Un teatro che elogia l’agricoltura biodinamica e i miei dubbi

di Angelo Maddalena

Consiglio della “bottega”: se domenica 8 ottobre siete dalle parti di Milano andate a sentire Angelo a LIBER in ««Da Buenos Aires al Trasimeno passando per Leopardi»»

«Sei biodinamica, sensibile a questioni bioetiche… Compri tutto biologico, che poi sono gli stessi prodotti ma solo più piccoli e più brutti (…) io e te siamo sempre sotto attacco mediatico delle scie chimiche». Ascolto questa canzone ma avrei voluto sentirla dal vivo da Roberto B (cantautore “famoso” con lo pseudonimo Quello d’Arezzo) perché all’inizio di settembre al Festival delle autoproduzioni a Siena doveva venire a cantare ma poi per un contrattempo non ce l’ha fatta. E’ una canzone satirica e di un cinismo estremo ma necessario direi. Soprattutto nella strofa che risulta comica prima e poi amara: «compri tutto biologico, che poi sono gli stessi prodotti ma solo più piccoli e più brutti». Importante e necessaria, questa canzone, dopo aver visto uno spettacolo di teatro agri-culturale (di cui conosco l’attore e narratore, che ho rivisto con piacere dopo tanti anni, si chiama Andrea). Non è mia intenzione stroncare o fare una critica del suo spettacolo, di cui conoscevo il progetto e il percorso avviato da anni; con Andrea mi sono ritrovato a cantare di Ignazio Buttitta quasi dieci anni fa e ho visto un altro suo spettacolo un po’ di anni fa a Genova. Voglio solo partire da lì per fare urgenti considerazioni su agricoltura sedicente alternativa (biologica, biodinamica…) e soprattutto su alcuni soggetti che conosco e praticano o esaltano queste pratiche, che poi spesso sono filosofia di vita (nel migliore dei casi) o mode/modi di fottere soldi e finanziamenti ecc oppure di lucrare sul senso di colpa e/o sul desiderio di pulirsi la coscienza di molti di noi – borghesi e occidentali di vario genere ed estrazione sociale (comunque con disponibilità monetarie privilegiate). Lo spettacolo di Andrea è “compiacente” ma questa è una cosa evidente anche guardando chi lo coproduce (Unione Apicoltori italiani, Coordinamento regionale di Agricoltura biodinamica). Ciò non vuol dire che sia di scarsa qualità o poco interessante. Personalmente l’ho trovato vivissimo in certe parti ma non voglio parlare dello spettacolo in sé (c’è anche un documentario realizzato da Andrea e altri partecipanti al progetto con interviste ad agricoltori “nuovi” o “alternativi” cioè biologici o biodinamici). Sorvoliamo su chi va a vedere uno spettacolo del genere: conosco il territorio in cui mi trovavo e molta gente arrivata a quello spettacolo è piena di proclami, di potere culturale e intenti alternativi, ma nei fatti…Dio ne scansi e liberi: falsità, autoreferenzialità e stronzaggine la fanno da padroni e i meno riprovevoli o più dignitosi sono nel livello della “biodinamica” della canzone citata all’inizio, più o meno. Mi concentro invece su un’intervista a una donna inglese che vive da quasi quarant’anni in Umbria in un podere con uno stile di vita all’antica ecc. Ho due cose da dire: conosco quella donna come il tessuto culturale e politico cui fa riferimento, cioè il bioregionalismo. Da diversi anni in Francia e anche in Italia il bioregionalismo è considerato una forma di ritorno al passato che spesso sconfina nell’eco-fascismo; della serie: io mi rinchiudo in un mio mondo, da persona tendenzialmente privilegiata e poi predico a chi mi chiede dove e come vivere che bisogna tornare alle origini e possibilmente “nel tuo Paese” o comunque mettere radici in un posto e vivere lì (teorie che risalgono anche a poeti contadini statunitensi degli anni ’50, fra gli altri Gary Snyder). Capite dove queste teorie e pratiche spesso sfociano. Ma andiamo avanti. Una delle cose che ha detto quella donna (comunque la stimo, per quel poco che la conosco) rimanda a certe tendenze diffuse in quei contesti, e cioè: a chi dice “ma come fai a vivere in campagna serenamente se hai un vicino di casa di campagna ostile o minaccioso?” – succede spesso e ve lo garantisco per esperienza diretta e indiretta – lei risponde così (e non solo lei: so di chi parlo, ho frequentato e studiato quel contesto un po’ di anni fa): «Ma tu non devi considerare solo il rapporto con gli umani, anzi devi considerare più importante il rapporto con gli animali e i vegetali, la cosiddetta rete della vita, la bioregione». Che poeticamente e filosoficamente va tutto bene (se vogliamo essere indulgenti) ma come la mettiamo quando un pastore ti invade la terra, rompe il recinto, ti ruba dentro la casa, ti distrugge la serenità e ti minaccia fisicamente? Di ciò queste persone, tendenzialmente non ne vogliono sapere e non vogliono parlare. Potrei parlare anche di vicini non pastori ma ostili e minacciosi, potrei riferirmi a persone che conosco che vivono questa dimensione quotidianamente da anni perché per scelta e per convinzione vivono in campagna producendo e vivendo di quello che producono. Alcune persone non si nascondono queste difficoltà, le raccontano e sinceramente ti “scoraggiano” – e giustamente – ad andare a vivere in campagna o comunque ti restituiscono una lucidità di cui c’è bisogno. Quella lucidità che purtroppo, per convenienza e per compiacenza è tristemente assente da spettacoli come quelli di Andrea (ripeto che lo stimo, per la scelta professionale e per il percorso di autoproduzione, che a suo modo lo rende indipendente). Io ho sperimentato situazioni di “violenza” rurale da parte di certi pastori, e per mia fortuna non dovevo vivere per lungo tempo in campagna: da questa esperienza ho tratto una canzone che qualcuno ha definito così: «parli di mafia e delinquenza rurale come fossero caramelle» oppure così: «Ti sei difeso dalla violenza con la poesia». La canzone si chiama Mi scantu di jurnu di un pastore errante siciliano e sono contento di poter dire che è una delle più famose del mio cd «Pani picca e libertà», una di quelle che spesso mi chiedono di cantare nei miei spettacoli di teatrocanzone. Ce ne sarebbe un’altra, che ieri Ilaria mi ha chiesto di cantare, anche questa compresa nel cd «Pani picca e libertà»: si chiama L’ecovillaggio, e la strofa che piace a Ilaria fa così: «la decrescita felice non la sopporto più, non la sopporta neanche mia nonna non la sopporta neanche Gesù!».

SE VOLETE ASCOLTARE Angelo Maddalena domenica (ore 17) è a Milano a LIBER – cioè «I libri liberi» che è «un incontro annuale di autoproduttori editoriali; concetti, storie, visioni e messaggi, veicolati creativamente e liberamente in forma cartacea, sonora, artistica, artigianale, con un alto tasso di manualità, aperiodicità, provvisorietà, refrattarietà…» – al Garage Moulinski, in via Pacinotti 4, Milano. Angelo presenta «Da Buenos Aires al Trasimeno passando per Leopardi», la trilogia dei carnet de voyage di un moderno cantastorie.

http://www.libersalone.altervista.org/pagina-862889.html?cb=1505820794311

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