Un Marte-dì “leggero” può capitare

1) poca trippa per il fanta-gatto che sono; 2) il 19 settembre a Brescia: i futuri nelle storie brevi

ColinWilson-SpecieImmortale

1.

Capita che una settimana – questa a esempio – io legga poca fantascienza e/o non trovi granché da segnalare. Nel pochino c’è una schifezza e un polpettone paranormale con ambizioni filosofiche… e di questi sinteticamente vi parlerò.

Di solito non occupo spazio a s/parlare dei libri brutti, per le ragioni che tante volte ho spiegato, ma farò una eccezione per «Utopia pirata: i racconti di Bruno Argento» lanciata come «antologia inedita in anteprima mondiale» (Urania 1622: 238 pagine per 5,90 euri) con 5 racconti di Bruce Sterling tradotti da Giuseppe Lippi. Insieme al mio socio di scrittura Riccardo Mancini, abbiamo già litigato – tanto tempo fa – con molte persone perché non amavamo gli incensati Gibson e Sterling. Mi sembrano entrambi assai peggiorati: che scrivano fantascienza o altro. In particolare «Città esoterica», uno dei 5 racconti di questa antologia, è orribile: lo considero un esempio quasi perfetto di come non si dovrebbe scrivere un racconto.

Vengo a Colin Wilson e all’ennesima ristampa di «The Philosopher Stone» che stavolta Urania Collezione propone sotto il titolo «Specie immortale»: 290 pagine per 6,50 euri, traduzione e nota finale di Teobaldo del Tànaro. Prendete una pentola e buttateci dentro tutta la filosofia possibile (non entro nel merito, qui ci vorrebbe minimo Fabrizio Melodia), un po’ di Maya, il paranormale in varie salse, ovviamente Stonehenge, Mu (robbbba seria, mica quella fregnaccia di Atlantide), una statuetta aliena anzi due, Gabriel Guenon, la strana decapitazione nel 1929 di Benjamino Evangelista, il non ancora decifrato manoscritto Voynich, Howard Phillips Lovecraft, ovviamente «i grandi anziani» e «le religioni del terrore», una spruzzatina di Giosuè Carducci e di Martin Gardner, «il controllo del cortice prefrontale», un poltergeist di passaggio, il romanticismo, la scienza imbrogliona, l’immortalità dietro l’angolo, gli alcolisti, i vecchi, una terribile minaccia in agguato (sta dormendo ma se si sveglia troppo presto…). La cascata del Niagara a confronto è un rigagnolo. Ah, aggiungete una lunghissima digressione – detto in modo un po’ rozzo: una pippa tremenda – per farci sapere che all’autore quel tipo là, Shakespeare o simile, non piace e comunque è tutta farina del sacco di Francesco Bacone.

Ho letto altre storie-catasta simili e mi sono perfino divertito: non cercavo plausibilità ma buona fiction, meglio se con un filo di ironia. Qui mancano: personaggi accurati, trama, azione, ritmo, suspence, finale. In una parola: tutto. E’ un saggio, con pretese (insostenibili) di verità e/o di intelligentissime ipotesi, travestito da romanzo.

Credo che a ottobre, almeno per quanto riguarda le edicole, andrà meglio: Urania annuncia Rudy Rucker e Vernor Vinge, due garanzie.

2.

Il 19 settembre a Brescia il futuro arriva da una cattiva strada: il lungo giorno delle storie brevi.

Ricevo e volentieri posto (ambedue le antologie sono già state recensite in bottega)

Sabato 19 settembre Brescia diventa la capitale italiana del racconto breve. L’evento consisterà nelle presentazioni di due antologie curate da Gian Filippo Pizzo e pubblicate da due piccole ma entusiaste case editrici che, investendo su short stories di scrittori tutti italiani, vanno a colmare una lacuna dimenticata dai grandi editori nazionali.

Si comincia alle 17.30, presso la libreria Feltrinelli di Brescia, in corso Zanardelli 3, con la presentazione dell’antologia “La cattiva strada”, editore Delmiglio, a cura di Gian Filippo Pizzo con la collaborazione di Roberto Chiavini. Il libro si compone di diciotto storie di vari generi letterari, unite dal filo rosso della crudeltà coniugata nelle sue molteplici forme. «Molti dei racconti hanno una caratteristica comune. Sono ‘cattivi’, raccontano brutte storie, hanno personaggi infami, o una ambientazione crudele, sono imbevuti di perfidia: mostrano il lato oscuro» scrive Pizzo. All’ incontro, condotto da Irene Panighetti di Bresciaoggi, parteciperanno il curatore, l’editore Emanuele Delmiglio, gli autori Dario Tonani, Marco Passarello, Piero Cavallotti e il bresciano Italo Bonera.

Alle 21, presso il caffè letterario Primo Piano di vicolo Beccaria 10, presentazione dell’altra antologia “Il prezzo del futuro”: presenti Gian Filippo Pizzo, Stefano Tevini (per La Ponga edizioni), alcuni autori fra i quali Piero Cavallotti e ospiti a sorpresa. A condurre la serata Heiko H. Caimi della rivista letteraria Inkroci. L’antologia raccoglie quindici racconti di scrittori italiani ai quali i curatori hanno chiesto di immaginare l’economia in un prossimo futuro. Perché, come scrive Valerio Evangelisti nella prefazione, «La fantascienza è un genere letterario ‘massimalista’, per cui può avere per oggetto interi sistemi politici, economici e sociali. La fantascienza è anche un genere che, quando parla del futuro, molte volte allude al nostro presente, lo distorce, lo satireggia, lo critica. Solo la fantascienza può rendere protagonista l’economia tutta intera, e affrontare più problemi alla volta fino a delineare uno scenario completo. Tutti autori italiani, e non a caso: l’Italia è tra le vittime di una crisi finanziaria che non pare avere fine, cui si risponde con soluzioni arruffate e discutibili. In un tale contesto, la fantascienza lancia, con questo volume, la sua sfida volutamente arrogante al resto della narrativa, e soprattutto a quella mainstream. Noi, i presunti sognatori volti al futuro, ci occupiamo di ciò che ci accade attorno. E voi, i supposti realisti, che fate?».

Il futuro è cambiato, forse è su una cattiva strada…

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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