«Via d’uscita»

db si destreggia fra gli undici racconti di Valentino Poppi e si stupisce che il vivere quotidiano sia così intriso di fantastico

Gran beffa se quei guerrafondai del pianeta Terra si ritrovassero a loro insaputa come terreno di una battaglia chissà quanto simbolica: accade in «Questioni d’onore», primo racconto della bella antologia di Valentino Poppi.

Invece il protagonista senza nome e senza memoria di «L’unica via di uscita» dovrà fare i conti con un labirinto costruito forse da alieni.

Senza fare spoiler (anche perchè credo che il “diavoletto” del mio computer mi darebbe la scossa) anticipo che Franco – protagonista di «Chiedi e ti sarà dato» – scoprirà di essere morti ma che la faccenda è parecchio diversa dalle aspettative più o meno religiose… o atee.

Il signor Gianni abita in una casa popolare e non vorrebbe svelare a Clara, assistente sociale, qual sia il problema: «Davanti allo specchio» ci fa incontrare un curiosissimo animale «primitivo», che pochissimi riescono a vedere… e a cacciar via.

Ribellarsi è la cosa migliore? Chi legge «Istituto di recupero» deciderà se davvero solo violenza aiuta … dove violenza regna.

«I metodi basati sull’incantamento degli specchi d’acqua erano ideali per parlare senza essere intercettati» ma chissà se il portale «respingerà» o «distruggerà» i diversi: siamo in «Un elfo dal sangue puro», davvero curioso frullato di antico e moderno.

Passata la metà dell’antologia (6 racconti su 11) ho riflettuto che l’ingegnere bolognese Valentino Poppi ogni volta ha regalato una cornice diversa toccando i diversi “campi” del fantastico. Così mi sono chiesto se sarebbe riuscito a spiazzarmi fino all’ultima storia; vi anticipo che la risposta è sì.

«Alarian della Valle» ci proietta dalle parti dei Draghi; però non si chiamano Mario e non sono del tipo biologico.

Lieve ma con un bel finale «Tecnologia inversa»: molte volte avete sentito di geniali ma distratti inventori ma qui il problema è se il dottor Giretti, capo della produzione, sarà all’altezza di capire l’«entropia inversa» che gli propone Bario Torri.

«Lavoriamo su tutto ciò che è stato perso» dice Angelo – dell’Ufficio oggetti smarriti – all’ingegner Bucchi. Ma perduto in che senso? E… tutto-tutto? Ricordavo di aver letto il racconto «Oggetti smarriti» – primo fra i premiati del concorso RILL nell’anno passato – e di esserne rimasto colpito; anche la seconda impressione è buona.

Il penultimo racconto cioè «Bimbi senza nome» mi ha portato fra bambini, sogni, terapeuti e… qualcosa che non posso rivelare.

L’antologia si chiude con Cristina che partecipa al suo funerale (non sto spoilerando, è noto dalla quindicesima riga) ma se questo vi sembra insolito aspettate di vedere come finisce «Uno sguardo verso le stelle».

Nell’introduzione l’ingegnera (e ottima scrittrice) Laura Silvestri loda il collega (in entrambi i sensi) e ha ragione. In chiusura del libro Poppi risponde alla domande di Alberto Panicucci – nella banda RILL è l’intervistatore principe – e spiega il suo magico trittico: tecnologia, vita quotidiana e ironia… ma qualche volta c’è anche un pizzico d’incubo.

Chi decidesse di gustare questo “undici” troverà il libro – 138 pagine per dieci euro con la copertina di Valeria De Caterini; editore Acheron – anche su Amazon, Delos Store e ovviamente, a prezzo speciale, presso RiLL.

A libro chiuso mi chiedevo cosa accadrebbe se un così poliedrico inventore (e giocoliere) di racconti brevi si cimentasse con il romanzo. Come dite? Al solito mi sono distratto… Nel 2018 Poppi è stato finalista al Premio Urania e poi il suo «Vizi e tentazioni» è uscito da Robin Edizioni. Dovrò recuperarlo.

Ah, se nulla sapete di RILL – Riflessi di Luce Lunare – guardate «Il bar subito dopo»: scoprirete il concorso (e altro) con il libro annuale, di cui la collana “Memorie del futuro” è una sorta di estensione per lanciare un pulcino (o una pulcina) fra autori- autrici premiati nelle ultime edizioni. Due belle vetrine per chi ama nuotare nei mari sottostanti l’arcipelago Fant Astico.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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