L’Ucraina e la nuova fase della guerra mondiale

Articoli di Franco Astengo, Enrico Euli, Riccardo Petrella, Michele Zizzari. A seguire molti link. Con una nota finale della “bottega”.

Il bello della guerra è che ogni capo degli assassini fa benedire le proprie bandiere e invoca solennemente Dio prima di dedicarsi a sterminare il prossimo (Voltaire)

PER PORRE FINE ALLA GUERRA IN  UCRAINA OCCORRE IMPEDIRE LE NUOVE GUERRE
di Riccardo Petrella (*)
Dobbiamo imporre un immediato cessate il fuoco in Ucraina. Armare l’Ucraina e mantenere  le dure sanzioni economiche  contro la Russia non fa che accentuare ed esacerbare la guerra. Non sono la soluzione per la pace e per “liberare” gli Ucraini, ma lo strumento per, soprattutto, la sconfitta, o addirittura la morte della Russia per asfissia economica e, secondariamente, per sottomettere il futuro degli Ucraini agli interessi degli Stati Uniti e delle “potenze” dell’Europa occidentale. Nell’attuale escalation, non sono i colori dell’arcobaleno ma i funghi nucleari ad essere all’orizzonte. Che assurdità.
È noto che la guerra in Ucraina – il paese dove è nata la Russia, lo Stato della Russia – non è principalmente una guerra tra Russi e Ucraini.  Si tratta di una distorsione della storia attuale propagata in particolare da coloro che, a partire dagli Stati Uniti e dai leader dei paesi della NATO, hanno provocato l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ne sono corresponsabili con la Russia. Perché è così? Cerchiamo di capire.
La guerra in Ucraina è il risultato, tra l’altro, di due grandi fattori di opposizione e conflitto tra paesi e gruppi sociali dominanti in tutto il mondo. Finché questi due fattori non saranno eliminati, ci saranno “al massimo” sospensioni temporanee di guerre mondiali “localizzate”, che finiranno qui con la “vittoria” di alcuni e là con la “vittoria” di altri.  Le vittime rimarranno gli abitanti della Terra, tutte le specie comprese. L’autodistruzione dell’umanità rimarrà una minaccia all’orizzonte.
Primo fattore.  La guerra di sopravvivenza tra due potenze mondiali un tempo forti e incontrastate ma in crisi e sempre più indebolite.
La “guerra in Ucraina” fa parte della nuova fase della guerra tra gli Stati Uniti e la Russia dopo il crollo e la scomparsa dell’URSS nel 1989 e la fine della guerra fredda Est/Ovest.
(*) Vorrei dedicare queste riflessioni a Mikhail Gorbaciov, come omaggio a una delle maggiori figure politiche del XX° secolo, fervente difensore dei rapporti di fiducia e trasparenza tra i cittadini e delle relazioni pacifiche tra i popoli, l’unico statista che, all’epoca presidente dell’URSS, la seconda potenza militare del mondo, osò proporre ufficialmente lo smantellamento coordinato delle armi nucleari. Si tratta, da un lato, della guerra che i gruppi sociali dominanti negli USA (e, sotto il loro impulso/imposizione, nei paesi della NATO) hanno condotto contro la Russia negli ultimi trent’anni per indebolire la sua potenza politica, economica e militare, approfittando della grave crisi di regime in cui il paese era caduto nel 1989. È una delle guerre condotte dagli Stati Uniti per mantenere la loro posizione di prima potenza mondiale di fronte ai fattori di erosione e indebolimento che hanno contribuito al ritorno in forze negli Stati Uniti del “popolo americano” conquistatore, nazionalista e razzista, di cui Trump è diventato il campione più convinto
È, d’altra parte, la guerra di resistenza contro la supremazia degli Stati Uniti e la guerra di attacco a favore della restaurazione del potere perso con il crollo dell’URSS che i gruppi sociali dominanti in Russia hanno perseguito a) a livello internazionale, in un contesto di crescente debolezza nei confronti del loro nemico della guerra fredda, e b) a livello continentale, a est e a ovest della Russia attuale, nei confronti dei paesi/Stati che sono diventati indipendenti e ostili alla Russia  Il ricordo e, per Putin in particolare, il fascino della potenza della Russia nel passato, compreso il periodo dell’URSS, sono stati e sono per la maggior parte degli attuali leader russi fonti di ispirazione per la loro strategia di potere bellicosa e dispotica
Eppure Mikhail Gorbaciov è stato chiaro, sincero e al di sopra anche degli interessi di potere diretti della Russia, in un messaggio orale pubblico agli Stati Uniti (e ai suoi avversari russi) pochi mesi prima della riunificazione tedesca nel 1990.  Li ha avvertiti di non fare l’errore di vedere la scomparsa dell’URSS come una vittoria degli USA e del sistema capitalista di mercato. L’URSS, ha insistito, è crollata per ragioni strutturali interne perché il suo sistema si è dimostrato inefficiente, ingiusto e insostenibile. Perciò – sottolineò –  la priorità doveva  essere data alla costruzione di un nuovo sistema di sicurezza economica e politica europea  garante di  relazioni pacifiche Est-Ovest tra tutti i popoli europei. Ha così ripreso una precedente proposta che aveva fatto agli Stati Uniti per lo smantellamento coordinato delle armi nucleari. La proposta fu respinta dagli Stati Uniti, che preferivano solo una riduzione del numero di missili a testata nucleare, così Gorbaciov rispose: “Ok, allora mantengo la capacità di distruggervi non 6.000 volte, ma 3.000 volte ».
La storia è andata algrimenti. Gli Stati Uniti e i paesi europei (e la Russia di Putin) non hanno affatto ascoltato il messaggio di Gorbaciov. Gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per rafforzare il loro controllo  militare dell’Europa (per loro, questo è il significato di la “sicurezza europea”) e, a questo scopo e con l’accordo e la sottomissione degli alleati europei), per estenderlo geopoliticamente attraverso l’integrazione nella NATO di tutti i paesi che hanno confini europei con la Russia (esclusa la Bielorussia).
La storia di questa estensione, fatta di trattati e di accordi non rispettati e di promesse non tenute, soprattutto da parte degli Stati Uniti e, “per alleanza » da parte degli Europei, è ben riassunto in un lungo e rigoroso articolo di Hall Garden, professore all’Università Americana di Parigi, pubblicato il 25 febbraio: https://www.other-news.info/the-case-for-a-neutral-ukraine/
Perseguendo, di fronte a un “nemico” considerato sistemico, la sua strategia di lunga data di dominio “Pace attraverso il potere”, gli Stati Uniti hanno raggiunto il loro obiettivo. Hanno “vinto”. Ma cosa hanno vinto? Cosa ha guadagnato l’Unione Europea? Pensate, questo è il massimo dell’ipocrisia: per finanziare l’invio di materiale bellico e di aiuti economici agli Ucraini per rafforzare il loro esercito, la Commissione europea ha attinto al “Fondo europeo per la pace” dotato di 6 miliardi di euro.  Senza dubbio pensava che la pace potesse essere costruita armando la gente!
