Verso l’8 marzo

Un documento dello “Sciopero delle donne”  

Care amiche, care compagne,

car* tutt*

nell’imminenza dell’8 marzo, di cui vi diremo più avanti, due parole sulle sorti nostre e dell’Italia che in questi ultimi giorni e ore sembra preda di uno scombussolamento totale di cui a volte si fa fatica a cogliere il senso.

Intanto, c’è un nuovo governo, quello di Matteo Renzi che ha appena ottenuto la fiducia sia al Senato che alla Camera. Un governo in cui, per la prima volta, sono state nominate otto ministre e otto ministri. Ma basterà il rispetto delle quote 50 e 50 a garantire il pieno riconoscimento e la tutela dei diritti delle donne in un Paese come l’Italia dove il 70% dei medici sono obiettori di coscienza che non permettono la corretta applicazione della legge 194 sull’aborto e ogni tre giorni una donna viene ammazzata perché non allineata al ruolo per lei disegnato dalla società?

Il neo premier incaricato non ha ritenuto opportuno nominare una ministra alle Pari Opportunità. Questo significa che sarà Renzi stesso ad occuparsene? O questa scelta sembra più foriera di disinteresse verso i diritti delle donne e delle comunità lgbtqi? Per questo dicastero il premier non ha indicato neanche una delega, così come ha fatto per l’Integrazione e per gli Affari Europei (a giugno l’Italia assumerà la presidenza della Comunità europea). Insomma, dopo tutto questo rumore – nonostante l’accenno di solidarietà a Lucia Annibali sfregiata dal suo ex compagno con l’acido – ci sembra che in un batter d’occhio sia stato spazzato via il ruolo di Josefa Idem, tempestivamente cacciata via dall’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, prima che potesse proseguire nel suo lavoro alle Pari Opportunità, ma anche quello altrettanto importante della ex ministra per l’Integrazione,Cécile Kyenge. Chi prenderà il loro posto?

Non sono questioni da poco, e secondo noi non bastano le otto ministre, benché alcune piazzate in posti di peso. Anzi, secondo noi sarebbe opportuno che a questo punto, l’ex sindaco in persona autorizzasse l’immediata erogazione dei fondi per il Piano Nazionale Antiviolenza che la ex viceministra alle Pari Opportunità, Cecilia Guerra, aveva annunciato il 6 febbraio scorso, previsti dal decreto “Femminicidio” approvato dal Parlamento nell’ottobre scorso. Si tratta di 10 milioni in 4 anni, compreso il 2013. E subito dopo che istituisse un Osservatorio nazionale per permettere il monitoraggio reale del fenomeno del femminicidio, il solo che possa fornire dati certi sui quali, poi, poter lavorare per arginare l’insopportabile reato. Perché è evidente che per combattere la cultura che alimenta la violenza servono risorse, le stesse che occorrono per attivare servizi per le donne, progetti di prevenzione nelle scuole e un servizio di monitoraggio che controlli questi soldi vengano spesi al meglio. Anche per non permettere miseri business sulla violenza, come purtroppo a volte accade (basta dare un occhio in giro ai vari e improbabili convegni sul tema). Questioni serie, serissime, per le quali occorrerebbero risposte certe e rapide. Dal premier Matteo Renzi o da chi per lui.

Nel frattempo, ci avviciniamo all’8 marzo. Senza celebrazioni inutili, ci sembra importante sottolineare che quest’anno siamo tutte in prima fila a ri-significare questa giornata per troppo tempo occasione di semplice svago da sabato sera. Quest’anno – dopo la nostra adesione a WomenarEurope, in solidarietà con le donne spagnole che stanno lottando contro il nuovo, oscurantista disegno di legge sull’aborto a firma del ministro della Salute, Alberto Ruiz-Gallardón – vogliamo ripartire proprio da qui. Dai nostri diritti, in particolare dalla libertà di scelta, dalla capacità di decidere sui nostri corpi, dall’autodeterminazione e dalle parole d’ordine che arrivano proprio dalla Spagna: #iodecido http://maipiuclandestine.noblogs.org/. Una campagna per immaginare insieme un 8 marzo fuori dai soliti riti, invadendo con manifestazioni, cortei e azioni tutte le città.

Come già per il 25 novembre scorso, anche stavolta metteremo sul sito www.loscioperodelledonne.it (e su Fb) tutte le iniziative di cui avremo notizia, città per città. A Roma è già stato organizzato un corteo che partirà dalle ore 15 da piazza de Condottieri 34 (consultorio del quartiere Pigneto) e arriverà in piazza San Giovanni. Vi terremo aggiornate su questo e su altri appuntamenti.

Un caro saluto,

Lo Sciopero delle donne

 

Redazione
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  • Il declino veste rosa
    Di Anna Lombroso

    L’associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza invia una lettera al Presidente del Consiglio per chiedere un incontro per un confronto sugli interventi e le azioni politiche necessarie per affrontare il problema della violenza maschile contro le donne. “Abbiamo preso atto, scrivono, che il Suo Governo non ha un ministero che si occupi delle politiche di genere, sottolineiamo con preoccupazione che, fino ad oggi, l’incarico non è stato nemmeno attribuito in delega. La scelta di nominare otto Ministre all’interno del suo Governo è sicuramente un segnale positivo, siamo però convinte che le quote rosa non risolvono il gender gap che colpisce le donne nella società italiana”.
    E che ministre verrebbe da dire, che quote nere come la pece, una che dice che le armi, F35 compresi, servono a preparare la pace, una che sfrontatamente perora al causa delle scuole private, da aiutare o con finanziamenti diretti o sostenendo i genitori che le scelgono per la loro fortunata prole. Una incurante del fatto che mostrare contrarietà nei confronti dell’aborto, come ogni donna fa, da una funzione istituzionale, significa compiere una lesione a una legge dello Stato che ci ha protetto da clandestinità, criminalizzazione e morte, e che sostiene che l’unica vera famiglia è quella composta da un uomo e una donna, che si amino o no è irrilevante. Una che ha licenziato e affamato le sue maestranze, donne e uomini, annientando diritti e conquiste, grazie all’esperienza maturata da una dinastia di padroni avidi e irresponsabili, trasferendo le unità produttive altrove in modo da penalizzare altre donne e altri uomini con salari minori e risparmiando in sicurezza, ambiente, leggi e regole. Un che vanta una cieca abnegazione all’”ideologia” imperialistica europea tramite l’appartenenza a tutti i possibili forum, associazioni, organismi per giovani ambiziosi e che di fronte alla crisi Ucraina ha emesso la frase decisiva: “bisogna abbassare i toni”.

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