Una storia ignobile a Bidda Fraigada
di Daniele Mele
Qualunque somiglianza con persone morte o viventi dovrebbe essere piuttosto evidente a coloro che dette persone hanno conosciuto. Tutti gli avvenimenti descritti sono realmente avvenuti, anche se di tanto in tanto l’autore si è preso alcune piccole libertà, essendo questo un suo diritto in quanto scrittore.
I cattivi hanno di sicuro capito qualcosa che i buoni ignorano (Woody Allen)
Chi parla male, pensa male e vive male (Nanni Moretti)
Premessa
In un paese della Sardegna, di cui non voglio fare il nome, un nido di corvi come tanti, nacque e visse uno di quegli incapaci e pericolosi che vivono a scrocco.
Il suo nome era Furbillo Ballista (nomen omen), e si legava con la gente del suo stesso calibro.
La famiglia era composta da un padre, una madre, e altri due fratelli, A e B, in tutto cinque persone.
Furbillo Ballista trascorse la gioventù come un mangiapane a tradimento, studiando molto meno del minimo, ma si sa, il voto minimo non si nega a nessuno.
In quel luogo, come in tutta l’isola, si parlava ancora presso una buona parte della popolazione la lingua sarda, ma tutte le volte che in casa sentiva parlare in sardo Furbillo Ballista urlava, parlate in italiano, io sono italiano, non voglio sentire quel dialetto di pastori.
Decise poi di fare l’emigrato, come molti, in Liechtenstein, per fare fortuna. E la fece, riuscendo a laurearsi e poi a insegnare di lingua sarda, non in Sardegna, ma lassù, fra i tedesco-parlanti, non
Qualcuno dirà, ma che lingua parlava, se non l’aveva mai parlata e gli faceva schifo?
Tutti pensavano e dicevano sottovoce: poverino, meglio così che andare a rubare, così va il mondo, ma la realtà sorpassa i modi di dire, rubare è proprio una calamita. sappiamo se per amore della lingua, o perché gli permetteva qualche entrata.
Il figliol prodigo
E tornava spesso in Sardegna, accolto come un figliol prodigo, con tutte le porte aperte e a volte anche il conto corrente.
Era cambiato, parlava solo in quel grammelot che si assomigliava al sardo, e diceva parlate in sardo io sono sardo, non voglio sentire quella lingua italiana straniera.
Vacanze lunghe, di mesi, senza mai contribuire alle spese, il figliol prodigo è ospite per sempre.
E quei genitori, che prima disprezzava, gli tornarono utili, per una serie di motivi, diciamo, in sintesi, di convenienza.
L’amore per la famiglia, a volte, sfuma nell’accaparramento e nell’appropriazione indebita, ma questa è un’altra storia, o magari è proprio questa storia, chissà.
Ma questo argomento apparirà fra poco, se avrete pazienza e curiosità.
A un certo punto il pater familias si ammalò, di un brutto cancro (ci sono classifiche anche nei tumori), e sembrò presto non ci fosse niente da fare.
Per tutto il periodo fino alla certezza dell’esistenza della malattia i due figli che vivono in Sardegna, A e B, accompagnarono i genitori in questa avventura del padre verso la fine della vita.
A, che viveva in un’altra città, e non poteva non lavorare, disse al genitore di fare due cose, non pensare a operazioni chirurgiche miracolose, che la statistica non supportava a nessun livello, meglio vivere tranquillo per i mesi e gli anni restanti, a casa, con la madre dei suoi figli, e gli consigliò anche (A lo ricorda come fosse oggi), vendi le case che hai al mare, usa i soldi, e poi resteranno a mamma, finché vive, senza dover chiedere niente a nessuno, e i tuoi figli si divideranno alla fine i soldi che avanzeranno.
Apparve allora, come nelle migliori storie di fantasmi, attirato dal dolore, ma soprattutto da testamenti ed eredità, il figliol prodigo, novello salvatore, lui avrebbe salvato i malati, io vengo per salvare, disse una volta pubblicamente, ma nessuno si inginocchiò con le mani giunte (e un po’ Furbillo Ballista si offese, lui aveva grandi progetti, inintelligibili ai più, li maturava giorno per giorno, nel suo delirio di onnipotenza, senza soste).
Si barricò in casa, con i genitori, tagliando i rapporti con i fratelli, facendoli entrare in casa poco e male, e lavorandosi i genitori, con le sue armi: il sequestro di persona, la violenza psicologica e verbale, il ricatto e l’estorsione (fenomeni dell’incultura sarda, ma non solo, a lui molto congeniali).
Cercò di farsi intestare qualche proprietà, ma non convinse il padre, nonostante sembrasse ormai un burattino nelle mani di Furbillo Ballista, ma ancora strenuamente lucido da non cedere. Spaventato, il padre non disse niente agli altri figli delle manovre ossessive del figlio lussemburghese.
A volte le operazioni danno risultati sbagliati
Naturalmente Furbillo Ballista convinse il padre ad operarsi, pensate un po’, voleva salvarlo, se il colpo fosse riuscito sarebbe stato un giochetto passare all’incasso.
Il pater familias fu ricoverato nell’ospedale di un’altra città, Furbillo lo marcava stretto, si piazzò in un bed&breakfast, non si è mai saputo a spese di chi, fino alla fine.
Per un malinteso senso della pace familiare il padre continuò a non dire niente delle manovre di Furbillo, ma il silenzio non evitava il macigno, che ormai si preparava a rotolare.
L’operazione andò bene, ma il paziente morì, colpa della statistica cinica e bara, soprattutto bara, visto come andò a finire.
A questo punto Furbillo andò fuori di testa, la realtà l’aveva ingannato, quello lì era morto senza scrivere niente, le sue mire immobiliari furono deluse, bisognava cambiare strategia, a qualsiasi costo.
Fu al funerale del pater che si intuì qualcosa. Come sempre succede in chiesa i familiari stanno insieme nel primo banco, ma non lui, Furbillo si sedette diversi banchi indietro, a metà della chiesa, per comunicare due cose: era offeso col padre e disprezzava A e B, lui era di un’altra pasta …..fu la sua dichiarazione di guerra.
Tutti pensarono al dolore indicibile del figliol prodigo, che diventava orfano alla giovanissima età di 51 anni, proprio un lutto contro natura.
Tutti pensarono che il povero orfano cinquantenne fosse arrabbiato con i fratelli, che lo avevano offeso, avevano scelto per la tomba una foto di quando il padre era vivo, foto di 20-30 anni prima.
Furbillo voleva che ci fosse una foto di pochi giorni prima, fatta in ospedale, con il suo telefonino, peccato che sullo sfondo ci fosse la Morte, in attesa.
In realtà era arrabbiato a morte col padre, che non aveva lasciato niente di scritto, per lui, ma nessuno poteva immaginare la tempesta perfetta che stava per succedere.