Persone con handicap: la lotteria dei “diritti”
di Mario Sommella (*)
Diritti sulla carta, tagli nella realtà: il paradosso del sostegno alle persone con disabilità in Italia
Ogni volta che si avvicinano le elezioni, fioriscono promesse strabilianti per le persone con disabilità. Ma troppo spesso quelle promesse restano nei proclami: nella realtà, il quadro che emerge è fatto di tagli, “razionalizzazioni”, vincoli di bilancio che schiacciano diritti fondamentali.
Prendiamo il caso del Piemonte e del cosiddetto “Buono Vesta”: una misura pensata per dare ossigeno alle famiglie con figli piccoli che, nella pratica, si è trasformata in una ruota della fortuna. In mezz’ora scarsa il click day è andato esaurito, con migliaia di famiglie tagliate fuori per limiti tecnici e di budget. Altro che diritto: un’asta digitale dove vince chi clicca prima.
E poi i nodi più strutturali: l’assistenza scolastica, gli ausili, la continuità degli interventi — temi che si intrecciano, si scaricano sulle spalle delle famiglie più fragili e spesso sfociano in contenziosi.
1) Tagli all’assistenza scolastica: quando l’inclusione cede il passo ai bilanci
1.1 Esempi che parlano da sé
– Marsala (Sicilia): sospeso il servizio ASACOM per circa 40 alunni con disabilità; il Tribunale ha condannato il Comune, chiarendo che i problemi di bilancio non possono negare un supporto essenziale.
– Casi analoghi: in vari territori le ore di assistenza sono state ridotte rispetto a quelle previste nel PEI, con motivazioni economiche che hanno costretto le famiglie a ricorrere. In Campania il TAR ha ribadito che va garantito il sostegno per l’intero orario scolastico.
1.2 Il quadro giuridico: diritti che si scontrano con i conti
Costituzione, Legge 104/1992 e Convenzione ONU fissano princìpi chiari. Ma nel concreto, una decisione del Consiglio di Stato (n. 1798/2024) ha ammesso che i Comuni possano ridurre le ore di assistenza previste dal PEI, se motivano con i limiti di spesa. È un precedente che svuota il PEI della sua forza prescrittiva e apre la strada a tagli “legittimati” dal bilancio.
1.3 L’effetto sulle famiglie
Quando le ore previste vengono ridotte, tutto ricade sulle famiglie: spese proprie, ore di accompagnamento extra, stress e ricorsi. Dove la giurisprudenza interviene, si ottengono ripristini o risarcimenti; altrove si perde, e resta la frustrazione di un diritto “negoziabile”.
2) Il “Buono Vesta”: buona idea, cattiva esecuzione
Sulla carta doveva sostenere servizi 0–6 anni (pre/post scuola, babysitting, attività motorie, ecc.). Nella pratica è diventato un click day da 10 milioni di euro volatilizzati in pochi minuti. Il messaggio implicito: non “hai diritto se rientri nei requisiti”, ma “hai diritto se arrivi primo”. Uno schema da evitare ovunque: i diritti sociali non possono dipendere dalla banda larga o dalla fortuna.
3) Ausili, assistenza personale e la discontinuità come regola
Carrozzine, tutori, calzature ortopediche: per un bambino in crescita servono anche due forniture l’anno. Se le procedure sono lente o parziali, la spesa scivola sulle famiglie. Senza tempi certi e percorsi chiari, l’orizzonte è sempre “provvisorio”: si attende l’ennesima “razionalizzazione”.
4) Geografia delle disuguaglianze: Nord, Centro e Sud a confronto (senza sconti)
– Sud (Sicilia in primo piano)
Oltre a Marsala, altre realtà siciliane hanno segnalato tagli e ritardi sull’ASACOM. Anche quando la Regione sblocca misure in bilancio, le famiglie vivono mesi di incertezza. Il dato politico è chiaro: non si può iniziare l’anno scolastico senza coperture stabili e tempestive.
– Centro (Lazio)
Sul versante della disabilità sensoriale (vista/udito), il Lazio pubblica bandi e linee di indirizzo periodiche per garantire trascrizioni, adattamenti e servizi dedicati. Bene la cornice, ma i tempi di erogazione e la continuità restano la vera prova: un servizio è inclusivo quando è puntuale, non solo quando esiste sulla carta.
– Nord (Lombardia, ma non solo)
In Lombardia si muovono iniziative sui Centri per la Vita Indipendente e bandi per l’inclusione degli studenti con disabilità sensoriale 0–36 mesi. È un segnale interessante sul fronte dell’autonomia, ma anche qui la sfida è di scala e continuità: passare dai progetti pilota a una copertura strutturale e omogenea tra ambiti territoriali.
Morale: la mappa italiana è a macchie di leopardo. L’accesso effettivo ai diritti cambia da Comune a Comune. E questo, per definizione, non è uno Stato sociale: è una lotteria territoriale.
