveva labbra molto spesse e mobili. Sedette anche Cordwainer, poi da una borsa estrasse un portatile e lo accese, consultandolo. Dopo un paio di minuti posò lo strumento, accavallò le gambe e disse sorridendo:
“Signori, ho già visionato i filmati e il curriculum che ciascuno di voi ci ha trasmesso, e devo darvi un’ottima notizia: a nostro parere siete assumibili tutti e tre… Alt! Prego: un momento. La Scat Food And New Experimentations è una azienda immensa, che porta avanti una sua filosofia del cibarsi unica al mondo. È essenziale che conosciate chi avete alle spalle, perché questa consapevolezza non potrà che potenziare le vostre capacità di contatto umano e di persuasione. Vi distribuirò alcuni video particolarmente istruttivi, e vi invito a visionarli con estrema attenzione. Bene, e ora…”.
Il signor Cordwainer fissò Arnaldo, poi il giovane, la donna, e si alzò avvicinandosi al tavolo. “Prego!” Aprì uno degli scatoloni. Contenevano barattoli variopinti di un prodotto che Arnaldo non riconobbe.
“È nuovo?” chiese la donna a Cordwainer, precedendo di un attimo Arnaldo. Il ragazzo intanto aveva preso un barattolo leggendo avidamente l’etichetta.
“Nuovissimo” rispose il funzionario. “Ed è questo il compito che la Scat vi affida. Ciascuno di voi tre avrà una delle zone di competenza: Città, Zona Nord, Zona Sud, dove presenterà adeguatamente il prodotto”. Aprì un barattolo con uno schiocco, poi ne annusò il contenuto ed emise un sospiro. “L’ultimo e il più evoluto dei nuovi sapori Scat. Avevamo pensato di chiamare questi piccoli tortini, che sono quasi dei pasticcini, semplicemente: cake”. Ora Cordwainer fissava i tre serissimo, quasi aggressivo. “Perché, signori, dovrà essere questo l’unico cake d’ora in poi. In tutto il mondo”. I lineamenti si ridistesero, Cordwainer tornò a sorridere. “Poi ci è sorto il dubbio che cake fosse un termine inflazionato, e abbiamo scelto qualcosa di molto simile: cache. Cache ha vari significati, fra cui quello di provviste, scorte nascoste. Noi uomini Scat desideriamo che voi imprimiate il senso di questo vocabolo nella fantasia dei consumatori: quando avranno il bisogno o il semplice desiderio di mandar giù qualcosa, ci penserà la loro scorta casalinga Cache Scat. C’è sempre una Cache celata da qualche parte, in casa tua. Cache non tradisce mai”. Di nuovo serissimo: “Chiaro?”.
Arnaldo assentì. “Potrei assaggiare?” Si accorse che la sua curiosità era alta. In gamba, il tipo.
“Sono interessatissima!” pigolò la signora, che arraffò tre cache e prese a masticarli attentamente, a occhi sgranati. Il ragazzo invece muoveva lento le mandibole a capo chino, con occhi quasi chiusi.
Era come un pasticcino un po’ grande, vide Arnaldo, simile alla pasta di mandorle. Lo annusò, ma al momento gli parve inodoro. Ne staccò un pezzetto e lo mise sul dorso della lingua, facendolo ben aderire ai corpuscoli gustativi. Strano, davvero… Anche nuovo, d’accordo. C’era un che di amarognolo e… Fu aggredito da un irresistibile, violento conato. Si girò di spalle e finse uno starnuto.
Ce l’aveva fatta. Aveva ben simulato.
Tremante, sudato, mise in tasca con nonchalance la mano, ripulendola del cache sputato. Nessuno pareva aver capito. Nel naso aveva ancora quel sapore irraccontabile, quella…
“Salute!” gli disse la signora per lo starnuto. “Non ci siamo neanche presentati. Io sono Adria. Tieni!” ridacchiò, e gli porse un cache.
“Sono Arnaldo… Grazie”. Prese la cosa e la portò alle labbra fingendo di sgranocchiare.
“Bene!” intervenne Cordwainer. “È un gusto davvero nuovo e forte, di quelli che emergono ora, che lasciano il segno, in linea con i nostri tempi dinamici. Poi ci riuniamo due minuti, così ciascuno di voi potrà dire la sua: la Scat è, come dire… ghiotta” sorrise alla sua freddura “di pareri dei suoi collaboratori. Siete voi il vero test: se lo superate con convinzione, saprete a vostra volta convincere i consumatori.” La voce prese un tono paterno: “Non dovete preoccuparvi di nulla, la stessa Scat si impegna a  fare pubblicità alle vostre presentazioni del nuovo prodotto, che avranno anteprime in ambiti selezionati. Voi dovrete solo vantare i cache adeguatamente, ovviamente mangiarli, invitare i presenti a fare altrettanto e poi seguirli nei loro acquisti. Bene, ora sediamo… Dobbiamo definire alcuni ultimi dettagli, vero?”. Un sorriso smagliante.

