Arezzo: il rifugio «Agri Punk» è sotto sfratto
di Francesca Primavilla.
Il rifugio antispecista che sfidò Amadori ora rischia di sparire
AMBRA (AREZZO) – Agri Punk, rifugio anti-specista e transfemminista, sarà sotto sfratto dal 31 dicembre 2025. L’ex allevamento intensivo di tacchine gestito dall’azienda Amadori, dal 2014 è stato prima occupato e poi legalmente affittato da Dez e David – coppia nella vita e nella lotta.
Nel rifugio che oggi ospita un’ottantina di animali, un tempo vivevano circa 30.000 tacchine che ogni tre mesi venivano portate a maturità, per essere poi sostituite da una nuova ronda di uova, per un totale di oltre 100.000 tacchine l’anno.
“Per almeno tre mesi non veniva cambiata la lettiera ed ogni giorno molte di loro morivano. L’aria era irrespirabile e l’odore del guano stantio e dei corpi in putrefazione lasciati a marcire inondava tutta la valle e il paese di Ambra” scrivono Dez e David nel sito di Agri Punk.
Il sollievo dei cittadini di Ambra però non è bastato a garantire un futuro al rifugio. Secondo quanto riportato dal settimanale Umanità Nova, il podere è in vendita e Agri Punk è in causa per inadempimento del contratto, secondo il quale la onlus dovrebbe “provvedere a costosi lavori di rimozione delle coperture in amianto e altre manutenzioni straordinarie.”
Agri Punk ribatte che la clausola è vessatoria – una contro misura applicabile solo alle persone fisiche o “consumatori”. La Corte di cassazione invece considera Agri Punk un’attività commerciale, capace dunque di generare profitto e di adempiere alla clausola.
Secondo i princìpi anti-specisti, non si deve ricavare nulla dagli animali, il che stride con l’accezione comune di attività commerciale.
Dal latte, alla lana e persino il letame, nulla di ciò che i circa 80 animali nel rifugio producono viene estorto. Gli animali sono liberi di mangiare, giocare e dormire, senza restrizioni fisiche e temporali.
Facendo il giro dei capannoni, Dez mi racconta come vivere quotidianamente con questi animali, riscoprendo nuovi tempi di gestazione e di vita: “Il piccolo (vitello) che abbiamo avuto ha preso il latte dalla mamma per circa due anni e mezzo”.
L’affetto di Dez per gli ospiti del rifugio è lampante, tutti hanno un nome, con abitudini e vizi ben precisi. Nessuno degli animali di Agri Punk è un anonimo numero, destinato a triplicare il proprio peso nel giro di pochi mesi, per poi diventare carne da macello. Questi animali potranno raggiungere la vecchiaia – un destino riservato a pochissimi.
Per quanto etico sia il loro operato, rivolgendo lo sguardo al 31 di dicembre Dez e David confidano al settimanale anarchico “non sappiamo cosa ne sarà poi di questo posto, oltre che di noi”.
Cosa fare per aiutarli?
Donare tempo, come volontari, o sostegno economico, in forma di donazioni spontanee.
Trovate tutte le informazioni del caso sul loro sito https://www.agripunk.com/home





