Yerka, artista a tutto tondo – 7

di Mauro Antonio Miglieruolo

Non è per piaggeria, miei cari lettori, che ammetto di avervi amato. Anche i lettori ostili, quelli che commentano e quelli che non commentano. Nonostante vari acciacchi ho sempre tenuto ferma la prospettiva di dividere con voi il bello che a me sembrava tale. Spero avervi servito come la vostra pazienza merita, il merito mio non sempre all’altezza. Considerate però i limiti di settantanovenne che osserva con terrore la vaporizzazione di tutto ciò che fin’ora gli ha permesso di spendersi e spandersi: la memoria, le energie fisiche, le prospettive di cambiamento che inducono al coraggio, ma tardano a fornirlo. So che “tutto cambia”. E che tutto sta cambiando, anche se non ce ne accorgiamo. So che per voi sono quasi pronti giorni migliori.

Brillante visione d’una realtà apparentemente superata. Da tutti i pori la visione trasuda avvertimenti. Tutta questa bellezza è inquinata. Tutta questa bellezza è fuorviante. E’ data per nascondere l’altro polo della verità. La miseria, la strage, l’orrore che la borghesia ha imposto al mondo.

Chi non vorrebbe vivere con l’innamorato/l’innamorata in un paradiso simile. L’isola deserta è il luogo ideale dell’amore. Chiusi anche per mesi. Felici. Filici perché consapevoli che la via di fuga è a portata di mano. Che una scala in discesa può portarci in salvo in mezzo a un rigoglio di vita.

Fra tutte le immagini di Yerka questa mi sembra la più suggestiva per uno scrittore. Il racconto già bello fatto.

Nel loro alto castello, quasi inaccessibile, il potere, la religione, lo scientismo controllano. Giudicano e condannano. Tutto è misurato, calcolato, predisposto. Anche la fuga del Pez Volador?

Altra oasi di possibile felicità. Bellezza e abbondanza che procedono appaiati. Ma dove ci porta la scala che si inabissa? Forse alla nostra responsabilità nei confronti di questa sorta di idillio. Responsabilità nel volerlo costruire, responsabilità nel difenderlo.

Alt, proprietà privata. Non occorrono recinti per tutelarla. Il cancello d’ingresso si apre sulla nebbia che ottunde le nostre menti. Si tratta dell’unica proprietà privata che il capitalismo non difende. Che anzi viola in continuazione. Non vi sono limiti per la manipolazione dei cervelli, la coartazione delle volontà. Anche il più drammatico evento non arresta la propensione autoritaria della borghesia. Vedi Covid-19.

A mia nonna non dispiacerebbe questo interno a cielo aperto. A mia nonna, che non aveva nulla, solo capacità di sopportazione e fatiche, non spiacerebbe avere quel poco qui rappresentato. Inclusi scarafaggi e sveglie volanti.

Siamo messi bene, dentro una illusione di felicità. Il leone attende che si maturi e si cada nelle sue fauci insaziabili. E’ un leone del tutto particolare quello che ci abbaglia con la lusinga del benessere. Noi non siamo che i suoi frutti. L’istinto, in più della ragione, l’esperienza dovrebbe averci resi edotti. Non crediamo, non vogliamo credere. Neanderthal si allontana sconsolato.

Nel grigiore, nel degrado, una luce presenta una istanza di ospitalità. In quello spazio è possibile riposare, forse anche dormire. L’indomani, alla prima luce del giorno, sarà possibile riprendere alacremente il nostro cammino.

Sono convinto che a mia nonna tutto questo sarebbe piaciuto, ancor più dell’immagine nella quale in precedenza ho voluto coinvolgerla. Piaciuto entrare e guardare. Goderne la tranquillità e l’invito alla pace interiore. Subito dopo però, subito dopo aver recitato una qualche preghiera ne sarebbe uscita, convinta che non era per lei, utilizzatrice abusiva. Invece era proprio per lei. I padroni hanno privatizzato tutto, anche il DNA umano. Non hanno ancora trovato la via per monopolizzare la fantasia.

Su un pianeta lontano un alieno ricostruisce la percezione che ha avuto del nostro mondo. Si tratta di un artista bravo, troppo per non perdersi in un ideale di bellezza. Sia gloria a lui, che ci serve come meritiamo d’essere serviti. Grazie Yerka. Grazie.

E’ una proposta questa di Yerka o solo un invito a prepararsi a volare? Comunque sia all’umanità è dato solo di spiccare il volo; o di precipitare nell’Inferno.

Sembra una piscina, ma non lo è. Si tratta di un luogo in attesa. Attende che l’uomo, dopo essersi affannato tanto, utilizzi ciò che ha creato, nella prospettiva del mondo che gli è stato apparecchiato. Non si tratta dell’uso di un bel posto. Si tratta di uscire a entrare come componente organica di quel posto.

Sauna fuori ordinanza. Viventi fuori ordinanza. Siamo forse in un mondo alieno? Siamo nella conferma che tutto è poesia, tutto è grazia, tutto è sogno. Basta solo volerlo trovare.

