Yerka e non Yerka / 9

Artisti a confronto – di Mauro Antonio Miglieruolo

PRIMA PARTE: JACEK YERKA

Noto solo adesso l’assenza di simboli religiosi nell’artista polacco. A meno che la memoria non mi tradisca il principale di questi simboli, quello che domina i paesaggi di tutti i centri abitati, è il campanile con il suo immancabile orologio. Sostituito da un albero e un orologio.

Non mi inoltro – non ora – in problemi che ci porterebbero lontani da questa rassegna e dal confronto con altre/ artisti. Sottolineo comunque il senso di adorazione per l’opera dell’essere umano che spira da alcune sue creazioni. In particolare da alcuni agglomerati rurali: vere cattedrali alzate all’emozione e alla contemplazione laica.

I paesaggi acquisiscono interesse quando sono antropomorfizzati. È a questi ultimi che si riferisce il concetto di ritorno alla natura: ritorno alla natura plasmata dall’uomo. E deliziosamente idealizzata da Yerka.

Bella variante di un tema ricorrente. La conchiglia. Sottolineo la bellezza, o meglio la grazia della ragazza collocata in campo medio; nudità presentata come omaggio alla donna, senza apparente volontà di stuzzicare o provocare l’uomo. Nudità di inocenza piena che dovrebbe essere nei costumi, ma che non è più; e che Yerka tenta di rinnovare. Riuscendoci.

La civiltà edificata su un ponte sospeso su piani che si differenziano illusoriamente. Quella di sotto è la porta dimensionale per accedere alla precarietà durevole di sopra.

Temo di averla già usata questa immagine. Non importa: è attrattiva a sufficienza per giustificare la riproposizione. Adatta per altro a sostenere Yerka nel confronto con Tomek Setowski.

Variante molto bella, ben definita, dei ripetuti tentativi di Yerka di superare idealmente l’ostacolo della gravità, ostacolo apparentemente insuperabile per la fisica quantistica. Non per l’artista.

Esemplare della numerosa serie di mutanti animali meccanici che costituiscono una parte consistente della sua opera.

 

Idem.

Se potessi intitolerei l’immagine “Il Trionfo del Tempo”. Oppure “Intelletto che sorge dalle acque”. Yerka è obbligato dalla fantasia e nel tempio della creatività umana rende omaggio all’intelligenza, strumento dell’allontanamento dell’uomo dalla condizione d’animale.

Il miglior Yerka in una versione ridotta dell’opera. Un po’ troppo ridotta. Ne sto cercando una più rappresentativa.

La spirale infinita che guida l’uomo all’elevazione. Ponendo una doppia condizione. Quella dell’innocenza; e che il cammino sia iniziato e concluso in coppia.

 

SECONDA PARTE: Tomek Setowski (4)

 

 

Fantasmagorie. Pensieri belli. Le donne, i cavalier, l’armi, gli amori… ah, no questi ultimi impossibili. Li si dichiara, non li si può portare a compimento. Non valgono serenate, quarti di luna, contorni idilliaci.

Io no, non aspetto, lo dichiaro invece. Prima che definitive impossibilità mi tolgano la parole, lo proclamo a gran voce. Noi uomini ci aggiriamo per il mondo per relizzare tante, troppe cose. Sinfonie, capolavori di pittura, poemi, rovine d’imperi e di conquiste; all’ultimo, sempre, non resta che il ritorno a casa. L’ inginocchiarci davanti alla dea/compagna di vita che ci riempie di tenerezza e confidare nella sua indulgenza.

continua sabato prossimo

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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