Urania, Avoledo e la fantascienza mai morta

L’Urania in edicola è «Toxic@» di Dario Tonani: 318 pagine per 4,50 euri; il successivo… non si sa, perché si sono dimenticati di scriverlo rompendo un’abitudine che mi pare durasse da decenni. Mi accingo a leggere Tonani ma confesso con qualche piccolo pregiudizio perché i precedenti («Infect@» e «L’algoritmo bianco») pur se ben scritti non mi hanno entusiasmato. Gusti ovviamente.

Chi passa spesso da codesto blog sa che il fantastico in generale e la fantascienza in particolare sono molto amati ma che non vengono apprezzate le graduatorie e le etichette (servono soprattutto ai pigri)

Molte case editrici la pensano diversamente ed etichettano tutto (fantasy, noir, cyberpunk) senza criteri ma correndo là dove pensano che soffi il vento delle vendite. Ci sarebbe da indagare sul perché in Italia la scienza e la fantascienza godano di così grande antignanza (antipatia e ignoranza) soprattutto nei media ma, per oggi, prendiamone tristemente atto e basta.

Dunque con piacesa (piacere e sorpresa) leggo su «Tuttolibri», inserto del quotidiano «La stampa», del 3 settembre questo strillo.

«Il Festivaletteratura di Mantova apre una biblioteca di fantascienza. Abbiamo chiesto al massimo scrittore italiano del genere di fare il punto  sulla narrativa che ha previsto il nostro mondo e ha ancora molto da inventare».

Sulla frase «che ha previsto il nostro mondo» storco il naso (chi legge la buona fantascienza mi capirà al volo) ma insomma è una banalità quasi innocua.

«Il massimo scrittore»? Potrebbe essere Valerio Evangelisti che però non scrive solo fantascienza. Allora uno dei due Vittorio: Catani (che talvolta incontrate qui) o Curtoni (fra l’altro anima della rivista «Robot»).

Invece no è Tullio Avoledo.

Resto un bel po’ sorpreso. E condivido con altre/i questa perplessità: solo occasionalmente Avoledo ha incrociato la fantascienza, più spesso il fantastico.

A ogni modo vale leggere cosa scrive Avoledo su «Tuttolibri».

«Un universo in cui i libri che ho amato da ragazzo si ritrovano insieme, come se facessero parte di una «normale biblioteca», e un viaggio a ritroso nella memoria, per capire quanto di quel futuro che abbiamo sognato sia rimasto, ai nostri giorni. Chi verrà a visitare la nostra biblioteca, durante il festival, nei sotterranei di Palazzo San Carlo, potrà ritrovare, o incontrare per la prima volta, più di mille volumi che rappresentano il meglio della fantascienza uscita nel nostro paese: libri spesso introvabili, e comunque preziosi perché raccontano altrettante visioni del futuro».

Bene. Sul «da ragazzo» ci sarebbe da discutere ma naturalmente non è vietato amare di più un periodo o alcuni autori-autrici.

«Per favore, ripubblicate autori come Pangborn, o Wolfe. Fateci leggere di nuovo Il paradosso del passato di Silverberg, o Io, Nomikos, l’immortale di Zelazny».
Quattro nomi fra i tanti ma appunto ognuno ha i suoi gusti.
Scrive ancora Avoledo.

«E’ vero, la fantascienza come genere letterario è in crisi, e da molto tempo. Ma è una crisi temporanea. Il genere si sta risvegliando, quantomeno nel mondo anglosassone. Leggere le antologie che raccolgono (o vorrebbero raccogliere) The Best SF of 2010 è come cogliere su un monitor i primi segni di risveglio di un paziente in coma. Talenti nuovi e mostri sacri come il grandissimo Gene Wolfe hanno pubblicato lo scorso anno alcuni racconti assolutamente originali, del tutto inaspettati alla luce di anni di torpore e di stucchevole manierismo. Anche grandi autori mainstream (è così che gli scrittori di fantascienza definiscono gli autori non di genere) si sono recentemente cimentati con tematiche fantascientifiche. Mi limito a citare Philip Roth e il suo Il complotto contro l’America, l’intrigante Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro, La strada di Cormac McCarthy».

Coma? Anni di torpore e manierismo? Solo lo scorso anno e solo racconti? Tutto opinabilissimo come la grandezza di Wolfe il quale si muove certo nei sentieri del fantastico ma poco nella fantascienza.

L’articolo di Avoledo termina così.

«Se passate per Mantova, fate un salto a trovarmi, e venite a scoprire quanto futuro c’era nel nostro passato, e cosa abbiamo perduto. Potrebbe essere un buon posto per ricominciare a sognare».

Ottima chiusa. Però se avessi potuto andare a Mantova, avrei consigliato ad Avoledo di aggiornare le sue letture. C’è molta buona recente fantascienza in giro a partire da Robert Sawyer che – almeno per me – è decisamente più “grandissimo” di Wolfe.

A questo punto però devo anche io aggiornare le mie letture e recuperare un paio di Avoledo non letti. Lo farò.

Ho invece un buon ricordo di «L’elenco telefonico di Atlantide» – era uscito da Sironi nel 2003 – e sono andato a recuperare i miei appunti: l’avevo letto (anzi divorato) in biblioteca, visto che ci sono periodi nei quali non posso spendere 17 euri per un libro.

Ecco la mia recensione (inedita perchè allora non avevo un blog e mi pare di ricordare che «Carta» dimenticò di pubblicarla).