Sostenendo gli Stati Uniti nell’estensione della NATO all’Est, gli Europei hanno guadagnato finendo con una guerra in casa.
Cosa hanno guadagnato gli Ucraini, a parte accettare di diventare una colonia militare degli Stati Uniti e delle potenze europee come la Francia e, soprattutto, la Germania?  Una colonia che ovviamente non si limiterà alla sfera militare, ma che è già economica e finanziaria. Lo sarà ancora di più negli anni a venire. Nelle attuali condizioni dell’UE, la “vittoria” degli USA si tradurrà in una sempre maggiore sottomissione e dipendenza dell’Ucraina rispetto lle regole e agli interessi dei mercati finanziari globali e dagli imperativi del mercato unico europeo. La libertà e l’indipendenza degli Ucraini diventeranno parole vuote senza riferimenti concreti.
Per quanto riguarda i Russi, non hanno guadagnato nulla finora. Peggio. I gruppi sociali che li dominano ne escono male sotto tutti i punti di vista agli occhi, tra gli altri, di un’opinione pubblica occidentale e occidentalizzata, pesantemente plasmata e manipolata dal sistema d’informazione globale dominato dai media occidentali.
Solo i gruppi sociali dominanti negli Stati Uniti sembrano essere vincitori. Sì, hanno vinto estendendo il loro controllo militare (e politico) su tutta l’Europa (esclusa la Bielorussia). Inoltre, stanno riuscendo a trasformare la NATO in una struttura militare potente e orientata a livello globale al servizio del mantenimento del potere degli Stati Uniti in tutto il mondo, anche in vista delle altre loro guerre, soprattutto la nuova guerra contro la Cina (e l’India). Questo grazie anche a una radicale trasformazione  del potere militare attraverso le nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale (dati, sistemi di gestione, comunicazione e decisione, sistemi satellitari, nuove energie, reti, piattaforme, ecc.
È in questo contesto che va interpretata la strategia di espansione verso est della NATO. Agli Stati Uniti non interessa la libertà e l’indipendenza degli Ucraini. Gli Stati Uniti sono interessati soprattutto a ridurre il potere della Russia. Hanno vinto per provocare la guerra in Europa, dopo, tra i casi più recenti, l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, la Siria… È incredibile, pensiamo di avere un incubo :  abbiamo saputo che il governo italiano ha annunciato una partecipazione militare in Ucraina!
Questo ci porta al secondo fattore.
Secondo fattore. La guerra è diventata una forma di essere del mondo economico, tecno-scientifico e culturale dominante
Lo spirito di guerra è intrinseco all’economia dominante. L’economia di mercato finanziarizzata ci ha educato alla guerra, a pensare e ad agire/partecipare alle guerre: di petrolio, grano, computer, media,containers, vaccini, smartphones, automobili, riso, banane, università; reti, brevetti, AI, spazio. La guerra è nelle nostre teste, in varie forme e parole: competitività, redditività, leadership, No. 1, conquista del mercato, resilienza, adattamento, innovazione …. Negli ultimi anni, siamo stati convinti che la Cina è ora il nemico, il nostro “nemico sistemico”, perché sarebbe il nuovo concorrente alla supremazia globale. La perdita di questa supremazia da parte degli Stati Uniti è vista come una terribile minaccia al futuro, alla nostra libertà….. I disastri ecologici, in particolare il clima in ebollizione, ci hanno fatto capire la fragilità della sopravvivenza e, quindi, hanno accentuato questa profonda infiltrazione della cultura della guerra, facendoci credere ancora una volta nella necessità di essere i più forti, i più resistenti, questa volta a livello globale. Quindi l’imperativo del dominio mondiale ha preso il sopravvento su qualsiasi visione di cooperazione, solidarietà, condivisione e aiuto reciproco. La guerra è entrata nelle nostre menti come la pioggia in Norvegia.
Da qui le grandi difficoltà incontrate, soprattutto a causa degli Stati Uniti, nel trovare soluzioni globali comuni ai disastri ecologici. Da qui il rifiuto da parte dei più forti, guidati dagli USA e dall’UE, di un piano globale giusto e solidale di lotta contro la Covid-19 basato su vaccini accessibili a tutti gli abitanti della Terra , subito, nella quantita medicalmente necesaria.
In questo contesto, i milioni di “io” superano le migliaia di “noi” e i paesi con potere nucleare credono, soprattutto i più potenti tra loro, che mantenere il loro potere a livelli più alti degli altri sia una condizione necessaria e indispensabile per la loro sopravvivenza. E poiché il potere militare è sempre più tecnologizzato e legato al potere finanziario per catturare l’innovazione tecnologica del mondo e i mercati globali, qualsiasi perdita di mercati tecnologicamente preziosi è vista come strategicamente pericolosa per il loropotere economico e, quindi, per il potere militare.  In passato, erano i militari a guidare l’innovazione e la tecnologia, oggi è il contrario, anche peggio: sono gli imperativi economici e finanziari che costringono i militari a produrre armi nucleari. ‘inaccettabile espansione della forza militare della NATO e la reazione difensiva della Russia, basata sulla sicurezza con mezzi inaccettabili, sono in linea con questa diffusa cultura della guerra.
Che fare?
La saggezza e la preoccupazione di salvaguardare il futuro pacifico dell’umanità e la sopravvivenza del mondo ci portano a dare priorità a tre linee d’azione, sostenute da una forte mobilitazione dei cittadini.
In primo luogo, un arresto immediato delle ostilità sul terreno e lasciare che siano i negoziati tra i Russi e gli Ucraini a decidere il seguito. Quindi, il divieto di azioni come l’invio di armi e denaro agli Ucraini o ai Russi; la sospensione immediata delle sanzioni contro la Russia.
Inoltre, un impegno della NATO a fermare il processo di integrazione dell’Ucraina nella NATO (ricordiamo che i Francesi e iTtedeschi erano contrari a questo nei primi anni ’90) e della Russia ad abbandonare qualsiasi possibilità di ricorrere alle armi nucleari; la convocazione di una convenzione europea per definire un nuovo trattato sulla sicurezza europea.
Infine, porre le basi, sulla base del rispetto del Trattato ONU esistente sulla proibizione delle armi nucleari, per la ridefinizione di un Patto di Sicurezza Globale, in particolare attraverso applicazioni molto concrete nei settori dell’energia, dell’acqua, delle sementi, della salute, dei trasporti, dell’informazione e della conoscenza. Mai prima d’ora la sicurezza globale, per tutti, basata sulla responsabilità comune per i beni essenziali alla vita è stata così ovvia, necessaria e urgente.

