Ventimiglia specchio di tendenze “sinistre”… come il D’Alema del ’99

di Angelo Maddalena   

Quello che è successo a Ventimiglia il 20 marzo ai tre cittadini francesi, accusati di aver “somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti”, in base all’ordinanza del sindaco Ioculano dell’agosto 2016, è uno dei più recenti effetti orrendi di una politica disumanizzante sempre più diffusa nelle nostre città che includono le multe e i sequestri di soldi e strumenti musicali agli artisti di strada. Ma io voglio andare oltre, e parlare di una deriva che coinvolge una nuova forma di disumanizzazione di quella politica che si vanta di avere un volto “nuovo”: come il giovane sindaco Enrico Ioculano e alcuni suoi assessori, come Renzi e molti amministratori o parlamentari anche pentastellati che si presentano e rivendicano una certa novità dovuta soprattutto alla gioventù anagrafica e politica (nel mio paese di origine da quasi 2 anni c’è una giunta di “giovani” a 5 Stelle).

Il 4 febbraio il quotidiano il manifesto ha pubblicato un articolo di Andrea Ranieri dal titolo «Quando Trentin criticava D’Alema per quel renzismo ante litteram». Gli spunti che mi portano a collegare il discorso sui “nuovi” sindaci giovani a questo articolo sono alcune battute che ogni tanto si sentono dire: «il sindaco Ioculano era obbligato ad approvare questa ordinanza», «è una questione di governabilità», «meglio così che un governo di destra», «la politica è l’arte della mediazione» ecc. Trentin, già nel 2003, denunciò con molta lucidità a quali esiti porta «l’autonomia del politico e la priorità della governabilità». Trentin si riferiva a D’Alema: e qui è d’obbligo ricordare la decisione di D’Alema, nel 1999, da presidente del Consiglio, di “partecipare” ai bombardamenti della Nato (cioè di Clinton, Blair e seguaci) contro la Serbia spacciando il tutto per «guerra umanitaria». Io ero presente alla marcia della pace che si fece a novembre del 2000: eravamo 200 persone, cioè molto meno del solito, perché era appunto la marcia dei “dissenzienti” (tra gli altri Alex Zanotelli, che era uno dei promotori) nel senso di «una Perugia Assisi ma senza D’Alema», dopo che a settembre dello stesso anno D’Alema aveva avuto la faccia tosta di partecipare alla storica marcia – inventata da Aldo Capitini nel 1961 – a pochi mesi dall’inizio della sua (e nostra ahimè) “guerra umanitaria”. Forse era la prima volta, dopo sessant’anni, che il movimento pacifista intorno alla Perugia-Assisi si “disgregava” … anche grazie a Massimo D’Alema.

Ecco: quando ci mostriamo indulgenti con certi giovani amministratori che agiscono “in stato di necessità” come D’Alema nel 1999, dobbiamo ricordare le parole di Andrea Ranieri: «contemporaneamente al primato della governabilità sparivano i testimoni. A partire dagli uomini e dalle donne che avevano fatto la Resistenza e scritto la Costituzione. Quelli che col loro esempio avevano dimostrato in maniera inequivocabile, fino al carcere e al rischio della propria vita, la priorità dell’interesse collettivo su quello individuale. E che erano esempio per i giovani». Mi viene una commovente associazione da fare, tra gli esempi di ieri (che rischiarono il carcere e anche la vita) e i tanti cosiddetti “noborders” cioè ragazzi e ragazze ma anche persone adulte che, ognuno con i propri mezzi, con i limiti del caso e tutti i distinguo possibili, hanno subìto e continuano a subìre “fogli di via” dal territorio di Ventimiglia, le bastonate dai poliziotti italiani e francesi. Ultimo esempio quello di un signore francese che qualche giorno fa ha dato un passaggio ai ragazzi africani che hanno tentato invano di arrivare in Francia ma sono stati respinti “regolarmente”. Per tornare a Ventimiglia hanno trovato la disponibilità di un cittadino che in macchina li ha riaccompagnati verso il centro città di Ventimiglia… dove è stato fermato dalla polizia e sospettato di trasporti illegali, un passeur come si dice.

