Un sorprendente Sawyer e altre cosucce mart-ziane

1 – «Apocalisse su Argo» in edicola; 2 – L’almanacco di «Nathan Never»; 3 – «Cicikov» su Nazione Indiana; 4 – «I marziani saremo noi»; 5 – Una vignetta; 6 – Infine chi recensirà…

1.

In edicola Urania porta: un vecchio Sawyer; lo stravecchio «Odissea del superuomo» di Harness; e un trittico di Moorcock… annunciando per settembre «I visitatori» di Simak (ohibò, non lo ricordo) e «Uomini in rosso» di John Scalzi.
Per oggi parlo di Robert Sawyer. Lo amo assai ma sono disposto a credere che, come accade a tutte/i, non sempre sia al meglio. E così pensavo (errando: nel senso di sbagliare) alle prime pagine di «Apocalisse su Argo», traduzione di Riccardo Valla, ripubblicato a 4,90 euri per 186 pagine. E’ un romanzo del 1990 – migliore il titolo originale, «Goldeen Fleece» – che sinora mi era sfuggito. Al solito non rivelerò troppo della trama (un delitto farlo) ma vi instraderò nella lettura consigliandovi di evitare due errori: il primo è pensare che siamo al deja vu con il “solito” computer perfido che qui è anche io narrante; il secondo che Sawyer era (relativamente) giovane e dunque nel ’90 al massimo si possono trovare i germi del grande scrittore che poi è diventato. “erore de sbajo”, come si dice a Roma. Adesso dunque fatevi prendere da un romanzo che scorre benissimo, in apparenza fin troppo ovvio per arrivare nel finale a una sequela di “colpi di scena” – anche concettuali – come raramente io ricordo. Una battuta quasi memorabile è a pagina 55: «Diana scriveva in modo chiaro e conciso, pur appartenendo ai peggiori scrittori esistenti, ossia alla categoria dei professori universitari». Niente male anche a pagina 93: «Mi augurai che si facesse un bel taglio con il suo rasoio di Occam». Da segnalare Frank Drake, l’indice Flesch-Kincaid, Torquemada e i Monty Python, il perché delle quattro braccia intraviste qua e là e la domandina se «ci serve Dio». Faccio notare che nel 2148 è stato abolito il celibato dei preti ma esiste ancora la Lucas Film. In definitiva è buona fantascienza “thriller-izzata”. Se è il vostro primo Sawyer… iniziate la collezione. In coda a questo Urania 1609 Maico Morellini (che il correttore automatico si cheti: è proprio Maico e non Marco) anticipa la prossima trilogia di «Star Wars»

2.

In edicola c’è anche l’ultimo «Almanacco Nathan Never Fantascienza» (176 pagine per 6,30 euri): francamente la storia è bruttina, tendente al pessimo; gli articoli invece hanno qualche notizia o riflessione interessante. Nella rassegna «Libri» Ettore Mancino parla della rivista «Fantasy & Science Fiction», di «Desolation Raod» di Iac McDonald tradotto dalla nuova casa editrice Zona42, di «Corpi spenti» (già recensito in blog), di «Volo su Titano» di Stanley Winbaum, di Albert Robida e di due testi del qui non amato Gianfranco De Turris. Nel settore fumetto sono segnalati il verniano rivisitato «Il dottor Oss», il «Capitan Harlock Deluxe edition», i due volumi Panini intitolati «Metal Hurlant», la miniserie «Zaya», sempre Panini, e «Jeff Hawke». Ci sono poi due miscellanee: sui fantafilm di Maurizio Colombo e sui fantatelefilm di Stefano Priarone. In coda al numero la bibliografia ma anche un «dossier Wachowski», le divagazioni di Giuseppe Lippi sullo «scrittore sciamano» Alan Moore e un breve (troppo breve) viaggio di Gianmaria Contro fra le dittature della fantascienza «così impossibili, così reali».

3.

Su «Nazione Indiana» un racconto ci riporta sulla Luna. E’ Cìcikov di Romano A. Fiocchi.

4.

Nell’inserto «Lettura» (26 luglio) del «Corsera» Carlo Bordoni promette che «I marziani saremo noi». A partire dal progetto Mars One – un gigantesco reality show per sostenere l’impresa spaziale – Bordoni si aggira fra le pagine del clarkiano «Le sabbie di Marte» (ristampato negli Oscar Mondadori), di Camille Flammarion e H. G. Wells, dell’antropologia di Lévi-Strauss e della sociologia dei piccoli gruppi, ma anche di Renato Pestriniero, degli indiani Hopi e inevitabilmente delle «Cronache marziane» di Ray Bradbury. Se cercate in rete… lo trovate. Merita.

5.

Per questa vignetta (speeeeeero non coperta da copyright) ringrazio Eva

20Minutes-10.7.2014

 

 

 

 

6.

Un’amica mi chiede «chi recensirà in blog “Lesabendio” riedito da Castelvecchi (presentato come la fantascienza che piaceva a Benjamin) e “La trilogia del Silo” di Hugh Howey (definito su “Alias-il manifesto” quello che legge la crisi mondiale con la maestria di un nuovo Asimov)?». Rispondo: per Paul Scheerbart ci penso io, appena ritrovo (ma dove sarà finita?) la mia vecchia copia Editori Riuniti; per Hugh Howey chi si offre?

 

Redazione
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2 commenti

  • Il merito della vignetta è tutto del mio babbo “versione ufologo” (e molto di più…).

  • E’ beeeeello ricevere due telefonate con auguri di “buon ferragosto” e fanta-commenti. Ho detto a Lucia che di Harness in blog si è già parlarto e ho arginato le lodi di Sandro per questo specifico Sawyer: «sì, è un bel libro ma ora Clelia Farris mi toglierà il saluto» e lui ha convenuto con me che questa sì sarebbe un’apocalisse.
    NOTA x DISTRATTE/I: se tutto ignorante del dibattito db-Farris su Sawyer non vi resta che tornare in blog dalle parti di «Www 3».

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