Unità coronarica
caro Enrico, questa è una lettera collettiva. È stata scritta da persone che ti vogliono bene, che ti stimano, che ti apprezzano come scrittore ma soprattutto come essere umano instancabile nel dimostrare amore agli altri. Abbiamo guardato il tuo sito (www.enricopili.it) e visto gli acrostici che hai dedicato al personale dell’Unità coronarica, a tua moglie e figli, ad amici e amiche che sono andati a trovarti. Sei riuscito a trasformare l’Unità Coronarica di un ospedale in un atelier di poesie. Hai il dono di saper ringraziare i gesti di amore che ti sono offerti, ma è tua particolarità mostrare a tutte/i che siamo capaci di dare amore. È che amore tira amore. “Così va la vita”, direbbe il personaggio di un autore a te caro.
Volevamo farti sapere che i nostri cuori sono uniti al tuo. Anche di questa Unità coronarica ha bisogno il mondo. C’è da credere in un’umanità capace di trasformare il dolore in poesia! Sei un essere molto speciale, Enrico e ci avviciniamo a te per dirti che il tuo cuore è legato alla vita. Ti chiediamo di trattarlo bene. Nell’interesse di … tutte/i noi.
Pierangela – Daniele – Yasmine – Laura – Eugenio – Chiara – Mauro – Christiana – Raffaella – Mario – Claudio – Paolo – Maria – Gianni – Savina – Marcella – Nino – Barbara
PICCOLA SPIEGAZIONE (E DIGRESSIONE)
Fra il privato e il pubblico, fra il pudore e la sfacciataggine, fra l’ego-centrismo e la voglia di comunicare, fra il nonso e il passavodiqui, un blog rischia sempre di trasformarsi in blob; sì, parlo di quella gelatina verde che tutto inghiotte e che ha dato origine a uno spazio tv che è anche il più geniale trattato e/o sberleffo sull’importanza del montaggio dopo le teorie e le prassi di sm (Sergei Mihailovic ma anche Sua Maestà) Eisenstein – o Ejzenstejn, fate voi – di Vsevolod Pudovkin e di altri russi sovietizzati per breve tempo in stato (o forse Stato?) di grazia rivoluzionaria.
Al solito sto uscendo fuori tema…
Volevo solo dire che fra notizie e letteratura, impegno civile e universi paralleli, questo particolare blog crede ai valori dell’amicizia e dunque mi sembrava ovvio che anche un msg abbastanza privato finisse qui. Ri-capiterà su questo strablog (strano blog) magari con dotta discussione su quanto/quando il personale sia politico. Certo un cuore può essere grande, prezioso, amato anche se il suo possessore (utilizzatore finale?) non scrive romanzi irriverenti o splendidi acrostici. In questo caso però, oltre al piacere di avervi fatto intravedere cosa batte sotto quel finto cinico di Enrico Pili, c’è anche il quasi dovere quasi informativo di quasi segnalarvi che l’ultimo libro del suddetto è “7171” (recensito anche su codesto strablog), che un suo luuuuungo diario libanese sempre qui potete leggerlo e che altri suoi libri, altre notizie che lo riguardano sono appunto – insieme a 39 quintali di acrostici – sul citato www.enricopili.it; ah, se confondete gli acrostici con le aragoste è giunto il momento di chiarirvi le idee. Infine aggiungo che vi sono eccellenti ragioni – sia letterarie che di buona politica – perchè “7171” venga presentato e discusso: dunque vorrei invitare valenti biblioteche, resistenti librerie, inarrestabili circoli, astuti e/o sovversivi caffè, splendide-splendenti “posse” nonchè umani e umanoidi associati contro la gelminocrazia a presentarlo (è l’unico modo perchè il libro di un piccolo editore diventi visibile, almeno un po’) nei prossimi mesi. Il cuore di Enrico Pili sarà lì, assicura il suo staff fanta-medico (e tremo al pensiero di che acrostico potrebbe venir fuori da “staff fantamedico”). Dallo strablog ho temporaneamente concluso, a voi la linea. Avevate capito che dopo una breve pausa si ricomincia? Perbacco come siete intelligenti voi terrestri. (db)
è irrilevante che sia privato tra il pubblico, almeno per me, perchè mi permette in questo caso di sapere di un amico che ha visto l’erba dalla parte delle radici (lo disse, o lo scrisse, una volta qualcuno)… mentre io stavo nella polvere rossa che ci ha permesso di conoscerci, tra la gente perennemente sull’orlo dell’infarto e perennemente fonte di vita (e vitalità) Enrico…. ti penso ora…. con un delicato abbraccio (avrei voluto portarti la polvere rossa ma mi son già lavata e una mia amica di laggiù in diaspora qui mi disse un giorno “già ci portano via tutto, lasciaci la terra almeno…” )
Grazie, Donata, il tuo cuore, al solito, batte bene e dalla pare giusta! Ti voglio bene.
