Violenza economica contro le donne: anche a Salerno

Oggi 30 settembre arriva lo sfratto per Grazia Biondi. Come gli uomini maltrattanti strumentalizzano la “giustizia”

«L’Assemblea Permanente delle Donne di Salerno e Provincia» riceve e pubblica una lettera aperta alla cittadinanza di Grazia Biondi, donna sopravvissuta alle violenze domestiche. Siamo convinte che l’opinione pubblica debba conoscere le traversie, le difficoltà cui vanno incontro le donne dopo aver avuto il coraggio di denunciare i propri carnefici. La violenza economica è un aspetto ritenuto secondario, ma spesso è quello che impedisce alla donna di vivere in autonomia, di scegliere. Lunedì, in concomitanza con lo sfratto esecutivo di Grazia, denunceremo in una conferenza stampa la subdola violenza economica chiedendo si aprano riflessioni e percorsi sul tema. Di seguito la lettera di Grazia Biondi.

La Biondi non è nuova a questo genere di comunicazione, infatti solo due anni fa partecipava all’evento “IN QUANTO DONNA” organizzato a Montecitorio dall’ allora Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, dando voce a tante donne vittime di violenza.

Il suo intervento, sotto forma di un’accorata lettera aperta alle Istituzioni iniziava così: «Questa lettera è rivolta alle Istituzioni che hanno il dovere di intervenire concretamente a tutela dei diritti umani e dei diritti delle donne, contro chi calpesta la dignità umana e la legalità, verso chi non ha mezzi per potersi difendere se non rivolgendosi alle Istituzioni stesse. Vi racconto la mia storia, amara e senza speranza! Simbolo di tante altre storie che conosco. Ho subìto dal coniuge, ogni forma di violenza fisica, psicologica ed economica, per 9 lunghi anni. Quando ho iniziato a ribellarmi a quest’uomo, sono stata sequestrata in una stanza come un animale in gabbia, sfruttata sul lavoro nell’azienda di famiglia senza alcun riconoscimento economico e contributivo, minacciata di morte e stalkerizzata insieme ai miei anziani genitori. Più volte ho subìto e denunciato lesioni , maltrattamenti e attentati alla mia incolumità, intimidita dalle continue aggressioni fisiche e dai vari tentativi di strangolamento…. Inizialmente ho taciuto per la paura di essere ammazzata, per la vergogna e il timore di non essere creduta. Molte volte sono fuggita, sono stata sempre raggiunta, ovunque, punita e riportata a casa come un oggetto di sua proprietà. Sono stata sopraffatta economicamente e professionalmente. Il mio carnefice ha avuto tutto il tempo di occultare, con agio, ingenti somme di denaro, frutto anche del mio lavoro e paradossalmente ne uscirà impunito grazie alla prescrizione. E quando questa storia verrà dimenticata, la mia vita sarà seriamente in pericolo. Ho sperato di uscire da questo incubo e di poter essere finalmente una donna libera».

Dopo 2 anni la vicenda di Grazia sta per ricevere un’ulteriore svolta ancora più drammatica, per raccontarla con le sue parole.

«L’ultimo drammatico atto sta per consumarsi sulla mia pelle, si chiude il capitolo della violenza che ho continuato e continuo a subire, nonostante un processo conclusosi per maltrattamenti e una separazione giudiziale. Il 30 settembre non avrò più nemmeno un’abitazione! Ho lottato con tutte le mie forze e con il grande sostegno di molte associazioni locali e nazionali e anche di gente comune, ma la “giustizia” ha stabilito che devo abbandonare la casa degli orrori, la casa coniugale dalla quale non sono andata via perché oggettivamente impossibilitata ma anche speranzosa di poter far valere i miei diritti legati a una quota versata nell’acquisto della stessa, a un diritto di usufrutto rinnegato insieme a rate di mutuo pagate. Oggi, quasi tutto è finito nel nulla! Il disagio economico creato dalle situazioni in cui mi ha trascinato il mio ex marito è immane, dopo la violenza psicologica e quella fisica mi ha perseguitato attraverso cause e ricorsi falsi, menzogne estenuanti e soprattutto ha usato contro di me ogni forma di violenza economica. Ha svuotato e chiuso tutti i conti correnti con giacenze di migliaia di euro (senza alcuna conseguenza) privandomi di ogni risorsa economica frutto del mio lavoro nell’azienda familiare mai adeguatamente retribuito, mentre molti beni insieme a somme di denaro sono entrati nella sfera patrimoniale di suoi familiari e prestanome a vario titolo e, per concludere, debiti fatti a mio nome e a mia insaputa!

Un percorso che appartiene a tantissime donne che denunciano e sopravvivono alla violenza.

