Visavì 16-20 ottobre 2024 – Gorizia Dance Festival 5a edizione – Quarto e quinto giorno

SUSANNA SINIGAGLIA
ArtistiAssociati
presenta

Visavì 16-20 ottobre 2024

Gorizia Dance Festival 5a edizione

Gorizia-Nova Goriça
Quarto e quinto giorno

La partecipazione al festival, il quarto giorno, ha richiesto una lunga passeggiata fino al Castello medievale di Gorizia, che sorge in cima a un’altura da cui si domina una bella veduta della città e del territorio circostante fatto di giardini e colline.

 

 

 

 

 

 

Al Salone degli stati provinciali, era in programma la performance That’s all di Davide Tagliavini della compagnia Artemis Danza. Il titolo – “è tutto”, o anche “tutto qui”, a sottintendere forse che le cose stanno semplicemente così, come ve le mostro in questo momento, una dichiarazione di semplicità – è perciò già di per sé disarmante. Il performer indossa semplici pantaloncini da sportivo, ed è a torso nudo.

 

 

Si abbandona alla danza nella penombra della sala. Il suo corpo si disegna sulle pareti, in un bel gioco di luci e ombre;  è mosso dal desiderio di esplorare lo spazio, di misurarsi con quanto lo circonda. Ed è come un bambino alla scoperta del mondo, che si mette alla prova e si meraviglia della capacità di saltare e fare giravolte, inseguire e creare le ombre.

 

 

 

 

 

 

 

In una intervista, presenta così il suo lavoro.

Colori e ritmo, parole e ironia, questo spettacolo è un carosello di danze e creature che compaiono e scompaiono. Una piccola celebrazione della vita e del suo percorso nel quale ci immergeremo insieme!

Alla performance è seguita la visita guidata al Castello. È stato un salto nella vita medievale, con le sue armi e armature, le sue segrete per i prigionieri,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

i corridoi stretti e poco illuminati, i caminetti che servivano per riscaldarsi e cucinare, le tavole apparecchiate, le madie per conservare gli utensili e addirittura una specie di “ghiacciaia” per la conservazione dei cibi; la descrizione del tipo di cibo consumato e, infine, il cortile esterno centrale e gli spalti da cui si gode il bel già citato panorama.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche il percorso per arrivare e lasciare il castello è molto piacevole: scende lungo un bel viale alberato da cui si scorgono scorci della città diversi mano a mano che ci si avvicina al centro. Sotto il castello, si trova anche una cappella costruita nel 1398… preceduta da un pozzo e da una sorta di torretta di epoca più recente. Ed ecco il centro abitato: su alcuni palazzetti sono apposte targhe a ricordo dei personaggi illustri che li hanno abitati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sera, al Kulturni Dom di Gorizia, è andato in scena Amateur Smugglers (contrabbandieri dilettanti) di Silvia Gribaudi e Andrea Rampazzo, interpretato dalla En Knap Productions, compagnia di danza slovena. È una performance fuori dal comune, che inizia sul palco quando ancora le persone stanno entrando in sala; ma presto invade la platea coinvolgendola in un turbinio di guizzi e corse mano nella mano, corpi che si denudano e si abbracciano, uomo e donna, uomo e uomo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I performer rivolgono al pubblico domande che pretendono risposte, che incalzano senza tregua. Per esempio, preferite il paradiso o l’inferno, il caldo o il freddo?

 

 

 

 

 

 

 

Lo spettacolo di danza si trasforma, in crescendo, in una specie di happening, con scambi continui fra palco e platea. Ma pur nel gioco ed esuberanza, il tema attorno al quale si sviluppa la performance è serio. Riguarda la barriera che divideva le due città durante la guerra fredda e che rese molti cittadini “contrabbandieri dilettanti”. Poiché si sapeva che alcune merci erano disponibili nell’”altra città” e non nella propria o costavano meno di qua o di là del muro, si crearono piccoli traffici che nello stesso tempo avvicinavano le persone in una silenziosa complicità. Nello spettacolo vediamo scritte in italiano, sloveno e inglese, le tre lingue correnti che servono a veicolare gli scambi fra le popolazioni.

La ferita della barriera però non è del tutto rimarginata, l’avevo percepito abbastanza chiaramente già la prima volta che avevo assistito al festival, nel 2020. L’ultimo spettacolo di allora, infatti, ci aveva condotto in piazza Transalpina, dove passava la barriera fra le due città. Era stato un evento liberatorio che faceva parte del percorso intrapreso verso la fratellanza.

E di questo ci vuole parlare Amateur Smugglers, del percorso verso la fratellanza, verso il mantenimento dei fili sottili che permangono malgrado situazioni drammatiche profondamente divisive.

Ancora più tardi ci si sposta al Teatro comunale, il Teatro Verdi. La MM Contemporary Dance interpreta due performance, Skrik di Antonio Bolognino e Weirdo di Enrico Morelli.

Skrik è la parola norvegese per “urlo”, che allude al celebre dipinto di Edvard Munch.

 

“Il grido sordo del quadro – di cui ho deciso di conservare il titolo norvegese ‘Skrik’, che fonicamente riporta ad un suono sgradevole, un urto, una scossa – sembra deformare il paesaggio donandoci instabilità e paura, conservando comunque la sua immensa bellezza. Aggrappandomi a questo dualismo che sento vicino, ho voluto creare un momento danzante che possa essere un accumulo senza fiato di tutto il malumore di questi ultimi anni, ma anche arrivare agli occhi del pubblico come una cascata rigeneratrice.”