Abbiamo ripreso questo testo da https://www.other-news.info/

Non con Putin, e neppure con i guerrafondai degli USA e della Nato.

Fuori la Nato dall’Italia e dall’Europa.

di Michele Zizzari

La guerra non è purtroppo (ahi noi) una novità. Il mondo ne abbonda, oltre ogni sopportabilità, ma ce ne interessiamo solo quando la propaganda dei media delle potenze occidentali le mettono in agenda a loro uso e consumo, evitando di parlare dei fatti (e cioè di come sono realmente e storicamente andate le cose e di come ci si è arrivati, eludendo puntualmente di analizzarne le cause e le responsabilità), spargendo opinioni e ricostruzioni omologate alla propaganda occidentale, mistificando prove e falsificando perfino servizi e immagini. Basta citare come si è giunti alla guerra in Iraq, scatenata dagli USA (come ben si sa) su prove inventate, in cui la Nato e l’Europa (Italia compresa) si sono buttati a pesce lesso con la giustificazione di esportare la loro democrazia con le bombe… scusa che ormai fa ridere (anzi ghignare) anche le bombe.

Siamo ormai talmente preda dell’informazione “USA, getta, rimuovi le cause, ignora i fatti e dimentica il resto”, e quindi della disinformazione e della propaganda, che dimentichiamo nel giro di poche ore tutte le altre guerre: il continente africano disseminato di guerre che spesso sfiorano le dimensioni del genocidio, il Medio Oriente, la Siria, lo Yemen, la Libia e così via, solo per citarne qualcuna. Guerre fantasma, che riappaiono solo quando scoppia il bubbone. Guerre sparite, per far posto sui media alla cronaca dell’ultima guerra, quella fresca di giornale, su cui le reti televisive, media, reporter, giornalisti, opinionisti, analisti e commentatori d’ogni genere si accaniscono come sciacalli sulla carogna di un animale già morto. Infatti la guerra è sempre già scoppiata, come nel Girotondo di De André.

E che cosa si è fatto per prevenirla o per evitarla? Nulla. Anzi si è fatto vergognosamente, sfacciatamente, meschinamente di tutto per farla scoppiare, buttando benzina e benzina su benzina sul fuoco, ignorandone per anni le avvisaglie, gli eventi che l’hanno preceduta e innescata, restando indifferenti e sordi agli appelli e alle voci che ci avevano messo in allarme. Salvo poi, a disastro già avvenuto, rivoltare ipocritamente fatti e responsabilità, anche quando il fuoco è stato appiccato apposta, per interessi inconfessabili, scientemente, ingerendo dal di fuori nelle vicende altrui, inventando nemici, fomentando rivolte, odi, divisioni, trincee ideologiche, colpi di stato, guerriglie e vere guerre per sostituire governi poco malleabili con governi fantocci, serventi e corrotti, come gli USA hanno fatto – fin dalla loro comparsa nella storia – in Centro e Sud America e in giro per il mondo, spesso asfaltando democrazie come quella di Allende in Cile, dando vita a sanguinarie dittature durate decenni come quella di Pinochet e dei Generali Argentini, andati al potere grazie all’intervento massiccio di squadroni della morte e corpi specializzati, combattenti ispirati al nazismo, ben addestrati dal Pentagono e dalla Cia. Così come sono stati rimossi la guerra in Vietnam e il napalm, la Baia dei Porci e l’embargo a Cuba, Guantanamo, Abu Ghraib e la Guerra nella ex Jugoslavia, che gli USA, la Nato e l’Europa hanno scatenato senza neppure il consenso dell’ONU. Ma tutto questo è ormai considerata dai più “storia passata”, che però, purtroppo, si ripete tutte le volte che sono in gioco gli interessi del cosiddetto Occidente avanzato, anche se – ma solo in apparenza – in forme un po’ diverse. Storia rimossa, di cui le nuove generazioni sanno poco, ma che a ogni occasione torna ad agire più o meno come sempre.

Alla dissoluzione dell’Unione Sovietica ad esempio – e questa è storia e non fuffa mediatica – la Russia di Gorbaciov strinse un patto con gli USA per chiudere l’era della “Guerra fredda”, concesse unilateralmente la piena indipendenza a quasi venti nazioni dell’ex URSS e diede inizio a un programma di disarmo, smantellando basi e testate nucleari, a condizione che la Nato non si estendesse in quei territori. Gli USA però non rispettarono mai quel patto, continuando a spendere sempre di più in armamenti e accogliendo uno a uno nella Nato, e con l’avallo della servetta Europa, gran parte di quei paesi dell’Est e del Caucaso confinanti con la Russia, installandovi nuove basi Nato e missili intercontinentali, naturalmente tutti puntati su Mosca.

