Genova: operai e ordine pubblico
di Franco Astengo. A seguire link da Diogene e da Radio Onda d’Urto.
Meritano una riflessione e una attenzione particolare da parte di tutti i settori politici democratici e costituzionali gli avvenimenti succedutisi a Genova nella mattinata del 4 dicembre in ragione dello sciopero degli operai siderurgici minacciati nel loro posto di lavoro.
Da parte del governo (perchè restiamo convinti che l’ordine è arrivato dall’alto) si è tentato di creare una “zona rossa” attorno al palazzo della Prefettura con l’obiettivo di alzare il tiro della tensione e giustificare atti repressivi, quasi considerando gli operai degli improvvisati facinorosi.
In questo modo su è offesa prima di tutto la gloriosa storia democratica della classe operaia genovese nell’unica città d’Europa dove i nazisti si arresero ai partigiani.
Così come questo tentativo di liquidazione dell’industria a Genova ( non analizziamo la situazione di Savona soltanto per ragioni di economia di spazio: ma tutto il quadro ligure offre elementi di grande interesse sotto l’aspetto della “questione industriale”) offende l’alta professionalità che si è storicamente espressa nelle grandi fabbriche del Ponente, dall’Ilva all’Ansaldo ai Cantieri di Sestri.
E’ una storia lunga difficile da raccontare che vede al centro il tema della fatica e della qualità del lavoro e assieme l’espressione politica di questa fatica e di questa qualità.
Una espressione politica sempre costantemente in prima linea nella difesa della democrazia come valore assoluto assieme a quello della profonda consapevolezza della propria condizione materiale di classe.
E’ stato questo del valore democratico della difesa del posto di lavoro il punto fondamentale che non si è voluto riconoscere da parte della polizia questa mattina in largo Lanfranco.
A sinistra si discute sulla natura di questo governo e sul “come” orientare l’opposizione per costruire un’alternativa : l’analisi dei fatti accaduti a Genova dovrebbe servire a dare una risposta chiara, intrecciandosi questa analisi con l’analisi della spirale autoritaria in atto, dell’occupazione del potere anche finanziario, del progetto di premierato, dell’attacco alla magistratura, dell’insofferenza alle regole, della tensione bellicista, della politica economica che favorisce (lo scriviamo con grande tranquillità) i ricchi, della negazione di diritti civili fondamentali, dell’evidente avversione per la Costituzione Repubblicana.
In conclusione torniamo brevemente sul punto della politica industriale: siamo di fronte ad una situazione di crisi strutturale di un intero modello di sviluppo, acuita dalle condizioni internazionali considerate sia al riguardo delle tensioni belliche, delle manovre finanziarie, della tecnologia, degli approvvigionamenti energetici, delle infrastrutture.
Siamo di fronte all’esasperazione di politiche molto aggressive sul piano ideologico sia in riferimento ai temi di dinamiche economiche interne, sia in riferimento agli elementi fondamentali di vincolo esterno ed è necessario rispondere subito.
Qui potete leggere Gianluca Cicinelli
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