Giulio Rovedo è dovuto andar via dall’appartamento perché il condominio Nobile è tiranneggiato da Aurelio Fabrici. Ora il suo più grave problema è che la banchetta (Ccctp ovvero Cassa credito cooperativo Tagliamento e Piave) dove lavora viene assorbita da Bancalleanza e lui rischia il trasferimento a Milano o forse il posto. In una riunione si imbatte in Amon Gottman, un giovane dirigente, che sembra l’incrocio fra un tagliatore di teste aziendale e il super cattivo dei film manichei.

Molto ben scritto, il libro va avanti, ben oltre metà delle sue 526 pagine, come una storia di tipo realistico pur con qualche «interludio» egizio e misterioso (perfino una gamba trafugata). Sul treno Rovedo incontra un tipo strambo, Emanuele Libonati, che gli dà il suo biglietto da visita.

Nell’ottavo capitolo Rovedo va con due amici (uno dei quali poi rivelerà di esser ammalato di Aids). Lì fra l’altro giocano al «Bartezzaghi» con i titoli di film famosi (come ha fatto Avoledo all’inizio dei suoi capitoli).

Rovedo lavora all’ufficio legale della Ccctp e, pur se cerca di evitarlo, si trova coinvolto nel ricatto di un hacker ingenuotto contro l’azienda. Meno scontato è che la nuova dirigente, Cecilia Mazzi, si porti a letto Rovedo con modi da dominatrice.

In una situazione di crescente stress (lavoro a rischio, bambino malato, tradimento non confessato ma intuito) Rovedo viene cacciato di casa dalla moglie. Pur contro voglia può solo andare nel condominio Nobile dove possiede quel piccolo, rumoroso appartamento. Qui i condomini si stanno ribellando alle tirannie di Fabrici. Solo chi legge sa però che anche Rovedo ha compiuto alcuni degli atti vandalici attribuiti all’altro. Più avanti scopriremo che anche Fabrici ha l’Aids eppure sembra resistere alla malattia incredibilmente meglio di altri.

Qui il romanzo ha la definitiva svolta che oscilla tra fantascienza (mondi paralleli) e soprattutto fantastico (acqua miracolosa, l’Arca dell’alleanza, il sacro Gral, dei egizi) con qualche intreccio alla storia recente (gli esperimenti scientifici dei nazisti e dell’esercito giapponese). Senza troppo rivelare a chi legge, si può però accennare che «L’elenco telefonico di Atlantide» (il titolo è quello di un Urania uscito in un mondo parallelo) marcia verso un lieto fine. Seguito da una brevissima «coda» che però nulla aggiunge.

Avoledo scrive assai bene. Forse il libro si sarebbe giovato di qualche taglio ma nel complesso è un ottimo esordio. Io l’ho letto con grande piacere.

L’autore lavora a Pordenone nell’ufficio legale di una banca come il suo quasi omonimo Rovedo. La precisione (e la bravura) con la quale sceglie le parole mi induce a una piccola considerazione linguistica. D’accordo che Rovedo (mezzo leghista, con un fondo di cattiveria che ogni tanto esplode nella realtà o nella fantasia) usi l’espressione «negro» quando parla o pensa ma un po’ mi sorprende che la stessa scelta sia fatta dal narratore Avoledo: ha preferito ignorare che ogni parola ha un peso, una storia o quel termine è voluto, magari rivela un pensiero politico?

Verificherò anche questo leggendo qualche altro Avoledo.

Ovviamente la discussione (anche sui confini tra fantascienza e fantastico) è aperta in blog. Se qualcuna/o a Mantova ha sbirciato cosa c’è nei mille libri raccolti da Avoledo (e… a che anno si fermano) o magari lo ha sentito, essendo io curiosissimo vorrei notizie dirette e dettagliate.

Con la fantascienza (e dintorni) ci si sente martedì prossimo

 

Redazione
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6 commenti

  • Sì, in effetti quel “massimo scrittore italiano del genere” mi ha imbarazzato non poco. Ovviamente non l’ho scritto io. Per quanto riguarda i criteri di cernita dei libri, in realtà sugli scaffali della biblioteca potevi trovare tutto Robert Sawyer, assieme agli ultimi libri di FS usciti in Italia. Ma l’idea era quella di mostrare “quanto futuro c’era nel passato”. Un’operazione, insomma, dichiaratamente “rétro”. Certo avrebbe potuto essere sviluppata in altro modo. Ma nessuno l’ha fatto.
    Rientro, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista), nel sempre più esiguo numero di quelli che ritengono che fare qualcosa, anche poco, magari anche discutibile, è comunque meglio che chiudersi in un angolo a polemizzare e boxare con le ombre.
    Ciao.

    • grazie dell’attenzione e della spiegazione
      oltre a scrivere bene – dote rara – mi sembra che Avoledo sia una persona gentile (nel senso dickiano del termine, dote rarissima) e dunque con maggior lena correrò in biblioteca a leggere il suo più recente
      Aggiungo (le figuracce sono sempre utili) quasi volentieri: evidentemente il mio PREsumere che Avoledo non conoscesse Sawyer era PREsuntuoso, spero PREsto di PREdisporre una mia uscita dai PREgiudizi.
      db

  • In effetti Sawyer è uno dei miei autori nuovi preferiti, assieme a Robert Charles Wilson, Terry Bisson e Kage Baker. Non necessariamente in quest’ordine.

  • dove posso trovare l’elenco delle opere in questione?

    • ovviamemente può rispondere solo Avoledo
      anche io sarei curiosissimo di sbirciare…. e come i bimbi dire ce l’ho, mi manca
      db

  • Il catalogo verrà messo on line prossimamente dal Festivaletteratura. O almeno, questa è l’idea. Appena avrò le coordinate le posterò qui.
    Ciao

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