CPR: La Costituzione conta fino a un certo punto

Riprendiamo alcune riflessioni su recenti sentenze a proposito di CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), e ultime notizie dall’interno di questi lager

da studiquestionecriminale

Corte Costituzionale, sentenza n° 96/2025

Un recente articolo di Gianluca Vitale sulla storica rivista “Studi sulla questione criminale“ (fondata da Massimo Pavarini), esamina la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso1 sulla “legittimità costituzionale della limitazione della libertà personale degli stranieri respinti alla frontiera e in attesa di espulsione dal territorio dello Stato (artt. 10 e 14 del d.lgs. n. 286/1998)”, sollevata dal Giudice di Pace di Roma, La detenzione illegittima: note a margine della sentenza n° 96/2025.2

Lo fa partendo da una precedente sentenza della Corte, del 20013, per rimarcare la continuità di un atteggiamento della Corte nel premettere grandi questioni di principio che riconoscono le ragioni di fondo dei ricorsi, per concludere sempre con un nulla di fatto che mantiene lo status quo legislativo, pur considerato non conforme ai principi costituzionali, in particolare all’articolo13 della Costituzione.4

Si determina dunque nel caso del trattenimento, anche quando questo non sia disgiunto da una finalità di assistenza, quella mortificazione della dignità dell’uomo che si verifica in ogni evenienza di assoggettamento fisico all’altrui potere e che è indice sicuro dell’attinenza della misura alla sfera della libertà personale. (…) Né potrebbe dirsi che le garanzie dell’art. 13 della Costituzione subiscano attenuazioni rispetto agli stranieri, in vista della tutela di altri beni costituzionalmente rilevanti. Per quanto gli interessi pubblici incidenti sulla materia della immigrazione siano molteplici e per quanto possano essere percepiti come gravi i problemi di sicurezza e di ordine pubblico connessi a flussi migratori incontrollati, non può risultarne minimamente scalfito il carattere universale della libertà personale, che, al pari degli altri diritti che la Costituzione proclama inviolabili, spetta ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani”.

Queste le premesse dalle quali muoveva la sentenza n. 105 con la quale, nel lontano 2001, la Corte Costituzionale risolveva (…) la questione della natura del trattenimento amministrativo introdotto nel nostro sistema tre anni prima dalla legge Turco- Napolitano: il trattenimento (nei CPTA allora, poi nei CIE, oggi nei CPR5

Con la sentenza dello scorso 3 luglio 2025 n. 96, la Corte Costituzionale ha nuovamente ribadito “alla luce dell’art. 13, secondo comma, Cost. che la fonte primaria deve perciò prevedere non solo i «casi», ma, almeno nel loro nucleo essenziale, i «modi» con cui il trattenimento può restringere la libertà personale del soggetto che vi sia sottoposto”. E che “sin dal 1998 migliaia di persone sono state sottoposte ad una privazione della libertà personale che viola il dettato costituzionale; una detenzione, in altri termini, radicalmente illegittima.

Per concludere che “gli strumenti del giudizio di legittimità costituzionale sulle leggi non permettono a questa Corte di rimediare al difetto di una legge che descriva e disciplini con un sufficiente grado di specificità i «modi» del trattenimento dello straniero presso il CPR, non rinvenendosi nell’ordinamento una soluzione adeguata a colmare la riscontrata lacuna mediante l’espansione di differenti regimi legislativi

Quindi nel corso degli anni la Corte rileva l’incostituzionalità della normativa che tiene in piedi i CPR (o quel che erano nel loro cambiare nomenclatura ma non sostanza) ma, se nel 2001 si affidava alla capacità dei giudici che (conoscendo leggi e Costituzione) avrebbero saputo valutare la legittimità del singolo decreto di espulsione; ora, nel 2025, non vedendo come con l’attuale sistema normativo lo Stato potrebbe sopperire al contrasto fra norma e Costituzione per mancanza di strumenti giuridici atti a gestire il trattenimento dei migranti irregolari, decide (ancora) di lasciare le cose come stanno, sperando e auspicando che il potere legislativo adegui le norme. “la disciplina vigente non rispetta la riserva di legge in materia di libertà personale, ma spetta al Legislatore integrarla” scrive la Corte nel comunicato stampa che accompagna la sentenza.

