Verso l’ecosocialismo di Chávez

Proposte per l’Assemblea Nazionale Costituente in Venezuela e per la comunità internazionale

del Frente Ecosocialista Internacional Chico Mendes (*)

Malgrado tutti i progressi tecnologici degli ultimi decenni, che hanno reso possibile un accesso quasi istantaneo all’informazione, la società contemporanea continua a essere molto mal informata, anzi disinformata. Le imprese con fini di lucro che si fanno chiamare mezzi di comunicazione, condividono gli interessi delle principali multinazionali. Sono queste ultime a pagare la propaganda, e perfino le notizie che permettono a questi media di essere un buon business e tengono il pubblico in uno stato di ignoranza o disinformazione rispetto a quanto accade.

I media influenzano il nostro modo di vedere il mondo e di concepire il progresso dell’umanità, le nostre vite, le nostre relazioni. E ancor più, il modo di misurare questi fattori è strettamente legato a un modello distorto, che si basa sull’ansia sfrenata di ricchezza, sulla speculazione finanziaria e sulla convinzione che le risorse del pianeta siano infinite, e che la sostituzione di una risorsa con un’altra, una volta esauritasi la precedente, possa verificarsi all’infinito e facilmente, anzi magari risparmiando sui costi.

Dunque non è casuale che il modo di concepire quello che è accettabile o no per la costruzione e la realizzazione delle nostre società rimanga in qualche modo legato agli interessi della minoranza privilegiata. Ci hanno imposto questi interessi come legittimi, come la forma naturale affinché le cose funzionino. In questo modo diventiamo partecipi e complici di una cultura che depreda l’ambiente e gli umani.

Quel che è certo, è che abbiamo già esaurito o siamo sul punto di esaurire importanti risorse del pianeta; intanto, miliardi di persone vivono in povertà; i bacini idrici si deteriorano a causa dei rifiuti che vengono gettati ogni momento; la nostra atmosfera patisce gli effetti dell’incessante emissione di gas climalteranti e inquinanti; i nostri suoli si degradano per l’erosione dei pendii montuosi, la deforestazione dei boschi, la contaminazione da erbicidi e pesticidi, le piante geneticamente modificate…La temperatura media del pianeta continua ad aumentare…

Ma per la minoranza dominante del mondo, per l’1% che più dipende dal denaro delle principali multinazionali, dai suoi lussi ed eccessi, dalle sue guerre provocate in regioni opportunamente lontane dalle loro case e dalle loro vite, tutto questo non è preoccupante. Perché dovrebbe esserlo visto che loro vivono benissimo? Il problema è che stanno portando l’umanità all’estinzione. E i paesi della cosiddetta «periferia» sono considerati semplici fornitori di materie prime e ricchezza per il piccolo settore minoritario che domina nel mondo.

Tutte quelle nazioni che, come il Venezuela, si ribellano e cercano di sottrarsi alla dipendenza economica e al dominio geopolitico, volendo introdurre il cambiamento nelle proprie società, devono aspettarsi un’implacabile campagna mediatica di denigrazione e demonizzazione, che accompagna una spietata guerra economica. Quest’ultima approfitta del fatto che, per esempio i paesi latinoamericani, hanno economie deboli e generalmente mono-produttrici e dipendenti; vulnerabili dunque alle pressioni internazionali.

In passato, molti paesi latinoamericani sono stati invasi militarmente, e il Venezuela, già vittima di un decreto dell’ex presidente Usa Obama che definiva il paese «una minaccia inusuale»,  ha ricevuto minacce militari anche da parte del nuovo presidente Trump.  Minacce precedute da un sabotaggio che pesa su tutti gli aspetti della società; da una violenza terroristica durata circa 120 giorni; da una campagna mediatica molto aggressiva; e da pressioni politiche ed economiche senza precedenti avanzate da un dittatore (Temer del Brasile) e da leader impopolari di diversi altri paesi, da organismi finanziari e dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa).

