Abusi sessuali: il Vaticano è omertoso
Lo rivela il «secondo report sugli abusi sessuali del clero» (della rete L’abuso) presentato ieri. A seguire una nota della “bottega” e alcuni link.
Così sintetizza l’«Osservatorio permanente della Rete L’ABUSO».
Al 1 ottobre 2025 la situazione in Italia è la seguente.
Si contano tra sacerdoti e “indotto” laico 1.250 casi di cui 1.106 risultano sacerdoti.
Le vittime note risultano 4.625, di cui 4.395 per mano di sacerdoti, 9 per mano di suore, 91 per mano di catechisti, 76 dell’indotto laico, 54 di scout.
Delle 4.625 vittime sopravvissute, 2.414 sono nella disponibilità dell’associazione, delle restanti 2.211 non è stato possibile acquisire nessun dato, tranne quello che le cataloga come sopravvissuti.
L’incidenza percentuale dei soli sacerdoti è pari al 3,57% – 1.106 su un totale di 31.000 sacerdoti attualmente attivi in Italia. Il dato percentuale che rileviamo è molto alto per essere quello che si ravvisa “spontaneamente”. Percentuali del < 3% vengono in genere ravvisate a seguito di inchieste governative e non con un censimento o una raccolta di casi.
Il sommerso della Chiesa, ovvero i casi noti e mai denunciati all’Autorità giudiziaria italiana – spesso a causa dei termini prescrittivi maturati dalla vittima nell’attesa di un esito dai tribunali canonici – è di 839 casi su 1106 (dato sempre riferito ai soli sacerdoti).
Un totale di 1.049 casi dichiarati dalla CEI, conto i 1.106 censiti dall’«Osservatorio della Rete L’ABUSO»: dunque un disavanzo di soli 56 casi, verosimile tenendo conto che come dichiarato dalla stessa CEI, dal 2022 hanno tenuto conto solo dei casi denunciati agli Sportelli diocesani, escludendo quelli denunciati all’Autorità Giudiziaria italiana e alle Associazioni.
La CEI inoltre sottolinea che NON passerà i nominativi dei casi denunciati agli sportelli, all’Autorità Giudiziaria italiana. Questo malgrado gli ancora odierni autoacclamati appelli di trasparenza; l’apertura degli archivi voluta da Papa Francesco; la così detta “facoltà morale” della Chiesa a denunciare.
Nel dato CEI risulta assente il numero delle vittime prodotte dal 2000 fino al primo report del 2022, che in questo caso abbiamo stabilito con il massimo ribasso, una ogni caso per un totale di 1.146 sopravvissuti. Dato che comprende anche i sopravvissuti dichiarati nei tre report della CEI e quello dichiarato dalla sola diocesi di Bolzano.
Ma questa non è l’unica carenza nei dati che dichiara CEI.
Nei tre report infatti non è circostanziato il nome dell’offender o presunto tale, la diocesi dove i crimini sarebbero stati commessi, dove la Chiesa lo abbia reintegrato, se sia stato ridotto allo stato laicale o invece riabilitato, nel caso, quali le cure per poter garantire che la sua reintegrazione non vada incontro alla recidività.
Per i sopravvissuti invece non è noto il sostegno ricevuto, quale assistenza medica o psicologica sia stata loro offerta, se siano state indennizzate come hanno fatto le altre conferenze episcopale e via dicendo.
Nella fumosità del dato CEI è impossibile reperire persino da quali Sportelli diocesani provengano i dati esposti nei tre report. Dati che negli anni sono andati tuttavia pari passo con quelli pubblicamente esposti o dichiarati dall’Associazione e di ciò, onestamente, non sappiamo se compiacerci per quanto siamo stati attenti, o farci sorgere qualche ragionevole dubbio sull’analogia.