Per molti (come per Gianluca Vitale, l’autore dell’articolo da cui abbiamo preso gli stralci citati sopra) in questa maniera la Corte viene meno alle sue funzioni di controllore della coerenza costituzionale dei provvedimenti in essere, limitandosi ad un semplice richiamo e suggerimento, senza dare tempi, e tanto meno sanzionare in alcun modo.

La Corte lancia un messaggio preciso al decisore politico: trattenere una persona all’interno di un CPR significa limitare la sua libertà personale. E questo non può avvenire senza che siano garantiti diritti fondamentali, come previsto dall’articolo 13 della Costituzione. Nel farlo, tuttavia, la Corte si è limitata a dare un monito, una raccomandazione al legislatore di intervenire, rinunciando ad un intervento più decisivo, auspicato dalla dottrina e dalla società civile.https://www.meltingpot.org/2025/07/la-corte-costituzionale-apre-a-nuove-battaglie-contro-la-detenzione-amministrativa/

Dimenticando che, in passato, non di rado il legislatore ha evitato di dar seguito a moniti ben più incisivi (eutanasia) e, soprattutto, che la Corte stessa ha a disposizione lo strumento delle decisioni “additive”: quelle con cui, in vista dell’intervento del legislatore volto a colmare la lacuna, sono indicati i principi costituzionali da seguire o, ancora più incisivamente, specifiche norme già esistenti nell’ordinamento da assumere temporaneamente a modello.” 6

Altri commenti sulla sentenza della Corte Costituzionale:

Depositata la sentenza della Corte costituzionale (n. 96/2025) sul trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), redazione Giurisprudenza Penale, 03/07/2025 https://www.giurisprudenzapenale.com/2025/07/03/depositata-la-sentenza-della-corte-costituzionale-n-96-2025-sul-trattenimento-nei-centri-di-permanenza-per-i-rimpatri-cpr/

– I CPR e la Costituzione. Il rischio di una impasse. Il rischio di zone franche, di Andrea Natale su Questione Giustizia 07/07/2025 https://www.questionegiustizia.it/articolo/nota-a-cda-cagliari-e-corte-cost-96_2025

La Consulta può battere un altro colpo, Gaetano Azzariti il manifesto 08/07/2025 https://ilmanifesto.it/la-consulta-puo-battere-un-altro-colpo

– Dalla Consulta un monito debole. Ma i Cpr vanno chiusi, di Alessandro Algostino, il manifesto 10/07/2025 https://ilmanifesto.it/dalla-consulta-un-monito-debole-ma-i-cpr-vanno-chiusi

– L’incerta tutela della legalità costituzionale nel caso degli stranieri irregolari, Francesco Pallante su Questione giustizia 25/07/2025 https://www.questionegiustizia.it/articolo/nota-sent-96-2025

Sentenza del Consiglio di Stato

(del 7 ottobre 2025), che “fa proprie le criticità presenti nei CPR ed esposte in ricorso di un team di avvocate e avvocati, anche sulla base dei report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha evidenziato l’inadeguatezza del capitolato rispetto agli standard previsti dalla direttiva del 19 maggio 2022 (cd. Direttiva Lamorgese), nonché la necessità di una tutela sanitaria più stringente.”

“ASGI e Cittadinanzattiva: Inadeguato il capitolato di appalto dei CPR per la tutela della salute delle persone trattenute. Il Consiglio di Stato annulla in parte il capitolato d’appalto dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e impone al Ministero dell’Interno di introdurre modifiche significative in materia di tutela della salute e di prevenzione del rischio suicidario all’interno di queste strutture. Lo annunciano soddisfatte le associazioni ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e Cittadinanzattiva. La sentenza n. 7839 pubblicata il 7 ottobre 2025, ottenuta grazie agli avvocati ed avvocate Ginevra Maccarrone, Martina Ciardullo, Giulia Crescini, Salvatore Fachile, Gennaro Santoro, Maria Teresa Brocchetto, Valeria Capezio, Antonello Ciervo, Loredana Leo e Livia Stamme, ha accolto l’appello contro il Ministero dell’Interno per l’illegittimità del Decreto Ministeriale del 4 marzo 2024, relativo allo schema di capitolato di appalto dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio.

