Vogliamo essere stupiti e non stupidi

Ho avuto la sciagurata idea, anni fa, di pubblicare (con Riccardo Mancini) due antologie per usare la fantascienza – o science fiction, o sfi, o letteratura avveniristica, fate voi –  nelle scuole medie (nota 1) e quando qualche insegnante ci chiama per un incontro con ragazze/i è praticamente d’obbligo esordire con «la fantascienza NON è»: magia nera o bianca, Ufo, lettura del pensiero, mostri, levitazione, guarigioni con la forza delle mani, astrologia e via “paranormalizzando”.

Un gran numero di studenti e studentesse come pure di insegnanti confondono un genere (sottogenere, tendenza, ri-fate voi) letterario, cioè una fetta del nostro immaginario, con la credulità – diciamo così, in prima approssimazione – diffusa. Un po’ come se per apprezzare Melville fosse necessario confrontarsi con fiocine e vele, abbonarsi alle riviste nautiche o ridere delle barzellette sui pescatori.

La confusione naturalmente ha precise ragioni: da sempre la science fiction in Italia è disprezzata (per ragioni che qui è inutile affrontare) e lo stradominio di brutti film (salvo rare eccezioni) e pessimi telefilm (idem) conferma ai poco informati che tutta quella roba lì si muove intorno a bassi livelli di intelligenza. Noi che amiamo la sfi sappiamo che le cose stanno in tutt’altro modo ma… Ma. Mah. E ancora tanti “ma”.

L’esile Carmilla è nata per affrontare in duello l’immaginario colonizzato. E allora è bene chiarire i conti con questa deformazione e chiarire subito (parlo anche a nome di Riccardo Mancini e spero in sintonia con altre/i) che ci piace stupire ed essere stupiti – anzi, lo consideriamo bisogno, ricchezza, sovversione – ma questo non va confuso con l’essere stupidi.

SCIENZE, SCIENTISMI E PARA-SCIENZE

Madonne che piangono. Elefantini (di coccio) che bevono. San-gennari che sanguinano. Guru. Maghi, Parapsicologi. Grosse fette della strana torta detta New Age. Veggenti.. Pranoterapeuti. Astrologi. Poltergeist. Demoni e relativi esorcisti che si moltiplicano (nota 2). Curanderos più o meno brasiliani. Fantasmi. Camera Kirlian. Magneti umani. Psicofonia. Medicine alternative (omeopatia compresa… fino a prova contraria). Cerchi misteriosi nel grano o altrove. Il ritorno degli sputtanati Ufo di Roswell. Tutto questo tranquillamente spacciato dai media come roba seria: il 1995 si chiude in tv peggio del ’94 con la Rainvest totalmente in mano alle Lorenze Foschine e ai Giucas Casella o peggio. Fra le tante inesattezze che rimbalzano sulla radio-tv di Stato anche quella secondo cui alcune prestigiose università hanno «cattedre di parapsicologia» e dunque… i fenomeni inspiegabili avrebbero ormai una sanzione ufficiale bla-bla. Nel mondo detto reale però i docenti che indagano le “para-scienze” hanno di solito un atteggiamento tutt’altro che complice (nota 3). Studiano i misteri – con o senza le virgolette – e confermano (con minore o forse maggiore dispiacere) ciò che da circa 100 anni emerge da ogni ricerca seria: appena un fenomeno preteso paranormale è sottoposto a veri controlli non si ripete (nota 4). Del resto il giusto atteggiamento è questo: ogni tono da crociata rischia di rafforzare l’armata dei maghi che cianciano di complotti e persecuzioni del “potere” che ha paura (figuriamoci) di loro.

Insomma gridare “orrore”, alzare fortificazioni contro l’insolito, chiedere scomuniche è l’altra faccia della superstizione. La vera scienza infatti – che è cosa diversa dallo scientismo, dalle sue lobbies, dai suoi papi – non ha santuari e neppure certezze assolute: ha invece (o dovrebbe avere) un metodo che comprende la verifica continua dei fenomeni, anche insoliti, e delle ipotesi (comprese quelle più eterodosse).