Completamente scomparsi i 613 casi che l’annunciata Commissione della CEI (mai realizzata e di cui non si ha più notizia) avrebbe dovuto analizzare unitamente a quelli raccolti dagli sportelli diocesani
Dei 1.049 casi, comprendenti oltre il pregresso anche il dato dei 3 report CEI, non un solo caso risulta esser stato denunciato dall’Autorità Ecclesiastica, all’Autorità Giudiziaria italiana.
Dei casi trattati, soli 76 registrano l’avvio di un processo presso il Tribunale canonico, per 59 invece non c’è stato alcun processo in sede canonica, mentre per gli altri 971 non ci sono notizie.
CONCLUSIONI
Nell’ottica della Chiesa, la campagna di “Tolleranza ZERO” è stata proposta come preventiva per il futuro, riparativa per chi oramai sopravvissuto, di rassicurante trasparenza verso i fedeli, protettiva nella Giustizia Canonica e nella collaborazione con la Giustizia italiana.
A rafforzare ulteriormente il tutto, “La via italiana” della CEI con l’apertura dei così detti “sportelli diocesani per le vittime”, l’annuncio di una Commissione d’inchiesta comprendente 613 casi nelle mani della CDF.
A contornare tutto l’umiltà di queste parole;
“Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità” (così il cardinale Matteo Maria Zuppi – 28 maggio 2022)
Ma alla fine le botte, chi le ha prese? E le responsabilità, chi se le è assunte?
Guardando le cifre, 1.106 casi da noi censiti, risultano processati in sede canonica soltanto 76 casi di cui: 17 sanzionati con una temporanea sospensione; 7 di questi invece sono stati trasferiti ad altra parrocchia quasi sempre all’insaputa dei fedeli che nei pochi casi emersi si sono opposti, come accaduto recentemente per don Giorgio Carli della Diocesi di Bolzano.
In 18 casi si è giunti alla riduzione allo stato laicale, senza però denunciare all’Autorità Giudiziaria italiana, riducendo tecnicamente il tutto ad un offender che prima era prete, ora laico, impunito e libero di poter continuare a predare, all’insaputa di tutti.
In 5 casi il sacerdote si è suicidato, per i restanti 1.056 casi non è noto alcun provvedimento a loro carico.
Dal lato dei sopravvissuti il grande BLUFF, che li rende per la seconda volta vittime, questa volta però della Chiesa che le ha usate ancora una volta per mera propaganda, facendo credere alla società di essersi attivata in loro soccorso, attraverso leggi della Chiesa che le avrebbero risarcite quanto meno sotto l’aspetto umano e morale, sportelli proprio per le vittime, che sorge il dubbio essere più utili alla Chiesa (che in quella sede acquisisce informazioni che come abbiamo visto poi gestisce internamente) per tutelare se stessa e non per fare prevenzione o dare sostegno concreto ai sopravvissuti.
Molti di questi infatti, delusi arrivano in ultima istanza a chiedere aiuto alla nostra Associazione.
…E anche qui i numeri purtroppo confermano.
Infatti, delle 2.414 che sono nella disponibilità dell’Associazione, risulta che solo 2 hanno ottenuto giustizia canonica e solamente 1 è stata risarcita. Un caso che risale a ben 20 anni fa, è quello di Marco Marchese (Diocesi Agrigento) che si è concluso proprio con un accordo tra le parti con il vincolo della riservatezza. A tal proposito si registrano 15 casi di Accordi tra le parti con il vincolo della riservatezza.
Tuttavia, stando all’iniziale preoccupazione del cardinale Zuppi “grazie a Dio” la CEI non si è fatta un solo graffio rispetto alle botte previste.
Doverosa anche un’ultima riflessione sull’efficacia della Giustizia Italiana.