Che fare? Cedere alle pressioni? Augurarci che saremo fra i pochi sopravvissuti quando l’ambiente finirà di reagire alle nuove condizioni imposte dagli umani? O piuttosto, agire sin d’ora per sanare i danni che sarà possibile sanare; per stabilire una cultura diversa basata sulla coesistenza, e sull’uso razionale delle risorse limitate e finite del pianeta; per costruire sistemi e modelli economici, sociali, politici, culturali inclusivi e partecipativi che si avvalgano della creatività e dell’intelligenza della razza umana a vantaggio degli esseri viventi e del pianeta in generale, e non di una minoranza privilegiata? Crediamo che questo sia il cammino da percorrere, anche se richiede più lavoro. E crediamo che occorra farlo adesso, subito, pur contro forze potentissime.

Il compito non è facile. Ci sono fattori storico-culturali come la colonizzazione spagnola; la sconfitta del progetto di Bolívar di unità e indipendenza latinoamericana; la frammentazione sociale; il razzismo; la schiavitù; la diseguaglianza economica e sociale; la dipendenza culturale; la mancanza di identità nazionale; la tendenza all’individualismo, al si salvi chi può, tanto che per molti la patria non ha alcun significato.

L’economia petrolifera venezuelana, redditiera, mono-produttrice e dipendente, ha causato danni e deformazioni culturali, sociali e ideologiche. Ma il fattore che ha avuto l’impatto più nefasto sulla nostra cultura, sulla nostra politica, sulla nostra società in generale, è stata la struttura politico-culturale del dominio statunitense, al punto che una parte della popolazione e perfino alcuni partiti politici ritengono prioritari gli interessi degli Stati uniti rispetto a quelli del Venezuela.

E tuttavia, il Venezuela ha un potenziale enorme,  un popolo fiero, degno, combattivo e lavoratore, che ha ereditato gli ideali di Simón Bolívar, Hugo Chávez, Francisco de Miranda, fra altri leader di levatura mondiale.

Siamo coscienti della quantità di risorse energetiche e di biodiversità che il nostro paese, fortunatamente, possiede; rappresentano uno scenario geopolitico, strategico, territoriale invidiabile e ci garantiscono una serie di possibilità e molteplici contraddizioni culturali, sociali e ideologiche, che ci entusiasmano e ci motivano. Ancor più, ci portano a partecipare alla definizione di questa società possibile, e di questa identità venezuelana che in gran parte si è cancellata come conseguenza della colonizzazione spagnola, del dominio oligarchico, della ricolonizzazione statunitense e degli anti-valori del capitalismo dipendente dei quali siamo vittime.

In particolare, il popolo venezuelano, dopo aver fronteggiato e sventato 120 giorni di attacchi terroristici, ha varato, con voto universale, diretto e segreto, l’Assemblea nazionale costituente (ANC). Si tratta di uno spazio del potere popolare originario, che si trova al di sopra dei partiti politici e delle strutture di potere stabilite, per modificare la costituzione prendendo in considerazione temi vitali. L’idea è che la Costituzione risponda alla realtà che si vive, ma delinei anche il nuovo paese che vogliamo, e faciliti l’approvazione delle leggi e delle norme necessarie per costruirlo.

Ma l’ANC aveva solo 15 giorni di vita quando, dopo il fallimento dell’ultima offensiva terroristica contro il governo  democratico di Nicolás Maduro, Donald Trump si è messo a minacciare azioni militari dirette contro il paese.  Se questa avventura militare dovesse concretizzarsi, l’impegno per fronteggiare militarmente gli Stati uniti provocherebbe danni incalcolabili per il Venezuela, la sua popolazione, le sue infrastrutture, e l’ambiente. È uno scenario da evitare.

L’ANC deve rendere possibile il maggior numero di spazi di dibattito e formazione, orientati a sensibilizzare e far prendere coscienza delle complesse condizioni e tensioni di ogni tipo che dobbiamo affrontare. Questi spazi devono coinvolgere tutto il paese, per le ragioni suindicate, ma arrivare alla scala planetaria. Infatti le aggressioni perpetrate dal binomio capitalismo-imperialismo guidato dalla minoranza dominante, hanno portato la specie umana sull’orlo dell’estinzione.

Siamo obbligati a sconfiggere il modello capitalistico mono-produttore e dipendente, che nel nostro caso si chiama rentismo petrolifero. Parallelamente, dobbiamo sconfiggere la guerra economica che ci hanno imposto come punizione per esserci sollevati contro l’impero. Di fronte a queste sfide, proponiamo l’ecosocialismo come nuova proposta di civiltà.

