Ravenna: bloccati esplosivi per Israele

di Manuela Foschi

IERI BLOCCO DI DUE CONTAINER PIENI DI ESPLOSIVI AL PORTO DI RAVENNA

«FUORI ISRAELE E UNDERSEC DAL PORTO DI RAVENNA»

20 settembre ore 16 ASSEMBLEA CITTADINA ALLA DARSENA di Ravenna per preparare lo sciopero del 22 settembre «BLOCCHIAMO TUTTO» con USB e GLOBAL SUMUD FLOTILLA

26 settembre ore 15,30 INCONTRO PUBBLICO con FRANCESCA ALBANESE in via Zara, 27 (Darsena) Ravenna

Ieri nel porto di Ravenna sono stati bloccati due container pieni di armi – per la precisione «esplosivi» – diretti ad Haifa. La segnalazione è stata fatta mercoledì da lavoratori portuali dell’appena nato Cap, il Comitato autonomo portuale di Ravenna. Alessandro Barattoni, sindaco di Ravenna, insieme a Valentina Palli, presidente della Provincia e a Michele De Pascale presidente regionale, hanno scritto al Presidente e all’Amministratore delegato di Sapir Spa, l’azienda che gestisce il Terminal ravennate e di cui le istituzioni pubbliche sono azioniste. «Siamo a chiedervi di valutare tutte le possibili azioni giuridiche… per evitare che armi, destinate a Paesi in conflitto armato o che siano scenario di violazioni di diritti internazionali accertate da organismi internazionali, possano transitare dai terminal». Così la Sapir Spa ha deciso di non imbarcare il carico bellico.

Questo evento importante a livello politico era impensabile solo pochi giorni fa nonostante le inchieste della giornalista Linda Maggiori e la mobilitazione di diverse associazioni cittadine. Si è rotto il muro di omertà sulle armi dirette a Israele, che transitano senza controlli e permessi nei porti italiani.

Tutto ciò accade nei due giorni seguenti la manifestazione di martedì 16 settembre organizzata dal movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni a Israele, che è stata molto partecipata avendo ricevuto l’adesione di oltre 60 gruppi da tutta la Regione (Faenza per la Palestina, Coordinamento Palestina libera Ravenna, tanti Coordinamenti studenteschi, i sindacati Usb, SGB, Slai e Adl Cobas e Cobas, Radici Cigl, Sinistra Italiana e Potere al Popolo regionali, Ravenna in Comune, Rifondazione comunista, i Giovani Comunisti, il centro sociale Spartaco, i comitati antifascisti e No Nato e le reti ambientali come Per il Clima Fuori dal Fossile, Legambiente, GreenPeace…) e che di fronte alla sede dell’Autorità portuale della città ha ribadito «Fuori Israele e Undersec dal porto di Ravenna».

In quello stesso giorno i capigruppo Avs e M5S del Consiglio Comunale avevano presentato un Ordine del giorno sottoscritto anche dal Pd in cui chiedevano: «Il porto di Ravenna non sia passaggio di armamenti destinati a zone di conflitto».

Il Comitato Autonomo Portuali (Cap) di Ravenna, la cui segnalazione è stata determinante per fermare il carico di armi si presenta per la prima volta alla città durante la manifestazione dichiarando: «Crediamo che in un porto ad uso commerciale non debba transitare materiale bellico, né che i lavoratori dei porti debbano essere coinvolti anche indirettamente in quello che oggi è uno sterminio di massa, un genocidio,… e su quanto successo chiediamo trasparenza alle istituzioni e riteniamo indispensabile che venga presa una posizione chiara riguardo al coinvolgimento con Undersec e questo appello è diretto a tutti i sindacati, i terminalisti, gli spedizionieri, agli agenti marittimi. Non vogliamo rimanere indifferenti e se mai dovesse esserci una nuova Norimberga, noi abbiamo scelto da che parte stare . E voi? Ricordate Ravenna Medaglia d’Oro per la Resistenza».

L’altro obiettivo dei manifestanti ravennati è l’adesione allo sciopero generale dei lavoratori indetto dalle Usb per il 22 settembre – «Blocchiamo tutto» – che sta ottenendo l’adesione di moltissime a sigle, e che supporta direttamente la Global Sumud Flotilla.

