Ancona e Bologna: due città bloccate fra…
… fra le tante. E si è decisi a continuare contro «l’economia del genocidio».
Articoli di Sergio Sinigaglia e Manuela Foschi. In coda link ai reportages di Radio Onda d’Urto.
ANCONA, COME NON SI VEDEVA DA TEMPO
di Sergio Sinigaglia
Anche le Marche ieri hanno vissuto una incredibile mobilitazione per la Palestina, a sostegno della missione della Flotilla: una giornata come non capitava dai tempi del movimento altermondialista.
Il clou come vedremo è stato il capoluogo regionale con il totale blocco del porto, ma tutta la regione ha visto una moltitudine dare vita ad un protagonismo di massa.
Hanno iniziato la mattina gli studenti medi e gli universitari.
A Macerata lezioni sospese e assemblea con centinaia di giovani e relativa contestazione nei confronti del rettore per non avere interrotto la collaborazione con Israele.
Ad Ancona più di seicento persone hanno occupato il piazzale della Facoltà di Economia, anche studenti medi, e dato vita ad una bella assemblea.
A Fano sciopero delle scuole e partecipato raduno in piazza. Stessa cosa a Senigallia. Ma un po’ ovunque le scuole hanno scioperato bloccando l’attività didattica.
Tutto questo ha fatto da prologo a ciò che si è dispiegato ad Ancona.
Per capire come si è arrivati al blocco del porto è utile fare un riepilogo delle settimane che lo hanno preceduto.
Una decina di giorni fa i Centri Sociali delle Marche hanno raccolto l’appello dei portuali genovesi e aderito alla proposta del blocco dei porti.
Di conseguenza dopo la decisione dell’Usb di indire per il 22 settembre lo sciopero generale, lunedì 15 sono state convocate nei 9 spazi sociali marchigiani assemblee per spiegare le motivazioni e le modalità con cui si sarebbe organizzato il blocco totale dell’area portuale. In sostanza dopo mesi di manifestazioni, presìdi, sitin e quant’altro (che però non hanno intaccato la micidiale e criminale macchina militare israeliana) la coraggiosa iniziativa della Flotilla si rivela una fondamentale occasione per compiere un salto di qualità andando a boicottare lo Stato israeliano avendo come obbiettivo la sua economia, anzi per essere precisi «colpire l’economia del genocidio».
Di questo si è discusso nelle assemblee che hanno visto la partecipazione di alcune centinaia di persone accomunate dalla volontà di dare vita a qualcosa di grande.
E così è stato. Migliaia di persone, giovani e non, generazioni diverse di attivisti, lavoratori, intere famiglie sin dal primo pomeriggio hanno iniziato a confluire nei due punti cruciali. Il primo accesso, quello centrale, davanti al popolare quartiere anconetano degli “Archi”, da sempre abitato prevalentemente da pescatori, è stato bloccato dai Centri Sociali e dall’Usb. Gradualmente, non senza difficoltà per il traffico andato in tilt, un fiume di persone ha invaso l’area della “Fiera della pesca” per poi spostarsi di alcune decine di metri per ostruire il passaggio che porta all’area doganale.
In precedenza, con un’ora di anticipo è iniziato anche l’altro blocco, in un’altra entrata dell’area portuale, da cui si accede dalla statale, appuntamento convocato dal “Coordinamento Marche per la Palestina”. Anche qui partecipazione di migliaia di persone, una parte delle quali sono poi confluite nell’altro blocco, dato che quello del Coordinamento è finito molto prima.
La zona centrale invece è stata ostruita fino alle 20.30, mentre tutte le navi che dovevano attraccare sono state fermate dalla capitaneria, così come il traffico commerciale su gomma.
Insomma un grande successo, un risultato che è andato oltre le migliori previsioni, una prova di forza enorme, di fronte alla quale le forze di polizia, presenti in forma limitata, hanno potuto solo prenderne atto, tenendo presente che di fronte alla determinazione esplicitata nei contatti avuti nei giorni precedenti, la questura aveva dato l’autorizzazione per il concentramento iniziale.
Quello di ieri è solo l’inizio di una mobilitazione che andrà avanti nei prossimi giorni. Prima di chiudere il blocco è stato detto chiaramente che si monitorà l’arrivo della Flotilla, pronti di nuovo a bloccare il Paese appena Israele dovesse intervenire.
Prossimi appuntamenti, la manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma e quella di Udine il 14, in occasione della partita di calcio Italia – Israele
Il 22 settembre potrebbe essere l’inizio di una nuova grande stagione di lotte e di partecipazione. Ce n’è bisogno.
UN’ONDA DI UMANITA’ SCENDE PER LE STRADE DI BOLOGNA E BLOCCA LA CITTA’
di Manuela Foschi
Una manifestazione immensa, un’onda di umanità ha invaso le strade di Bologna come da tempo non si vedeva o forse non si era mai visto e ha letteralmente bloccato la città. Da Piazza Maggiore ha attraversato tutto il centro passando vicino alla Regione occupando perfino la tangenziale per Ancona, come una vera e propria flotta di terra a sostegno della Global Sumud Flotilla nata per bloccare l’assedio di Gaza. Come le USB si erano prefissati nella preparazione di questo sciopero generale, una marea di studentesse e studenti, di lavoratrici e lavoratori di tutti i settori, operai metalmeccanici, insegnanti, dipendenti pubblici e non ma anche casalinghe e mamme coi loro bambini di tanti Paesi del mondo, insieme ad associazioni, collettivi, coordinamenti e reti palestinesi, sono scesi per le strade e hanno cantato incessantemente “Free Free Palestine” e “Blocchiamo tutto”. Quest’ultima la protesta lanciata dai portuali di Genova, pionieri nel bloccare le armi, ma ora più che mai convinti che vada fermata la complicità a tutti i livelli con il governo israeliano. Lo stesso è avvenuto in centinaia di città italiane grandi e piccole dove si sono bloccati porti come a Venezia, Ancona, stazioni, funicolari a Napoli, l’autostrada A4 a Torino per dirne solo alcune. Milioni di italiani, tantissimi giovani e giovanissimi, il nostro futuro hanno detto di essere contrari allo sterminio incessante inflitto dal criminale governo israeliano ai Palestinesi da due anni e all’economia di guerra tanto sbandierata in questi mesi. Non è umanamente possibile continuare a vedere morire sotto le bombe e per fame migliaia di bambini, donne e uomini inermi di fronte all’immobilità del nostro Governo e della Ue. Merito di questa giornata che riempie di speranza va alle Unità Sindacali di Base, che hanno saputo ascoltare la società civile organizzata e non, e nei luoghi di lavoro e nelle scuole hanno preparato questo eccezionale sciopero generale. “Le lavoratrici e i lavoratori scesi in piazza sono vicino ai Palestinesi e alla loro resistenza, seppur all’estremo delle forze, e con la Global Sumud Flotilla che è l’unica vera missione di Pace fatta, di fronte la complicità di Governi, Unione europea, Nato e Stati Uniti, ma soprattutto da oggi parte un grande movimento di massa e popolare nel Paese che vuole costruire l’opposizione sociale contro le politiche di riarmo, perché le lavoratrici e i lavoratori italiani sono contro l’economia di guerra e non lavorano per la guerra”: dichiara Domenico Conte rappresentante USB Bologna.
Per miei video e foto
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L’ITALIA SI FERMA PER GAZA: risveglio SHOCK per la stampa, nessuno crede all’HASBARA
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