Siamo certi che solo l’ecosocialismo  possa cambiare le condizioni del Venezuela e del mondo, in un modo radicale e rispondente agli interessi delle masse del paese e del pianeta.

La discussione deve dare la priorità e orientare: in che cosa crescere? In che cosa decrescere? Chi controlla i processi produttivi? Come produrre? Come operare la giusta distribuzione della ricchezza? Come mantenerci parchi ed evitare di credere che nuotiamo nell’abbondanza?

Il primo obiettivo nazionale del 5 obiettivo storico della legge Plan de la Patria dice con chiarezza: «Costruire e dare impulso a un modello economico produttivo ecosocialista, basato su una relazione armoniosa fra essere umano e natura, che garantisca l’uso e l’approvvigionamento razionale, ottimale e sostenibile delle risorse naturali, rispettando i processi e i cicli della natura.»

Il nostro paese deve intraprendere un cammino verso la produttività a tutti i livelli, ma questa produttività va assoggettata a limiti biofisici, imposti dall’ecosfera. Non sono possibili crescite economiche infinite. Il prelievo di risorse rinnovabili non può superare la loro capacità di rigenerazione. L’emissione di inquinanti non deve superare le capacità naturali di assimilazione e smaltimento. I flussi in entrata e in uscita dai sistemi e processi produttivi devono collegarsi in un unico flusso circolare, dunque sano; la produzione deve chiudere i cicli. Produzione-distribuzione-consumo-scarto-riuso/riciclaggio-produzione.

Il nostro comportamento deve rispondere alla bioetica. Una nuova etica che sia guidata dai valori della corresponsabilità sociale e da una relazione responsabile nei confronti della natura, ci permetterà di definire il nostro sviluppo con criteri di sostenibilità. Una sostenibilità delimitata dai ritmi sani degli ecosistemi; dall’uso preponderante dell’energia proveniente dal sole; dalla chiusura dei cicli della materia e dell’energia.

L’ecosocialismo deve riconoscere, ricreare e rafforzare il nostro carattere identitario e interculturale che, a sua volta, deve essere fondato sul nostro meticciato ricco e straordinario (caraibico, europeo, indigeno, afro-caraibico), i cui valori, significato, complessità sono il substrato della cultura e della sostenibilità.
Un processo di transizione verso l’ecosocialismo deve sostenersi e andare avanti in varie dimensioni e a vari livelli socio-politico-culturali. I quali devono avere coerenza, visibilità, potersi coordinare, articolare, agire in sinergia, completarsi a vicenda. Per questo abbiamo definito sei principi, chiamati Principi ecosocialisti, così da orientare il cammino verso la nuova società.

PRINCIPI ECOSOCIALISTI

1) autolimitazione

2) precauzione

3) interculturalità

4) eco-etica

5) eguaglianza sociale

6) partecipazione.

DIMENSIONI E AZIONI ECOSOCIALISTE

DIMENSIONE ETICA

Alle pagine 64, 75, 129, 135 della legge Plan de la Patria, Secondo piano socialista di sviluppo economico e sociale della nazione 2013-2019, è espressa la volontà di avanzare nella direzione di una nuova etica rivoluzionaria; una nuova etica ecosocialista; una nuova cultura ecosocialista; alla fine, l’eco-etica.

L’intera umanità ha sofferto per l’impatto del modello di dominio capitalistico neoliberista globalizzante. Un modello estrattivista che inquina e depreda, ed è anche inefficiente e fatto per creare profonde disuguaglianze sociali e gravi danni ambientali, spesso irrecuperabili.  E’ un modello che induce nei nostri bambini e giovani, nella popolazione in generale, una mentalità consumista, individualista, nella quale il denaro è l’obiettivo della vita. Questo modello presenta sempre squilibri fra gli input e gli output dei processi produttivi perché, checché ne dica, non è interessato all’ambiente naturale.

I mentori del sistema capitalistico continuano a imporci condizioni megalomani e false aspettative per confonderci. La verità è che il modello si è esaurito; non è un’opzione sostenibile per l’umanità a causa del suo produttivismo distruttivo e dello stile di vita contrario agli interessi dell’intera umanità.