Arnaldo rincasò chiudendo la porta con uno scatto. Entrò Mimma: “Ciao, com’è andata?”.
“Non puoi immaginartelo” rispose lui. Mimma gli si accostò chiedendo: “Ma ce l’hai fatta o no?”.
“Suppongo di sì”.
“Ti sembra una risposta?”. La donna arricciò il naso. “Che genere di fetore ti porti appresso?”.
“Nessun problema, cara. È semplicemente il mio alito. Dev’essere peggiorato, ma basta che io non fiati. Toh, assaggia questi: cache Scat, l’ultimo trend della golosità più sfrenata”.
Mimma prese la scatola, incerta. Entrò anche Gioietta, sul braccino scoperto andavano su e giù una diecina di micro-robot: Arnaldo riconobbe la Coccinella Nella, la Pulce Dulce; su una gota le saliva indisturbato lo Scarabeo Teo. “Papà, cos’è questo profumo?”.
“Vedi?” esclamò Arnaldo. “È solo questione di gusti. Tu sei out. Vecchia. Non puoi capire”.
Mimma stava assaggiando un cache: lo sputò all’istante con una specie di urlo: “Ma è… è…”.
“Latrina? fogna? Non consumarli, per favore. Mi dovrei esercitare a mangiarli”.

La sala era gremita e illuminata a giorno, ma fuori c’era ressa di gente in attesa del proprio turno. I tavoli, con tovaglie ricamate fino a terra, reggevano guantiere ricolme di coloratissimi cache Scat. C’era Cordwainer, si trattava del debutto di un nuovo prodotto Scat e disse poche frasi, poi gli cedé la parola.
Arnaldo aveva deciso di indossare il vecchio completo scuro, troppo tardi per accorgersi che gli andava stretto. Salutò alcune presenze di riguardo: il Sindaco, il Consigliere di Quartiere, il Presidente dell’Assocommercio locale, i network presenti. Poi disse:
“Signori, sarò davvero breve. Non è il caso di descrivervi chi si conosce già: da anni la Scat è una realtà quotidiana mondiale che oggi giunge anche a noi. Ma offriamo in degustazione un prodotto dal sapore diverso, assolutamente rivoluzionario, che – permettetemi di usare le parole appropriate – segna una svolta nell’affinamento del palato umano. Gli ultimi decenni ci hanno portato radicali evoluzioni e il gusto, che è soprattutto un risultato culturale, non poteva non restarne coinvolto. Sono lieto di vivere con voi questo storico momento, e resterò con voi e con i nostri distributori, in caso di necessità.” Pausa. “Evviva i cache, evviva Scat!”. Sollevò un cache quasi fosse un’ostia, lentamente lo portò verso le labbra. Si accorse di volti intenti, occhi spalancati, bocche che pregustavano, gomiti che pressavano.
Con gesto deciso lo masticò, reprimendo il disgusto con uno sforzo sovrumano. “Prego” gorgogliò. “A voi!”.
La gente, fino a quel momento compita, si catapultò verso la tavolata centrale rigurgitante delle leccornie preannunciate: il battage pubblicitario durava da un mese. Un signore in smoking, i radi capelli col riporto, occhialuto, spinse il suo naso verso Arnaldo masticando cache: “Dove si acquistano?” farfugliò sbrodolandosi. Una torma di ragazzini cercava di sequestrare chiassosamente un’ala dei tavoli; ci fu uno spintone e due guantiere ricolme si rovesciarono per terra. Si formò un vortice umano, dorsi in rimescolamento, mani che raccattavano dal suolo rapide. Alcune signore attingevano dai tavoli e infilavano in borsoni. Sentì una mano sulla spalla, era Mimma: “Tutto sommato non sono male…”. Gli sorrise smagliante e allegra, indossava un vestito esplosivo dalla scollatura sexy. “Vedi? Io mi sono abituata. Ehi, ma cos’è quella roba?”.
Qualcuno stava sistemando anche delle bottiglie con bibite Scat. Ricordò: il signor Cordwainer ne aveva accennato, il prodotto non era ancora pronto ma doveva essere giunto all’ultimo momento, senza il tempo per pubblicizzarlo. Gli spintoni crescevano.“Ho sete!” disse con voce frivola Mimma.
“Dove si beve?” gracchiò masticando il vecchio col riporto.
“Ecco a lei” rispose pronto Arnaldo, cercando di farsi largo. Arrivò ad afferrare una bottiglia: conteneva un liquido giallastro leggermente opaco. Qualcosa lo prese allo stomaco. Al diavolo, questo proprio non l’avrebbe assaggiato. Tolse il tappo, che saltò con un soffio.
“È una nuova aranciata?” domandarono in coro alitandogli cache Scat in faccia e sul collo. “Qui!” “A me!” Arnaldo versò la bibita in un bicchiere che gli fu strappato di mano. Qualcuno gli scippò la bottiglia con un urlo. Dietro protestavano tendendo le mani.
“Signor Tassi!” gridò stentoreo Cordwainer facendosi avanti raggiante “ne versi anche a me.” Gli pose leggermente una mano sulla spalla. “Ed ora, con lei, un appropriato brindisi…”

