ZeroCalcare e «la dittatura immaginaria»

La “cancel culture” e il politicamente corretto: fra bugie, infamie, trappole da una parte e «quello che conta veramente» dall’altra parte (della barricata).

Il consiglio della “bottega” è semplice e diretto: senza correre (ma di buon passo sì) andate in edicola e comprate il nuovo «Internazionale». E’ un bel numero: come spesso accade, fuori dal coro … grazie alla ricerca di quei fatti che sono pressochè ignorati dal “grande” giornalismo di questo Paese. Ma a rendere memorabile «Internazionale» numero 1409 è ZeroCalcare che in meno di 30 pagine disegna (da par suo) «10 cose banali messe in fila sulla cancel culture» e sul politicamente corretto. Banali? Niente affatto, è il modo ironico di ZeroCalcare per dire: “invece di farci tante pippe andiamo al sodo”.

Ecco i titoli delle banalità:

1- la cancel culture in Italia non esiste

2- niente tira più di dire che non si può più dire niente

3- questo significa che dobbiamo parlare sempre in maniera impeccabile?

4- è lecito che nel tempo venga ridimensionato lo spazio concesso ad alcune figure che hanno sempre avuto voce, per darne a chi finora non ne aveva?

5 – possiamo essere meno stupidi di un algoritmo

6- la gogna pubbica fa schifo

7 – il vittimismo pure fa schifo

8- senza il confronto con gli altri ci possiamo fare solo le pippe

9 – la politica la fanno le collettività, non i singoli

10 – se esiste una barricata è tra chi vuole cambiare lo status quo e chi lo vuole mantenere immutabile.

Oggi è lunedì, le edicole sono aperte.

Trovate qui sotto una piccola nota (con molti link) della “bottega” intorno al groviglio di questioni che ZeroCalcare ha dipanato così bene. Non tutti i nodi sono sciolti (ovviamente) ma questo “dd – decalogo disegnato” resterà davvero un ottimo punto di riferimento per chi vuole ragionare (e magari fare) invece di blaterare.

La “bottega” segnala questa veloce riflessione (dell’11 marzo nel post In strada contro il colonialismo di Wu Ming)

Sul groviglio di problemi legati alla lotta per la memoria (anche toponomastica o nei musei) abbiamo scritto più volte. Nell’articolo Berlino: anche nelle vie la lotta per la memoria (2 dicembre 2020) ricordavamo che chi volesse recuperare informazioni, proteste, proposte e riflessioni può partire da questi 7 post: Statue e monumenti: crimini, oblio, senso comune, #BlackLivesMatter, la Storia, i Washington Redskins…, Fantasmi coloniali e schiavitù di oggi, Guerre, monumenti e criminali, Città: rivolta contro i nomi infami, I vincitori scrivono la storia, non la verità e Statue e lapidi: celebrare i boia.

Per quel che riguarda l’Italia a parte la vergogna di Affile con lo “schifezzario” per il criminale Rodolfo Graziani – trovate molti articoli – e il “caso” della vernice a Milano contro la statua di un giornalista-soldato che fino all’ultimo si è vantato dello stupro di una minorenna africana (Indro Montanelli) … segnaliamo: Nomi infami: a Ragusa fanno così, Reggio Calabria e il Coniglio Mannaro: perché l’aeroporto non deve essere intitolato ad un fascista, C’è una Catania che non onora Giorgio Almirante…, «Aeroporto di Cagliari-Elmas “Antonio Gramsci”» e Imola: davanti alla statua di un fascista…

Roma aspetta ancora una piazza (o un busto) per Andrés Aguyar mentre a Bologna la targa promessa per Reuf Islami è finita nel “dimenticatoio” istituzionale: sia mai che ricordare un operaio immigrato morto sul lavoro sollevi qualche interrogativo su chi siano assassini e complici.

E ancora abbiamo ripreso due notizie interessanti su quel che sta accadendo in Germania: la diocesi cattolica di Eichstatt in Baviera si scusa per i roghi a 400 anni di distanza (cfr Una caccia alle streghe senza fine) mentre Con il castello dei re prussiani Berlino ripensa il proprio passato ovvero un architetto italiano ha progettato uno spazio che colloca l’edificio restaurato in un complesso dedicato alla memoria per ricordare la ferocia del periodo coloniale.