I  nuovi rapporti sociali, e fra esseri umani e natura, esigono un ripensamento dell’etica, che sulla base dei valori della natura riconosca che la nostra Terra non va più considerata una semplice merce, e non se ne può abusare ad arbitrio. La Terra è e sarà un essere vivente, generatore di vita. Il capitalismo la considera qualcosa di inerte, una specie di negozio che vende risorse illimitate.

L’ecoetica concentra molteplici dimensioni culturali, psicologiche, psichiche, emotive che vanno valorizzate; per proteggere con cura i rapporti fra esseri umani, e fra questi e le risorse naturali del pianeta. Ancor più, dobbiamo considerarci garanti del benessere delle generazioni future, e in modo attivo assicurare il principio di solidarietà intergenerazionale e nei rapporti geopolitici e internazionali.

Come richiede il Plan de la Patria, la nostra nuova eco-etica, o etica ecosocialista, deve promuovere in modo permanente la trasformazione della persona e del suo rapporto con gli altri esseri viventi e il pianeta in generale, attraverso un processo di dialogo, riflessivo, cosciente e responsabile in grado di generare strategie e pratiche basate sul bene collettivo, appropriate all’ambiente naturale e culturale.

DIMENSIONE POLITICA

La corresponsabilità e la convivenza sociale armoniosa fra esseri umani ci richiede di promuovere e costruire la democrazia partecipativa e collettiva, protagonisti tutti i membri della comunità. Una democrazia che deve valorizzare le differenze e celebrare gli elementi di comunità, ed espletarsi attraverso l’integrazione sociale di tutti con tutti, sulla base della corresponsabilità sociale, responsabile nei confronti dell’ambiente.  Dobbiamo creare spazi sociali, riscattare quelli che si sono degradati e convertirli in spazi di incontro per le arti, la produzione artigianale ed ecologica, la discussione delle tematiche di interesse per tutte e tutti così da concretizzare i sogni collettivi.

I principi ecosocialisti sono orientati a combattere l’atteggiamento rentista, mercantilista, consumista e individualista, che stimola l’accumulazione non necessaria e i conflitti sociali. Occorre che i principi permettano di unire gli interessi collettivi nel perseguire la pace e gli obiettivi comuni.

Si costruiranno man mano altri aspetti, con l’apporto delle diverse tendenze ideologiche e politiche, come l’ecologismo, l’ecologia politica, l’ecomarxismo, l’ecofemminismo, l’altermondialismo, il buen vivir, il vivir bien, la decolonizzazione.

DIMENSIONE AMBIENTALE

Il rapporto di valutazione degli ecosistemi del Millennio da parte dell’Organizzazione delle Nazioni unite conclude sulla base di evidenze scientifiche che il 60% dei servizi ambientali dai quali dipende il benessere umano, come la capacità di depurazione dell’acqua, la fertilità dei suoli e la regolamentazione climatica sono seriamente degradate.

L’ecosocialismo nella sostenibilità esige che questa tendenza sia invertita d’urgenza, prima di arrivare al collasso definitivo. E’ urgente; l’Assemblea nazionale costituente deve riformulare le politiche pubbliche settoriali sulla base dei limiti attuali delle risorse naturali.
Dobbiamo insistere che non è il pianeta in quanto tale a essere minacciato direttamente, quando i sistemi ecologici e la stessa base vitale; da essi dipendono il benessere e l’esistenza stessa della specie umana.

Il prelievo di risorse non dovrebbe superare le capacità di rigenerazione; e la produzione di scarti non dovrebbe superare le capacità ecologiche di assimilazione e smaltimento. In questo modo la “sostenibilità” rimane definita dal suo adattarsi ai ritmi degli ecosistemi; dal suo uso efficiente delle risorse energetiche e dalla capacità di chiudere i cicli di materia nei processi produttivi.

DIMENSIONE SOCIALE

Dal punto di vista della sostenibilità, l’ecosocialismo promuove la cultura della tutela della vita. Questa condizione assoluta richiede di adempiere alle necessità umane vitali ed essenziali.  Necessità che devono articolarsi in una società egualitaria, formata da persone libere che rispettino e promuovano la diversità, e nella quale ogni aspetto sia ispirato alla tutela di tutti gli esseri viventi e delle condizioni che consentono la vita.

