Un’analisi collettiva su sindemia e resistenze
di Daniele Barbieri (*)
Cambierà tutto giuravano nei Palazzi e nelle redazioni embedded. Ma ridevano sotto i baffi. E infatti… Come se il Covid, la catastrofe climatica, l’aumento di guerre, l’inasprirsi delle diseguaglianze (e tutto il resto) non ci fossero. Lorsignori e codazzi di servi imperterriti marciano verso la catastrofe, convinti che il Titanic navigherà ancora per i 30-40 anni che a loro interessano (io fossi figlio di gente così opterei per il parricidio). Noi che siamo nel 99 per cento abbiamo due problemi: purtroppo sul Titanic viaggiamo anche noi (se pure in quarta o quinta classe) e se pure camperemo per altri trent’anni è una vita di merda.
Detto in termini più politici: «siamo dentro un inferno neoliberista che in questo momento storico, segnato da una immane paura, ha reso ben visibili i tratti di un domani già scritto accelerando processi autoritari e sicuritari in atto. Alla paura e all’incertezza di futuro la risposta è più sicurezza, più controllo, più repressione». La quarta di copertina ben sintetizza le analisi di una «Umanità a perdere»: nelle migrazioni, nella pandemia classista e nei conflitti contro l’estrattivismo ma anche a scuola (chiamiamola skuola, sarà più preciso) e nelle molte facce della militarizzazione. La riflessione collettiva di questo libro è preziosa: non un “istant book” – scritto a marzo 2021 ha infatti retto benissimo ai molti mutamenti dei mesi successivi – ma il tentativo di andare oltre l’analisi, elaborando tattiche e strategie contro il «virus del dominio».
Il termine sindemia, coniato 30 anni fa da Merril Singer, rimanda alle conseguenze dell’interazione sinergica di una o più malattie sul pre-esistente mix di problemi ambientali, sociali e di salute»: insomma la catastrofe in atto, riscaldamento globale incluso.
Vediamo le analisi più nel dettaglio.
Salvatore Palidda ragiona sulla «guerra» alle migrazioni nel XXI secolo ovvero sulla «tanatopolitica»: è «il lasciar morire» gli umani che “lassù” considerano di troppo, perchè comunque di nuovi schiavi ce ne sono a milioni. Restando all’Italia bisogna capire che dietro le differenze (comunque misurabili in millimetri) fra un Minniti e un Salvini c’è una volontà politica radicata in tutti i luoghi del comando europeo. Urge ribellarsi ma una vera alleanza tra gli sfruttati del luogo e quelli che passano le frontiere è ancora da costruire.
«La scuola ibernata» si intiola il contributo di Claudio Dionesalvi. Comico se non fosse tragico il quadro italiano: i kafkiani «animatori digitali»; la maggior parte dei docenti che (Dad o no) da decenni fa la stessa lezione senza vedere chi sta davanti; l’Invalsi come allenamento alla disumanità… E la retrotopia, per dirla con il libro omonimo di Bauman, ovvero l’idea di collocare nel passato (anziché nell’altrove o nel futuro) un mondo migliore. Ma la resistenza c’è. La frase finale è di The Gang: «il futuro non è ancora scritto. Ci saranno guai».
Il 31 marzo 2020 viene ammazzato Zezico Rodrigues Guajajara; pochi mesi dopo (il 21 giugno) in un agguato perdono la vita 15 militanti delle comunità indigene Ikoots; neanche un mese (il 3 luglio) e nelle Filippine passa la nuova legge anti-terrorismo tutta mirata contro gli “estremisti” che in realtà sono «i difensori della Terra» (119 quelli uccisi nei primi 3 anni della presidenza Duterte): tragedie che accadono soprattutto nell’America latina ma hanno connessioni dirette con noi, in primo luogo perchè dietro i governi più fascisti c’è il “democratico” menagement occidentale: lo racconta «Estrattivismo, conflitti e resistenza nel tempo della pandemia» scritto dal collettivo redazionale di ECOR.Network. «Non mostra solo devastazione e violenza ma anche quante popolazioni ne siano colpite e quante reagiscano. L’unica speranza sta nell’unirle».
