Yerka, artista a tutto tondo – 1

di Mauro Antonio Miglieruolo

Jacek Yerka: molto più che Signore del Fantastico

Recentemente ho ricevuto da un’amica, alla quale avevo inviato più di una immagine di Jacek Yerka, una sorta di gentile critica, oltre che l’apprezzamento d’obbligo per il pittore-illustratore. Le immagini, si ammetteva, erano di indiscutibile valore, tuttavia palesavano l’eccessiva inclinazione al fantastico che mi avrebbe indotto a sceglierle. Non posso che ammettere la mia piena responsabilità, priva di attenuanti: sono perseguitato da una passione precoce per il fantastico fantascientifico che condivido con molte altre povere vittime, sopravvissute al doloroso epilogo della fantascienza. In particolare sono un ammiratore di Jacek Yerka.

Ritengo tuttavia che la ragione della preferenza accordata a Yerka non sia riconducibile solamente a tale personale inclinazione. Inclinazione che ha il suo peso, ma non prevalente e non esclusivo. Lo si evince dalla banale circostanza che decine, forse centinaia di altri disegnatori hanno prodotto e producono immagini di notevole valore in quanto a originalità e fantasia. Nessuno di essi però coinvolge (ho verificato più volte) quanto coinvolge Yerka; nessuno attiva uguali movimenti interiori di incanto e interesse; o svolge il ruolo speciale svolto da Yerka, bardo dell’illustrazione, artista di rilievo nelle recenti esplorazioni del mondo delle forme.

Jacek Yerka, illustratore originale e particolare dal talento particolare.

È l’emersione di questa sua particolarità alla base della fascinazione prodotta. Fascinazione dovuta all’emergere in lui dell’Avatar, della cui apparizione nell’artista ho sentito parlare per la prima volta dal mio medico agopunturista personale Fiorello Doglia (*): poeta, scultore e artigiano a tutto tondo. È la costante presenza dell’Avatar (in grado maggiore o minore) nei lavori di Yerka che ha indotto Harlan Hellison a scrivere un libro di racconti ispirato ai suoi quadri. Una scelta che ho indegnamente imitato ispirandomi anche io ai frutti di una sensibilità effetto della congiuntura tra spirito Naif, attrazione fantascientifica, tirannia dei ricordi e tendenze surrealiste, ancora vive nella nostra cultura.

Per comprendere compiutamente questa affermazione bisogna collocarla nei suoi giusti limiti, quelli che sono individuabili anche in artisti “illimitati” quali Borges, Mahler, Céline, Kandinsky ecc. Voglio dire: Yerka è molto, non il tutto, niente altarini per lui.

Occorre pertanto gettare lo sguardo oltre gli aspetti esteriori, epidermici dell’opera o delle opere che si stanno esaminando. Che possono essere (appunto) la maggiore o minore fantasia con la quale le opere sono costruite, gli eventuali echi fantascientifici, quando sussistono; o l’abilità con la quale vengono scelti, combinati e trasformati i dati del reale che ispirano l’artista e con i quali l’artista attira la nostra attenzione; oppure quando nei fatti lui vuole edificarci.

Sappiatelo: Yerka, al netto delle inevitabili ambizioni che albergano in ogni essere umano, nelle sue più profonde intenzioni non si propone di stupirci o suscitare ossequio. C’è anche questo a renderlo umano, membro riconoscibile della comunità degli uomini. Ma c’è soprattutto il parlare alle persone del mondo com’è, di là dalle riconosciute apparenze; permettendo così alle persone di cogliere di sé stessi qualcosa su come sono. La medesima impresa in cui sempre si cimenta, a volte senza saperlo, il vero aedo, colui che, nello stesso tempo, continua la tradizione nella quale è inserito, la rinnova e se del caso la sconvolge.

Jacek Yerka, per farlo, utilizza i dati del proprio inconscio; il quale a sua volta si avvale dell’inconscio collettivo; e attraverso l’inconscio collettivo intreccia discorsi e relazioni con l’inconscio personale di ognuno. Lo fa rielaborando i ricordi del vissuto dell’infanzia; dando spazio alle verità che guidano il processo di umanizzazione; nonché alle verità ultime nascoste all’interno dell’informe magma quotidiano.