Eppure basterebbe una semplice inchiesta per mostrare al Paese cosa accade alle donne dopo la denuncia, poiché spesso i maltrattanti strumentalizzano la giustizia e i suoi tempi.
Quante donne vengono contro denunciate dagli ex e, a fronte di ogni situazione di maltrattamenti, quanti procedimenti pretestuosi si aprono a loro carico (ricorsi civili e procedimenti penali).
Quante donne subiscono violenza economica, non ricevendo alcun mantenimento per se stesse e per i figli, perché dopo le separazioni o le denunce, gli uomini diventano improvvisamente poveri o nullatenenti.

Mentre le donne restano oberate di debiti.

Basterebbe poco per chiudere questo cerchio di violenza che invece diventa un altro calvario per chi ha la fortuna di non morire.

La violenza sulle donne rappresenta un costo per l’intera società. Assistenzialismo e protezione devono poi cedere il passo all’inserimento delle donne in circuiti di rinascita e di indipendenza economica, perché noi non siamo zavorre ma ricchezza per il Paese .

Non vi nascondo che l’indignazione e la voglia di urlare è tanta, soprattutto quando in alcune sedi giudiziali mi sono vista perfino condannata immeritatamente a spese da riconoscere al mio ex marito.

Mi risuonano ancora nella mente le parole che mio padre aveva riferito durante la testimonianza, nel processo per i maltrattamenti da me subiti, riportando un’affermazione fatta dal mio ex marito: – Don Vincenzo … io sono dio, io ho i soldi.. a me tutti, anche le autorità mi stendono il tappeto rosso –

Agli occhi di tanti, lui oggi è un vincente!

Ma il suo successo lo ottiene attraverso scorrettezze, illegalità e omertà. Oggi posso affermare con certezza che niente può essere peggiore degli anni di vita vissuti con un orco e con persone che, in situazioni di vera e propria connivenza, hanno mostrato di non essere migliori di lui.

Tutto questo è devastante tanto quanto il cancro che nel frattempo ho dovuto affrontare e che combatto ancora!

La verità è sotto gli occhi di tutti, dalle controparti ai familiari, agli stessi avvocati, ma io sono andata oltre.

Oltre un padre che denuncia un figlio trascinandolo in tribunale, oltre qualcuno che ha giocato sporco e tutti ne sono a conoscenza.

Spero che l’autorità giudiziaria mi ascolti e mi sia data finalmente giustizia, per dimenticare e ricominciare.

In nome della Giustizia ho mantenuto sempre un profilo basso, ho percorso la strada della legalità e continuerò a farlo.

Perciò ho deciso di iniziare una protesta che coinvolga tutto e tutti. Istituzioni, stampa e la stessa autorità giudiziaria ma soprattutto ho bisogno di voi cittadini onesti, stanchi di combattere contro cavilli, sviste e complici collusi, perché questa volta chi tace l’illegalità è giusto che ne risponda.

Ho sperato fino all’ultimo momento in un atto di onestà da parte di chi sa ma continua a tacere!

Sono una donna che, seppur maltrattata e delusa dal sistema, ha deciso che solo attraverso la legalità si debbano raggiungere le soluzioni, lo faccio NON in segno di riverenza ma di protesta, con il supporto di associazioni e comuni cittadini che non si sono voltati dall’altra parte, che credono nella giustizia, quella vera, quella che sta dalla parte dei più deboli e delle persone oneste.

Purtroppo i carnefici spesso si servono di una giustizia ignara di essere strumento per il compimento di atti illegali e criminosi. Questo è un atto dovuto a me stessa, alla mia famiglia e a tutti gli operatori onesti a cui io ora chiedo aiuto.

Se vuoi legalità devi essere tu la prima a darne l’esempio!

E anche se questo è l’unico percorso “giusto”, ovviamente decreterà l’aumento dei miei disagi, perché la cosa peggiore che possa accadere ad un essere umano è di essere privato di una casa.

Oggi le donne hanno bisogno di risposte concrete!

Vale per me e anche per tutte quelle che, come me, hanno avuto e avranno il coraggio di denunciare, confidando in una Giustizia Giusta.

Le donne vittime, seppur libere, non hanno bisogno di suscitare pietà, non è questo il metro che stabilisce il loro dolore e la loro sofferenza.

Il Paese ha bisogno di uomini e donne che insorgano a tutela dei diritti umani delle donne, perché solo quando uniti avremo la capacità di indignarci e di tutelare chi viene lesa nella dignità avremo sconfitto la violenza!

Ripreso da https://m.facebook.com/420380375167532/posts/577315179474050?sfns=mo

L’IMMAGINE – scelta dalla “bottega” – è di Anarkikka

 

Redazione
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Un commento

  • Salve… Pagina eccezionale, la storia di Grazia mi conferma tutto quel che in tanti anni ho sempre pensato che per questi Demoni è una dura guerra! Non ho mai denunciato perché non credo alle istituzioni, sono una sopravvissuta che purtroppo vive ancora con il carnefice. Complimenti alla Grande Grazia Biondi. Un caro Saluto

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