Nel giro di pochi anni la Russia viene letteralmente stretta d’assedio dai missili della Nato, che si è progressivamente allargata sempre più ad Est e nell’ex subcontinente russo-asiatico. Eppure, caduto il Muro di Berlino, la Nato avrebbe dovuto e potuto, in basi ai nuovi accordi e al mutato quadro geopolitico, riformarsi e trasformarsi in qualcos’altro. Magari in un organismo di pace, come avevano sempre sperato le sinistre del mondo.

Ma gli USA non lo hanno consentito, ampliandone addirittura il raggio d’azione e aumentando il numero delle basi e dei paesi che ne fanno parte, facendo così naufragare il percorso di disarmo e divenendo per la Russia (che lo aveva avviato) una minaccia sempre più pressante, massiccia e vicina. Per inciso, ricordo che della Nato fa parte anche la Turchia, governato da un certo Erdoğan, un altro despota esaltato e guerrafondaio non meno folle dell’ultimo zar-dittatore di Russia, e cioè di Putin, che però non ha potuto fare a meno di prendere atto dell’atteggiamento aggressivo della Nato e degli USA.

Tra i nuovi paesi della Nato poi vi sono nazioni (membri tra l’altro anche dell’Unione Europea) che hanno avuto un’involuzione fortemente autoritaria, caratterizzati come sono da una cifra nazionalista, populista, razzista e perfino filo nazista davvero preoccupante, come la Polonia e l’Ungheria di Orbân, e a ruota altri, che di fatto hanno sospeso diritti democratici fondamentali (mettendo seriamente in imbarazzo la stessa Europa) e che di fronte ai fenomeni migratori, non hanno avuto esitazione ad erigere muri e lager, stendere filo spinato e a rispondere con le armi e la tortura al flusso dei profughi inermi.

E la situazione non è meno preoccupante nel Caucaso, dove vi sono paesi che ospitano, proteggono e finanziano milizie terroriste, già alleate con l’Isis e con l’universo della Jihād armata, che in Russia hanno perpetrato sanguinosissimi attentati e che la Russia ha pure lottato collaborando con gli USA e con l’Occidente. Gruppi terroristici, milizie talebane e bande (come Al Qaeda di Bin Laden) che gli USA non esitarono ad armare, addestrare e usare in funzione antirussa, e dai quali poi, per un tragico boomerang della storia, sono stati poi attaccati in casa propria (vedi l’attentato alle Twin Towers).

Che la Russia sia accerchiata e che l’espansione della Nato costituisca per quel paese una concreta minaccia è dunque una realtà storica.

Questo è il contesto complessivo in cui è e va inserita la questione Ucraina.

Per non parlare del fatto che la Russia è per gli USA uno dei più grossi competitori sul mercato del gas e del petrolio; motivo per cui va logorata ai fianchi, tenuta sotto costante pressione, anche (ahi noi!) coinvolgendo l’Europa e paesi terzi, per favorirne l’implosione e il crollo definitivo, in nome del dominio geopolitico dell’Occidente.

Ed è così che (protetti da due oceani) gli USA continuano a promuovere in casa d’altri instabilità politica, nazionalismi, conflitti regionali, odi, guerre, accordi commerciali e sanzioni atti a strangolare il nemico. Non è un caso che, e fin dal principio, a sostenere la contestazione e poi la ribellione ucraina e infine il colpo di stato che fece cadere il governo filo russo c’erano importanti consiglieri, propagandisti e segretari della guerra USA, compresa la promessa provocatoria di portare l’Ucrania nella Nato. Come se far parte della Nato sia un diritto dei popoli e non invece un’aperta aggressione, un atto di guerra, una spinta inesorabile a una sempre più massiccia corsa agli armamenti e allo scontro, col rischio tutt’altro che trascurabile di un conflitto nucleare.

L’isolamento e l’umiliazione del nemico di turno, che da decenni gli USA, la Nato e l’Europa vanno imponendo in particolare alla Russia va in questa direzione.

Un isolamento catastrofico che va dritto al muro contro muro.

La pace non la si costruisce istallando missili, ma col dialogo, col disarmo e lo stop alla fabbricazione e alla vendita delle armi e delle spese militari, anche in funzione di una reale politica ambientale: questo sì, senza se e senza ma. E mi chiedo, dov’eravamo noi pacifisti mentre s’ingrossavano le fila degli aderenti alla Nato e lo spiegamento di missili?

Non la si voleva forse riformare la Nato in qualcos’altro, magari in un organismo internazionale di pace? Che fine ha fatto questo progetto di pace?

Non era più saggio convincere l’Ucraina di restare neutrale? Perché i popoli russofoni del Donbass non avrebbero anche loro diritto alla loro autonomia e all’autodeterminazione? Come del resto è stato riconosciuto per tutti i paesi della Ex Jugoslavia e per tutti quelli dell’ex area sovietica. Questo forse non avrebbe evitato la guerra?

Ma purtroppo, come la storia ha più volte tragicamente dimostrato, la pace non coincide con gli interessi nazionali degli USA, con le esigenze della loro politica interna e con la loro politica imperialista, usa ad esportare la guerra in casa altrui, nel falso nome della democrazia, della libertà e dell’ingerenza umanitaria.

Guerre cui non poche volte anche l’Europa s’è vigliaccamente accodata, contraddicendo quelli che a parole sostiene essere i suoi valori fondanti, disseminando catastrofi umane, politiche, sociali e ambientali, com’è accaduto (com’è ora riconosciuto da tutti) in Iraq, in Afganistan, nella ex Jugoslavia, in Libia e in Siria. Il peggio è che a pagare sono sempre i popoli, troppo volte usati, strumentalizzati, condizionati da campagne ideologiche, armati da nazionalismi alimentati ad arte, attratti nella trappola con fatue promesse di benessere, democrazia e libertà e infine sospinti nella mischia gli uni contro gli altri, a combattere guerre per le trame oscure che si ordiscono sulla loro pelle.