Le attività umane di produzione e riproduzione devono avere come base la biosfera e razionalizzare l’utilizzo dei nostri servizi naturali, d’accordo con i loro limiti. Questo significa creare e consolidare spazi ecosocialisti.

L’ecosocialismo e l’uguaglianza (intragenerazionale e intergenerazionale) richiedono che si tenga conto della giustizia ambientale.  E questo a sua volta implica la ricerca di soluzioni ai conflitti ecologici e distributivi, con un’equa ripartizione dei benefici (risorse naturali e servizi ambientali) e dei costi dei danni ambientali (contaminazione e scarti) legati allo sfruttamento economico della natura.

Per l’Assemblea Nazionale Costituente, un buon esempio di giustizia ambientale sarebbe intraprendere azioni legali contro i responsabili diretti e indiretti di atti di ecoterrorismo e di distruzione ambientale.

Come già detto, è naturale esercitare la pressione sociale organizzata affinché le nuove politiche ambientali abbiano un peso reale nell’insieme delle politiche pubbliche settoriali.

L’educazione ecosocialista è indispensabile a tutti i livelli dell’istruzione. In particolare nel  processo di trasformazione dell’università, luogo privilegiato nel quale coltivare un approccio ambientalista. L’università deve occuparsi con urgenza dei temi emergenti che richiedono innovazioni scientifiche e tecnologiche.

Quanto ai nuovi complessi residenziali costruiti nell’ambito della Gran Misión Vivienda, dovrebbero prevedere fra l’altro tetti fotovoltaici, biblioteche, centri di raccolta e lavorazione dei rifiuti, comprese le acque reflue, parchi naturali, centri di produzione agroecologica, che permettano la crescita di un atteggiamento di sana convivenza con la natura.

DIMENSIONE GIURIDICA

La nostra America latina è stata la prima al mondo a dare rango costituzionale all’ecologismo. I nostri popoli fratelli della Bolivia e dell’Ecuador per primi hanno introdotto i diritti di Madre Terra nelle rispettive costituzioni.

Questa scelta giuridica ha molteplici ripercussioni, specialmente rispetto agli organismi multilaterali, perché ha determinato un  nuovo orientamento nel diritto ambientale internazionale.  Si introduce il dovere di considerare Gaia (la Terra) come un essere vivente, finito e con limiti, che può morire; e si criticano le costituzioni neoliberiste, che tuttora non arrivano a riconoscere nemmeno i diritti sociali più elementari.

Si tratta di una svolta storica per l’umanità. Eleva le virtù creatrici dell’armonia dell’essere umano con la natura, sostenuta dalle visioni andine del “buen vivir” (sumak kawsay) e del “vivir bien” (sumak qamaña), per le quali Gaia è un sovra-organismo vivo che si autoregola per produrre e riprodurre vita.

 

Questa condizione dei diritti di Madre Terra è un’opportunità unica per andare avanti nell’approfondimento dei diritti degli stessi esseri umani finora riconosciuti come diritti di prima, seconda e terza generazione. La suddetta condizione si riferisce certamente ai diritti emergenti delle future generazioni (carattere trans-generazionale) convertiti oggi principalmente in obblighi delle generazioni attuali).

 

In virtù di quanto sopra, la specie umana deve ora assumere più obblighi che diritti rispetto a Madre Terra.  Ecco un’altra grande sfida per l’Assemblea nazionale costituente: trovare un equilibrio costituzionale fra i diritti umani già sanciti e quelli che non vi figurano espressamente, e con i doveri e gli obblighi della specie umana nei confronti di Madre Terra.

Per i propositi di questa dimensione giuridica, ci si può basare su proposte già elaborate, per la riscrittura di alcuni articoli della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela del 1999 e i relativi obblighi e doveri.

DIMENSIONE ECONOMICA

In una situazione di conflitto, la natura si esprime in maniera improvvisa.  Possiamo fare danni all’ambiente naturale per anni senza percepire una reazione sfavorevole, e poi all’improvviso, ecco la risposta, che può assumere un carattere catastrofico, con effetti cumulativi.