Anche in bianco e nero Yerka è in grado di stupirci. Ci riesce perché non tenta, esagerando, di stupire sé stesso. Per lui l’enormità, se offerta con grazia e all’insegna dell’armonia, è sempre normalità.

Nella fantascienza – è stato notato – sono rari i romanzi che raccontano d’avventure sottomarine. Yerka interviene a coprire una spazio poco abitato. Lo fa a modo suo. Confondendo il cielo con la terra. Confinando la terra nel piccolo spazio che necessario a far sì che la guerra aerea possa campeggiare.

*

Continuazione e fine (provvisoria) la settimana prossima.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

4 commenti

  • Sommessamente, posso dare un’altra interpretazione a quella che ritieni come un’ostilità verso le tue proposte, ossia la mancanza di commenti? Certo, è la mia interpretazione, ma credo che potrebbe avere più sostenitori di quanti non pensi, Mauro Antonio Miglieruolo (o Migliaruolo che dir si voglia).
    Le splendide immagini di Yerka (come chiamarle se non la consistenza dei sogni), ma anche di altri artisti che stai proponendo da settimane in Bottega, accompagnate dalle tue note disincantate e puntuali, lasciano la possibilità di riflettere, come sto riflettendo io in questo momento, senza essere presi dalla frenesia di tastiera, troppo presente e troppo spesso deleteria in questi momenti di smarrimento individuale e collettivo.
    Soprattutto regalano la consapevolezza che altre parole in aggiunta alle tue avrebbero solo il gusto di rimasticatura; questo è quello che ha dissuaso me, e chissà chi altri, dal commentare quanto con generosità ci stai offrendo in questi mesi.
    Non è per piaggeria, mio caro scrittore, che ammetto di averti amato. Anche quando scrivi di Robot.
    I giorni migliori li affronteremo tutti assieme. Diversamente non è dato.

    • Cara Bianca, anzi carissima
      nonostante il tuo apprezzamento, non posso evitare una osservazione critica. Che tu, purtroppo, ignori quanto possano le persone, quale sia l’enorme influenza che hanno, quale il loro ruolo nel determinare le scelte delle singole personalità, quanto la loro efficacia abbia effetto su quella degli “specialisti” che di scrittura si occupano.
      Sono più di sessanta anni che mi occupo di scrittura, sollevandomi faticosamente da un universo di “ignoranza” che solo la perseveranza, la volontà di fare qulcosa per i miei simili, di coloro che costituiscono la ragionevole speranza di costruire, tutti insieme, una società migliore. O, almeno, un piccolo ambito in cui il peggio di mè è messo in sordina, il meglio valorizzato, come lo è quello di tutti gli altri. Sono sessanta anni che scopro ogni giorno, giorno dopo giorno, che per quel poco che valgo, valgo in quanto posso sfruttare l’intelligenza degli altri, le loro invenzioni, la loro spinta per costruire qualcosa di valido, in cui ci si possa tutti insieme riconoscere, anche quando proposto da uno.
      E non smetto di insistere, anche a costo di parere ridicolo. Credi forse che padre Dante, lui il più grande di tutti, avrebbe potuto approdare a risultati tanto eccezionali quanto quelli a cui è approdato, senza le infinite secolari rimasticature di milioni di persone, spesso analfabete, che hanno costruito la piattaforma culturale e di credenze dalla quale Dante ha spiccato il volo per il suo viaggio verso l’infinito?
      Credi forse che il tuo commento sia meno valido di una qualsiasi delle immagini di Yerka? Per come la vedo io no. Yerka potrà pure accedere, come accede, a mondi che noi non possiamo neppure immaginare. Ma non avrebbe neppure tentato l’impresa non avesse avuto la strada spianata dal lavoro dei tanti che hanno immaginato, sognato e intuito, che si sono mostrati disponibili a prendere in esame le sue proposte. Con la differenza che tu ti manifesti quale essere umano che aspira a ascendere e ad arrivare al più alto gli sia possibile; e Yerka è capace di costruire proposte (immagini) che permettano a te, come a me, a quel più alto accedere e, anche se per poco tempo, restare.
      Per il resto ti do ragione su tutto. Su quel resto ti prometto di riflettere. Soprattutto quando accenni all’inopportunità di essere presi da frenesia da tastiere. Bisognerà che con maggiore attenzione esamini il messaggio esplicito che vi hai immesso; e ai tanti altri impliciti che è possibile scoprire.
      Grazie, Bianca.

      • Scusa Bianca, ho preso una cantonata. Tu mi hai lanciato una ciambella di salvataggio e io invece di approfittrne e fermarmi lì, ho risposto teorizzando. Mi sento molto stupido.
        Ciao

  • Macchè stupidità, caro MAM, è la natura umana che ci imbroglia e poi ci sbroglia. E’ questo che facciamo, di continuo, da sempre, come specie. Diamo un riscontro soggettivo e poi ci ritorniamo per ragionarci e confrontarci. In caso contrario,come avremmo fatto ad arrivare fin qui da quando siamo scesi da li rami?
    Grazie. Di tutto.

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