E via poi a invocare ipocritamente “il diritto all’autodeterminazione dei popoli” a uso e consumo di una sola parte. Peccato che questo diritto valga solo per quei popoli che di volta in volta si piegano agli interessi geopolitici e all’alleanze strategiche dell’Occidente, degli USA, della Nato e della ligia servetta Europa, e non per gli altri. Come dire che vi sono popoli e nazioni che hanno diritto all’autodeterminazione e altri che no, come l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, la Siria, il popolo curdo, quello armeno e così via, giusto per citarne alcuni. Altri popoli poi non lo avranno mai questo diritto, come quello Palestinese.

No alla guerra. No alle armi. No alla Nato.

E non solo in Ucraina, ma nel mondo intero.

 

TRA MORALE E POLITICA LA PACE COME SOLA SINTESI POSSIBILE

di Franco Astengo

In questo momento è davvero angosciante cercare di riflettere sul senso profondo della guerra come chiamata alle armi senza rispondere fino in fondo alle domande sulla logica della morale e sulla profondità della politica.

Tanto più si sente l’angoscia quando ci si trova ristretti dentro l’ondata di una informazione a senso unico che cerca di condizionare in maniera totalitaria una espressione di opinione e una possibilità di scelta che non sia semplicemente quella di un “campo”.

E’ assente dalla riflessione la costruzione di una identità collettiva da considerarsi tanto dal punto di vista del Potere, quando dal punto di vista del Conflitto.
In questo suo duplice aspetto di Potere e di Conflitto la politica è pensabile come un’Essenza, rintracciabile attraverso la risoluzione di alcune questioni:

1) Qual è l’origine della collettività e quali i suoi fondamenti di legittimità?

2) Quale rapporto c’è tra l’energia originaria delle forme politiche e le loro realtà istituzionali?

3) Quali sono i soggetti dell’azione del potere politico, cioè chi agisce, chi comanda che cosa a chi?

4) E questo comando come avviene, con quali limiti, a quali fini?

5) Quali sono i confini dell’ordine politico, come e da chi sono individuati, chi includono e chi escludono?

Le concrete risposte a queste domande possono arrivare soltanto attraverso una riflessione sulle forme storiche della politica e sono determinate soltanto dalle modalità con cui le categorie che abbiamo fin qui indicato, conflitto, ordine, potere, forma, legittimità, sono di volta, in volta organizzate praticamente e pensate teoricamente.

Non si può sfuggire a questo livello di analisi semplificando tutto all’interno di una sola categoria: quella del potere, da cui discende la scelta estrema della guerra.

Della politica, infatti, fa parte anche il modo con cui essa viene discorsivamente mediata e criticata dai suoi soggetti e dai suoi attori: la politica è una pratica che deve essere sempre un’elaborazione intellettuale e valutativa.

Le “armi della critica” rimangono fondamentali, non alienabili.

E’ il caso di ripetere la nostra domanda: ciò che sta accadendo può essere considerato “politica” che prosegue con le armi della guerra,oppure semplicemente lotta per un potere indefinito, al di fuori da qualsiasi riferimento sistemico a valori, progetti, programmi, visione del mondo?

Dal nostro punto di vista la domanda è retorica e la risposta scontata: adesso, in questa folle rincorsa non ravvediamo tracce di politica .

Tanto più che va aggiunta una considerazione: nonostante che si tenti, come sta accadendo o forse è già accaduto, di ridurre così la politica a “simulacro del comando” non sarà possibile cancellare l’idea del conflitto.

Così ridotto l’esercizio del potere inteso come autoreferenzialità permanente sarà sempre arbitrario ed eccederà sempre la norma: in questo modo la “questione morale” sarà sempre direttamente connessa con l’arbitrarietà e l’eccesso.

Il punto di fondo dell’interrogativo che si intende porre in questa occasione rimane allora quello del come, attraverso i meccanismi della democrazia, si possa riuscire a limitare l’eccesso del potere rispetto alla norma e portare finalmente la politica dentro il conflitto che dovrebbe rappresentare l’obiettivo di queste ore.
Un tema che nel ‘900 si affrontò nello scontro tra totalitarismi e organizzazione democratica e che oggi, toccato con mano che “la storia non è finita”, dovrà essere ripreso in termini nuovi sui quali però non pare essere ancora partita una adeguata riflessione.

Respingendo qualsiasi valutazione di neutralismo da anime belle e costretti quindi a lottare dentro un improprio conflitto tra morale e politica la sola via possibile è quella di proclamare la pace come valore assoluto, sola sintesi possibile tra morale e politica.

Giorni fa Enrico Euli aveva scritto questi pensieri che restano tragicamente attuali.

UN TERRIBILE AMORE PER LA GUERRA

Alla catastrofe sanitaria e climatica si uniscono ora quella militare ed energetica, in un circolo emergenziale che proseguirà per anni (decenni).

di Enrico Euli

Il 31 marzo finirà lo stato d’emergenza da covid, dicono. Intanto il 24 febbraio è iniziato lo stato d’emergenza da guerra. Rispetto al primo: non finirà veramente sino a quando esisteranno i Green pass e saranno obbligatori per entrare in un cinema o andare a lavorare. Rispetto al secondo: ce n’è q’un debut e non finirà. La fase 2 della Terza Guerra Mondiale entra nel vivo (e tra i morti).

La fase 1, quella “a pezzi” come amava chiamarla il papa, era già in corso da almeno due decenni. Cosa abbiamo fatto noi in Iraq, Libia, Afghanistan se non invadere degli Stati sovrani, così come oggi fa Putin con l’Ucraina? Il trionfo del capitalismo occidentale contro l’impero sovietico non ha voluto conoscere mediazioni; ora viviamo la revanche dell’orgoglio russo, così come accaduto dopo la Pace di Versailles per mano tedesca. La guerra rinasce sempre da quel che noi abbiamo chiamato pace.

Difficile prevedere tutto quel che potrebbe accadere da oggi in poi, ma – da buon catastrofista della prima ora – ci provo comunque.

Primo effetto: l’omicidio di migliaia di poveri ucraini (poveri) e di qualche centinaio di soldati russi (sfigati). Non si fermerà a breve, e sarà comunque Putin a decidere quando e come. Non certo le Nazioni unite né l’Unione europea (o “superMario” o “Giggino”…). Nè tanto meno imbelli appelli al dialogo o cortei pacifisti d’antan.

