Yerka e non Yerka / 14

Artisti a confronto – di Mauro Antonio Miglieruolo

Espongo alcune immagini notevoli per valore estetico, scelte alla rinfusa tra le più belle. il paragone è con un autore, Hieronymus Bosch, nel cui confronto Yerka rischia di soffocare.

PRIMA PARTE: YERKA

Ahimé, povero Yorick! Sono sopraffatto. Potrei commentare, ma non oso. Mi raccolgo in ammirazione e umilmente constato che un racconto fantasmagorico e attraente come il romanzo visivo di cui sopra non mi è mai capitato di scriverlo. Nemmeno qualcosa di lontanamente paragonabile. Salvo ONIRICON, si capisce.

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Di là dal tempo e dallo spazio, in un altro universo, lessi un testo meraviglioso (credo di Hamilton) nel quale si parlava di “stagno della vita”. IL tema ritorna a eoni di distanza in questa creazione di Jacek Yerka, non la sua più bella, tra le poche in cui una sottilo vero di horror inquina la chiara visione delle sue visionarie visioni di altre dimensioni.

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Altra illustrazione alla quale può essere attribuita un’eco culturale. La Venere sorta dalle acque della mitologia greca. Legittima o meno che sia l’operazione, la suggerisco. Riflettere in merito sarà certamente cosa buona, fruttuosa.

Posso azzardare allora un titolo che chiosa l’orgine che attribuisco? La Cultura sorta dalle acque. La Cultura inteso come bellezza, rigoglio di vita, all’interno di una vita nova allargata. Nella quale la fantasia conta altrettanto che la realtà.

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Don Chisciotte? No. Un’agreste a ripensare l’esistenza, il buon tempo andato e la condizioni di vita rilassate delle quali abbiamo bisogno. E che ci spettano.

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Un esempio della capacità straordinaria di Yerka di fondere insieme passato e futuro, creando presenti che non sono né l’uno né l’altro, MA QUALCHE ALTRA COSA. L’idillio al centro di tutto.

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Heinlein (Il Tesseratto) sarebbe felice di questa proiezione tridimensionale di una visione tetradimensionale dello spaziortempo. Non più di me che mi ritrovo nella gran copia di simboli che l’artista adopera…

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Porzione significativa di una illustrazione più ampia. Qui non solo viene rovesciata la prospettiva che trasforma gli interni in esterni. Qui sembra voler ampliare la concezione immaginando un esterno ridotto alle medesime condizioni di tanti interni.

Con quella conchiglia che striscia nel più alto dell’immagine. L’onnipresente conchiglia. Qualcuno ritiene ammissibile rimproverare all’autore una tale predilizione? Io no.

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Un té alle cinque. Per un fantascientista un té alle “ogni ora”. Dove incontrare, infatti, un paesaggio altrettanto lezioso, suggestivo e fantasmagorico?

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Pura bellezza. Pura abilità. Divina ispirazione. Mescolanza aliena di parti apparentemente tra loro inconciliabili. Un Natale straordinario quello vissuto dal grande artista polacco.

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L’opera è intitolata Pixography. Giudichi ognuno quel che vuole.

Mano mitragliatrice? Giocattolo? Soprammobile? Giudichi ognuno quel che vuole.

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Sembra si tratti di una imitazione di Bill Melvin. È tanto ben riuscita che non esito a inserirla nella spazio dedicato a Yerka.

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SECONDA PARTE: Hieronymus Bosch

Pseudonimo di Jeroen Anthoniszoon van Aken. Artista tipico dei periodi di crisi che svela il carattere grottesco di determinate convinzioni umane. A partire da quelle religiose. Al contrario del Rinascimento Italiano, razionale e solare, pone l’accento sui punti oscuri del periodo che attraversa (1453-1516). Nella sua pittura si riflette nello stesso tempo la fede e lo scetticismo nei confronti della fede. È pittore inevitabile del tempo in cui fioriscono i mille fiori del pensiero di Martin Lutero.

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Una carrellata bella e tremenda, il Giudizio Universale che sembra bussare alla porta. Ma non è il giorno grande e terribile del Signore (di un certo modo di concepire il Signore che è certo spiaccia grandemente al Signore), ma l’ordinaria giornata dell’Uomo. Di un uomo ancora prigioniero dele tenebre che saranno ingiustamente attribuite al Medio Evo, ma che sono anche le tenebre di oggi. Che continueranno a esserlo finché dopo essere sceso dagli alberi, l’uminità non riuscirà ad ascendere all’altezza del suo grande possibile destino.

continua sabato prossimo

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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