Uruguay: confermata la Ley de urgente consideración…

… ma si tratta di una vittoria di Pirro. Nel referendum del 27 marzo scorso, che poteva abrogare la legge varata in fretta e furia all’insegna del neoliberismo e delle politiche securitarie, sono stati solo 22.000 i voti che hanno permesso al “No” e al governo di destra di Lacalle Pou di uscire indenni dalle urne.

di David Lifodi

                                     Foto: https://www.nodal.am/

Tre settimane fa, in Uruguay, si è tenuto il referendum sulla cosiddetta Ley de urgente consideración (Luc). Il quesito referendario riguardava l’abrogazione o meno della legge. A vincere, per soli 50.800 voti, sono stati coloro che si erano schierati contro l’abolizione, principalmente elettori delle destre. Il referendum aveva una forte valenza politica perché il governo di Luis Lacalle Pou si era speso apertamente per mantenere in vigore la legge, incentrata in particolare su una visione securitaria del paese.

Tuttavia, visto l’esiguo margine con cui hanno prevalso i “No” all’abrogazione, per la destra si è trattato di una vittoria di Pirro. Il presidente Lacalle Pou, in una conferenza stampa convocata a seguito del risultato elettorale, ha tenuto a precisare che non esistono due Uruguay, ma è innegabile che, sulla Ley de urgente consideración, il paese è diviso a metà.

In realtà, gli elettori contrari all’abrogazione sono stati poco più di 22.000 e, a far uscire sconfitto il “Sì” dalla consultazione referendaria sono state oltre 28.000 schede bianche. La destra (Partido Nacional) e l’estrema destra (Cabildo Abierto di Guido Manini) hanno esultato, mentre per le organizzazioni popolari l’esito delle urne rappresenta un avvertimento al governo, che, fino alle presidenziali del 2024, troverà un’opposizione più combattiva sostenuta da buona parte del paese.

La Ley de Urgente Consideración rappresenta il solito cavallo di battaglia tipico delle destre latinoamericane: aggiustamenti strutturali, privatizzazione del sistema sanitario, leggi securitarie e repressive, a partire dalla cosiddetta apariencia delictiva. Inoltre, la legge limita il diritto di sciopero, dichiara illegali i picchetti che possano limitare la libera circolazione di beni e persone e facilita l’evasione fiscale

Approvata l’8 luglio 2020, in piena pandemia e in soli 4 mesi, la Luc ha dovuto affrontare una crescente opposizione che, nonostante le restrizioni dovute al Covid-19, è riuscita a raccogliere le 800.000 firme necessarie per obbligare Luis Lacalle Pou a convocare il referendum.

Al fianco del Partido Nacional, e quindi del “No”, come era facile immaginare si sono schierati imprenditori, latifondisti, i grandi mezzi di comunicazione e i signori dell’agrobusiness. A favore dell’abrogazione della legge sono invece scesi in campo sindacati, sinistra, movimenti sociali e Frente Amplio, la coalizione che sembrava in affanno di fronte al governo di Lacalle Pou, ma che invece ha colto l’occasione del referendum per tornare di nuovo in strada e incontrare le persone all’insegna di una coraggiosa campagna referendaria condotta letteralmente porta a porta.

L’esigua maggioranza che ha permesso al “No” di vincere ha fatto dichiarare al presidente del Frente Amplio, Fernando Pereira, che a esta hora no pueden decir que ganó el No” e l’ex presidente José Mujica (2010-2015) ha evidenziato come un successo così risicato non possa comunque essere interpretato da Lacalle Pou come un sostegno al suo governo.

La vittoria sfiorata dal “Sì” è considerata, a sinistra, come l’inizio di un tempo nuovo e di una ritrovata energia (“satisfacer las necesidades de los más necesitados”), oltre a rappresentare, per i sindacati, un chiaro avviso al governo: “Non si può governare a spese della popolazione e rifiutare la negoziazione e il dialogo”.

In particolare, ciò che preoccupa della mancata abrogazione della Luc riguarda la mancata riforma della sicurezza, trasformata dal governo in priorità assoluta. È in questo contesto che il Frente Amplio ha chiesto un incontro al governo che possa dar vita ad un accordo politico su un tema che finora è stato fatto percepire dal Partido Nacional soltanto in chiave repressiva.

In Uruguay la battaglia per le presidenziali del 2024 è già iniziata e l’esito delle urne ha dimostrato che le sinistre possono di nuovo dire la loro, se tornano a fare politica come in occasione del referendum e ad ascoltare i bisogni delle persone, una pratica che era un po’ mancata dopo quindici anni consecutivi di governo interrotti dalla vittoria di Lacalle Pou.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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