Secondo effettocome previsto e annunciato, alla catastrofe sanitaria e climatica si uniscono ora quella militare ed energetica, in un circolo emergenziale che proseguirà per anni (decenni). Proseguiremo a vivere nella paura quotidiana, nell’angoscia di morte dettata dai potenti feudatari, come in un Medioevo prossimo venturo ormai alle porte.

Terzo effetto: si sta per scatenare la guerra sul territorio europeo. Usa, Gran Bretagna, Nato e Ue non resisteranno al riflesso condizionato di reagire come sanno e come si sono addestrati a fare da tempo: con le armi che hanno prodotto, acquisito e venduto per centinaia di miliardi di euro (e per poterne, come sempre, proprio attraverso la guerra, produrne e venderne ancora di più nel prossimo futuro). La guerra non è un evento, è un sistema. E struttura l’esistenza stessa degli Stati.

Quarto effetto: anche noi infine (e non solo sempre gli altri), entreremo in guerra e nella guerra. Verremo mobilitati in massa, così come contro il virus, per la sicurezza delle nostre nazioni, in nome della democrazia e della libertà (che perlomeno non saranno più “da esportare”). I feudatari nazionalisti si garantiranno così il sostegno e l’unità di una popolazione altrimenti divisa, diffidente e dispersa. Il conformismo gregario già sviluppato durante la pandemia rappresenterà la miglior base su cui potersi appoggiare comodamente.

Quinto effetto: la Russia è cyber-militarmente potentissima e ha in Occidente molti più appoggi, coperti e palesi, di quel che potremmo sospettare. Gli attacchi terroristici degli anni scorsi ci appariranno dei piccoli episodi teppistici. Poi ci ricatta col gas: il che provocherà divisioni ancora più profonde nelle nostre società e nelle nostre decisioni politiche. Sarà capace di stravolgere ulteriormente e totalmente la nostra vita, anche se alla fine venisse sconfitta in guerra.

ripreso da https://comune-info.net/un-terribile-amore-per-la-guerra

LINK CHE CI SEMBRANO INTERESSANTI

https://comune-info.net/sul-virus-del-militarismo/ di Wu Ming

https://www.pressenza.com/it/2022/03/video-ucraina-alex-zanotelli-il-pacifismo-italiano-e-in-crisi-dobbiamo-muoverci/

https://www.strisciarossa.it/dostoevskij-e-non-solo-il-delitto-di-essere-nati-russi/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=dostoevskij_delitto_russi_nl di Oreste Pivetta

https://www.peacelink.it/disarmo/a/49028.html

https://www.peacelink.it/editoriale/a/49019.html

https://www.peacelink.it/lds/a/48989.html

https://www.peacelink.it/conflitti/a/49029.html

https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-367-3/

https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-367-2/

https://www.rollingstone.it/musica/interviste-musica/nadya-tolokonnikova-delle-pussy-riot-fanculo-putin-spero-muoia-presto/620087/#Part1

https://attivati.greenpeace.it/petizioni/stop-fondi-europei-armi

https://www.micromega.net/guerra-ucraina-tomaso-montanari/

https://www.micromega.net/guerra-informatica-anonymous-russia/

https://nuovosoldo.com/index.php/2022/03/01/solo-il-disarmismo-puo-creare-giustizia-sociale-e-salvare-la-pace/

https://www.youtube.com/watch?v=mMBHG8qJsAk&ab_channel=LimesRivistaItalianadiGeopolitica

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22368-guido-salerno-aletta-la-crisi-e-in-ucraina-lo-scontro-e-sull-euro.html

USA-RUSSIA

83 km… vi separano 83 km (più o meno quanto Bologna Rimini). Ma non vi potete beccare a metà strada su quegli scoglietti lì nel mezzo  – se uno ingrandisce le immagini, vede che vi siete divisi a metà anche quelli – invece di rompere le palle a tutto il resto del mondo? Poi arrivati lì Biden e Putin decideranno che gioco giocare: a chi c’ha le armi nucleari più “belle”, a chi mangia più hamburger in 3 minuti, a chi ce l’ha più lungo, a chi regge più vodka eccetera. Scornatevi fra di voi e lasciateci fuori.

 

UNA NOTA DELLA “BOTTEGA”

Stiamo ricevendo molti articoli e appelli: ieri ne abbiamo ripresi alcuni (Ucraina: un pezzo della guerra mondiale con interventi di Patrick Boylan, Giorgio Riolo, Gianluca Cicinelli, Olivier Turquet, Michael Brenner, Vincenzo Costa ecc); domani probabilmente faremo un altro dossier anche con il testo che convoca la MANIFESTAZIONE NAZIONALE di sabato 5 marzo. Grazie a chi ce li manda ma ovviamente sono troppi per essere pubblicati tutti in un piccolo blog come questo perciò la redazione sceglierà solo quelli che ci sembrano più completi, articolati e “propositivi”; cercando di non ripetere cose già scritte e aggiungendo qualche link per chi vuile ulterirmente approfondire. Lo spazio dei commenti è sempre a disposizione anche per annunciare incontri e iniziative concrete. Molto abbiamo scritto intorno al drammatico nodo dell’Ucraina. Per esempio qui: La sinistra (se c’è) e la guerra permanente (che c’è) con interventi di Giorgio Ferrari ed Elio Pagani , Ucraina: quale via verso la pace? (di Umberto Franchi e di Daniele Barbieri), Catastrofe Ucraina: fra Nato e Russia (di Enrico Semprini, Gianluca Cicinelli e Umberto Franchi), Ucraina: la Storia aiuta a capire (di Giorgio Riolo), Crisi Ucraina-Nato: il ruolo dei pacifisti (di Alessandro Marescotti), Armi, la droga pesante dei terrestri… (di Francesco Masala), Fabbricanti di guerre sempre all’opera. E noi? (John Scales Avery, Tommaso Di Francesco, Antonio Mazzeo, Gregorio Piccin ) e Morire per Kiev? O per la Nato? (con articoli di Pasquale Pugliese, Elisabetta Grande, Oleksiy Bondarenko, Federico Petroni, Marinella Mondaini, Giulio Chinappi) ma vale recuperare alcuni testi meno recenti: come Ucraina: quei nazisti così coccolati (dalle democrazie) di Moss Robeson nel 2021, Per non dimenticare Odessa, 2 maggio 2014-2018 di Enrico Vigna con una ricostruzione fotografica impressionante della strage, Kiev, capitale del neonazismo europeo del 2019 (sempre di Enrico Vigna) e molti altri fra cui l’analisi storica di Rossana Rossanda nel 2014 Ucraina, genesi di un conflitto.

