Non un soldo, né un soldato per la guerra…

…disarmati di tutto il mondo uniamoci, per salvare l’umanità dall’autodistruzione

di Pasquale Pugliese*

Andrea Pazienza

 

Negli stessi giorni in cui il Parlamento europeo votava prima (26 novembre) per respingere le modifiche al piano di riarmo dei paesi UE, ammettendo in esso anche le cosiddette “armi controverse”, ossia le bombe all’’uranio impoverito, al fosforo bianco, i killer robot ed altri simili ordigni di sterminio e dopo (27 novembre), a larghissima maggioranza, per respingere il “piano di pace” di Trump perché “la pace non può essere raggiunta cedendo all’aggressore, bensì fornendo un sostegno risoluto e costante all’Ucraina e dissuadendo in maniera adeguata la Russia dal ripetere tale aggressione in futuro”, in quegli stessi giorni e sugli stessi temi Edgar Morin – 104 anni lo scorso luglio – scriveva alcune note, pubblicate in Italia su il manifesto e ytali. (28 novembre). Meritano essere citate, per segnare la pericolosa distanza tra chi ha lo sguardo lungo, lucido e libero e gli attuali decisori europei, insieme a gran parte dei media.

“È con stupore” – scrive Morin – “che una parte degli umani considera il corso catastrofico degli eventi, mentre un’altra parte vi contribuisce con incoscienza. (…) La visione unilaterale dei media ignora che l’Ucraina è stata una posta in gioco fra l’impero americano e l’impero russo. Prima di Trump, gli Usa avevano satellizzato economicamente, tecnologicamente e militarmente l’Ucraina, la quale sarebbe stata una pistola puntata alla frontiera russa, se fosse passata sotto il controllo della Nato. I nostri media non soltanto sottolineano l’imperialismo russo, ma immaginano che questo potrebbe invadere l’Europa, laddove è peraltro incapace di annettere l’Ucraina in tre anni di guerra. (…) Invece che spingere i due nemici a negoziare, e a stabilire un compromesso sulle basi che ho appena menzionato [qui fa riferimento alle proposte del libro “Di guerra in guerra” del 2023], gli europei contribuiscono alla escalation. (…) Infine noi dobbiamo cercare di pensare la policrisi dell’umanità nelle sue complessità e nei suoi orrori, e dovremmo agire nelle incertezze, ma con l’intenzione di salvare l’umanità dalla autodistruzione”.

Invece, nei giorni precedenti (21 novembre) il Capo di Stato maggiore francese, generale Fabien Mandon, parlando all’assemblea del Sindaci francesi (merito dei militari è il parlare chiaro) aveva detto che devono preparare le rispettive città a “perdere i figli in guerra” ed anche “a soffrire economicamente perché la priorità deve essere la produzione militare”: solo così ci si prepara al prossimo conflitto armato con la Russia, che il documento strategico nazionale francese prevede tra il 2027 e il 2030. Per questo una settimana dopo (27 novembre) Macron ha annunciato che dalla prossima estate partirà per i giovani francesi il Servizio militare di leva, inizialmente su base volontaria, che sostituisce il Servizio Universale Nazionale che poteva essere anche civile.

Per non essere da meno, anche il ministro italiano della difesa Crosetto ha annunciato il disegno di legge per istituire, con un ossimoro, una “leva militare volontaria” anche nel nostro paese, similmente a quanto sta avvenendo in Francia e in Germania (dove è già previsto che possa diventare obbligatoria), per reclutare almeno altri 10.000 giovani italiani come forza di riserva, in aggiunta ai 170.000 militari già nelle Forze Armate. Naturalmente, come evidenziato dalla recente ricerca del Censis, gli italiani sono fortemente contrari sia alla prospettiva di coinvolgimento bellico del nostro Paese, per questo nessuno evoca il ripristino tout court della leva militare obbligatoria, al momento sospesa, che non sarebbe pagante in termini di consenso elettorale. Però è evidente che, in tutta Europa, la direzione è quella di reclutare nuova massa per la guerra, ossia “carne da cannone” per “l’attacco preventivo” alla Russia che sta preparando la Nato, come esplicitato dal generale Cavo Dragone, presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica (1 dicembre). Al quale bisogna rispondere con la storica formula: “Non un soldo, né un soldato per la guerra”.