Dunque indagare rigorosamente su telepati, rabdomanti, sangue-di-san-gennaro, fachiri è possibile, logico, utile. E lo si è fatto. Se chi si occupa seriamente di questi controlli maturato atteggiamenti scettici è proprio perché tutte le ricerche in profondità (nota 5) hanno dato esiti negativi mentre numerosi vati dell’Esp – Extra Sensorial Perception – si sottraggono a ogni verifica.

La questione naturalmente non è semplice. La radice di molte “credenze” affiora in un intreccio di attese e paure (nota 6).

Occorre in partenza capire – se non rispettare – il dolore di chi soffre e dunque è disposto a tutto (nota 7) pur di guarire da dolori insopportabili o di riabbracciare i suoi cari morti. E naturalmente non bisogna avere paraocchi verso il possibile – e l’improbabile, cugino stretto dell’impossibile – come la migliore fantascienza ha suggerito (nota 8).

D’altro canto per chi non ha una minima formazione scientifica di base – cioè l’assoluta maggioranza – ogni scienza e/o tecnologia abbastanza complessa è (secondo una nota definizione di Arthur Clarke) «indistinguibile dalla magia».

IL MERCATO DELL’OCCULTO

Fra i non-credenti (nel paranormale, nel miracoloso, in padre Pio, in Lorenza Foschini) c’è sempre chi si chiede perché mai giornalisti e ricercatori dovrebbero perder tempo (e denaro) nel controllare sedute spiritiche e lupi mannari, salite “in discesa” e segni premonitori, madonne “pellegrine” e guaritori filippini. E che danno può fare il venerdì 17 (il 13 nei Paesi anglosassoni) starsene a casa? Perché dovrebbe essere pericoloso consultare la chiromante e i Tarocchi, prendere intrugli senza potere curativo (effetto placebo a parte)? Come tutte le domande dell’ingannevole buon senso anche questa andrebbe rovesciata: perché i massmedia accreditano il falso, a cominciare dall’oroscopo ormai dato insieme alle notizie nei gr e tg? (nota 9) Perché non fanno il loro dovere di controllare i fatti e anzi nascondono le rare ricerche che smascherano miracoli, maghi e compagnia ballante? La risposta è complessa ma si trova anche nel gigantesco giro d’affari – con relative vite rovinate, plagi, strumentalizzazioni politiche – che fiorisce in ogni Paese e in ogni classe sociale a ridosso dell’armata del paranormale.

Abbandonarsi nelle mani dei truffatori (religiosi o laici, in camice bianco, canottiera o blazer) significa – per l’individuo non meno che per pezzi dell’intera società – rinunciare a decidere del proprio destino e anche umiliare la curiosità e/o il desiderio di fantasticare che sono invece ricchezza, un’infinita fucina di sovversioni. Per essere ancora più chiari: nulla impedisce di credere – nonostante in alcuni campi le indagini possano apparire esaustive – che vi siano infiniti misteri da scoprire e/o che la scienza ufficiale abbia bisogno di nuovi eretici, di altri paradigmi (nota 10). Ma proprio coloro che vogliono indagare devono dotarsi di un metodo, sottoponendo a verifiche serie ciò che ipotizzano, studiano, cercano.

«L’esperienza più bella che (noi esseri umani) possiamo avere è il mistero. E’ il sentimento fondamentale che sta accanto alla culla della vera arte e della vera scienza. Chi non la conosce, e non sia più capace di provare meraviglia, è come se fosse morto, come avesse gli occhi offuscati». Questa frase intrigante non è di qualche Foschini o Casella ma di Albert Einstein, dunque di uno dei padri (ma anche dei sovvertitori) della fisica contemporanea. Einstein non rinunciò mai a stupirsi ma seppe affiancare alla curiosità la ricerca e la verifica. Salvo abbandonarsi ogni tanto – come è noto – a qualche salutare linguaccia.

Nota 1 –E’ significativo come l’infame Barbieri usi questo trucchetto discorsivo per farsi pubblicità: un subdolo spot, quasi subliminale; la redazione di Carmilla assicura che in futuro simili infamie non saranno tollerate.

Nota 2 – Solo a Roma circa 12 mila esorcismi ogni anno secondo una ricerca degli psichiatri Nicola Ciani e Alessandro Tamino (cfr il quotidiano «Liberazione» del 31 agosto 1995).