Paradossalmente quelli che rispettano e ricordano i princìpi della nostra Costituzione e della Resistenza, adesso sono visti come “criminali” (magari solo per aver dato da mangiare a chi non ne aveva). Invece dovremmo urlare in tutti i modi: le frontiere, come sono gestite – soprattutto in Francia – uccidono le persone come o più di una guerra. L’articolo di Ranieri conclude facendo l’esempio di politiche esemplari che stanno portando avanti partiti come Syriza (in Grecia) e Podemos (in Spagna) per esempio «il mutualismo, mense popolari, medicina per i poveri, un nuovo modello di Welfare dal basso»: il contrario di certi assessori a futtiri cumpagnu di cui canto in una delle mie più recenti canzoni, dedicate, appunto, ai “finti giovani assessori”, nuovi nel volto e nel corpo ma nel cuore no e ancor meno nelle pratiche politiche.

 

Redazione
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10 commenti

  • Nel 1999 vivevo in Montenegro ed assistevo de visu, si può dire, allo sterminio degli albanesi in Kossovo da parte dell’esercito serbo e delle bande armate di Raznatovic/Arkan. Vorrei chiedere ad Angelo se conosceva un’arma diversa dai bombardamenti per bloccare quel massacro etnico.

  • angelo maddalena

    intanto grazie a Enzo per aver letto e commentato il mio racconto e riflessione, per quanto riguarda il cosa potevamo fare in Kosovo per fermare il massacro etnico, risponderei così: intanto chiederei a Enzo: forse dovevamo fare qualcosa molto prima per evitare che le bande armate di Raznatovic/Arkan prendessero lo spazio e il potere che gli permise di commettere il massacro etnico? qualcosa che magari non avrebbe comportato il bombardamento di un intero paese con conseguenze soprattutto contro i civili? e poi: la riflessione mia si è concentrata sul D’Alema del ’99 ma in realtà Trentin si riferiva alle politiche in toto e allo stile di D’Alema, antesignano di Renzi e di tanti altri politicanti più o meno giovani e più o meno nuovi che commettono vari “massacri” (morali, ideologici e materiali) in nome della “governabilità”, però per tornare sul Kosovo, mi sembra di aver conservato un dossier pubblicato nel 2000 da Equonomia (poi fusa nella rivista Altreconomia) in cui si parlava di grosse responsabilità dei paesi europei (Francia e Italia in primis) nella gestione della situazione in Kosovo che poi comportò gli “inevitabili” bombardamenti, e si parlava del concordato o patti di Rambouillet, che adesso vado a cercare per rinfrescarmi la memoria

  • Il satrapo Misosevic eliminò il poco di autonomia che il Kossovo possedeva, strillando la parola d’ordine “dove c’è un serbo vivo o morto, quella è Serbia”. Il Kossovo per lui era Serbia a parte intera, malgrado che i serbi vi fossero infima minoranza. Ecco perchè ogni negoziato fallì. E intanto lo sterminio e la fuga degli albanesi dalle loro case continuavano alla grande. Cos’altro avrebbe dovuto fare la comunità internazionale? Porgere l’altra guancia? La fine della “democratura” (Matvejevic) comportò la liberazione del Kossovo, del Montenegro e della stessa Serbia.

  • Dopo il ” gioco con le bombe” e con gli estremisti al soldo di tante bandiere “alfieri di pace” esportati in varie parti del mondo, attualmente come stanno le cose in Kosovo? Segnalo un efficace articolo di lettera 43 del maggio 2015
    http://www.lettera43.it/it/articoli/attualita/2015/05/09/kosovo-la-situazione-nel-paese-in-10-punti/145405/

  • Era quindi meglio lasciare Milosevic sterminare gli albanesi? Sì o no? Tertium non datur, ahimé. I mali dei Balcani nascono dai nazionalismi. dai ripiegamenti idenditari idioti e criminali. E Milosevic era un campione di queste tendenze fascistoidi.