Antonio Mazzeo probabilmente abusa di Buscopan. O almeno così immagino io di una persona che per mestiere (e passione) passa il tempo a leggere riviste militari, documenti della NATO, spot per le armi mascherate da articoli e bugie grandi come l’Himalaya quotidianamengte nella bocca dei ministri «della guerra» (dire «della difesa» sarebbe negare la verità) che passano senza contraddittorio nei Parlamenti e sui media. Metodico e implacabile Mazzeo racconta «Militarismo e militarizzazione in tempi di pandemia». Numeri e storie impressionanti che Mazzeo porta in luce. Se fra i tanti «paci-finti» italiani girano ancora anti-militaristi veri dovranno prenderne atto: è da qui (cioè da un disastro) che bisogna ripartire.
Chiude il libro «Crisi pandemica e capitalismo della sorveglianza» del laboratorio milanese «Off topic». La guerra per controllare i dati; Gig Economy e Smart City; algoritmi e potere; controllo sociale di nuovo tipo e manovre verso la «privazione delle libertà personali e collettive, dentro e fuori l’emergenza». La resistenza c’è e per ora può garantire – non è tempo di trionfalismi – sopravvivenza, vie di fuga e sacche (piccole, isolate) di contropotere. Il programma minimo in questa fase è: mantenere «l’intelligenza politicamente vigile», «restare il più possibile nel mondo del reale», oscurare i nostri dati e reclamare «il nostro diritto a essere non strutturati»
Ma davvero il nostro domani è già scritto? Bisogna uscire dal desiderio di retropia e guardare avanti: chiunque può dare il contributo a costruire futuri senza il capitalismo dell’oppressione sugli umani e della guerra al pianeta.
«Umanità a perdere. Sindemie e resistenze»
a cura di “Osservatorio sulla repressione”
interventi di Salvatore Palidda, Claudio Dionesalvi, Antonio Mazzeo, Alessandra Cecchi del portale Ecor.Network e Luca Trada del laboratorio politico Off Topic.
Momo edizioni
136 pagine, 10 euri
(*) ripreso da ecor.network che lo introduce con questa nota.
“Umanità a perdere. Sindemia e resistenze” è il primo progetto editoriale curato dall’Osservatorio sulla Repressione per la collana xXx di Momo Edizioni.
Come Ecor.Network vi abbiamo partecipato con piacere, con un contributo che offre una panoramica internazionale sull’estrattivismo in tempo di pandemia, riportando esempi dall’Australia al Brasile, all’Indonesia, Filippine, Uganda, Argentina, Messico, Colombia, Honduras, Perù, Canada, Stati Uniti e Unione Europea.
In particolare abbiamo cercato di descrivere come il capitale sia riuscito a trasformare la crisi pandemica in un’opportunità per espandere l’accumulazione a spese dei territori, della loro natura e popolazioni viventi, e per intensificare la repressione dei movimenti indigeni, contadini e ambientalisti che si oppongono a questa devastazione.
Oltre al nostro scritto, “Umanità a perdere” propone diversi sguardi sulla gestione della pandemia come strumento di accelerazione di processi già in atto: la tanatopolitica verso i migranti, il disciplinamento nelle aule scolastiche, la militarizzazione delle emergenze, il rafforzamento del capitalismo della sorveglianza.
I testi di Salvatore Palidda, Claudio Dionesalvi, Antonio Mazzeo e del Laboratorio politico Off Topic, offrono finalmente visuali assolutamente non banali sui processi involutivi innescatisi in quest’ultimo anno e mezzo, frammenti dell’agenda delle contraddizioni su cui siamo chiamat* a misurarci.
Ce ne parla, in questa bella recensione, Daniele Barbieri, giornalista, scrittore, animatore della Bottega del Barbieri e compagno di lungo corso.