“Vattene”: una storia non solo sarda

di Savina Dolores Massa

In un’ora qualunque del principio dell’anno che scorre, ricevetti una telefonata. Signora Massa?, Sì, risposi, un po’ stranita e preoccupata. Mi chiamano tutti Savina quelli che mi telefonano. La voce d’uomo proseguì, Sarebbe disposta a partecipare ad una Rassegna Letteraria che sto organizzando nella provincia di Olbia?, Volentieri, fu la mia risposta, Bene, le comunicherò più avanti i dettagli. Questo avvenne. L’anno continuò a scorrere tra laboratori, presentazioni dei miei romanzi, spettacoli teatrali, preparazione di copioni, desideri di ricci, baci appassionati al mio cane Gnu, caminetto spento per assenza di legna da ardere, letture di libri, telefonate con chi mi chiama Savina, insomma, tutte quelle cose che fanno le persone. Comprese, quando è possibile, le pennichelle del pomeriggio. Da una di queste ultime fui risvegliata malamente dallo squillo del telefono, a marzo. Signora Massa? Sì, risposi, un po’ stranita, attaccata all’ultimo malosogno e preoccupata: mi chiamano tutti Savina quelli che mi telefonano. Sono Massimetti. Dunque dunque, era il mio pensiero agitato, Chi sarà mai questo signor Massimetti. Dormivo ancora, la voce impastata simile a quella della mia tartaruga d’acqua quando si risveglia dal letargo e chiede, Gamberi. Ma si ricorda di me?, dice il signor Massimetti, Le chiesi di fare una presentazione del suo romanzo nella provincia di Olbia. Mentre cerco di risvegliare la memoria, immagino la faccia di Massimetti stizzita perché evidentemente non lo ricordo e prima di rispondere un cortese bugiardo, Sì, ho il tempo di associarla, la sua faccia, a quella della mia tartaruga d’acqua quando si risveglia dal letargo e chiede, Gamberi, e io le rispondo, Non ce n’é. Provo con astuzia a condurre il signor Massimetti verso la concretezza della questione, così che io possa concedergli risposte assennate. Ricorda?, mi dice ancora. Sì sì, rispondo e intanto provo a farmi una sigaretta necessaria ogni qual volta mi telefona un estraneo. Che non mi chiama Savina e quindi mi mette in allarme. Lui prosegue, La Rassegna prevede una serie di incontri con gli autori nelle scuole superiori della provincia di Olbia. La sua presenza con il romanzo Mia figlia follia è prevista per il 14 aprile in un liceo di Arzachena. Con il cordless tenuto tra orecchio e clavicola, con cartina filtro e tabacco in una mano, la testa del mio cane che non mi abbandona mai nell’altra, io mi sposto verso il calendario per verificare se il giorno 14 di aprile io non possa essere in qualche altro angolino e, Va bene, sono libera. Ormai sono sveglia e lucida quanto basta per fissare un impegno. È possibile che lui, all’altro capo del telefono, abbia udito suoni di antri pitici e guaiti di cane e urla di tartaruga che in quei giorni ancora dormiva ma che, seppure in sogno, chiedeva distintamente, Gamberi! Insomma, per non farla lunga, visto che lunga la farò più avanti, il signor Massimetti direttore artistico della Rassegna Letteraria “Sfogliare con classe” mi domanda l’indirizzo e-mail perché tutto sia chiaro per iscritto, perché probabilmente ha creduto che una che intitola un romanzo Mia figlia follia, qualche rotella l’ha perduta di sicuro. Conclude la telefonata dicendomi, Signora Massa, guardi che la nostra è una Rassegna seria, se conferma la sua presenza non può mancare. Signor Massimetti caro signor Massimetti, io sono una persona seria, ecco che cosa dissi nel salutarlo. Pensai anche di chiedergli se gli piacevano i gamberi, ma non lo feci. Nei giorni successivi io e il signor Massimetti ci scambiammo le promesse di fedeltà tramite posta elettronica. A onor del vero devo anche confessare che chiesi al Direttore Artistico un rimborso benzina, non lo faccio mai, ma Arzachena dista dalla mia città ben 197 Km, e non è questo periodo di vacche grasse. Mi rispose, Certamente, avrà un rimborso di 30 euro. Accettai abbastanza umiliata. Forse con 30 euro di benzina sarei riuscita a raggiungere Arzachena, e dico forse. Certamente non sarei potuta tornare, ma è possibile che questo ai direttori artistici e a chi promuove Rassegne non importi. Né importerà di sicuro che la mia tartaruga d’acqua potrebbe essere più felice, potesse mangiare gamberi di tanto in tanto. Perché vi sto raccontando tutto questo? Perché amo narrare storie, io. E non ho il dono della sintesi. La sorte mi ha donato molte parole in testa, e ringrazio. La sorte mi ha donato anche la lingua, e fino a quando ci sarà libertà d’espressione in questo nostro Paese in disuso, la userò. In data 6 aprile il signor Massimetti mi telefona “mortificato” (lo riconosco subito), e mi dice, L’Assessore alla Cultura della Provincia di Olbia, Giovanni Pileri, che avrebbe dovuto presentarla con il sottoscritto, ha chiesto la sua esclusione dalla Rassegna in quanto reputa “osceno e pericoloso per le menti dei ragazzi della scuola” il suo romanzo Mia figlia follia. Alla mia domanda, Quali sarebbero le parti pericolose?, il signor Massimetti “afflitto” risponde, La scena di un incontro carnale omosessuale.