Questa decisione rappresenta una vittoria fondamentale per la tutela dei diritti delle persone trattenute nei CPR, in particolare per il diritto alla salute. Un passo avanti per la tutela della salute nelle strutture di detenzione amministrativa

https://www.asgi.it/allontamento-espulsione/asgi-e-cittadinanzattiva-inadeguato-il-capitolato-di-appalto-dei-cpr-per-la-tutela-della-salute-delle-persone-trattenute/

 

Ma, a commento della sentenza, e anche dello stesso ricorso, sulla pagina FB di Mai più lager – No ai CPR troviamo delle riflessioni che mettono in guardia sui pericoli insiti in sentenze (e in battaglie) come queste:

“…dobbiamo ammettere che, più in generale, alcuni dubbi ci sorgono spontanei:

è davvero una buona idea pretendere e ottenere misure specifiche per la detenzione delle persone con vulnerabilità psichiatrica o comunque fragili? Oppure, ottenere che vi sia un presidio per questi ultimi all’interno dei CPR finirà per consacrare definitivamente la deriva manicomiale che si sta registrando in questi luoghi, che abbiamo denunciato anche con le iniziative di Marco Cavallo davanti ai CPR italiani? C’è il rischio concreto che con il pretesto di tale presidio verrà definitivamente sdoganata la presenza – in un luogo che è tutto tranne che un luogo di cura – di persone con questo tipo di disagio, che invece lo stesso Regolamento Nazionale del 19 maggio 2022 all’art. 3 esclude che possano essere detenute in CPR: quindi, con un netto peggioramento rispetto alla situazione attuale;

più in generale, in linea teorica e in prospettiva, siamo davvero certi* sia una buona idea quella di cercare di spingere il modello CPR, per persone innocenti, verso il modello carcere, come suggerito dalla pronuncia, anche se al momento solo sul piano dei profili di cui sopra?

è davvero una buona notizia infine l’aver creato l’occasione per questa legislatura e questo governo per mettere mano a tematiche così delicate?

la normazione imposta dalla pronuncia della Corte Costituzionale e da quella in esame non finirà per fornire un guscio esterno, uno schermo “formale” socialmente accettabile, per meglio consentire a chi gestisce e controlla questi centri di continuare a fare il bello e soprattutto il cattivo tempo?

le iniziative che si occupano di “migliorare” i CPR, al di là di tutto, non insistono piuttosto nel solco di una politica di “mantenimento” di questi luoghi, che andrebbero invece smantellati definitivamente ed aboliti?

I CPR vanno chiusi, non c’è cura o innalzamento degli standard o “monitoraggi” che tengano.

I CPR non sono emendabili, perché sono strutturalmente concepiti per la segregazione razziale, la tortura psicofisica, l’alienazione degli individui, l’offesa della dignità umana, l’abbandono e la deportazione.

E qualsiasi iniziativa che contribuisca ad una loro normalizzazione ci preoccupa non poco”

https://www.facebook.com/NoaiCPR

Voci di dentro

Da questa incapacità della Consulta di trarre le conseguenze delle sue stesse osservazioni, ne consegue che il “il sonno della ragione” CPR continua a produrre mostruosità.

Riportiamo solo alcuni degli ultimi fatti che nel bene (e sopratutto nel male) hanno interessato i CPR, per restare aggiornati consigliamo di seguire alcune pagine social o newsletter che monitarono la situazione nei CPR e ciò che ci ruota attorno anche a livello giuridico, e che mettiamo in fondo all’articolo.

