Zika semina il panico. Ma forse fa…

… più danni il pesticida nell’acqua potabile

di Marina Forti (*)

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E se non fosse il virus Zika la vera causa dell’aumento di casi di microcefalia registrato nel nord-est del Brasile? A sollevare il dubbio sono alcuni medici argentini e brasiliani: i quali suggeriscono un altro responsabile, un certo larvicida prodotto dalla Monsanto, messo nell’acqua potabile per controllare le zanzare. Intanto anche un illustre virologo osserva che il legame tra il virus e la malformazione neonatale è un’ipotesi non dimostrata – e che però l’isteria può fare danni perfino peggiori del virus stesso.

Andiamo con ordine. Il nome Zika è comparso nelle cronache un mese fa descritto come l’ultimo flagello, un virus che infuria in Brasile e altri Paesi latinoamericani e minaccia di diffondersi. L’allarme è legato a un picco di casi di microcefalia negli ultimi sei mesi nel nord-est del Brasile (una malformazione neonatale, i bambini nascono con la testa troppo piccola).

Brasile, l’esercito dispiegato nella “guerra a Zika”

Il governo brasiliano è convinto che la causa sia il virus; il ministro della Sanità brasiliano, Marcelo Castro, è arrivato a dirsi «sicuro al 100 per cento». La presidente Dilma Roussef ha dichiarato «guerra» alle zanzare che diffondono il virus e ha mandato l’esercito a fumigare le città.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità è più cauta, parla di «malformazioni neonatali e disturbi neurologici associati al virus» (il corsivo è mio): ma a fine gennaio ha dichiarato che Zika costituisce una «emergenza sanitaria globale».

Il fatto è che non c’è una vera prova del rapporto tra Zika e le deformità dei neonati nel nordest brasiliano; tutt’al più alcuni indizi (e molti dubbi). Parecchi indizi invece collegano le malformazioni a un larvicida, il Pyriproxyfen.

Il gruppo argentino Physicians in the Crop-Sprayed Towns («Medici nelle città irrorate da pesticidi per l’agricoltura», Pcst) in un rapporto fa notare che la zona dove si registra l’aumento nelle malformazioni neonatali è proprio quella dove, a partire dal 2014, le autorità hanno cominciato a usare il Pyriproxyfen per prevenire lo sviluppo delle larve di zanzara. Il Nordest del Brasile è da sempre associato a povertà, emarginazione, deforestazione, epidemie, osservano i medici. È una delle zone dove la febbre dengue è endemica «a causa della marginalizzazione e della miseria di milioni di persone» e ora si diffonde anche Zika, malattia simile benché più benigna.

Cassonetti dell’acqua, vivaio di zanzare

Osservano fra l’altro che nel Pernambuco, ad esempio nella città di Recife, la fornitura d’acqua è irregolare e quando c’è gli abitanti la raccolgono in casa, in cassonetti: cosa che facilita la proliferazione delle zanzare.

Diciotto mesi fa dunque il ministero della Sanità brasiliano ha deciso di usare il Pyriproxyfen (al posto di un altro larvicida a cui le zanzare erano diventate resistenti). E nel Nordest, in particolare, il larvicida viene messo nell’acqua potabile.

Il Pyriproxyfen è prodotto dalla Sumimoto Chemicals, sussidiaria giapponese della multinazionale dell’agrochimica Monsanto.

Zika è un problema, certo, ma le precedenti epidemie non avevano causato malformazioni neonatali, osservano i medici argentini, anche se era infettato il 75 per cento della popolazione delle zone colpite. Non solo: in Colombia, dove si contano oggi oltre 31.000 casi di Zika, fra cui almeno 5.000 donne incinte, non si registra un simile aumento di malformazioni congenite.

Altri medici, in Brasile, arrivano a conclusioni simili. In una nota tecnica diffusa giorni fa, l’organizzazione medica Abrasco critica l’uso del larvicida e in genere la strategia di controllo chimico della zanzara aedes (vettore del virus Zika e di altre malattie): dice che contamina l’ambiente e le persone ma non ha diminuito il numero di zanzare, e che risponde più che altro agli interessi commerciali di una lobby di industrie chimiche. Cita infine anche un’impresa britannica, Oxitec, che ha selezionato una zanzara geneticamente modificata per provocare la sterilità e ora la spaccia per uno strumento di controllo della popolazione di zanzare aedes: strategia che finora si è rivelata «un completo fallimento, tranne che per l’impresa che le produce».

Brasile, soldati distribuiscono volantini informativi su Zika

In risposta a questi studi, lo Stato brasiliano del Rio Grande do Sul ha vietato l’uso del larvicida. Il ministro della Sanità Castro ha ribattuto che il Pyriproxyfen non è pericoloso e vietarlo è assurdo. La polemica è aperta. Il Pyriproxyfen è in effetti un prodotto autorizzato dall’Oms come larvicida (ma forse non nell’acqua potabile?). Negli Usa va sotto il nome commerciale Nylar e in Europa con vari nomi come Cyclio o Virbac.

Il panico su Zika è un segno di quanto il mondo sia impreparato ad affrontare le emergenze sanitarie, afferma Leslie Lobel, virologo di fama internazionale. «Non è chiaro se quanto sta succedendo in Brasile sia davvero legato al virus Zika. Non ci sono prove definitive che Zika provochi la microcefalia», dice il virologo in un’intervista a The Guardian. Anche lui osserva che l’aumento dei casi di microcefalia è registrato nel nordest brasiliano ma non in Colombia, dove invece il virus Zika è invece associato alla sindrome Guillain–Barré, patologia del sistema immunitario che può causare paralisi e morte.

Lobel, capo del dipartimento di virologia all’Università Ben Gurion (Israele), ha studiato il virus Zika in Uganda, dove è stato individuato per la prima volta nel 1947. L’impatto di un virus può cambiare perché il virus stesso muta, fa notare, e fa appello a una ricerca più accurata. Ma servono risposte misurate, aggiunge: Zika non è lontanamente pericoloso come Ebola o la dengue, e l’isteria può fare più danno del virus stesso.

Dopo l’esperienza di Ebola però tutti corrono a dichiarare emergenze, forse per non essere accusati di negligenza. (LOms ha appena varato un «Piano di risposta strategico» con investimenti per 56 milioni di dollari. Anche gli Usa hanno annunciato uno stanziamento di 2 miliardi di dollari per la ricerca di Zika – preoccupati che il virus viaggi a nord).

Chissà. Se invece di mandare l’esercito a fumigare insetticidi, il governo brasiliano lanciasse un’operazione straordinaria, per dire, a ripulire le bidonvilles del Nordest da rifiuti e pozze d’acqua stagnanti?

(*) Ripreso dal bel blog di Marina Forti: http://www.terraterraonline.org/blog/ ovvero «Terra Terra – cronache da un pianeta in bilico»

 

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