L’esito finale è qualcosa (scusate l’approssimazione) che trascende l’impressione immediata fornita dall’immagine. Appare evidente allora la limitazione che comporta circoscriverlo nel suo aspetto più evidente; frutto dell’occhiata distratta concessa all’interlocutore (al poeta) non appena la proposta di interlocuzione giunge ai nostri orecchi (ai nostri occhi, al nostro intelletto).

Questo “qualcosa” è nello stesso tempo di tutti gli artisti e di sua esclusiva pertinenza. Evitabile esclusiva pertinenza: ognuno nasce con un proprio patrimonio genetico con una sua esperienza personale: alla quale aggiunge la cultura dominante in quel certo ambito; dando luogo alle speciali determinazioni che caratterizzano gli individui come tali. Per sfociare infine nell’essere umano sociale denominato Jacek Yerka, uno dei tanti che hanno scelto di darsi – anima e corpo – al lavoro artistico.

Esplicito ulteriormente. Yerka è un unico di eleganza, intuito, sensibilità e percezione delle infinite occorrenze presenti nella concatenazione (processo) degli eventi. Il suo è linguaggio visivo ricercato eppure immediatamente fruibile a qualsiasi osservatore umano (ignoro, neppure mi azzardo a avanzare ipotesi, sulla reazione di un eventuale extraterrestre); un unico di sentimento (che raramente sfocia nel sentimentalismo), di visione non visionaria, di capacità d’ascolto e di tradurre l’udito nel linguaggio degli uditori. Simile a Beethoven, a Mozart, a Palestrina, a Verdi è sufficiente un solo contatto con la sua opera per riconoscerne l’appetibilità e il valore.

Questa immediatezza non è di artisti accademicamente più noti, che siano surrealisti o meno.

Surrealisti: cioè tendenti a produrre stupore più che buona creanza culturale. Perdonate la diminuzione: ritengo possiate scusarla considerando che analogo limite attribuisco alla Fantascienza.

Stringo ancora un pochino il nodo scorsoio. Tale immediatezza non è, ad esempio, di Salvador Dalì. Senza dubbio Dalì traduce bene, con audacia immaginativa, la complessità del reale: rimane però sempre con un piede ancorato nei territori di un impossibile/potenzialmente possibile mentale. Diciamo che rimane un adulto (anche culturalmente) pure quando fa appello alla credulità dei suoi simili. Ma è all’intelletto che si rivolge, massimo all’intuizione, non al fanciullo. La desolazione, la solitudine e il terrore sono il suo mestiere. Yerka, al contrario, manifesta l’abilità di rendere anche l’impossibile come possibile: non come sogno, o suggerimento: torcendo il rappresentato, e poi raddrizzandolo, per esporlo come parte della realtà, sua eccezione, al massimo come bizzarria: come ricordo, vissuto, esperienza pratica, realizzabile non appena una qualsiasi stimolo sensorio/intellettuale ci spinga a svoltare l’angolo. Ci spinga a considerare l’aleatorietà dell’istante; a considerare la storia del cosmo come condensata nelle emergenze continue che chiamiamo realtà.

Yerka non scorda mai d’essere stato fanciullo: suggerisce a noi di non dimenticare d’esserlo stati. Suggerisce d’aver sempre presente ciò che dovrebbe sempre essere, anche se non sempre lo è: vivere nell’innocenza e nella credulità, anche quando ostacolati dall’intelligenza che suggerisce, con ragione, prudenza. Se, infatti, credere in quel che crede un poeta è fecondo, istruttivo, efficace; inefficace, diseducativo e depauperante (lo sottointende) sono al contrario le parole di coloro che restano ancorati, nonostante ogni esperienza e ogni discorso, a un potere maligno e indecifrabile che si appropria delle nostre vite, pretendendo ipocritamente di farlo “per il nostro bene”. Forse l’inclinazione per il realismo nasconde proprio questo. L’hegheliano discorso sul reale che sarebbe sempre razionale. E invece non lo è.