Senza dubbio continuiamo a estrarre e sprecare le risorse produttive con una velocità che supera la capacità di rigenerazione. Un problema o conflitto ambientale può presentarsi in tre varianti: un consumo eccessivamente rapido di risorse e servizi; la velocità davvero eccessiva di produzione di scarti; la combinazione delle due varianti. Diversi autori a questo proposito hanno parlato di tappa della Grande accelerazione.

Negli ultimi 65 anni la popolazione mondiale è raddoppiata; il Pil mondiale è aumentato di 9 volte; il consumo energetico di 7; il consumo di acqua si è decuplicato; la produzione di alimenti è aumentata di 7 volte. Questi cambiamenti hanno prodotto a loro volta effetti esponenziali diretti nell’ambiente, con aumenti esponenziali nella produzione di biossido di carbonio, gas metano e altri gas serra , nell’acidificazione degli oceani e nella perdita di boschi e biodiversità.

Un’accelerazione-trasformazione di questa portata è insostenibile. Si tenga conto anche delle diverse conseguenze in termini climatici oltre agli altri danni ambientali già ben evidenti.

Ci chiediamo dunque: come possiamo ridimensionare la nostra crescita? Quali possono essere le aree prioritarie sulle quali indirizzarci in un nuovo modello economico?  Possiamo proporci di decrescere e vivere bene? Queste considerazioni come tante altre ci invitano a elaborare iniziative che ci possono aiutare a costruire il processo di transizione verso l’ecosocialismo.

Questo significa che ogni processo produttivo dovrebbe essere pulito. In altre parole, la produzione dovrebbe rispondere ai seguenti requisiti:

 

  1. Minimizzare l’uso di risorse naturali, limitandole a quanto indispensabile per la produzione,
  2. Ottimizzare energeticamente i processi produttivi, facendo uso di tecnologie appropriate e pulite, senza produrre scarti e riorganizzare anche il processo sociale del lavoro.
  3. Massimizzare i beni e i servizi, eliminando o minimizzando la produzione di residui o scarti di qualunque tipo, in atmosfera, in acqua e nel suolo. Approfittare dei vantaggi del riutilizzo dei materiali e nutrienti. Il nuovo modello deve evitare inefficienze di tutti i tipi. Ogni prodotto una volta utilizzato deve essere la base per un nuovo prodotto. 4. Applicare in permanenza il principio di precauzione. Prevedere le conseguenze future di quello che pensiamo di fare. 5. Per affrontare i diversi fattori che provocano penuria ed esaurimento di risorse naturali occorre progettare e avviare processi sulla base della gestione della domanda rispetto ai limiti biofisici dell’ecosistema, seguendo la strada dell’austerità responsabile. 6. Incorporare il concetto di biomimesis (fondato sulla saggezza della natura e degli esseri viventi) per guidare e innovare nella dinamica scientifico-tecnologica e nell’eco-industria. La biodiversità deve essere valorizzata e la sua ricchezza deve essere misurata.
  4. Promuovere l’economia familiare e circolare nelle reti, per privilegiare una nuova divisione del lavoro e il valore d’uso rispetto al valore di scambio.

 

Azioni da realizzare immediatamente:

 

