Yerka e non Yerka / 6

Artisti a confronto – di Mauro Antonio Miglieruolo

Le immagini della presente puntata credo non siano mai state  (salvo tradimenti della memoria) in “bottega”. La moltiplicazione costante delle opere di Jacek Yerka, artista vivente; la vastità del suo mondo; il tempo sempre più ristretto, rendono improbo e velleitario ogni tentativo di una esauriente catalogazione.

PRIMA PARTE: YERKA

Yerka cerca di sperimentare i suoi temi preferiti (e meglio riusciti: il tema dell’albero e dell’oroglogio, ad esempio), per approdare a una composizione originale. È sicuramente originale, ma non tra le più interessanti.

 

Lo stesso che dell’immagine precedente.

 

Il mostro che ride. Che ci fa ridere…

Anche se, considerati i tempi che corrono e i mostri politici che corrono, c’è ben poco da ridere.

 

Bestiario yerkiano. Macchina, artropodo, uomo. Visione.

 

Il più originale spazzaneva mai visto all’opera. L’unico vero di fede. Ci ricorderemo di lui ogni volta che ne vedremo uno artefatto in azione.

Esiste una differenza apprezzabile fra questo vero e gli altri finti. Che questi ultimi effettivamente spazzano la neve e quello nostro spazza il grigiore dai pensieri angusti che vivono nella ripetezione.

Il sopra e il sotto, simili se non identici. Ma non esclsusivamente nell’Idea di Yerka. Anche nelle cose della cultura terrena. Almeno questo hanno predicato e predicano pensatori di ieri e di oggi, da Platone in poi. Permettetemi di praticare, ancora una volta il dubbio. Mi sembra difficile – personalmente non riesco a immaginarlo – che il disastro permanente nel mondo di oggi, sia copia del diluvio imperante nel più alto dei cieli.

 

Non c’è scala, non via che conduca alla realtà dell’opulenza realizzata. Molte difficoltà sono poste a coloro che tentano di arrampicarsi sull’albero della cuccagna. Troppi quelli che remano contro. Fra i quali c’è da annoverare il tranquillo fiduciario della grande finanza, attualmente primo ministro.Non ne faccio il nome, uno vale l’altro.

 

Rarissimi i paesaggi innevati nelle opere di Yerka. Eppure, essendo polacco, dovrebbe averne buona cognizione.

Qui come altrove l’inclinazione (universale) per i mari del sud fa inevitabilmente capolino a dispetto della nevicata in primo piano. Condivido la scelta dell’autore. Nonostante la inevitabile tendenza (persino degli edifici) a ripiegare su sé stessi per il gran caldo, preferisco il molle retrostante alla facciata asettica della dimora.

Siamo nella favola. Diminuita dall’atmosfera religiosa che spira dalla cattedrale vegetale. Con le sue colonne e le arcate intrecciate.

Mi è stata proposta come opera di Yerka. Sono sicuro che non lo sia. Mi dichiaro disposto a essere smentito, sicuro che non potrò esserlo. La calligrafia visiva non è di Yerka. Qui si è in pieno surrealismo e nel surrelismo si rimane. Yerka quasi mai vi rimane ancorato. A meno che non si parli di uno specifico yerkiano, di una sua incursione nel tema. Al quale attinge, senza lasciarsi stringere.

SECONDA PARTE: Tomek Setowski

Fantasioso, piacevole, offre agli occhi di che guardare. Ma: il mondo veste la donna o è la donna il centro delle cose del mondo?

Quadro affascinante, credo che piacerà ai cultori dello stempunk. Piace anche a me che non lo sono.

Ho faticato a inserire questa immagine. Tre tentativi andati a vuoto, più un reset del sistema. Stavo per rinunciare quando ho avuto l’idea di ritagliarla. Solo a quel punto il computer l’ha accettata. Cosa voglia dire non lo so. Il mondo del digitale è pieno di misteri e sono presenti in esso più fantasmi che stelle in cielo.

Medioval futurismo. Chissà se non abbia ragione l’artista e che domani saremo molto meglio e molto più di quel che siamo stati. Di una circostanza sono sicuro: che questa affermazione ha un fondamento per quel che riguarda le donne. Che trascinano dentro il loro meglio l’intera umanità.

Per pigrizia non sforzo le meningi e mi limito a dire: lo stesso che sopra.

Un bel diluvio quello che Tomek Setowski presenta. Vien quasi da desiderare di poterlo vivere.

L’ultima battaglia per la Terra.

La bella addormentata nella metropoli. Prima di lei un macromondo innamorato di se stesso. Dopo la presa d’atto del Lilliput.

Una della più belle immagini di Tomek Setowski. Tra le più famose. Non a caso l’ho scelta come immagine in evidenza.

continua sabato prossimo

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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