Sulle musiche di Max Richter, il lavoro interpreta bene l’inquietudine dell’oggi, l’angoscia di un futuro dai contorni poco rassicuranti, anche se il quadro di Munch rappresenta più in generale questi sentimenti senza tempo degli esseri umani. Domina la scena il rosso dei costumi, scelta che richiama il rosso acceso delle strisce di cielo del quadro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I movimenti cadenzati a scatti, i cambi di direzione improvvisi sottolineano la ricerca di un orizzonte a cui guardare; i pugni che si battono al petto, la disperazione di non riuscire a trovarlo. L’urlo è a tratti appena abbozzato sulla bocca dei performer che si muovono intruppati come a formare una schiera in difesa, anche se di tanto in tanto c’è chi si stacca per esprimere una profonda nota d’angoscia individuale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È una coreografia molto commovente, coinvolgente, se pensiamo alle tragedie che seguirono la creazione di Munch e a quelle che scuotono sconvolgendolo il mondo attuale.

Weirdo di Enrico Morelli è un altro lavoro drammatico ma stavolta su uno stato d’animo, quando ci si sente inadeguati, disadatti, fuori posto, goffi, incapaci: si prova senso d’inferiorità davanti alle sfide della vita. I performer si muovono, sulle note del musicista Giuseppe Villarosa, con gesti sincopati; si coprono il viso, danno le spalle al pubblico, intrecciano le braccia davanti al corpo quasi nel tentativo di nascondersi. Sono investiti da raggi di luce dall’alto come colpiti da impedimenti di natura divina e si contorcono nel tentativo di destreggiarsi in un contesto da cui si sentono respinti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per costruire questa performance, il coreografo ha interrogato se stesso e i danzatori su quel che provano quando vengono presi da stati d’animo simili. E da lì ha costruito il suo percorso coreografico.

Anche in questo lavoro la compagnia ha dato prova di grande capacità espressiva, preparazione artistica, affiatamento; qualità che ho riscontrato nelle varie performance che ho avuto l’opportunità di vedere al festival Visavì, quest’anno come negli anni passati.

E così arriviamo all’ultimo giorno, che si apre al Kulturni Dom di Gorizia con il “Visavì Experimental Contest”, a cura di ArtistiAssociati e Compagnia Bellanda, nato a Cormons nel 2016 e poi proseguito negli anni fino ad attestare la sua presenza al festival dal 2021. A presentare e dirigere la serata Massimiliano Mosti, che ha contribuito a rendere piacevole l’iniziativa con la sua vivace cordialità.

La proposta offre a danzatori giovanissimi l’opportunità di esibirsi e mettersi alla prova misurandosi con altri giovanissimi danzatori sulle note di musica dal vivo (eseguita dal violinista Giulio Venier) alternata a musica scelta da un dj (Maurizio Cecatto).

 

La sfida è fra coppie, però i singoli componenti della coppia si propongono individualmente; poi la coppia verrà valutata nel suo insieme. Si vedono contendenti che danzano anche con stili molto diversi, che spaziano dal classico/contemporaneo alla break dance alla capoeira all’hip hop.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando termina il tempo concesso per la sfida, alcuni minuti, tre “giurati” esperti indicano la coppia vincitrice. Che a sua volta si misurerà con un’altra vincitrice fino all’esaurimento delle contendenti: e ne resterà solo una…

Le giovani leve affrontano la competizione con spirito giocoso, consapevoli del proprio valore e se non vengono scelte, sanno comunque che una prossima volta il “verdetto” potrà volgersi a loro favore. Un elemento credo importante sia il tipo di valutazione, che non avviene sui singoli ma sulle coppie. Così ci si sostiene a vicenda, il giudizio non ricade soltanto sulle spalle di un singolo, tutto può svolgersi all’insegna del divertimento e dell’amicizia fino alla proclamazione della coppia vincitrice decretata dai giurati, Roberto Tedesco, Stefano Beltrame e Filippo Vanzetti: quella formata da Alex Mammì e Lorenzo Pola, nome d’arte Lele e Jonny.

Il festival si conclude a metà pomeriggio all’SNG di Nova Goriça con la coreografia Flights, interpretata dalla compagnia slovena MN Dance Company diretta da Michal Rynia e Nastja Bremec Rynia.

Ispirata al romanzo omonimo di Olga Tokarczuk che ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2018, si caratterizza in particolare per l’uso di una serie di barre luminose led senza cavi e comandabili a distanza che creano sorprendenti, numerosi effetti luce.

Il romanzo ha al suo centro il tema del viaggio, inteso come esplorazione, percorso verso nuove scoperte e verso l’ignoto. È quindi anche metafora del viaggio che percorriamo come esseri umani, con l’ansia che ci accompagna, ignari di quel che ci riserva la sorte a ogni passo. Inoltre, è un’esplorazione del corpo e dell’animo umano, degli angoli bui e luminosi presenti in entrambi.

Le barre luminose hanno funzione di insegne, luci al neon, segni simbolici, indicatori di direzione, strumenti indagatori o accusatori, che spingono in qualche spazio ristretto e non lasciano scampo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma anche di ricerca di un obiettivo comune, che richiede la solidarietà degli individui fra loro e del gruppo verso il singolo di fronte alle difficoltà: un messaggio di speranza che non può mancare alla fine di un festival così pregno di immagini e significati.

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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