Perché questo non sia solo uno slogan da cantare nei cortei pacifisti ma diventi azione politica, e non potendo dichiararsi formalmente obiettori di coscienza, è necessario sottoscrivere personalmente la dichiarazione di obiezione alla guerra, promossa dalla Campagna del Movimento Nonviolento che – mentre nella dimensione internazionale sostiene obiettori di coscienza e disertori di tutti i fronti delle guerre in corso (1.500.000 ucraini sono considerati “ricercati” dai centri di reclutamento) – nella dimensione interna promuove il rifiuto preventivo e individuale di partecipare a qualsiasi forma di preparazione della guerra, a cominciare proprio dal rifiuto della chiamata alle armi.

E’ una campagna che risponde al compito che ci indica Morin per “salvare l’umanità dall’autodistruzione”, ma anche alle indicazioni di un altro saggio del ‘900, Norberto Bobbio, difronte alla precedente corsa agli armamenti: “Saremo i più forti se saremo uniti, se saremo solidali almeno su un punto essenziale: non vi è conflitto che non possa essere risolto con le armi della ragione, specie in questo mondo in cui a causa dell’interdipendenza di tutte le questioni internazionali, la violenza chiama violenza in una catena senza fine. Saremo i più forti se riusciremo ad ubbidire alla voce che nasce dal profondo del nostro animo e che ci suggerisce questo nuovo comandamento: Disarmati di tutto il mondo, uniamoci” (Il terzo assente, 1989). Per difenderci dalla guerra, anziché nella guerra.

Pasquale Pugliese*, 2 dicembre 2025

da qui https://pasqualepugliese

[Articolo pubblicato su I blog del Fatto Quotidiano]

 

* Filosofo di formazione, ho approfondito in particolare il pensiero delle nonviolenza, a partire da Aldo Capitini, e i peace studies. Per diversi anni ho svolto l’educatore in contesti complessi, oggi mi occupo professionalmente di progettazione educativa e di politiche giovanili. Inoltre, curo percorsi e laboratori di approfondimento sulla cultura di pace e l’educazione alla nonviolenza, oltre ad essere formatore di formatori di Servizio civile universale sui temi della difesa civile, non armata e nonviolenta. Sono impegnato da molti anni nel Movimento Nonviolento e fino al 2019 nella Segreteria nazionale, faccio parte della redazione di Azione nonviolenta, rivista fondata nel 1964 da Aldo Capitini, e curo un blog personale nella sua edizione on line. A Reggio Emilia, dove ho scelto di vivere – dopo aver partecipato negli anni a “reti”, “coordinamenti” e “campagne” per la pace, l’economia di giustizia, la lotta alle mafie ed al razzismo – ho contribuito a fondare e ad animare la decennale esperienza della Scuola di Pace. Sul web, oltre ai profili su facebook e twitter e instagram, curo questo sito su temi essenziali ma sostanzialmente rimossi dalle agende culturali e politiche: la nonviolenza e il disarmo, sul piano culturale prima che militare. Inoltre, curo un blog personale su ilfattoquotidiano.it e collaboro con Left, Volere la luna, Comune-info, Pressenza, Agenda 17 ed altre testate. Nel 2018 ho pubblicato il volume “Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini. Elementi per la liberazione dalla violenza”, i cui diritti di autore vanno al Movimento Nonviolento (reperibile qui), e nel 2021 “Disarmare il virus della violenza. Annotazioni per una fuoriuscita nonviolenta dall’epoca della pandemia”, entrambi per le edizioni GoWare.

altre diserzioni 

https://www.banchearmate.org/

peacelink.it obiezione-alle-spese

Le vignette, a parte la prima di Andrea Pazienza, sono di Giuseppe Scalarini, tratte da qui L’antimilitarismo illuminato di Scalarini 

 

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