Tutto questo però non appassiona i cosiddetti grandi media italiani o le istituzioni che, per restare a un esempio recente, fingono di non capire quanto sia grande la vergogna della Biblioteca nazionale che celebra un criminale fascista come uno statista (cfr Pino Rauti: «attivo, creativo». E per inciso fascista). La maggior parte dei cosiddetti intellettuali si sdegnano perchè la «cancel culture» vorrebbe re-interpretare il passato e sembrano confondere un monumento a Hitler (o a uno schiavista statunitense) con un fattarello locale: davvero ci credono? O sono così ignoranti da non sapere che la lotta per la memoria da sempre ci impegna tutte e tutti ogni giorno? Si tratta – al solito – di capire da che parte stare: in difesa degli orrori del passato o dalla parte di chi si oppose?

Wu Ming ha segnalato la nascita di una “FEDERAZIONE DELLE RESISTENZE” fra chi si occupa del colonialismo italiano con la prospettiva di … rifare le (cattive) strade. Ci pare una splendida idea e dunque la “bottega” dà la sua adesione con testa, gambe e unghie.

Se la seconda immagine (il libro di Lilian Thuram) vi stupisce… vuol dire che non avete ancora letto “Le mie stelle nere“. Beh, anche le librerie – e le biblioteche – sono aperte.

 

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

5 commenti

  • angelo maddalena

    Vado in edicola per prendere Internazionale con un pò di scetticiscmo, potrei anche aspettare che me lo passi Nicolina, se mi dice che può darmelo già domani aspetterei, anche perché sono curioso sì di leggere gli spunti di ZeroCalcare, ma sono anche rimasto “perplesso” di alcune sue posizioni e “suggestioni” di qualche mese fa, e di questo ne accenno anche nel libro A piedi in un mondo sospeso: già il titolo La dittatura immaginaria mi mette un pò in “allarme”, non vorrei che Zerocalcarino riproponesse quei spunti che mi hanno fatto un pò….ca…dere, e cioé: “Non lamentatevi perché rispetto al primo periodo di quarantena forzata e prolungata adesso stiamo alla grande” (in un’intervista di novembre o dicembre del 2020); oppure: “La mascherina va messa per rispetto degli altri, punto” (intervista su youtube sempre di novembre o dicembre 2020). Al di là dei “dettagli”, vorrei fargli leggere il libro Transitare le epidemie con Ivan Illich, dove David Cayley fa notare che il “vuoto” di voce da parte della sinistra (cultura di sinistra, compreso ZeroCalcare) è abbacinante: “Dal momento che la sinistra”, scirve Cayley, “in teoria parla a nome degli svantaggiati, ci si poteva aspettare che l’anti-lockdown diventasse una questione di sinistra, mentre è avvenuto decisamente il contrario. Le critiche sono arrivate quasi esclusivamente da destra, e soltanto gli esponenti più coraggiosi della sinistra, come Sunetra Gupta, hanno osato andare controcorrente (per l’Italia ci aggiungerei la Bottega del Barbieri, oltre che, in parte, il manifesto, Micropolis in Umbria…). Cayley fa notare che il blocco economio e il lockdown “si può dimostrare che sono stati applicati a spese di coloro che sono meno in grado di proteggersi”. Ora, uno come ZeroCalcare che mi dice “Non vi lamentate perché stiamo bene rispetto a prima” o “la mascherina va messo per rispetto degli altri e basta”, non dico che potrebbe segnalare gli effetti oggettivamente dannosi di un uso scriteriato della mascherina (di cui ha parlato anche La bottega e qualcuno lo ha ripubblicato in un suo libro, chissà ci è, chi fu cu fu?!), e non dico che potrebbe (o dovrebbe?) lanciare l’allarme per l’eccesso di restrizioni che producono soprattutto depressione e repressione contro i più fragili, però almeno accennare a qualcosa che va in questa direzione: un’analisi più profonda e meno “commerciale”, un attenzione alle conseguenze sui più fragili, socialmente, psicologicamente e lavorativamente, e visto che ci siamo lo voglio segnalare: una giovane ragazza (giovane rispetto a me!) che abita vicino casa mia mi ha “illuminato” (non in positivo) su Zero Calcare: l’ho vista andare in visibilio con gridolini e sorriso quasi ebete solo per aver sentito nomiare Zero Calcare: se c’è quel detto “dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei”, potrebbe valere anche “dimmi chi sono i tuoi fans e ti dirò chi è Zero Calcare?!”, volevo fare una faccina col sorriso furbetto ma qui non si può fare, non ci sono le faccine, quindi lo mando moralmente: sorrido amaramente