5) I numeri che non possiamo ignorare
Nell’anno scolastico 2024/2025 gli alunni con disabilità sono quasi 359mila (il 4,5% degli iscritti), +6% in un anno, +75mila in cinque anni. Una crescita strutturale che richiede organici, fondi e governance all’altezza. Continuare a trattare il tema come “eccezione” significa condannare scuole e famiglie all’emergenza permanente.
6) Autonomia differenziata: LEP, LEA e LEPS non sono tecnicismi. Decidono chi avrà davvero i diritti (e chi no)
La legge Calderoli sull’autonomia differenziata, pur frenata in parte dalla Corte costituzionale, resta in vigore e attende di essere attuata. Il nodo centrale è la definizione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), insieme ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria) e ai LEPS (Livelli Essenziali delle Prestazioni sociali). Senza la loro definizione puntuale e senza finanziamenti adeguati e uniformi, il rischio è che i diritti delle persone con disabilità diventino variabili regionali: più garantiti dove ci sono risorse, più fragili dove i bilanci sono in sofferenza.
Questo è un punto cruciale: se i LEP e i LEA non saranno definiti e finanziati dallo Stato in modo vincolante e solidale, l’autonomia differenziata rischia di amplificare le disparità territoriali già oggi esistenti.
6) Perché ci ritroviamo a questo punto (e come se ne esce)
Le cause principali
1. Risorse instabili e priorità politiche deboli: i diritti delle persone con disabilità restano in coda ai bilanci.
2. Frammentazione istituzionale: tra Stato, Regioni, Comuni e Ambiti la filiera si spezza; il cittadino si perde nei rimpalli.
3. Scarico di responsabilità: tavoli tecnici, commissioni, decreti attuativi… mentre i mesi passano.
4. Logica elettorale: misure spot prima del voto; poi, “si vedrà”.
Sette mosse concrete
1. PEI realmente vincolante: ore e interventi devono valere come impegni esecutivi, con monitoraggio e sanzioni per chi non adempie.
2. Stop ai click day: graduatorie trasparenti, criteri equi, tempi certi.
3. Fondi strutturali e pluriennali: la domanda cresce ogni anno; anche gli stanziamenti devono crescere ogni anno.
4. Progetto di vita integrato: scuola, sanità, sociale e lavoro nella stessa cornice — non sportelli separati che non si parlano.
5. Controllo civico: ruolo rafforzato di associazioni e famiglie nei piani regionali e d’ambito, con dati pubblici e confrontabili.
6. Un principio-guida: i diritti delle persone con disabilità non sono comprimibili “per cassa”. Il bilancio si adegua ai diritti, non viceversa.
7. LEP, LEA e LEPS garantiti in modo equo su tutto il territorio nazionale: prima di qualunque trasferimento di competenze previsto dall’autonomia differenziata, devono essere definiti in modo puntuale e finanziati in maniera uniforme, con un meccanismo di perequazione automatico che eviti l’Italia a due, o tre, velocità.
Conclusione
Quella che vediamo è l’Italia dei diritti dichiarati e delle prestazioni dimezzate. L’inclusione non è un favore né un bonus: è organizzazione pubblica, tempi certi, risorse adeguate. Se vogliamo chiamarci Paese civile, smettiamo di trasformare i diritti in click, protocolli e burocrazie senza esito. Cominciamo dal misurabile: ore garantite come da PEI, ausili in tempi congrui, bandi senza lotterie, e soprattutto LEP e LEA fissati e finanziati per tutti, ovunque. Solo così si può evitare che l’autonomia differenziata diventi la tomba dell’uguaglianza.
Fonti principali e di approfondimento
• ISTAT – L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – a.s. 2023/2024 (dati ufficiali su alunni con disabilità e risorse di sostegno).
• Consiglio di Stato, sent. n. 1798/2024 – legittimità della riduzione ore di assistenza specialistica in base ai limiti di bilancio.
• TAR Campania – sentenza che ribadisce il diritto all’assistenza per l’intero orario scolastico.
• Tribunale di Marsala – decisione su sospensione ASACOM e illegittimità dei tagli per motivi economici.
• Regione Piemonte – “Buono Vesta”: documentazione ufficiale e cronache sul click day (settembre 2025).
• Regione Lazio – bandi e linee di indirizzo per la disabilità sensoriale.
• Regione Lombardia – iniziative sui Centri per la Vita Indipendente e bandi per inclusione 0–36 mesi.
• Regione Sicilia – delibere e aggiornamenti su ASACOM e criticità nei Comuni.
• Legge 26 giugno 2024, n. 86 (cosiddetta legge Calderoli) – disciplina dell’autonomia differenziata (art. 116, c. 3 Cost.).
• Corte costituzionale, sent. n. 192/2024 – limiti e condizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata senza LEP definiti.
• Ministero della Salute – documentazione sui LEA e aggiornamento del nomenclatore protesico.
• Dossier Camera dei Deputati (luglio 2025) – analisi sui LEP/LEPS e sui meccanismi di perequazione.
(*) ripreso da «Un blog di Rivoluzionari Ottimisti. Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi diventa un dovere»: mariosommella.wordpress.com
Le immagini, scelte dalla redazione, sono di Mauro Biani.
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