A proposito di acrostici:
B arbieri vuol dir anche parrucchieri
A h, ma la tua bottega è un po’ diversa:
R apate a zero per gli intrallazzieri
B arba e capelli per la scienza perversa;
I ntolleranti perdono i capelli
E tu rifiuti di fargli il trapianto:
R iccioli d’oro offri a quei fratelli
I ngabbiati in un CPT d’amianto
D ai un balsamo a tutti i sofferenti
A tutti i miseri regali shampoo
N on pettini i fascisti deficienti
I l loro sebo con te non ha scampo!
E se viene da te qualche futuro
L o acconci in modo che sia aperto e arcano
E se ti sembra che sia troppo scuro
! accidenti! Come lo rendi umano
Il tuo spavento, mio Pili, è stato il nostro.La tua voglia di rompere ancora i coglioni, anche.
Sono solo commosso. Una commozione – mi ha detto quella che “allontana l’ombra della Sùrbile” – che fa bene al cuore. Posso solo garantire che gli sfortunati che non l’hanno ancora avuto presto si vedranno ringraziati con un acrostico. Se, tuttavia, preferiscono l’aragosta (o la pasta al profumo di ricci di mare), beh vengano a casa e gliela offro con tutto il cuore (quello che avanza). Ma prima d tutto avranno un bacio.
Gli autori della lettera tengono a precisare che il titolo “Unità coronarica” è stato tratto dal sito di Enrico Pili.
Bello pensare l’amicizia come valore politico!
naturalmente Christiana voleva scrivere “gli autori e le autrici” ma ogni tanto l’italiano (che è una lingua maschiocentrica) tradisce anche un’italo-brasilian-germanica come lei che di solito controlla le parole con eccelsa maestria e anzi decide (in un suo racconto) se e quando le virgole possano uscire dalle biblioteche per farsi un giro.
Chi legge si chiederà: ma non si faceva prima a correggere? se c’è un modo di “rettificare” un commento io non l’ho trovato: qui o si mantiene tutto immutato o si cancella. Direbbe il giovin Umberto Eco: apocalittici o integrati. E io a cercare ostinatamente una terza via, un quarto vicolo, una quinta straduzza(db)
Coronarie
Aorta
Rotte
Occluse
Possono
Infatti
Logorarsi
Immeritatamente
Ma
Acrostici
Sopravviveranno
E
Innalzeranno
Al
Nostro
Cielo
Olimpo
Raramente
Agorà
Verboso
Il
Vate.
Osanna!
A proposito: mi compiaccio della scelta del fato.
Arkadin
I
O Arkadin, allora sei ancora vivo, anche tu. Bene comune gaudio intero!
Avevo saputo da Savina. Spero che questo combattente della solidarietà, soldato dei diritti umani che non ho avuto il piacere di conoscere personalmente si rimetta presto. I cuori buoni sono pochi, abbiamo bisogno del suo.
Grazie, Ginodicostanzo, pure senza conoscerci e malgrado “scontri” ideologici, noi – direbbero i toscani – ci si ama. E’ questo è il vero senso bello della vita. Grazie.
Sono d’accordo. I cuori buoni sono pochi.
Appunto.
Del Pili prendiamoci tutto il patrimonio, che è meglio.
Va bè che come l’amico Orson Welles non nuoti nell’oro, ma “prendermi tutto il patrimonio”, oh!, volete farmi venire un nuovo infarto!?
Il primo che ringrazio – tra gli assenti giustificati alla “Unità Coronarica” – è naturalmente il titolare del fantastico Blog. Perciò inserisco alcune poesie a lui dedicate da tempo. La prima (“un pacco di consolazione”) la dedico anche a me come un boomerang perchè ho scoperto di averne tanto bisogno anch’io
… un pac-co di consolazione, que otro
mas? Tambien son los versos, ancora,
a ricordare, a cancellar l’oblio
negli intricati labirinti – o Borges,
o Neruda, o Kavafis – della vita agra
che confondon le menti degli umani.