  1. Riprendere e intraprendere i programmi e le proposte già esistenti nel paese, nella produzione di energie rinnovabili pulite: solare, eolica, dalle biomasse ecc.
  2. Uso razionale ed efficiente delle risorse, risparmio idrico, risparmio di materie prime di vario genere. 3. Ridurre progressivamente la dipendenza dall’uso di energia fossile e iniziare il processo di de-carbonizzazione dell’economia. Occorre dunque intraprendere il cammino dell’economia anticapitalistica e imparare a vivere con l’energia solare e altre fonti non inquinanti. 4. Consolidare la rivoluzione produttiva agro-ecologica e bloccare la strada al transgenico che i settori industriali vogliono imporci.
  3. Difendere e promuovere il diritto a un’alimentazione sana e di elevato valore nutritivo. Tutto questo in armonia con il potenziale agro-ecologico che l’agrobiodiversità locale presenta nel nostro territorio.
  4. In funzione delle caratteristiche culinarie e gastronomiche delle socio-bioregioni, occorre promuovere le eco-reti alimentari e i processi produttivi locali.
  5. Proseguire nelle ricerche, innovazioni e sviluppi scientifici e tecnologici sulle virtù terapeutiche del tropico.
  6. Incorporare le nuove eco-tecnologie, per sostituire il vecchio e obsoleto parco industriale, inquinante e antiquato rispetto alla realtà scientifica e tecnologia emergente.
  7. Esigere il trasferimento di tecnologie pulite nei rapporti Sud-Sud e Nord-Sud.
  8. Promuovere la mobilità sostenibile, trasporto collettivo e gratuito.
  9. Costruire e modernizzare nuovi eco-parchi, con un orientamento anche eco-turistico.
  10. Rendere effettiva e consolidare la gestione ambientalmente sostenibile delle imprese.
  11. Con la partecipazione attiva dei lavoratori e delle lavoratrici mirare all’eliminazione dei monopoli e oligopoli.
  12. Far sì che la classe lavoratrice partecipi attivamente alla distribuzione effettiva e al flusso dei beni primari.
  13. Analizzare la pertinenza dei debiti contratti dai settori pubblici e privati che hanno contribuito a destabilizzare l’economia dei nostri paesi.
  14. Nazionalizzare il sistema bancario e finanziario. 17. Introdurre attraverso le scuole del Potere popolare e altre istanze di formazione i concetti originari del Vivir bien e dell’Ecosocialismo per tutti i responsabili e portavoce dei consigli comunali, delle imprese di proprietà sociale, dei comitati locali di approvvigionamento e produzione (Clap) con l’obiettivo di mantenere una coerenza organica fra il pensare, il dire e il fare.
  15. Aumentare la relazione di bilancio (municipale e regionale) che dipenda dai progetti sviluppati in maniera congiunta (Stato – Potere Popolare) e che risponda alle aree strategiche di fornitura, produzione, trasformazione e distribuzione di beni e servizi di prima necessità identificati territorialmente dalla popolazione organizzata. 19. Accesso gratuito ai servizi di salute, educazione e altri servizi di base necessari a garantire la qualità della vita dei cittadini.
  16. Controllo serrato sulle proprietà, sui redditi, sui debiti e sulle finanze in generale dei membri della società per ricercare la maggiore uguaglianza di reddito possibile. Evitare l’accumulazione eccessiva, così come la corruzione e lo storno di denaro e risorse illecitamente ottenute – anche con amici e familiari che possono servire da prestanome. Tutte le cittadine e i cittadini devono dichiarare annualmente i propri redditi, così come le proprietà, i debiti e le prebende che ottengono; e dovranno pagare tutte le corrispondenti tasse.
  17. Promuovere un uso obiettivo e razionale di mezzi di comunicazione, reti e spazi virtuali valorizzando i passi avanti verificatisi in diverse aree della conoscenza. Introdurre dispositivi per evitare la manipolazione mediatica, le menzogne e l’assoggettamento a interessi corporativi dei mezzi di comunicazione. Punire seriamente l’incitamento all’odio, alla violenza e alla guerra, e qualunque atto di discriminazione o apologia dei crimini.

 

Le idee che abbiamo qui esposto si stanno consolidando in spazi produttivi e sociali, a livello individuale, di gruppo e di governo, in successione o simultaneamente. Tutte queste molteplici dinamiche hanno livelli diversi di sviluppo e si propongono un grande obiettivo: procedere nella costruzione di una proposta di civiltà. È già così nella pratica, attraverso il potere popolare; creando e consolidando spazi ecosocialisti; germe di un nuovo Stato, che ha come base le nostre comunas.

Ci è richiesto di creare per credere. È evidente l’esigenza di procedere verso lo sviluppo umano in una prospettiva ambientale ed ecologica. Queste dimensioni ci portano a consolidare la pace, ad avanzare nella giustizia sociale e nell’indipendenza e ad affermare progressivamente  equilibrio ed equità nella nostra vita.

Le rivoluzioni civilizzatrici saranno ecosocialiste o non saranno.

Per aderire alla proposta

(*) tratto da Alba Informazione  [Traduzione dal castigliano per ALBAinformazione di Marinella Correggia]

Redazione
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