Anch’essa, se pur molto più efficiente di quella canonica, vede sole 155 condanne definitive su 1.106 casi noti. Questo non per colpa della magistratura che di fatto ha il limite di applicare le leggi e qui, abbiamo una serie di vuoti legislativi che rendono estremamente difficoltosa la giustizia stessa; la prevenzione e la stessa segnalazione preventiva “nell’interesse superiore del minore”, praticamente inesistente; la possibilità per lo stesso sopravvissuto di denunciare entro i limiti della prescrizione, dal 2012 modificati da 10 anni ai 20 anni attuali, tuttavia ancora insufficienti in quanto statisticamente, la media degli anni necessari ad una vittima per maturare il trauma, esternarlo e riuscire a denunciarlo, è di 25 – 30 anni.
Con queste parole (25 anni per uscire dal trauma subito in giovane età) finisce l’impressionante report reso pubblico ieri a Roma in una conferenza stampa. Si vedrà quanti massmedia – e come – riprenderanno i dati e chiederanno alla Chiesa se ha qualcosa da rispondere.
Una analisi impressionante raccontata dai numeri. I relatori sono stati
– Francesco Zanardi, presidente della Rete L’ABUSO
– Mario Caligiuri, avvocato e responsabile dell’Osservatorio permanente Rete L’ABUSO
– Tiziana Siletti, Garante diritti delle vittime di reato Regione Basilicata
Il testo completo si può leggere qui: https://retelabuso.org/2025/10/23/2-report-sugli-abusi-sessuali-nel-clero
ECCO L’INDICE
2° Report sugli Abusi sessuali nel clero
• Introduzione e parametri di indagine
• Dato censito dall’Osservatorio permanente
• Dettaglio integrale delle schede regionali compreso l’indotto laico
• Totale casi compreso l’indotto laico – Situazione penale
• “Tolleranza ZERO”?
• Conclusioni
UNA NOTA DELLA “BOTTEGA”
Preti pedofili? Invisibili nel mondo perché coperti dall’organizzazione cioè dal clero fino ai massimi livelli, dunque anche ai vertici del Vaticano. Ancora più invisibili in Italia per un’antica sudditanza dei laici verso la Chiesa cattolica. In “bottega” abbiamo iniziato a scriverne molti anni fa, iniziando da qui Dove giro per il «Boston Globe»? E da qui Preti pedofili: in Italia “200 casi insabbiati” . Per poi proseguire riprendendo spesso i testi più importanti dalla rete “L’Abuso”.
C’è chi ci ha rimproverato di dare tanto spazio in questo blog a un fenomeno tutto sommato marginale. A noi invece sembra molto importante non cancellare la sofferenza delle vittime, l’arroganza dei carnefici, la grave complicità di massmedia e istituzioni.
Per farvi capire la persistenza del fenomeno e il prezioso lavoro della rete L’Abuso ecco un elenco (molto parziale) di link agli articoli più recenti. Molti di loro avrebbero meritato rilevo sulla stampa locale e/o nazionale; pochi invece hanno trovato un giornalismo degno di questo nome.
– Capua / Ercolano – Sacerdote abusa di disabile: condannato
(29 settembre)
- Rilasciato Zanchetta, il vescovo amico di Bergoglio condannato per abusi (30 settembre, una vicenda che in Argentina ha suscitato scalpore per la condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere)
- 
In America Latina gli abusi sessuali nella Chiesa restano più impuniti. (30 settembre)
- 
Bocciata la mozione per chiedere le dimissioni del vescovo Muser (Bolzano, 9 ottobre)
- 
Papa Leone, ci dica: per caso il processo a Rupnik non s’ha da fare? (13 ottobre)
- 
Don Samuele Marelli, accusato di violenze sessuali su 4 ragazzi: “Ho esagerato sul tema nudità, ma nego gli abusi” (Monza, 14 ottobre)
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Scout di 19 anni condannato a 7 anni per abusi su minori: “Ha tradito la fiducia dei bambini del suo gruppo” (16 ottobre)
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Per la Commissione Pontificia “CEI maglia nera contro gli abusi” …Nel frattempo altri 15 anni di vittime (18 ottobre)
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PIEMONTE – Ecco come ti metto in parrocchia il prete sotto indagine previa (21 ottobre)
 
 
				
			
