Morire di lavoro nel silenzio dei complici
di Carlo Soricelli
Lettera aperta al Presidente Mattarella. Fermi la strage e gli interessi che ci sono sulla Sicurezza
Signor Presidente,
ogni giorno in Italia lavoratori e lavoratrici perdono la vita. Dietro ogni numero c’è un volto, una famiglia spezzata, un dolore che non trova voce. Da 18 anni l’«Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul Lavoro» raccoglie uno a uno i nomi di queste vittime, restituendo loro dignità e memoria.
I dati ufficiali non raccontano la verità. L’INAIL registra solo gli assicurati, escludendo agricoltori, anziani schiacciati dai trattori, lavoratori in nero, autonomi non coperti, morti in itinere, soprattutto di categorie numerose non assicurate a INAIL. Così almeno un terzo delle vittime scompare dalle statistiche.
Questa tragedia assume contorni ancora più drammatici se si considerano le testimonianze di madri, mogli e familiari con cui sono in stretto contatto. Donne e uomini che cessano di vivere nel momento in cui perdono il proprio caro. Anche quest’anno centinaia di figli sono rimasti orfani, soprattutto di padri ma anche di madri.
È allucinante registrare già 113 vittime schiacciate dal trattore senza sentire una sola parola dal Ministro del Lavoro o dal suo dicastero. Il 30% delle morti sul lavoro riguarda ultrassessantenni e il 17% ultrasettantenni, una conseguenza della mancata distinzione tra lavori pericolosi e lavori d’ufficio nell’allungamento dell’età pensionabile. Anche tra gli autotrasportatori la strage è senza precedenti, e io stesso, con i miei 76 anni, conosco quanto i riflessi rallentati possano diventare letali.
Gli appalti a cascata introdotti nel 2023 hanno aggravato ulteriormente la situazione, aumentando del 15% le morti sui luoghi di lavoro, quasi tutte legate al subappalto. Anche le aziende statali hanno fatto ricorso a questa nuova forma di caporalato: le ultime tragedie a Brandizzo (Ferrovie dello Stato), ENEL Suviana e ENI a Calenzano riguardano lavoratori subappaltati, non dipendenti diretti.
Intorno a questa tragedia, invece di un impegno reale per fermarla, si è costruito un sistema che muove miliardi. Fondi destinati alla prevenzione finiscono troppo spesso in corsi, convegni e progetti senza efficacia. Una vera e propria lobby della sicurezza prospera sulla pelle dei lavoratori, mentre le croci continuano a moltiplicarsi.
Signor Presidente, Le chiediamo di ascoltare le vittime silenziose e le loro famiglie e di intervenire concretamente:
Pretendere trasparenza sull’uso dei fondi INAIL.
Dare riconoscimento e sostegno agli osservatori civici che raccolgono i dati reali, privi di conflitti di interesse;
Garantire controlli seri sull’efficacia dei progetti finanziati;
Assicurare dati completi e pubblici, che non cancellino nessuna vita.
Le morti sul lavoro non sono numeri: sono padri, madri, figli che non torneranno più a casa. Ogni volta che uno di questi lavoratori muore senza essere contato, lo Stato abdica alla sua missione di tutela.
Signor Presidente, dia forza a questa battaglia di verità: non c’è giustizia senza memoria, e non c’è dignità senza la difesa della vita di chi lavora. Solo conoscendo e contando ogni vita possiamo sperare di prevenirne altre.
Dall’inizio dell’anno, ad oggi, si sono già superati i 1.100 morti complessivi, di cui 736 sui luoghi di lavoro, tutti registrati dall’«Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul Lavoro». Questi numeri drammatici richiedono un intervento immediato, deciso e trasparente.
Con rispetto,
Carlo Soricelli, curatore dell’«Osservatorio Indipendente di Bologna – Morti sul Lavoro»
LA VIGNETTA, scelta dalla “bottega”, è di Mauro Biani.