Ursula: distruggendo prigioni e inseguendo l’orizzonte

un ricordo di dibbì, con il cuore che salta fra i mondi

Una bella amicizia fra Pitagora (giraffa un po’ bisbetica), Ofidio (serpente boa filosofo) e Salomone Leviatano (una vecchia balena). Scrive Ursula Le Guin di uno strano trio e la storia – un libro per bambini (*) – finisce così: «I tre amici hanno già fatto il giro del mondo; non hanno raggiunto l’orizzonte ma si stanno talmente divertendo a cercarlo che pensano di andare ancora avanti».

Così anche noi – bambini e grandi – innamorati di Ursula e delle sue storie, andiamo avanti, facendo il giro dei mondi e cercando altri orizzonti, naturalmente con una qualche ambigua utopia anche nella mano sinistra delle tenebre.

Qui in “bottega” trovate molti post per “zia Ursula” (**) e su di lei. Vi raccomando almeno quelli di Clelia Farris (***) di Maria Rosaria Baldin (****) e di Fabrizio Melodia (*****). Da parte mia ho proposto che Ursula rifiutasse – pur meritandola – la “cittadinanza onoraria” di Venezia (******). E mo’ basta con gli asterischi se no ‘sta pagina diventa un cielo stellato. (però, costellare il bianco è un’idea). Sotto le stelle potete ancora leggere qualcosa.

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Questo breve ricordo – credo che altri ne seguiranno (miei e non) in “bottega” – è firmato dibbì perché ho da sempre condiviso l’amore per “zia Ursula” con Erremme, cioè Riccardo Mancini che spero ora starà chiacchierando – oltre la soglia o nel mondo della foresta – proprio con lei.

Ho cercato nel mio caotico archivio qualcuno dei vecchi articoli di Erremme dibbì [la firma appunto che usavamo insieme su «il manifesto» e altrove] ma, almeno per ora, ho trovato solamente la recensione a «La fantascienza e la signora Brown» che vi riproporrò martedì (anzi Marte-dì).

Per ora vi saluto con una citazione de «Il linguaggio della notte» (Editori Riuniti, 1986): «L’argomento più antico a sfavore della fantascienza è allo sesso tempo il più superficiale e il più profondo: è l’affermazione che la fantascienza, come tutta la narrativa fantastica, sia un’evasione dalla realtà […]. La risposta migliore è stata data da Tolkien […] Se un soldato è fatto prigioniero dal nemico non consideriamo suo dovere evadere? Gli strozzini, gli ignoranti, gli autoritari ci hanno imprigionato tutti: se diamo valore alla libertà dell’intelletto e dell’anima, se siamo partigiani della libertà, allora è nostro chiaro dovere evadere e portare con noi quante più persone possibile».

IN BOTTEGA trovate anche recensioni ai libri di UKLG

E ANCORA: vale la pena di dare un’occhiata qui: Ursula Le Guin: hanno creato un mostro – Fantascienza.com

(*) Ursula K. Le Guin, «Il 931° giro del mondo», Libri per ragazzi Mondadori: traduzione italiana (1993) di Glauco arneri, illustrazioni di Alicia Austin.

(**) Ben pensato, zia Ursula (1) e Ben pensato, zia Ursula (2)

(***) cfr Ursula Le Guin… ovvero «l’aspetto più anarchico di Ursula Le Guin consiste nel mettere in dubbio perfino lo stesso pensiero anarchico».

(****) Scor-data: 21 ottobre 1929

(*****) vedi La persistenza – e necessità – di un’ambigua utopia

(******) è qui: Ursula Le Guin, Luigi Brugnaro e Venezia

 

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

5 commenti

  • Raffaele mantegazza

    Ursula, all’inizio ho pensato di star leggendo uno dei tuoi racconti, che iniziava con una tragedia ma che poi capovolgeva tutto in speranza e utopia. Poi ho capito che era vero che te n’eri andata ed è stato come perdere un’amica di adolescenza, che mi ha accompagnato nel mondo della fantascienza e del femminile fin dalla prima lettura di quel “Dispossessed” che tenevo sotto il banco in V liceo. Tanti dei tuoi amici scrittori sono morti, tutti miei miti, ma stamattina mi sembra quasi che ci sia qualcosa in più, mi sembra davvero impossibile non immaginare quale nuovo racconto ti stesse frullando per la testa con l’attesa che tu lo pubblicassi (e che qualcuno lo traducesse in italiano). Ci hai insegnato tante cose sull’addio, sulla soglia, sulla morte, che ora che dobbiamo salutarti possiamo farlo solo rileggendo i tuoi libri anche se con gli occhi un po’ velati…Ciao Ursula, e che lì dove sei possano continuare a stupirsi della tua fantasia, della tua utopia, della tua bellezza infinita

  • Ho letto il primo romanzo di Ursula Leguin quando avevo 14 anni e ancora ricordo il modo quasi carnale con cui l’avevo divorato, il piacere di sprofondare in una storia per me insolita, con un protagonista al quale mi sentivo vicinissima.
    Ero travolta da quel senso adolescenziale di estraneità al mondo reale e vicinanza al mondo della scrittrice, provato poche volte nella mia carriera di lettrice.
    Amavo il suo stile moderno, agro, veloce.
    I suoi personaggi consapevoli della loro diversità.
    Sentirsi sempre fuori posto è l’insegnamento che mi ha lasciato.
    Ah, il romanzo era Città delle illusioni.

  • Grazie a Erreemmedibbì io ho “Sempre la valle”. Grazie.
    La mano sinistra delle tenebre il mio primo libro di fantascienza.
    Grande Ursula forever.

  • anch’io come Clelia ho incontrato zia Ursula nella “Città delle illusioni”. Ed è stata subito illuminazione, alla quale sono seguite tutte le altre (almeno quelle tradotte da noi, perché immagino ce ne siano molte altre in originale). Come non ritrovarsi, noi donne, in tutto quello che Ursula ha dispiegato con eleganza, pacatezza ma indefettibile senso dell’umanità nei suoi romanzi e racconti (alcuni prodromi di successivi romanzi)? Questo è il momento di rileggere e ripensare quanto Ursula ha voluto consegnare alle sue figlie ed ai suoi figli perché si possano ritrarre con orrore da quel baratro che sempre più è vicino e ci attira.
    Cara zia Ursula, divertiti fra le galassie e quando incontrerai zia Margherita, fatti un paio di risate liberatorie con lei e insieme fate ricadere la vostra generosa umanità su noi poveri ciuchini, legati al giogo per una pagnotta che sa sempre più di sconfitta.
    Sei sempre dentro di noi.

  • “Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di là di una società stretta dalla paura e dall’ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza.
    Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libertà.
    Poeti, visionari, realisti di una realtà più grande.
    Oggi abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra la produzione di una merce e la pratica dell’arte.”

    Ursula K. Le Guin, novembre 2014 – Discorso alla consegna del National Book Award.

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