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Yerka apre per noi una porta. Oseremmo, per abbandono ai tradimenti dell’illusione del certo e del vero e dell’immediatezza, richiuderla?

CONTINUA SABATO PROSSIMO


C’è in giro molta fantasia. Per esempio nelle cinque immagini qui sotto che NON sono di Yerka (e ne riparleremo in qualche prossimo sabato)

(*) UNA NOTA SU FIORELLO DOGLIA

Grottaferrata, 01/06/1959 – https://www.fiorellodoglia.it/

Opere:

Atlante pratico di agopuntura, 2015, Casa Editrice Ambrosiana

Anello mancante – 14 agosto 2021, Amazon

Un autunno un inverno – 1 gennaio 2021, Amazon

Affiorar di parole (Raccolta di parole e pensieri con “irruzione” di pittura, scultura e grafica). Nuova edizione con inediti – 4 ottobre 2020, Amazon

Palabras que afloran: Colección de palabras y pensamientos con “irrupción” de pintura, escultura y dibujos (Spanish Edition) –Valentina Moreno (Traduttrice)

Radici, sassi e sassolini: nuova edizione – 27 luglio 2021, Amazon

Come goccia. Parole sulla via delle immagini – 18 novembre 2019, Amazon

PAN-DE-MI-A: Emozioni nella notte 19 poesie e più! – 13 giugno 2020, Amazon

Nota Bene: alcune di queste opere erano state pubblicate a suo tempo dalla Aracne Editrice. Il successo delle stesse unita all’insoddisfazione per la politica editoriale dell’Aracne ha convinto l’autore a procedere ripubblicando in proprio.

NOTA DELLA BOTTEGA

Se vi siete innamorate/i di Yerka al primo sguardo… anche noi. Da quando ormai 7/8 anni fa MAM (Mauro Antonio Miglieruolo) ce lo fece conoscere qui lo abbiamo saccheggiato mentre MAM gli ha dedicato 38 articoli più 8 (ecco a cosa servono i TAG). Jacek Yerka – ma all’anagrafe era Jacek Kowalski – è nato nel 1952 a Toruń, in Polonia. Senza dubbio è uno dei più grandi pittori e illustratori del XX e XXI secolo eppure non è amncora conosciuto quanto meriterebbe. La sua arte costituisce – come spiega Miglieruolo nel presentarlo – «un incrocio particolarmente ben riuscito fra surrealismo, suggestioni naif e inclinazioni fantascientifiche. Il risultato sono immagini sospese a metà tra sogno e realtà, in un miscuglio perenne di elementi». Ma c’è altro ancora, come ci spiegherà MAM in questa nuova serie.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

4 commenti

  • L’arte è continuo rincorrersi, e anche straordinario rinnovarsi… Yerka è geniale, ma certo non supera il meraviglioso simbolismo di Dalì, anzi, proprio a lui si ispira, e del resto anche in Dalì ricorre il richiamo a Bernini… Vale la pena ricordare un piccolo obelisco a Roma (della Minerva), sorretto da un elefante, e la storia avvincente, secondo cui Bernini fu costretto a modificare per richiesta dei committenti, e in risposta lui rivolse il regal posteriore della sua scultura verso la loro chiesa. E questa esuberanza, fantasia, giocoso rischio dell’arte eccolo comparire nei molti elefanti di Dalì e nelle belle sfide che propone la storia, un elefante di Yerka apre la godibile lettura di questo articolo… Grazie della condivisione.

  • Grazie della precisazione. Che mi obbliga a una ulteriore riflessione su Dalì. Artista mirabile che, chissà perché, rifiuto di ammirare. Per fortuna non si smette mai di crescere.

  • M. Paola Clarini

    Molto interessante. Tengo questa email per le belle immagini che voglio guardare di nuovo con piu’ calma. Grazie

    • Ottimo proposito. Yerka, come ogni artista, richiede sempre un supplemento di riflessione per essere capito, e goduto, per quel che è e vale.
      Immagini di Yerka il blog ne ha già pubblicate decine. Nei prossimi sabati trovera, per sette sabati, dieci nuove diversi frutti del suo ingegno.

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