Nota 3 – E’ uno scettico, anzi un vero e proprio acchiappa-fantasmi (nel senso però di smascherare gli imbrogli) Nicholas Humprey, a esempio, che è titolare di una cattedra di parapsicologia a Cambridge.

Nota 4 – Confronta anche l’ottima ricerca «Viaggio tra gli spiriti» di Massimo Polidoro, edito da Sugarco (in una pessima collana) nel 1994.

Nota 5 – Ivi comprese quelle simpatizzanti come i celebri esperimenti dei coniugi Rhine negli anni ’30-‘40; confronta i numeri 5 e 6 della rivista «Scienza e paranormale», edita dal Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale.

Nota 6 – Un bell’excursus storico fra antiche (gobbi, albini, ciclo mestruale, stregherai) e recenti angosce presenti nell’immaginario di massa si può leggere in «Lo specchio e l’olio» dell’antropologo Alfonso Di Nola (Laterza, 1994).

Nota  7 – Scrive l’etno-psichiatra Tobie Nathan: «Qual è secondo voi il farmaco più diffuso del mondo? […] E’ la preghiera. E il secondo farmaco per diffusione sapete qual è? Il pollo. E’ incredibile il numero di pollo sgozzati per curare le persone» (citato sulla rivista «Alfazeta»). Nota aggiuntiva del 2010:i più importanti libri di Nathan sono stati tradotti da Bollati Boringhieri.

Nota 8 – Taluni hanno voluto spiegare la fantascienza come un’applicazione moderna del semplice «E se…».

Nota 9 – Dato il basso livello dell’informazione in Italia, qualcuno osserva che l’oroscopo rischia di essere la notizia più «vera» in un mare di veline, marchette, falsi scoop, gossip, speculazioni di Borsa, eccetera. Anche a essere così pessimisti (o realisti?) è comunque ovvio che bisogna continuare a lottare per un minimo di regole che distinguano le notizie (e magari i commenti) dal nulla assoluto.

Nota 10 – Senza scomodare i paradigmi di Thomas Kuhn e il suo fondamentale saggio «Struttura delle rivoluzioni scientifiche» (Einaudi, 1973).

Questo mio intervento fu pubblicato su Carmilla, «semestrale di letteratura fantastica, fantascienza e altro»  (numero 2, primavera 1996) diretta da Valerio Evangelisti. Lo riprendo qui con minimi ritocchi.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Ciao Daniele, sulla fantascienza penso sempre, come per la Democrazia, etc… che in Italia la questione sia propriamente culturale. Nel senso che non esistono nel DNA culturale italiano una serie di elementi presenti in altre società e popoli. Nei paesi dove la fantascienza è un genere letterario ampiamente diffuso e condiviso, a scuola si insegna la matematica, le lingue antiche si studiano all’università per chi le vuole studiare. Il cambiamento, cioè quell’orizzonte di cui parla sempre Kirk nei telefilm, è uno delle tappe del percorso di vita di un uomo. L’uomo stesso non è prigioniero di una cultura colpevolista per cui ogni uomo è peccatore e deve pagare un tipo per salvarsi. L’Italia è uno dei paesi del secondo mondo dove arretratezza politica, culurale, sociale, fanno aderire alle superstizioni. Basti pensare all’ottima IASFM versione italiana che non è mai riuscita a decollare seriamente, mentre Robot è più una rivista culto per appassionati.
    Insomma, la fantascienza è per chi pensa a cosa c’è dopo l’orizzonte ignoto della sua vita, non per chi ha paura dell’orizzonte ignoto a priori. Ma l’Italia è sempre stata così, sia come penisola geografica, che come stato unitario dopo il 1861.
    Ciao
    A

  • Esiterei a usare la formula Dna ma per il resto sono interamente d’accordo con Andrea, un amico di Pescara che – in coerenza con quanto qui scritto – progetta di lasciare l’Italia.
    In un complesso discorso storico non esiste un solo colpevole però la persistenza di un Vaticano anti-scienza e pro-superstizione ha molto giovato a lasciarci stupidi invece che capaci di stupirci. Quel tipo di Nola che parlava di infiniti mondi fu bruciato sul rogo da quelli che consigliavano di non lavarsi perchè il demonio non aspettava altro… per entrarci dentro. (db)

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