Una zombite nel nostro futuro

di Gian Filippo Pizzo

«WORLD WAR Z» Regia di Marc Forster. Sceneggiatura di Max Brooks, J. Michael Straczynski, Matthew Michael Carnahan. Dal romanzo «World War Z: la guerra mondiale degli zombi» di Max Brooks («World War Z: Art oral History of the Zombie War», 2006), Cooper 2007; 2013. Con Brad Pitt, Mireille Enos, Daniella Kertesz, Matthew Fox, Pierfrancesco Favino.

Ecco un caso in cui per uno sceneggiatore è assolutamente impossibile rispettare la struttura di un’opera letteraria. Il romanzo è infatti di tipo epistolare, per l’esattezza è costituito da una lunga serie di interviste a protagonisti più o meno noti della guerra che sconvolgerà il mondo in un futuro molto prossimo (come suggerisce il titolo, non è solo la guerra ai morti viventi, ma la Guerra Mondiale “Z”, quella che avrebbe potuto essere la definitiva). Si immagina che un funzionario delle Nazioni Unite, incaricato di redigere un rapporto sul conflitto ormai praticamente finito, sfrutti il materiale raccolto per una specie di libro-inchiesta, che aggiunga al resoconto ufficiale anche i sentimenti degli intervistati, evidenziando così il lato umano della storia. Il romanzo all’inizio è molto interessante e costituisce una lieta sorpresa, perché l’autore fa trapelare dai colloqui un serie di considerazioni di tipo storico e culturale molto ben documentate, evidenziando il retroterra sociale e politico ma anche usi e costumi degli intervistati in varie parti del mondo, che in definitiva parlano dei nostri tempi. Poi però diventa solo la descrizione di lunghe battaglie.

Nel film, il protagonista è un investigatore o un agente segreto incaricato di trovare l’origine dell’epidemia di “zombite” che sta sconvolgendo il mondo, per tentare di realizzare un vaccino. Da una New York ormai in preda agli zombi, da dove è riuscito a fuggire su una portaerei diventata sede operativa del governo e delle forze armate, deve lasciare moglie e figlia per recarsi in varie parti del mondo, iniziando dalla Cina – dove pare tutto sia cominciato – e proseguendo attraverso Israele (crediamo sia la prima volta che un film di fantascienza sia ambientato, almeno parzialmente, a Gerusalemme) e arrivando infine in Inghilterra, dove troverà la soluzione. Il tutto, ovviamente, condito da molta azione, assalti, fughe precipitose, pericoli scampati all’ultimo, insomma tutto il corredo avventuroso necessario.

Pur non essendo eccezionale, la pellicola è almeno vedibile, per alcuni versi forse la migliore di una annata, il 2013, molto ricca di film fantascientifici. Non mancano le incongruità, come il fatto che il protagonista abbia un telefono satellitare per comunicare con la moglie e non con i suoi superiori, o le “americanate”, in particolare quando getta un bomba a mano dentro un aereo di linea ormai invaso dagli zombi: questi vengono risucchiati dallo squarcio prodotto, ma lui non solo riesce a resistere alla pressione, non solo riesce a respirare in una cabina ormai depressurizzata, ma quando l’aereo inevitabilmente precipita è l’unico (assieme alla sua accompagnatrice) a salvarsi.
Quanto alla soluzione, non la riveliamo: diciamo solo che nel corso della vicenda il protagonista nota che si sono persone che non vengono morse dagli zombi, e nel centro di studi inglese ne capirà il perché. Soluzione che nel romanzo, dove i resuscitati vengono eliminati fisicamente, proprio non c’è.

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