Una doppia impiccagione in Iran…
… il Paese “leader” della pena di morte (*)
Dall’Iran, il Paese che usa di più la pena di morte in proporzione alla popolazione residente, si origina uno stillicidio di notizie, ognuna riguardante l’esecuzione di un piccolo gruppo di condannati. Quasi sempre si tratta di brevi, secchi, comunicati.
In pochi casi – quasi sempre nei media stranieri – compaiono esaurienti cronache delle crudeli «impiccagioni lente» che vengono eseguite sulla pubblica piazza, nonché tentativi di analizzare la situazione. Ci sembra interessante un ampio articolo in proposito pubblicato sul «New York Times» il 20 gennaio (1), di cui traduciamo qui di seguito alcuni passi particolarmente significativi.
«Domenica, poco prima del sorgere del sole, mentre un oscuro spaventoso silenzio riempiva l’aria, circa 300 persone si erano radunate in un parco di Tehran aspettando l’arrivo di due giovani che dovevano morire.
I condannati stavano in piedi spalla a spalla, immobili, di fronte a due autocarri della polizia con due nodi scorsoi pendenti dalle gru estensibili, alte circa 5 metri. Boia mascherati vestiti di nero provavano i comandi che sarebbero serviti per impiccare i due giovani, entrambi sui vent’anni, che erano stati condannati per aver ferito con un coltello un uomo a novembre portandogli via la borsa e l’equivalente di 20 dollari. (2)
Dietro un specie di recinto che limitava il patibolo, la gente cercava di prendere la posizione migliore. “Andiamo dall’altra parte,” uno spettatore bisbigliava alla moglie, indicando il luogo in cui la televisione di stato aveva posizionato le telecamere. “Penso che da lì si veda meglio.” […]
Le esecuzioni di domenica nel Parco degli Artisti, vicino al posto dove era avvenuto il crimine, fanno parte di una pesante offensiva lanciata dalle autorità iraniane con l’intento di evitare che l’aumento della criminalità diventi incontrollabile, dando robusti esempi. Nelle ultime settimane le esecuzioni pubbliche sono aumentate, e in molte grandi città la polizia ha fatto retate di “criminali e teppisti”.
Gli ufficiali di polizia e altre autorità individuano nella cattiva conduzione dell’economia da parte del governo – che a loro avviso ha causato disoccupazione e inflazione – la causa dell’aumento del crimine. Le sanzioni economiche internazionali hanno aggravato i problemi, dicono molti, portando a una divaricazione record dei redditi fra ricchi e poveri. […]
Domenica i due condannati, Alireza Mafiha, 23-enne e Mohammad Ali Sarvari, 20-enne, stavano in piedi davanti agli spettatori, molti dei quali dicevano di essere loro amici o parenti.
Un giovane, che afferma di conoscere entrambi, indica Mafiha: “Gli hanno tagliato i capelli” dice. Sarvari, a occhi spalancati, fissa la folla.
Durante il processo, Mafiha aveva detto che gli serviva del denaro per pagare un’operazione alla madre. Il loro avvocato aveva fatto presente che sia lui che Sarvari avevano perso il padre da piccoli. “Avevamo bisogno di soldi a causa della povertà; sono desolato” aveva dichiarato Mafiha secondo quanto riportato dall’Agenzia degli studenti iraniani a dicembre.
Domenica, mentre il sole si levava lentamente su Tehran est, i boia conducevano Mafiha e Sarvari alle gru. Tre ragazze nelle folla gridavano chiedendo pietà, quando un rappresentante del potere giudiziario si è avanzato e ha letto la sentenza.
Mafiha in lacrime posa il capo sulla spalla di uno dei boia, che lo circonda con la sue braccia. Dopo che i cappi sono stati accomodati intorno al collo, i due uomini vengono sollevati dalle gru. Muoiono silenti mentre nella folla alcuni protestano ed altri si danno da fare con i telefonini per riprendere la scena. […]».
Tre giorni dopo l’uscita dell’articolo, l’ayatollah Sadegh Larijani, capo del potere giudiziario iraniano, ha sentito il bisogno di dichiarare che «la sicurezza è una delle necessità basilari di una società civile, e non bisogna in alcun modo farsi sopraffare dai sentimenti riguardo a ciò. E’ chiaro che il potere giudiziario è addolorato per le esecuzioni, ma quando è in gioco la sicurezza pubblica, non si possono chiudere gli occhi davanti a quello che accade».
(1) www.nytimes.com/2013/01/21/world/middleeast/iran-resorts-to-hangings-in-public-to-cut-crime.html?_r
-
I reati attribuiti ai condannati, secondo il codice iraniano, sono stati: «impossessamento con la forza», l’«entrare in guerra contro Dio» e la «corruzione in terra». (nota del traduttore).
(*) Questo testo è ripreso dal numero 203 del «Foglio di collegamento interno» (il cui sommario è riportato sotto) del Comitato Paul Rougeau.
Come scrive Giuseppe Lodoli «il numero si apre con una grande bella notizia: e’ stata sospesa l’esecuzione di Larry Swearingen, amico del Comitato, che sembrava essere giunto a una tragica conclusione del suo complesso iter giudiziario. E’ intervenuto a favore di Larry, in modo inaspettato, il nuovo giudice di contea Kerry Case cui abbiamo voluto dedicare l’illustrazione che compare all’inizio del nostro bollettino. Anche se dobbiamo tenerci pronti ad ogni evenienza, riteniamo che si prospettino diversi mesi di tranquillita’ per Larry in attesa di nuove svolte, speriamo molto positive, del suo caso. Notate gli articoli dedicati all’Iran, Paese che, in proporzione alla popolazione residente, compie il maggior numero di esecuzioni al mondo e che sta intensificando il ritmo delle orrende impiccagioni lente sulla pubblica piazza.
Una notizia particolarmente grave riguarda l’Arabia Saudita il cui il ministro dell’Interno, principe Mohammed bin Nayef bin Abdul Aziz, sfidando l’indignazione internazionale, ha ordinato l’esecuzione di Rizana Nafeek. Rizana era una povera ragazza immigrata dallo Sri Lanka, probabilmente del tutto innocente, che all’epoca dei fatti contestati aveva solo 17 anni. Di orrori e paradossi in questo numero ne trovate tanti, compreso quello di Robert Gleason, il condannato che ha chiesto insistentemente, e ha ottenuto, di essere messo sulla sedia elettrica della Virginia. Purtroppo questa e’ la realta’ della pena di morte e delle altre gravi violazioni dei diritti umani che si verificano in ogni parte del mondo. Realta’ che dobbiamo tenere presente per agire efficacemente nella giusta direzione, confortati dal fatto incontestabile che il progresso della civilta’ fa diminuire questi orrori, sia pure assai piu’ lentamente di quanto vorremmo».
Sommario numero 203 (gennaio 2013)
Sospesa l’esecuzione di Larry Swearingen
Sospesa per due mesi l’esecuzione di Kimberly McCarthy
Una prima esecuzione negli Usa: con la sedia elettrica in Virginia
Decapitata in Arabia Saudita la giovanissima Rizana Nafeek
Cronaca di una duplice esecuzione a Tehran
Continue violazioni dei diritti umani nelle carceri afgane
Torna libero l’ex “governatore abolizionista” George Ryan
Modesto indennizzo dei contractors ai torturati di Abu Ghraib
Aggravanti capitali in Pennsylvania
Fernando Eros Caro ci scrive
Notiziario: California, Guatemala, Iran, Iraq, Maryland, New York, Usa
P. S. I numeri arretrati del «Foglio di collegamento» si trovano nel nostro sito www.paulrougeau.org