Redazione
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3 commenti

  • mario sumiraschi

    Vittorio Catani è come un chirurgo-patologo: indaga,entra, penetra, asporta i bubboni per studiarli … come quelli dei comportamenti sociali, dominati da chi per forza ci vuole massa instupidita, feticista, drogata. Nessuno si salva perchè la necessità diventa la stampella del sistema e intuiamo che solo la Rivoluzione può portarci fuori da questo incubo.
    Avete notato quanto la narrativa di fantascienza sia efficace per raccontare la realtà?
    E che il blog del grande DB leghi i suoi co-protagonisti – tanto per citarne alcuni: Mark Adin, Mauro Antonio Miglieruolo, Vittorio Catani, lo stesso Daniele Barbieri, et alter – ad una sensibilità intellettuale che aiuta a rifiutare tutte le “Scat” ( del racconto ) del mondo?
    Che bello avere così tanti compagni di strada!

  • Sumiraschi, chi era costui? Se non ricordo male, gli anni mi si affollano dentro, fanno un sacco di chiasso, uno dei più attivi fan nei beati anni della mia gioventù (a meno di un caso di omonimia). Contento di incontrarti qui, nel bel blog di DB.
    Quanto a Catani ha sempre scritto buoni e ottimi racconti. Questo è tra i migliori. Leggibilissimo, sintentico, completo.
    Se DB non strilla e Vittorio non recalcitra (eventi improbabili) credo proprio che lo ripeterò sul mio.

    • io non strillo ma ho la primogenitura: dunque miglieruolo deve pagare a me 100 zeuri e 12 zeuri a Catani. La differenza si spiega in base alla nota legge di Laplace-Lapalisse-Lapaletta: ovvero gli autori e le autrici sono soltanto un prolungamento del blog e valgono assai meno…in teoria, non in pratica perchè 100 volte ze(u)ro o 12 volte ze(u)ro fa sempre ze(u)ro; come dice un mio amico non hanno introdotto l’euro ma esteso la neuro; lui infatti si chiamava Mauro sino a 10 anni fa ma ora è Meuro.
      a parte questi aada (aforismi alcoolici da astemio) confermo che quel Sumi è lui e che tutti i pezzi di codesto blog sono – salvo diversa indicazione ben esplicitata – riproducibili ovunque e SEMPRE purchè senza scopo di lucro e indicando correttamente gli autori e/o le autrici (magari anche il contesto e la data): le idee e le storie – ma anche gli abbracci e la rivolta – sono il bene comune per eccellenza.

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