Domenico Conte delle Usb ha portato il saluto dei Portuali di Genova che hanno smistato molti dei viveri caricati sulle imbarcazioni della Flotilla: «Dobbiamo fare in modo che questa missione vada a buon fine e per questo abbiamo detto che qualsiasi cosa fosse accaduta, la nostra risposta sarebbe stata una mobilitazione generale che bloccasse tutto il Paese ed è stato fatto perché ci è stato chiesto non solo dalle persone organizzate, ma anche dalla società civile. Vanno bloccati la complicità e il sostegno totale che il governo Meloni sta dando a Netanyahu, ma anche l’ambiguità dei parlamentari all’opposizione. Non tutti sanno che un anno fa la Regione Emilia Romagna ha contribuito alla nascita del consorzio Aereospaziale Anser che comprende 16 aziende, tra queste alcune producono pezzi per carri armati ed elicotteri militari come la Curti Spa di Castel Bolognese. Vogliamo garanzie e trasparenza anche sulle produzioni di questo Consorzio aereospaziale. Vanno sciolte le ambiguità: non si può prendere parte a un genocidio ma bisogna fermarlo».

Altro colpo di scena ha riguardato Undersec che ha annullato l’incontro che doveva avere con l’Autorità portuale il giorno della manifestazione. Linda Maggiori, giornalista che ha portato allo scoperto questo progetto europeo ha aperto il corteo dicendo: «Sappiamo che l’Autorità portuale di Ravenna aveva richiesto una expert opinion ad alcuni accademici sugli enti israeliani dentro Undersec. Ricevuta la risposta si è incontrata in assemblea con questi enti, il Ministero della Difesa israeliano e l’Università di Tel Aviv, ma da quel momento nega ogni dichiarazione come la coordinatrice tedesca del progetto, anche docente all’Università di Tel Aviv». Maggiori ha conluso così: «Siamo la prima città europea che si ribella a questo progetto e stiamo chiedendo a greci e spagnoli di fare lo stesso affinché venga abbandonato altrimenti sarà utilizzato da Nato e da Frontex e già la Freedom Flotilla ne è stata vittima… Tutto è nato dalla segnalazione di un portuale che può sembrare una cosa piccola ma è invece molto importante perché grazie a ciò si possono bloccare i carichi di armi in tutti i porti del Mediterraneo. Il carico passato a Ravenna il 30 giugno non è stato bloccato, ma abbiamo capito da dove veniva, sappiamo della rotta adriatica e che continuano a passare navi dirette a Israele due volte al mese che non sono solo civili, ma contengono armi. Per questo con altri cittadini abbiamo fatto un esposto alla Procura della Repubblica».

Il blocco dei due Tir con i container pieni di armi conferma che a Ravenna e nel suo porto sono stati imbarcati chissà quanti carichi di armi diretti in Israele. Ma ieri si è visto che bloccare il passaggio si può.

Un giovane palestinese del Coordinamento Emilia Romagna per la Palestina ha detto ieri: «Israele, che ha colpito in Tunisia le due navi della Global Sumud Flotilla, ha bombardato in questi due anni anche Siria, Qatar, Yemen, Libano, Iraq, Iran e minaccia di bombardare la Turchia. Tutto ciò con la complicità economica e militare di Stati Uniti ed Europa. Lo Stato terrorista di Israele ha annunciato l’evacuazione di un milione di palestinesi a Gaza City … Dopo due anni di genocidio, Stati Uniti ed Europa non hanno mosso un dito, nemmeno una sanzione, anzi tutt’ora continuano ad inviare armi dall’Italia e lo scopo dichiarato è quello di sterminare il nostro popolo. La Global Sumud Flotilla rappresenta il più grande fallimento dei governi e della politica ma anche la speranza che viene dai popoli per i popoli e che un mondo diverso è possibile e lo possiamo costruire cominciando ad assumerci le nostre responsabilità. Tenete l’attenzione su Gaza City e i palestinesi».

Le USB di Ravenna con la Global Sumud Flotilla indicono una Assemblea Cittadina alla Darsena, per sabato 20 settembre alle ore 16 per preparare lo sciopero generale del 22.

Mentre il 26 settembre, grazie alla giornalista Linda Maggiori sarà a Ravenna Francesca Albanese, la relatrice speciale Onu (sanzionata dal governo Usa) per un incontro pubblico previsto alle 15,30 in via Zara, 27 alla Darsena.

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