  • angelo maddalena

    forse era meglio, caro Enzo, per come si erano messe le cose, fare quello che è stato fatto, però io avevo scritto quel riferimento riferendomi all’oggi e a Ventimiglia: e quindi ti rigirerei la domanda per l’oggi: allora è giusta l’ordinanza di Ioculano visto come si sono messe le cose? è una domanda provocatoria per far da contraltare alla tua ma soprattutto per riportare la questione all’oggi, o meglio: la tendenza sinistra di certi giovani assessori a futtiri cumpagnu ha radici antiche, anche di matrice D’Alemiana, ma poi non ho capito se tu difendi D’Alema o la scelta di bombardare la Serbia, in ongi modo è interessante questo scambio perché mi stimola a rivedere quello che successe a fine anni ’90 a due passi da noi

  • Io quegli anni li ho vissuti nei Balcani lontano dalle ideologie e vicino ai fatti. per quanto riguarda Ioculano, ho appena scritto una bozza di comunicato stampa in attesa di approvazione. Te la trascrivo in anteprima:
    “Da più di un anno un gruppo di cittadini della Val Roja rifornisce quotidianamente i migranti che stazionano a Ventimiglia di 200-300 pasti quotidiani. Un’impresa di grande impegno: raccogliere fondi (in Valle e in tutta la Francia) e vettovaglie, confezionare i pasti e venire a distribuirli ogni sera a Ventimiglia.
    Com’è noto, un’ordinanza del sindaco che proibisce la distribuzione di cibo in città si è trasformata in uno strumento che criminalizza la solidarietà. Lunedì 20 marzo, tre cittadini francesi che, per mero spirito umanitario, distribuivano cibo ai migranti, a supporto dell’operato della Croce Rossa e della Caritas, sono stati, fermati, portati al Commissariato ed identificati (foto segnaletiche e impronte digitali). Dopo tre ore, sono stati rilasciati non senza essere stati denunciati all’autorità giudiziaria “per aver somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti” (sic!). La stessa cosa era avvenuta il 1° marzo ad altre sei persone aderenti anch’esse a Roya Citoyenne. Ad oggi, i denunciati sono dunque nove.
    I sottoscritti cittadini di Ventimiglia, aderenti al forum “Altroponente” trovano inaccettabile che nutrire chi ha fame venga considerato reato. Chiedono dunque al prefetto che a Roya Citoyenne sia consentito somministrare cibo ai migranti e al sindaco Ioculano di individuare assieme alla benemerita associazione della Val Roja un luogo adatto alla distribuzione. In assenza, diventa necessario che il sindaco ritiri l’ordinanza. La solidarietà è un dovere ma anche un diritto”..

  • angelo maddalena

    io però credo che dovrebbe essere permesso a tutti i cittadini che vogliono dare cibo ai migranti, non solo ad associazioni o gruppi che concordano con iL Sindaco un luogo e una modalità coordinata e comunque “ufficializzat” o pseudo istituzionalizzata, comunque avevo letto e apprezzato l’articolo di Barnabà pubblicato qualche giorno fa da il manifesto come lettera, nello stesso numero c’era un articolo di Livio Pepino sull’argomento che iniziava nella prima pagina, era il manifesto di mercoledì 29 marzo 2017, e volevo ricordare che un anno fa era molto attiva la repressione contro i noborders che adesso sono stati “eliminati” anche a colpi di fogli di via dovuti anche al fatto che si ostinavano a dare cibo ai migranti e a denunciare l’assurdità e l’ambiguità di certe ordinanze e di certe complicità

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