Bene, il mio carattere mi ha spinta inizialmente ad un fragoroso scoppio di risa. Poi. Poi ho sentito qualcosa mordicchiarmi il fegato. Sembravano dentini di topo. Poi ho annusato nell’aria un, e questo davvero osceno, tanfo di censura, di offesa, di focherello su un romanzo e di intervento improprio su una scelta letteraria compiuta da altri (il signor Massimetti – direttore artistico). Con denaro pubblico.

Come verrà giustificata la mia assenza pubblicizzata in locandina? La signora Massa è stata colpita dalla lebbra? È improvvisamente deceduta mentre faceva orripilanti giochi erotici con un Cero? Incornata da un toro? Divorata da locuste affamate? Affogata da una torta ai pinoli?

O scomparirò come una brutta malattia dalla locandina?

Il mio romanzo può piacere o meno: su questo nulla da dire. Ma nel momento in cui la mia scrittura è stata scelta, ritengo indecente un intervento “dall’alto” per farmi tacere. Per far tacere qualunque espressione letteraria, anche quando è piccola come la mia. Tutto qui. Sono arrabbiata? Molto. E non per la mia persona che, fortunatamente, ha ancora cento spazi per esprimersi, ma per il gesto poco nobile verso la libertà del linguaggio nella letteratura e non solo. Sono arrabbiata quando penso “alle menti dei giovani” deliberatamente tenute distanti dalle verità della vita. Deliberatamente fatte immergere in ben altri “osceni” contesti di finzioni.

Per chi non ha voluto comprenderlo, aggiungo che il sincero significato del mio romanzo è la denuncia verso qualunque forma discriminatoria, assieme alla protezione delle differenze. Ciò che ha vissuto Mia figlia follia è un piccolo esempio di quanto ancora ci sia da parlare. Se, si potrà parlare.

Questo mio intervento lo dovevo a Maddalenina, protagonista del romanzo, donna scacciata da una parola di moda in questi tempi, Vattene.

UNA BREVE NOTA

Il racconto di Savina che io ho titolato con “Vattene” (l’ultima parola del suo scritto) mi pare una storia non solo sarda e credo vada letta insieme a quella bolognese di Gianluca – l’ho titolata “Andatevene” – che troverete stasera su codesto blog. Ognuna delle due storie richiede commenti specifici ma forse ci serve anche una riflessione comune, più generale: Arzachena e Bologna sono assai diverse ma convivono proprio come il bigottismo vaticano va a braccetto con il cazzocentrismo gangsteristico del signor P2-1816. Qui sopra Savina scrive di ragazze/i “deliberatamente tenute distanti dalle verità della vita”: questo è il punto centrale. E qui vedo il nesso forte con l’attacco ad Atlantide di cui narra Gianluca nel “post” successivo. Aggiungo che, è solo il mio parere ma lo dico senza incertezze, “Mia figlia follia” (ne trovate qui una recensione) è uno dei libri più belli che ho letto nella mia vita come il diversissimo “Undici” della stessa autrice. (db)

Redazione
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12 commenti

  • Si può dire “che schifo”?

    E fa benissimo Savina ad avere tante parole. Ringrazio.

  • Marco Pacifici

    L’editore di “Mia figlia follia”? Di mio provvedero’ ad avvisare tutti i miei Compagni Sardi di questo vermiciattolo(secondo me sapeva di finire in pasto alla tartarughina….) di massimini,locato ad Arzachena:sarà sputtanato …follemente…

  • Non tante e né troppe. Le parole giuste, quelle essenziali. E messe insieme molto bene, per altro… vale la pena di cercarsi i tuoi racconti se la leggibilità è la stessa.

  • Ho dimenticato (oggi è giorno affollato in blog e incasinato nell’universo accanto dove attualmente abito) di segnalare questi due interventi:
    http://www.michelamurgia.com/di-diritti/lgbt/un-altro-assessore-in-vena-di-roghi
    e su http://albertomasala.blogspot.com/
    L’editore di “Mia figlia follia” e di “Undici” è Il maestrale, casa editrice sarda (e se ne vanta) ma abbastanza ben distribuita in continente; entrambi li ho recensiti su codesto blog (con “cerca” si trova quasi tutto; è il bello dei tag, no?).
    Asibiri cioè ciao (db)

  • Grazie, Daniele, avevo pensato di postarlo io ma mi hai preceduta e ne sono felice.
    Questa storia merita i riflettori e la conoscenza, ha dell’incredibile!