  • caro Angelo
    prima i fatti (in questo caso leggere quel che ha fatto ZeroCalcare) e poi i commenti o i dubbi; fare il contrario serve ad arrampicarsi sugli specchi… Secondo me un’arte difficile e nobile ma un po’ inutile.
    PS: da solo o grazie a Nicolina potresti scoprire che “Zero” non parla di Covid.
    … pPS: a esser maligno direi che dell’articolo hai letto solo il titolo perchè se almeno lo scorrevi (la consecutio temporum oggi è in sciopero) avresti trovato la frase «10 cose banali messe in fila sulla cancel culture» e sul politicamente corretto…
    PpPS (finale): commentare un articolo leggendo solo il titolo è il primo sintomo di una malattia gravissima: la frettite galoppante. Spero non sia il tuo caso. Ti segnalo una curiosità: il verbo “frettare” (vivere di fretta) è assai irregolare, per esempio alla seconda persona singolare dell’indicativo trovi “tu frutta” e alla seconda plurale “voi truffati”.

  • angelo maddalena

    Caro Daniele, avevo anche letto “10 cose banali messe in fila sulla cancel culture”, ma ho voluto prendere spunto e preparami a un’eventuale altra delusione (che ancora non so se ci sarà, Nicolina mi ha detto che non me lo darà prima di due giorni, potrai anche comprarlo ma aspetto…), però continuo a “infierire” (infrettire diresti tu?, e ridoooo) perché il mio era uno spunto, e proprio Nicolina mi ha dato Il venerdì di Repubblica con la copertina di Baggio e ci ho trovato uno spunto inaspettato: anche Baggio, sulla Pandemia, mi surpisce in positivo e quasi quasi dice quello che potrebbe o dovrebbe dire ZeroCalcare e altri sedicenti “sinistri”: “La pandemia l’ho vissuta con tristezza per chi aperso il lavoro e affetti e pensando a come ci ha trasformati: prima al supermercato se entravi con la mascherina eri un ladro, ora sei un cittadino responsabile!”. Minchia, Baggio, dirai tu? Ma non è che si sono scambiati i “ruoli” e le parole con ZeroCalc? e ritonfa (e ridoooo), comunque caro Daniele ancora grazie per la tanto citata prefazione tua a A piedi in un sospeso (e ridoooo) scrivo queste ultime cose e anche altre ridanciane per ricordare un tono conviviale anche se siamo in un commento pibblico, ma è bello così no?

  • angelo maddalena

    in linea generale: Gordiano Lupi ha scritto due libri in cui “smonta” alcuni scrittori di grido degli anni ’90 (e molti ancora oggi parecchio venduti), si chiamano Nemici miei e Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura creativa; i Perturbazione una canzone dal titolo Io sono vivo voi siete morti, in cui se la ascoltate capite chi è il “destinatario” o i destinatarii, mi piacerebbe fare un laboratorio per sapere come la pensiamo di questi due autori (l’autore della canzone è Gigi Giancursi) e cosa ne pensiamo di quello che dicono e cantano in quei libri e in quella canzone

  • I pompieri di Genova
    12 luglio 2021 – Tonio Dell’Olio
    Rubo alla rete questo testo e lo faccio rimbalzare su “Mosaico dei giorni”.
    Genova, ieri sera. Arriva una chiamata alla caserma dei Vigili del fuoco. È la polizia locale. “C’è da rimuovere urgentemente uno striscione al palazzo dell’Inps” dicono. Una squadra di pompieri arriva sul posto, entra nell’edificio, esamina la situazione. Lo striscione è lì. È uno striscione antifascista. “Nessuna piazza sarà intitolata a fascisti in questa città” recita, con chiaro riferimento alla decisione da parte della amministrazione comunale di centrodestra di intitolare la nuova darsena del porticciolo di Nervi a un noto esponente della X Mas della Repubblica di Salò. I vigili del fuoco prima constatano che lo striscione non crea nessun rischio alla pubblica incolumità, poi alzano gli scarponi e se ne vanno, rifiutandosi di rimuoverlo. Infine, in una lettera firmata dal sindacato Usb, spiegano tutto con un messaggio al sindaco e all’intera città che è un manifesto di dignità e resistenza. “Denunciamo l’utilizzo improprio del corpo per interventi che non riguardano la pubblica incolumità – scrivono – Noi svolgiamo interventi tecnici di soccorso e vorremmo che il sindaco di Genova avesse ben chiaro questo concetto. Lo striscione non danneggiava l’edificio e non era pericolante, probabilmente infastidiva chi vuole rievocare periodi bui della nostra storia antifascista del Paese”. Semplicemente grandiosi.
    https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/mosaico-dei-giorni/2479-i-pompieri-di-genova

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