«Vizi e tentazioni»

db alle prese con il primo romanzo di Valentino Poppi

San Valentino (era ieri). Schivando cuoricini e gadget era quasi d’obbligo chiedermi dov’ero rimasto con l’unico Valentino (Poppi) che frequento, sia pure soltanto per interposte pagine. Mumble mumble. Il 14 dicembre 2021 mi domandavo cosa sarebbe accaduto se un così «poliedrico inventore (e giocoliere) di racconti brevi» si fosse cimentato con il romanzo per subito scoprire – arginare la distrazione si può – che «Vizi e tentazioni», il suo esordio della narrativa lunga, era uscito da Robin Edizioni nel 2020, dopo essere stato finalista al Premio Urania del 2018. Furbo come una volpe e veloce come un ghepardo corsi in libreria per ordinarlo. Dopodichè lo lessi, premurandomi di finirlo il 14 febbraio, san Valentino (quest’ultima frase sembra un apocrifo, indagherò).

Scrivo subito che «Vizi e tentazioni» è un bel romanzo. Ma prima di addentrarmi nelle motivazioni devo avvisare che oggi commetterò un peccato mortale (il peggiore per chi fa recensioni) ovvero farò un minimo di spoiler, insomma – traduzione per non anglocolonizzati – svelerò qualcosina sulla trama. Se nulla volete sapere in anticipo fermatevi qui.

Siamo in una piccola cittadina, Rettica. Il sindaco Peltri riceve il signor Riemann. Si aspetta un imprenditore edile ma lui chiarisce subito: «l’edificabilità di quel terreno è solo una scusa per poterla incontrare di persona». Spiazzato e seccato, Peltri allunga la mano verso il pacchetto di sigarette ma il placido Riemann lo trafigge così: «Lei sa qual è la percentuale di ricoveri derivante da cause legate al fumo per gli abitanti del suo Comune?». Peltri invita l’ospite a considerare concluso il colloquio ma si sente rispondere che «la produzione di tabacco nei prossimi mesi subirà un tracollo» con «risvolti economici devastanti» e dunque «io devo assolutamente parlare con qualcuno che ricopra una carica istituzionale». Pur se le parole sono pacatissime il sindaco si convince di avere a che fare con un fanatico così invita la segretaria ad accompagnare Riemann all’uscita. Uscendo l’ospite indica il pacchetto di sigarette: «se lo faccia durare il più possibile, dato che darà uno degli ultimi. Ci rivediamo fra due mesi». Ovviamente il sindaco gli risponde: «non la riceverò più, signor Riemann». Ma le cose andranno diversamente.

In sole 4 pagine Pioppi ha buttato l’esca e io ho abboccato. In effeti le sigarette diventano infumabili ed è solo il primo passo verso una catastrofe economica e poi sanitaria a livello mondiale. A questo punto mi è tornato in mente un ricordo: nel 1986 mi ero fermato per qualche giorno a Cuba da amici e sfogliando il «Granma» (organo del Partito Comunista) ridacchiai di gusto leggendo l’editoriale che, grosso modo, iniziava con queste parole: «Compagni, c’è un’ottima notizia: la produzione del tabacco è alta ed è un bene per l’economia. Però compagni c’è una pessima notizia: se fumeremo di più la nostra salute peggiorerà». Un dilemma simile comincia a serpeggiare nel romanzo di Poppi ma chi legge non ha il tempo di respirare (o rollare): il ritmo si fa incalzante e le sigarette diventano l’ultimo dei problemi o meglio il primo di una lunga serie.

Adesso mi tocca dire… e non dire. Neanche 50 pagine e incontriamo una delle questioni decisive. Seguite questo breve dialogo:

–  Credo che a lei sfugga il significato della parola “democrazia”.

– La scienza e la medicina non sono mai state democratiche. O forse lei fa un referendum tra le cellule del suo corpo per stabilire se è il caso di prendere un’aspirina?

Quante volte abbiamo sentito frasi simili in questi anni covidizzati? Perlopiù c’entravano come i cavoli a merenda ma il problema esiste. Il dottor Poppi-Jekill e il suo amico/nemico mister Poppi-Hyde ce lo proporranno in molte varianti possibili: certo paradossali e fantascientifiche ma…

A pagina 71 del libro iniziano le visioni, forse la parte più riuscita della storia. Fra un colpo di scena e l’altro, sgattaiolando fra ragion di Stato e servizi segreti, Poppi ci guida nella ricerca della definizione corretta di «esseri umani» e di «interesse collettivo». E se credete che sia solamente un tema da romanzo, riflettete che – in un 2022 di epidemie, guerre e crisi – anche il mondo cosiddetto reale è «vicino all’estinzione proprio nel momento di massima sovrappopolazione». O sbaglio? E molti dei terrestri che conosco io (non so voi) hanno «un’arroganza grande come l’ignoranza».

Mentre a dicembre leggevo i suoi racconti mi chiedevo se, nel toccare i più vari campi del fantastico, l’ingegnere bolognese Valentino Poppi sarebbe riuscito a spiazzarmi fino all’ultima storia; andò così. Il suo magico trittico – tecnologia, vita quotidiana e ironia… con un pizzico (o più) d’incubo – funziona anche qui. Evviva, habemus fabulator.

Due notarelle a margine.

Quando nel 2018 Poppi arrivò in finale al Premio Urania con lui c’erano i già conosciuti Alberto Cola, Franci Conforti, Francesco Grasso e i meno noti Fabio Belsanti, Monica Tessarin, Andrea Cattaneo, Alberto Odone, Alfonso Dama più Francesca Cavallero che vinse. Non ero in giuria e dunque non so chi avrei votato però mi chiedo: giusto pubblicare il romanzo vincitore me se il tal anno un altro libro merita perchè non bissare? A me pare che questo «Vizi e tentazioni» sia più originale e meglio scritto di parecchie “americanate” finite su Urania.

Noticina bis. Nell’ultima pagina di «Vizi e tentazioni» l’editore presenta la squadra e mi pare giusto; in questo caso la redazione è opera di un quintetto tutto femminile. A questo punto sospetto – ma forse sbaglio – che le giraffe in copertina siano loro.

(*) cfr «Via d’uscita». Vedi anche «Il mio nome è Valentino Poppi e … (con l’intervista all’autore di Alberto Panicucci )

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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