Non son vani i tuoi messaggi. Rimani
nella nostra mailing list col tuo viagra
potente, che consola e anninnora
di nenie ingenue e tenui e buone. Onora
la fama di confusionario doc.
Ora qua, ora la, sempre di corsa,
in un libro astronave di Kurt Vonnegut,
come un Et in bicicletta verso l’altra faccia
del vento, la verità nuda e cruda,
quella del dolore antico degli uomini
cui, al pari di noi, pochi, meglio però,
hai dedicato la vita e le tue
tasche vuote di denaro ma piene
di gioia di vivere e amore per gli uomini.
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SE IO FOSSI BARBIERI
ARDEREI LE LANDE PADANE
PER RIFARLE ANCORA PIANE
PIU’ BELLE DI OGGI E DI IERI
SE IO FOSSI DANIELE
AFFOGHEREI LA GENTE
(QUELLA POCO INTELLIGENTE)
IN UN MARE DI LATTE E MIELE
SE TU SOCRATE FOSSI
AVRESTI ANCOR PIU’ PAZIENZA
(E FARESTI ANCHE LA RIVERENZA)
CON CHI ODIA INGENUI E ROSSI
SE TU FOSSI ME
(MA TU SEI TE)
NON VERRESTI A PIEDI NUDI
A SORBIRE A CASA MIA IL MATE’
CHE PIACEVA TANTO AL CHE
(MA TU SEI TE)
E DIRESTI NEI TUOI MODI NON RUDI
ECCOMI QUA, VI AMO,
VI PIACCIONO I MIEI LUDI?
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IL SEGUENTE RACCONTO NON HA MAI VINTO ALCUN PREMIO LETTERARIO. HO PERO’ LA PRESUNZIONE CHE SAREBBE POTUTO PIACERE A RAYMOND QUENEAU O POTREBBE PIACERE A UMBERTO ECO. MI ACCONTENTO ANCHE DI BARTEZZAGHI. ALLA FINE SPEDIRO’ I LOGOGRIFI (SUL NOME DI DANIELE BARBIERI) A “LA SETTIMANA ENIGMISTICA”, COSI’ ALMENO 15 EURO LI INCAMERO. E CHE CAPPERO.
Poichè Daniele Barbieri talora ama lamentarsi Cristo, ecco che:
INRI: BILE A’ DA BERE
Ma, quando sul Calvario vede una lattina di birra Ichnusa bionda, fresca e spumeggiante si ferma:
EI’ BENEDI’ LA BIRRA
anche se meglio sarebbe andato molto molto meglio
A BENEDIRE BARILI
Poi vede Lei, colpo di fulmine sul Golgota, e si accoppia con
ELIDEA BARBERINI
Ma la foschia lo avvolge e lui allora fa
IRA! RADI LE NEBBIE
e,
LEI EBBRA, NE RIDE
e infine dice di andare:
A BANDIRE LI EBREI
E A RIBADIRE: BELIN!
A beneficio di chi non ha il piacere di conoscere personalmente Raymond Pili, celebre autore di “Zazie a Sestu” e “Acrostici di stile”, chiarisco che questi bei deliri sono un certo segnale che sta bene.
E invece a beneficio di chi non mi conosce personalmente assicuro che sono un po’ in imbarazzo ma che nel (bel) gioco delle frasette celate nell’anagramma – o devo dir “logogrifo?” – del mio nome e cognome, se posso scegliere il mio preferito resta “Ride bene a librai” mentre “a bandire gli ebrei” non andrò, no-no-no come del resto non considero banditi i curdi, i palestinesi, i boliviani, i congolesi e persino i lussemburghesi in quanto tali o, come si chiamano?, ah sì gli italiani (beh, tolto qualcuno è ovvio).
Fra tante urgenze di azione, studio e riflessione un po’ di tempo per giocare si deve trovare. Se qualche amica/o (ma anche sconosciute/i con buon pedigree) per esempio vuole che organizzi da qualche parte una folle “caccia al tesoro” io ci sto (e forse anche Enrico “Raymond” Pili): eventuali utili saranno devoluti a una giusta causa, per esempio a un progetto che Donata – bdm, cioè botteghe terzo mondo – ci proporrà. Ehi, sto parlando sul serio (db)