Washita: una carneficina chiamata battaglia

di Giorgio Chelidonio

Il 27 novembre 1868 il 7º cavalleggeri di George Armstrong Custer fa strage nell’accampamento dei Cheyenne

L’IMMAGINE è «Battle of Washita» tratta dalla rivista Harper’s Weekly del19 dicembre 1868

 

Scordarsi delle scordate” può essere una strategia che porta alla damnatio memoriae [LINK 1] ma talvolta il ripescaggio random che qualche algoritmo di Facebook produce può risultare utile al fare memoria, specie in un Paese in cui la Storia dei programmi scolastici non abiura certo all’eurocentrismo [LINK 2] fardello del colonialismo ottocentesco.
Tutti, o quasi, ci ricordiamo della battaglia di Little Big Horn [LINK 3]. Probabilmente qualche musicofilo ha avuto, per merito di Fabrizio De André, notizia di Wounded Kee [LINK 4] ma della sedicente “battaglia” avvenuta presso il fiume Whashita [LINK 5] non avevo mai sentito parlare. Mi sono documentato: i siti anglofoni la citano senza dubbio come “battle” (225.000 risultati con Google) salvo poi aggiungere che qualcuno l’ha anche ricordata come “massacre” (77.000 risultati con Google, ma spesso quest’ultima parola è contenuta solo nel testo). Del resto, della ferocia razzista di G. A. Custer si è parlato molto meno che della sua stessa fine sulla collina del Little Big Horn.
Dall’orrendo massacro di Washita sono passati 151 anni. Che di massacro si sia trattato abbiamo evidenza dalla sproporzione dei caduti, documentati in 21 “giacche blu” contro 103 guerrieri Cheyenne, senza contare che delle vittime civili (bambini, donne – anche incinte – e anziani) non sembra si conosca il numero.
Un maggior dettaglio di quella carneficina si può trovare nella pagina Facebook che oggi me l’ha ricordata [LINK 6] ma anche in diversi altri siti.
Ben oltre l’orrore che questa pagina della colonizzazione del West, oggi mi ha colpito la data: 27 novembre 1868. L’altrove ha così bussato alla dimensione della mia percezione storica: solo 12 anni dopo nacque il mio nonno materno, e una via del mio quartiere (Scalone XVI ottobre) ricorda un fatto accaduto 2 anni prima, cioè l’entrata delle truppe piemontesi a Verona.
“Fatti tuoi” si potrebbe pensare, oppure “cose di un altro mondo”. Eppure un’altra canzone ormai molti anni fa [LINK 7] mi fece conoscere un altro massacro, perpetrato il 14 agosto 1861, non dalle “giacche blu” ma proprio da un reparto dell’esercito piemontese [LINK 8] a Pontelandolfo: fu una strage per rappresaglia, uno stile che, nella modalità, quasi anticipò gli eccidi nazifascisti avvenuti 80 anni dopo.
Cosa suggerisce il ricordare questi fatti, fra loro distanti nello spazio e nel tempo: perché la memoria non sia di parte bisogna educare alla percezione della complessità della storia, anche per evitare che si la si interpreti come “storia di parte”.

LINK

  1. http://www.treccani.it/vocabolario/damnatio-memoriae/
  2. http://www.treccani.it/enciclopedia/eurocentrismo_%28Dizionario-di-Storia%29/
  3. https://www.ilpost.it/2016/06/25/little-bighorn/
  4. http://www.treccani.it/enciclopedia/wounded-knee/
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_del_Washita
  6. https://infofree.myblog.it/2018/11/26/27-novembre-1868/?fbclid=IwAR0Lg7fzbvmsbBAhOyq9RuPvXbtKs2A5p8rcuudDcX1Y4uJYLInZ18A2zoM
  7. https://www.youtube.com/watch?v=voNLhO3Z120 – “Stormy Six”
  8. https://www.corriere.it/opinioni/16_aprile_27/strage-pontelandolfo-piazza-vicenza-5effc936-0bcc-11e6-a8d3-4c904844517f.shtml

DUE NOTE DELLA BOTTEGA

Nel film «Il piccolo grande uomo» (di Arthur Penn) l’attacco del 7º cavalleria al villaggio di Black Kettle sul fiume Washita è mostrato come un massacro, mostrando evidenti analogie con quello di My Lai – in Vietnam – operato nel 1968 dalle truppe statunitensi.

Su Pontelandolfo in “bottega” cfr Scor-data: 14 agosto 1861. L’immagine qui sopra è la copertina dell’album «Unità» (del 1972) degli Stormy Six.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Giorgio Chelidonio

Un commento

  • Chelidonio Giorgio

    Ricordavo il film e il suo episodio, ma sono passati troppi anni per associarlo a questa “scordata”.

    “Per fortuna che Daniele c’è”

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