Voci Migranti ai tempi del Corona Virus

Le storie di cittadini nati in altri Paesi e che ora vivono in Italia raccontate dalle loro voci: inizia Fior Di Loto, studentessa-lavoratrice e volontaria, venuta da El Salvador

a cura di Todo Cambia

 

Da quando in Italia è iniziata l’emergenza Covid-19 (Corona Virus) ogni giorno radio e televisione ci propinano le cifre dei decessi, dei contagi e delle guarigioni. Questi numeri esigono una terribile semplificazione: tolgono a quelle vite che “contano”, la loro unicità, le loro storie, espressioni, affetti, nascondono le persone.

Persone che stanno lavorando da settimane negli ospedali, in condizioni estreme, per assistere, guarire e fermare la malattia; persone che ogni giorno, per le strade delle città svuotate, mettono a rischio la loro salute per consegnare cibo e medicinali alle fasce più deboli della società, anziani e non solo. Persone che continuano a lavorare nei settori strategici di produzione di beni essenziali, e purtroppo anche in settori che strategici non sono perché ci sono imprenditori che antepongono il profitto alla tutela della vita e della salute.

Molte di queste persone, che in questi giorni chiamiamo “eroi”, sono cittadini nati in altri paesi e che ora vivono in Italia. Sono immigrati e immigrate. Alcuni hanno preso la cittadinanza italiana, altri no. Qualcuno è cresciuto in Italia ma non è cittadino italiano perché la legge non lo riconosce come tale.

Qui vogliamo dare spazio alle loro storie raccontate dalle loro voci.
E ci auguriamo che il ricordo delle loro azioni resti impresso nella memoria collettiva affinché mai più nessuno li consideri estranei a questa società.

Le interviste che di seguito leggerete sono state realizzate da soci e socie di Todo Cambia.
Ogni settimana pubblicheremo nuove storie.

Se vuoi collaborare con questo progetto e/o se vuoi raccontare la tua storia puoi scriverci a tc@todocambia.net

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La Voce di Fior di Loto

Mi chiamo Fior di Loto sono una studentessa-lavoratrice. Provengo da El Salvador e abito in Italia da cinque anni insieme a mia sorella e suo figlio.

Prima di questa emergenza, la mia era una vita pesante, piena di sfide e di attività. Ero sempre di corsa, sempre a pensare a cosa fare, o dover farlo, sia per quanto riguarda il lavoro che gli studi.

Da poco avevo iniziato una nuova attività di volontariato in un centro sociale. Mi occupavo di formazione ai nuovi migranti arrivati, più che altro latinoamericani.

Anche il lavoro che stavo svolgendo era in ambito sociale, un progetto che mi piaceva molto.

Ho molti amici di diverse nazionalità, e cercavo di frequentare almeno una volta al mese quelli più stretti. Andavo pure a trovare mia madre che lavora come badante e mi vedevo col mio ragazzo.

Posso dire che mi ritengo fortunata per come la mia vita stava funzionando.

La cosa che mi risulta più pesante in questa situazione di emergenza è non poter lavorare e non poter andare più all’università. Perché nel fare il mio lavoro trovavo una bella energia, mi piaceva. Cio’ che mi pesa è dover seguire i corsi universitari online. Non mi piace per niente. A me piace poter frequentare i corsi, con la presenza reale dei docenti. Credo che nello studio questo aiuti di più, le cose ti restano più in testa. Sicuramente è anche difficile non poter andare a trovare più mia mamma e neanche il mio fidanzato. Esco solo per fare la spesa.

So che niente è per sempre, ma sono anche sicura che sarà difficile tornare alla normalità di prima.

Noi migranti siamo abituati alle incertezze, a dover lottare sempre. Siamo cresciuti in un ambiente complesso e questo cambiamento che stiamo vivendo nelle nostre vite, a causa dell’emergenza Covid-19, ci riporta, almeno a me, alle vicende del passato vissute nel mio paese. Il non poter lavorare più e non sapere se avrò la possibilità di riprendere il mio lavoro. L’incertezza di non sapere se avrò abbastanza soldi, perché non so se in quanto tempo potrò trovare un altro lavoro.

La paura di prendere il virus e di contagiare chi mi circonda. I cambiamenti nelle abitudini che avverranno nella fase 2. La convivenza, il dover sempre inventare delle cose da fare per mantenere allegro mio nipote anche se io non ne ho voglia, e non me la sento di giocare per i tanti pensieri che ho in testa.

Io mi sono spostata da mia sorella apposta per supportare lei e mio nipote in questa crisi.