    Ciao Savina, tu ne esci pulita e grande come sei, sono altri ad essersi imbrattati malgrado la bacchetta e il grembiulino.

    clelia

  • Marco Pacifici

    CiAo Clelia…tutto bene(?!?!?) Ricorda che puoi contare su di me su di noi.Marco

  • Almeno le notizie dalle esatte su “codesto” blog! Ma non hai letto i vari comunicati stampa che hanno completamente ridimensionato la questione?
    Hai letto che quando l’accusa di omofobia non reggeva più si è passati alla censura berlusconiana su un giornale nazionale?
    Hai letto che dono stati proprio i ragazzi a non volere quel libro, assumendo una scelta consapevole?
    Hai saputo in tema di bigottismo vaticano che michela murgia, strena sostenitrice della massa, è una insegnante di religione?
    Ma sai come si danno le notizie?

  • ginodicostanzo

    Savina è scrittrice vera, il suo inchiostro è sangue rappreso su fogli impolverati di vita. Lo squallore tutto italiano di questa vicenda ha perlomeno il merito di rivelare l’impermeabilità della vera arte, dell’arte di Savina, ai volgari attacchi che le sono piovuti addosso ad opera dei lacché di quei miseri personaggi incaricati istituzionalmente di distruggere la cultura, finanche nei piccoli consessi di provincia. Una storia italiana, dicevo, figlia della asfissiante “normalità” che ci mozza il respiro in questi ultimi anni. Una vicenda emblematica per cui vale la pena schierarsi, perché per “marciare sulla testa dei re” bisogna vincere le piccole battaglie come questa. Tutta la mia solidarietà a Savina, un’amica che non ho ancora abbracciato.

  • ginodicostanzo

    Eheheh ecco, appunto. Si parlava di volgari attacchi e di lacché… anonimi, naturalmente…
    😉

    Però! una meschinità tenace, devo dire…

  • Decisamente tenace, decisa a sminuire tutto e tutti.
    Complimenti, Giuseppe, tu sì che sei voce attendibile, adesso che “hai detto” andremo a controllare e subito cancelleremo chi di dovere dal libriccino delle amicizie affidabili.

    c.

  • più che un commemto una notizia (BUONA) che mi arriva dalla vivace, intelligente, orgogliosa libreria Odradek di Sassari. Mi sembra un esempio da seguire (db)

    In risposta alla censura del libro di Savina Dolores Massa “Mia figlia follia”

    In questi giorni diversi fatti di cronaca hanno dato risalto a più episodi di censura e di messa al bando di libri. I politici si fanno difensori della pubblica morale e, come nell’ultimo caso in cui è stata sospesa la presentazione del libro di Savina Dolores Massa “Mia figlia follia” in una scuola di Arzachena, il corpo insegnante non ha più il coraggio di sé.

    In risposta a questo ennesimo atto di censura il giorno venerdi 22 aprile, nello slargo di Via Torre Tonda alta a Sassari, alle ore 20.30, a cura del Gruppo Teatrale del Disequilibrio e della libreria Odradek verrà messo in scena il “processo inquisitorio” al testo “Mia figlia follia” di Savina Dolores Massa nella performance teatrale “NOI FIGLIE DELLA FOLLIA.” verranno interpretati figurativamente i fatti per denunciare ogni forma di abuso nei confronti della libertà di scelta e di espressione artistica.

    Le interpreti saranno donne libere di questa città: artiste, lavoratrici e politiche che si sono rese disponibili a far conoscere a quanta più gente possibile il libro incriminato attraverso il reading di importanti parti.

    CONTRO
    · OGNI FORMA DI CENSURA
    · LA CRIMINALIZZAZIONE DELLA DIVERSITA
    · OGNI FORMA DI ABUSO E IMPOSIZIONE

    PER
    · LA LIBERTA DI SCELTA E DI ESPRESSIONE
    · L’AUTODETERMINAZIONE INDIVIDUALE
    · UNA CULTURA LIBERA E LAICA

    Il libro “Mia figlia follia” di Savina Dolores Massa edizioni Il Maestrale verrà inoltre distribuito a partire da domani presso i negozi del centro storico che lo vorranno esporre nelle loro vetrine a denuncia di quanto è accaduto.

    All’iniziativa hanno aderito diverse associazioni culturali e politiche della città tra cui Il Manifestosardo, l’ Arci, il circolo Hutalabì e altri, con il Patrocinio del Comune di Sassari Assessorato alle Culture.

  • a quer tizio sarebbe da dedicaje ‘n libro: “mi nonno squallore”

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