BOTTE E MANETTE SE RECLAMI DIRITTI una testimonianza dall’interno di un CPR

https://fb.watch/CQOi6LSavp/

Le immagini parlano da sole, anche così modificate come siamo costrettə a pubblicarle, a tutela di chi ha rocambolescamente trasmesso ad un amico il video poco prima di essere portato in una stanza e venire costretto a cancellare questo e altri.
L’antefatto che ci hanno riferito: il ragazzo nigeriano al di qua della porta blindata del modulo che dà sul corridoio centrale urlava chiedendo per l’ennesima volta di essere portato negli uffici per ricevere informazioni sulla sua situazione.
Come si vede, è stato aggredito da parte di alcuni agenti di polizia che, improvvisamente, hanno aperto la porta e si sono inseriti nel corridoio del modulo abitativo per scaraventare il ragazzo violentemente nell’angolo e immobilizzarlo con delle manette, mentre il suo collo veniva stretto con un braccio da un agente, con una presa da dietro la sua schiena.
Solo la presenza di una persona che visibilmente filmava la scena ha evitato il peggio. Questo è l’unico strumento di autodifesa in questi casi, nei due CPR d’Italia in cui è stato riconosciuto il diritto a mantenere gli smartphone: Milano e Gradisca. Figuratevi negli altri cosa accade e quanto è difficile che emerga.
Al di là dell’inammissibile violenza gratuita, scatenata contro una persona detenuta per un illecito amministrativo che reclamava un diritto negato, è anche l’ammanettamento senza giustificato motivo a essere gravissimo, considerato che persino in carcere esso è consentito solo per rare emergenze.
Ma si sa, in CPR non c’è legge che valga, se non quella delle forze di polizia e dei kapò del gestore privato, che come si vede nel video accorrono puntualmente a sostegno degli aggressori. Perché il gestore è pur sempre sotto il controllo della Prefettura, che lo paga, l’ha selezionato e potrebbe prorogarlo in futuro; e conviene quindi mantenere con questa più che ottimi rapporti.
Quanto all’agente che nel video tanto ha intimato a chi riprendeva di non permettersi di pubblicare il video con il suo volto riconoscibile, minacciando denunce, ebbene lo abbiamo accontentato; ma sarà la sua coscienza a riconoscerlo e non dargli tregua, come pure le domande dei suoi cari che gli chiederanno che lavoro fa davvero e cosa mai avesse fatto quel signore o chissà quanti altri per meritare certe “attenzioni”.
Intanto la scena ha scosso molti altri detenuti, che ci hanno contattato e descritto quanto accaduto, alcuni riferendo anche di pugni, che nel video non vediamo ma che non facciamo fatica a credere abbiano fatto seguito al ritiro del cellulare che riprendeva.
In tutto questo, sta per aprire il quarto settore del CPR di via Corelli, per moltiplicare le vittime di questa tortura di Stato.
I CPR vanno chiusi, non c’è cura o “monitoraggio” che tenga. Sono strutturalmente concepiti per la segregazione razziale, la tortura psicofisica, l’alienazione e la deportazione.
Possiamo accettare che trovino posto nel nostro paese, o peggio “esternalizzati” altrove per essere ancora meno visibili?
Grazie al coraggio di chi lotta. Fuori, ma soprattutto dentro.

da Newsletter NoCpr, 12/10/2025

IL MOSTRO DI MILANO CRESCE FAMELICO️ IN VIA DI APERTURA IL QUARTO SETTORE

Sono quasi terminati i lavori di ristrutturazione del quarto settore del Cpr di via Corelli, a breve con capienza che supererà i 100 posti.
È stata fissata la gabbia-tetto che copre il cortile, a togliere anche quel rettangolino di cielo.
“Qui stanno aprendo un nuovo settore, quando posti così dovrebbero chiudere”, ci dicono i detenuti, umarell forzati spettatori dei lavori di ampliamento della loro prigione per innocenti. E come dargli torto?
Il terrorismo psicologico sull’uscita di immagini è sempre più pressante e le persone sono terrorizzate dalle possibili conseguenze dell’invio di video e foto.
Ma non ci arrendiamo e ve lo raccontiamo noi: tutto procede nell’ordinario orrore, in via Corelli, e si moltiplicano i casi di persone con fragilità psichica. Ci hanno riferito di un ragazzo senza tetto che dormiva per strada nell’hinterland, la cui vista “indecorosa” evidentemente deve avere disturbato qualcun*. Ora dorme per terra qui e lì e non parla con nessuno. Nessuna visita medica, nessuna assistenza. Invisibile tra gli invisibili.
E si moltiplicano anche le persone che dormono con materassi a terra tra i piccioni, e le tante storie di padri incensurati, fermati mentre tornavano dal lavoro o chiedevano informazioni in questura.
“N., quando vede la tua sedia vuota a tavola la sera, scoppia a piangere.
M. Il piccolo, non si vuole addormentare fino a tardi perché spera che prenderai l’ultimo treno, che arriva all’1.15 e vuole aspettarti sveglio.”
Questo il racconto della moglie ad un detenuto, inizialmente convinto che ci fosse un errore, perché non aveva fatto nulla per essere lì. Non aveva neppure mai sentito parlare dei CPR. Come tanti, come troppi.
A completare il quadro, l’odore costante delle turche, per la gran parte otturate da giorni, che rende l’aria irrespirabile.
In tutto questo, il lager milanese è quindi pronto ad inghiottire ancora altri (e ancora più numerosi) malcapitati e a devastare famiglie intere; esistenze già di per loro complicate da una legge che costringe alla clandestinità, a nascondersi, e ti sanziona così per un illecito che non hai modo di non commettere.