Loro vivono in un monolocale ed è molto difficile abitare in uno spazio così in due adulti e un bambino, che pure ha bisogno dei suoi spazi. Io ero abituata ad avere una stanza per me, a poter stare per conto mio, con la mia privacy. Ora questo non esiste più e penso che purtroppo dovrò rimanere con mia sorella perché non posso tornare nel luogo in cui abitavo prima perché c’è una persona ad alto rischio di contagio. Questi pensieri, queste decisioni forti che ho dovuto prendere mi causano molto stress e in qualche modo una depressione. Ad un certo punto ho avuto dei forte litigi con mia sorella e anche questo è stato difficile.

Il progetto per il quale lavoravo si è fermato e non si sa niente sul quando riprenderà. Al momento mi hanno messo in cassa integrazione, con una riduzione del 50 % sullo stipendio netto, che era già poco. Fortunatamente sono sempre stata una persona attenta a risparmiare. Quindi ho qualche fondo di emergenza, non un granché, e poi dipende da quanto durerà questa emergenza. Ma devo dire che ho una rete di amici e persone care a cui potrei chiedere aiuto in caso di necessità estrema, anche se sono una che fa fatica a chiedere aiuto.

Sono a conoscenza di alcuni degli aiuti che sono stati emanati dal governo, ma non mi sono mai recata da nessuna parte per avere maggiori informazioni. Ciò che so l’ho letto nelle pagine web che seguo.

Meno male che, per il momento, nessuna persona vicina a me è stata contagiata e comunque sono consapevole di tutte le procedure da seguire, nel caso qualcuno dovesse prendere il virus.

Mi preoccupa la mia situazione in relazione ai documenti, che è fragile e incerta. Ho fatto richiesta di asilo politico diversi anni fa e siamo ancora in attesa della decisione. Mi preoccupano le decisioni che si prenderanno rispetto a noi migranti e soprattutto ai richiedenti asilo.

Nel mio paese per il momento ci sono circa 180 contagi e 10 morti. Il presidente del mio paese si è comportato molto responsabilmente. Ha preso esempio dai paesi europei per non commettere gli stessi errori. Anche perché sa bene che non prendere le misure corrette in una situazione del genere potrebbe portare il mio piccolo paese alla rovina totale.

La mia famiglia sta bene per il momento e speriamo sia così fino a che questo virus non sparisca.

Leggi qui tutte le altre voci migranti.

Todo Cambia: la canzone di Mercedes Sosa

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • lella di marco

    Caro Daniele
    poiché non riesco a vedere te e le-gli altri ballerini della redazione in quanto non posso stabilire il grado di affettività stabile che ci con-giunge…ho pensato di augurarvi tutto il bene possibile- dedicandovi le parole in forma di poesia di Ignazio Buttitta … che puntano come sempre al segno

    Lella Di Marco migrante interna

    Nun mi lassari sulu
    Ascutami,
    parru a tia stasira
    e mi pari di parrari o munnu.
    Ti vogghiu diri
    di non lassàrimi sulu
    nta sta strata longa
    chi non finisci mai
    ed havi i jorna curti.
    Ti vogghiu diri
    chi quattr’occhi vidinu megghiu,
    chi miliuna d’occhi
    vidinu chiù luntanu,
    e chi lu pisu spartutu nte spaddi
    è diventa leggìu.

    Ti vogghiu diri
    ca si t’appoji a mia

    e io m appoju a tia
    non putemu cadiri
    mancu si lu furturati
    nn’assicutanu a vintati.
    L’aceddi volanu a sbardu,
    cantanu a sbardu,
    nu cantu sulu è lamentu
    e mori’ntall’aria.
    Non calari ]’occhì,
    ti vogghiu amicu a tavula;
    e non è vero mai’
    ca si deversu di mia
    c’allongu i vrazza
    e ti chiamu: frati…

    Traduzione Italiano
    Non mi lasciare solo

    Ascoltami,
    parlo a te stasera
    e mi pare di parlare al mondo.
    Ti voglio dire
    di non lasciarmi solo
    in questa strada lunga
    che non finisce mai
    e ha i giorni corti.
    Ti voglio dire
    che quattro occhi vedono meglio,
    che milioni d’occhi
    vedono più lontano,
    e che il peso diviso sulle spalle
    diventa leggero.
    Ti voglio dire
    che se ti appoggi a me
    e io m’appoggio a te
    non possiamo cadere
    nemmeno se la bufera
    c’insegue a ventate.
    Gli uccelli volano a stormo,
    cantano a stormo,
    un canto solo è lamento
    e muore nell’aria.
    Non abbassare gli occhi,
    ti voglio amico a tavola;
    e non è vero mai
    che sei diverso da me
    che allungo le braccia
    .e ti chiamo fratello

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