Un po’ di fantascienza è (un po’) sovversiva?

Senza timore di essere espulso dalle galassie note e ignote, Fabrizio Melodia – cioè l’Astrofilosofo – si avventura su un terreno pericolosissimo, science fiction e/è politica

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La fantascienza è politica? Con essa si possono favorire rivoluzioni o magari controrivoluzioni? La questione resta aperta grazie alla natura intrinseca della science fiction di nascere come riflessione sugli sviluppi sociali dell’umanità a partire da conflitti e contraddizioni del presente.

Il tema è inesauribile quanto spinoso. Partiamo da alcuni film che mettono in discussione le certezze “di massa”.

Iniziamo da «Humandroid» (2015) del regista Neill Blomkamp, con protagonisti Dev Patel, Hugh Jackman e i Die Antwoord, versione cinematografica del cortometraggio «Tetra Vaal» del 2004, scritto e diretto dallo stesso Blomkamp. Ambientato nel Sud Africa di qualche tempo nel futuro, in cui il crimine è ai massimi storici, il film narra dell’invenzione di un robot poliziotto in grado di proteggere la cittadinanza e ristabilire vivibilità. Il progetto viene accantonato, ma il suo creatore non demorde e l’occasione gli si presenta grazie a un gruppo di delinquenti che vorrebbe utilizzare il prototipo del robot senziente … per mettere a segno colpi strabilianti. Ma il robot che viene realizzato mostra un piccolo inconveniente: ha l’animo di un bambino, e come tale deve essere “cresciuto”. Pellicola intimista ma con importanti riferimenti al sociale, di cui si fa portabandiera.

Ben diverso è il datato film «Robocop» (1987) di Paul Verhoeven, con protagonista Peter Weller, una violenta denuncia veicolata con il registro dell’ironia: nel futuro, un poliziotto dopo la morte viene trasformato in androide “al servizio della Legge e dell’Ordine”: noto come Robocop è il primo esperimento di una multinazionale dell’intelligenza artificiale. C’è uno spiccato antiamericanismo, denunciando la presenza ossessiva della propaganda tv, le multinazionali senza scrupoli e la violenza urbana fomentata alla grande per creare un ricco mercato di nuovi armamenti e per i più loschi traffici gestiti da imprenditori “per bene”.

Ed eccoci ai recenti «Hunger Games» (2012) nel film di Gary Ross tratto dal romanzo di fantascienza di Suzanne Collins? In una società distopica, dove la maggioranza della popolazione vive nella fame più nera e gli Strateghi comandano, avvengono ogni anno i giochi per stabilire quale poveraccio dei rispettivi distretti sopravviverà: un reality dell’omicidio, come deterrente per ogni possibile ribellione sociale. Eppure qualcosa va storto e una ragazza sembra, da sola, riuscire a fomentare una rivolta, con grande disappunto del Presidente di turno, interpretato da un bravissimo e luciferino Donald Sutherland.

Terribilmente senza speranza, anche con il finale più o meno happy, è «Gattaca – La porta dell’universo» del 1997 di Andrew Niccol, interpretato da Ethan Hawke, Uma Thurman e Jude Law. In un futuro lontano, la genetica ha fatto passi da gigante, tanto da permettere di concepire figli perfetti, almeno per quanto riguarda salute e “prestanza” mentale. C’è però un giovane concepito tramite parto naturale: fin dall’infanzia mostra una problematica cardiaca ereditaria che dovrebbe portarlo, a seconda di tutti i calcoli genetici, alla morte prima dei trenta anni. Nella società di Gattaca (nome tratto dall’unione dei nomi delle basi azotate del DNA), le aziende aggirano qualunque tipo di controllo, selezionando il personale in base appunto al Dna. Il giovane è in gamba e dotato di una formidabile intelligenza, ma non potrà fare l’astronauta poiché il suo Dna è considerato invalido. La denuncia è chiara: non solo riguardo al razzismo genetico quanto per l’idea strisciante di una società di aziende tiranne che si arrogano il diritto di decidere quale essere umano sia valido.

«I figli degli uomini» è un film del 2006 diretto da Alfonso Cuarón, tratta dall’omonimo romanzo della scrittrice – e politica, nello schieramento dei Conservatori inglesi – P. D. James e interpretato da un convincente Clive Owen. In questo scorcio di futuro soprusi e omicidi sono all’ordine del giorno: l’umanità è stata colpita dalla più totale infertilità, gli ultimi nati da donna umana muoiono giovani per privazioni e malattie, le pastiglie per il suicidio si vendono in farmacia come le aspirine. Una flebile speranza è rappresentata da qualcuno che decide in modo autonomo di preservare le opere d’arte e da una immigrata illegale che sembra portare in grembo la speranza per l’umanità intera.

Concludo con un film sempre del bravo Neill Blomkamp, «District 9» (2009), co-sceneggiato in collaborazione con Terri Tatchell e prodotto da Peter Jackson, quello della trilogia del «Signore degli Anelli». La pellicola, che ha ottenuto quattro candidature ai premi Oscar, tra cui miglior film, è basata sul cortometraggio «Alive in Joburg», diretto dallo stesso Blomkamp nel 2005. Racconta, nella rivista «Wired», il critico cinematografico Gabriele Niola: «Gli alieni sono arrivati sulla Terra ma non come siamo abituati ad immaginarlo: in un’astronave mandata alla deriva, denutriti, sporchi e infermi come immigrati su un barcone. Da quel momento li abbiamo presi e confinati in un ghetto dal quale non consentiamo di andare via o tornare a casa propria. In compenso l’opinione pubblica li odia e attribuisce a loro ogni problema». Molte visioni del vicino futuro hanno in comune una linea rosso sangue, un naufragio della società in cui tutti i poteri decisionali sono stati traghettati nell’alto dell’Olimpo aziendale, con l’inquinamento a distruggere le menti e non solo l’ambiente. A volte i rivoltosi sono peggiori dei loro carnefici, vince solo il bisogno di sopravvivenza. A quanto pare diventiamo sempre più pessimisti.

La fantascienza è in potenza un atto rivoluzionario e profondamente filosofico, di riflessione e presa di coscienza. Ma in questa fase sembra dirci soprattutto… le strade che non dobbiamo seguire.

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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