Caltanissetta, 10 ottobre. PESTAGGI AL CPR
Ricevere notizie dal CPR di Caltanissetta Pian del Lago è un evento più unico che raro, isolati come sono i detenuti, privati del loro cellulare e con un telefono non smartphone a disposizione ogni 20 persone se non più, costantemente sotto controllo.
Ostaggi senza possibilità di riscatto di un vero e proprio sequestro di Stato.
Una persona si è fatta coraggio e ci ha chiamato pochi minuti fa, per denunciare il violento pestaggio di una persona da parte di una decina di agenti di polizia, semplicemente perché non voleva chiudere la sua telefonata con la famiglia da quel telefono.
Il ragazzo sarebbe stato trascinato in infermeria, dove non ci sono le telecamere, per essere selvaggiamente manganellato.
Ne è uscito malconcio e con una gamba rotta, lo starebbero portando in ospedale ora, dove speriamo abbia modo di denunciare quanto accaduto, senza essere marcato a vista dagli agenti, e senza che dottori compiacenti facciano invece riferimento alla solita “rissa” tra compagni di cella.
Intanto, ci riferiscono anche di un ragazzo che avrebbe tentato la fuga giorni fa, che sarebbe stato catturato e massacrato di botte. Per… prevenire, come è purtroppo la regola, è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale dagli stessi agenti che l’hanno picchiato.
Riportiamo la drammatica domanda dei detenuti, che ci chiedono perché non ci sono giornalist* o parlamentar* che si interessino a quel centro.
“E’ Italia anche qui! Questa è la vostra polizia di Stato!”
Ci sono anche CPR di serie A e di serie B.
Da Caltanissetta purtroppo è tutto.
Ritorna il buio.

Per comunicazioni relative alla campagna Mai più Lager No ai Cpr, ti invitiamo a scrivere alla casella noaicpr@gmail.com.

LINK

La detenzione illegittima: note a margine della sentenza n.96/2025

https://studiquestionecriminale.wordpress.com/2025/10/07/la-detenzione-illegittima-nota-a-margine-della-sentenza-n-96-2025/

Mai più lager – No ai CPR https://www.facebook.com/NoaiCPR

LasciateCIEntrare https://www.facebook.com/LasciateCIEntrare

Refugees Welcome Italia https://www.facebook.com/refugeeswelcomeitalia

NO CPR Macomer https://www.facebook.com/NoAiLagerDiStato

In Bottega

dallalbania-alleuropa-aboliamo-i-centri-di-detenzione

ma-i-cpr-in-italia-sono-costituzionali?

chiudere-tutti-i-cpr-lappello-del-tavolo-asilo-e-immigrazione

NOTE

3 sentenza n. 105 del 10 aprile 2001

4 Costituzione Italiana, art. 13: La libertà personale è inviolabile.

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.

È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà;.

La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva

6 Così si rinuncia a un controllo incisivo di Francesco Pallante il manifesto 4.07.2025 La sentenza in controluce Un esito difficilmente riconducibile ai principi dello Stato liberale di diritto, ma che una discutibile sentenza della Corte costituzionale (105/2001) non ha ritenuto di sanzionare, pur riconoscendo la necessità di applicare, anche alla reclusione nei Cpr, le rigorose garanzie previste dall’art. 13 della Costituzione

ilmanifesto cosi-si-rinuncia-a-un-controllo-incisivo

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