NELLE IMMAGINI si noterà anche un’opera (Generali) di Enrico Baj. Le vignette invece vengono tutte dal “nostro” Benigno Moi. L’ironia purtroppo non salverà il mondo ma può aiutare – anche in tempi tragici – a non diventare ancora più stupidi.

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • In merito alle notizie che riguardano la centrale nucleare di Zaporozhye
    di GIORGIO FERRARI
    L’autorità di sicurezza nucleare Ucraina SNRIU ha emesso un comunicato in cui afferma che:
    “Le forze militari della Federazione Russa si sono impegnate a bombardare il sito della centrale nucleare di Zaporizhzhia, a seguito del quale è scoppiato un incendio sul sito della ZNPP.”
    L’incendio è stato domato rapidamente dai pompieri dell’impianto
    La stessa SNRIU rende noto che dei sei reattori nucleari presenti sul sito solo l’unità 4 era in funzione ad un livello di potenza di 690 Mw.
    L’incendio è stato domato e non ci sono vittime ne feriti e non si registrano variazioni nei livelli di radioattività
    La centrale è ora sotto il controllo delle forze armate russe.
    L’IAEA (agenzia internazionale per l’energia atomica) è costantentemente informata della situazione e alle 10,30 di oggi terrà una conferenza stampa.

    Il presidente Zelensky ha rilanciato la notizia accusando la Russia di terrorismo nucleare che minaccerebbe tutto il mondo con una catastrofe più grande di quella di Chernobyl.
    Sono stati diffusi video ricavati da una telecamera di sicurezza dell’impianto in cui si vedono globi luminosi che cadono su di un parcheggio di automobili. Altre fonti come la Reuters e la TASS sostengono che l’incendio si è sviluppato in un edificio esterno all’impianto adibito a centro di addestramento del personale. Non sono state diffuse immagini che possano riferirsi ad un bombardamento, ne all’incendio di un edificio.
    Da quando è iniziata l’invasione si sono susseguite continue notizie di allarmi relativi ai siti nucleari Ucraini (15 reattori nucleari raggruppati in 4 grandi centrali) a cominciare da quello di Chernobyl colpiti o danneggiati dalle forze armate russe. Preoccupazione più che legittima data la guerra in corso, ma a mio parere se c’è una cosa che i russi temono è proprio quella di essere coinvolti in una nuova Chernobyl e per questo motivo intendono prendere il controllo dei siti nucleari per assicurarsi che non siano oggetto di eventuali sabotaggi. Quanto accaduto a Zaporozhye potrebbe rientrare in questa dinamica, del resto è da giorni che sulla stampa, anche quella dichiaratamente di sinistra, compaiono notizie allarmistiche di questo tipo che, secondo me, non informano correttamente e non aiutano nemmeno a far cessare le ostilità e a dare spazio alla ripresa del dialogo.
    Avendo vissuto personalmente la vicenda di Chernobyl sia da un punto di vista tecnico che umano, non intendo alimentare questo allarmismo indiscriminato, per cui sto preparando un report dettagliato su come l’informazione dominante tratta questi avvenimenti.
    Giorgio Ferrari

  • domenico stimolo

    GIUSTO PER SAPERE COSA AVVIENE NEL FRONTE DELLE SINISTRE INTERNAZIONALI

    http://www.resistenze.org –
    Dichiarazione Congiunta dei Partiti Comunisti e Operai: NO ALLA GUERRA IMPERIALISTA IN UCRAINA !

    Firmatari in calce | solidnet.org
    Traduzione da frontecomunista.it

    25/02/2022

    È necessaria una lotta indipendente contro i monopoli e le classi borghesi, per il rovesciamento del capitalismo, per il rafforzamento della lotta di classe contro la guerra imperialista, per il socialismo!

    1. I partiti comunisti e operai che sottoscrivono questa dichiarazione congiunta si oppongono al conflitto imperialista in Ucraina, che costituisce una delle conseguenze della tragica situazione dei popoli formatasi dopo il rovesciamento del socialismo e la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Sia le forze borghesi che quelle opportuniste, che per anni hanno combattuto contro l’URSS e recentemente hanno celebrato il 30° anniversario della sua dissoluzione, tacendo il fatto che la restaurazione del capitalismo ha significato lo smantellamento delle storiche conquiste operaie e popolari e ha riportato i popoli dell’URSS all’epoca dello sfruttamento di classe e delle guerre imperialiste, sono completamente smascherate.

    2. Gli sviluppi in Ucraina, che hanno luogo nel quadro del capitalismo monopolistico, sono legati ai piani di USA, NATO e UE e al loro intervento nella regione nel contesto della loro feroce competizione con la Russia capitalista per il controllo dei mercati, delle materie prime e delle reti di trasporto del paese. Questi propositi sono nascosti dalle potenze imperialiste, che sono in conflitto promuovendo i propri pretesti come la “difesa della democrazia”, l'”autodifesa”, e il diritto di “scegliere le proprie alleanze”, il rispetto dei principi dell’ONU o dell’OSCE, o il presunto “fascismo”, mentre separano deliberatamente il fascismo dal sistema capitalista che lo genera e lo utilizza.

    3. Denunciamo l’attività delle forze fasciste e nazionaliste in Ucraina, l’anticomunismo e la persecuzione dei comunisti, la discriminazione della popolazione di lingua russa, gli attacchi armati del governo ucraino contro la popolazione del Donbass. Condanniamo l’utilizzo delle forze politiche reazionarie dell’Ucraina, compresi i gruppi fascisti, da parte delle potenze euro-atlantiche per la realizzazione dei loro piani. Inoltre, la retorica anticomunista contro Lenin, i bolscevichi e l’Unione Sovietica a cui la leadership russa ricorre per giustificare i propri piani strategici nella regione, è inaccettabile. Tuttavia, nulla può offuscare l’enorme contributo del socialismo in Unione Sovietica, che era un’unione plurinazionale di repubbliche socialiste eguali.

    4. La decisione della Federazione Russa di riconoscere inizialmente l'”indipendenza” delle cosiddette “Repubbliche popolari” nel Donbass e poi di procedere a un intervento militare, che si sta svolgendo con il pretesto dell'”autodifesa” della Russia, della “smilitarizzazione” e della “defascistizzazione” dell’Ucraina, non è stata presa per proteggere il popolo della regione o la pace ma per promuovere gli interessi dei monopoli russi nel territorio ucraino e la loro feroce concorrenza con i monopoli occidentali. Esprimiamo la nostra solidarietà ai comunisti e ai popoli della Russia e dell’Ucraina e siamo al loro fianco per rafforzare la lotta contro il nazionalismo, che è favorito da ogni borghesia. I popoli di entrambi i paesi, che vivevano in pace e prosperavano insieme nel quadro dell’URSS, così come tutti gli altri popoli non hanno alcun interesse a schierarsi con l’uno o l’altro imperialista o alleanza che serve gli interessi dei monopoli.

    5. Evidenziamo che le illusioni promosse dalle forze borghesi che sostengono che ci potrebbe essere una “migliore architettura di sicurezza” in Europa con l’intervento dell’UE, una NATO “senza piani militari e sistemi d’arma aggressivi nel suo territorio”, una “UE a favore della pace”, o un “mondo multipolare pacifico”, ecc. sono altamente pericolosi. Tutte queste ipotesi non hanno nulla a che fare con la realtà e sono fuorvianti per la lotta anticapitalista e antimperialista, in quanto tentano di coltivare la percezione che possa esistere un “imperialismo pacifico”. Tuttavia, la verità è che la NATO e l’UE, come ogni unione transnazionale capitalista, sono alleanze predatorie di natura profondamente reazionaria che non possono diventare a favore dei popoli e continueranno ad agire contro i diritti dei lavoratori e dei popoli; e che il capitalismo va di pari passo con le guerre imperialiste.

    6. Invitiamo i popoli dei paesi i cui governi sono coinvolti negli sviluppi, soprattutto attraverso la NATO e l’UE ma anche la Russia, a lottare contro la propaganda delle forze borghesi che attirano i popoli nel tritacarne della guerra imperialista usando vari falsi pretesti. A esigere la chiusura delle basi militari, il ritorno a casa delle truppe dalle missioni all’estero e a rafforzare la lotta per il disimpegno dei paesi dai piani e dalle alleanze imperialiste come la NATO e l’UE.

    7. L’interesse della classe operaia e degli strati popolari ci impone di rafforzare il criterio di classe per analizzare gli sviluppi, per tracciare il nostro cammino indipendente contro i monopoli e le classi borghesi, per il rovesciamento del capitalismo, per il rafforzamento della lotta di classe contro la guerra imperialista, per il socialismo, che rimane più che mai attuale e necessario.

    Partiti SolidNet che sottoscrivono la Dichiarazione Congiunta
    1. Algerian Party for Democracy and Socialism
    2. Communist Party of Azerbaijan
    3. Party of Labour of Austria
    4. Communist Party of Bangladesh
    5. Communist Party of Belgium
    6. Communist Party of Canada
    7. Communist Party in Denmark
    8. Communist Party of El Salvador
    9. Communist Party of Finland
    10. Communist Party of Greece
    11. Communist Party of Kurdistan-Iraq
    12. Workers Party of Ireland
    13. Socialist Movement of Kazakhstan
    14. Socialist Party of Latvia
    15. Communist Party of Malta
    16. Communist Party of Mexico
    17. New Communist Party of the Netherlands
    18. Communist Party of Norway
    19. Palestinian Communist Party
    20. Communist Party of Pakistan
    21. Paraguayan Communist Party
    22. Peruvian Communist Party
    23. Philippines Communist Party [PKP 1930]
    24. Communist Party of Poland
    25. Romanian Socialist Party
    26. South African Communist Party
    27. Communist Party of the Workers of Spain
    28. Sudanese Communist Party
    29. Communist Party of Swaziland
    30. Communist Party of Sweden
    31. Syrian Communist Party
    32. Communist Party of Turkey
    33. Union of Communists of Ukraine
    Altri Partiti che sottoscrivono la Dichiarazione Congiunta
    1. Movement “Che Guevara” (Union of Communists in Bulgaria)
    2. Communist Front (Italy)
    3. Communist Revolutionary Party of France (PCRF)
    4. People’s Liberation Front (JVP)-Srilanka
    5. Swiss Communist Party
    Organizzazioni giovanili comuniste che sottoscrivono la dichiarazione congiunta
    1. Youth Section of the Party of Labour of Austria
    2. Young Communists of Belgium
    3. Communist Youth of Bolivia
    4. Communist Youth Union, Czech Republic
    5. Communist Youth of Denmark
    6. Communist Youth of the Communist Workers’ Party, Finland
    7. Union of Communist Youth, France
    8. Communist Youth of Greece
    9. Communist Youth of Guatemala
    10. Workers Party Youth, Ireland
    11. Front of the Communist Youth, Italy
    12. Front of the Communist Youth, Mexico
    13. Communist Youth Movement, Netherlands
    14. Democratic Students Federation, Pakistan
    15. Democratic Youth Front, Pakistan
    16. Paraguayan Communist Youth
    17. Union of Socialist Youth, Romania
    18. Revolutionary Communist Youth League (Bolsheviks), Russia
    19. Collectives of Young Communists, Spain
    20. Socialist Youth Union, Sri Lanka
    21. Communist Youth of Sweden
    22. Leninist Communist Youth Union of Tajikistan
    23. Communist Youth of Turkey
    24. League of Young Communists USA
    25. Communist Youth of Venezuela
    La dichiarazione è aperta a ulteriori sottoscrizioni

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