Amianto: omissioni e ritardi anche a Ravenna

di Vito Totire (*)

Guardandosi attorno è frequente scorgere manufatti in cemento-amianto in condizioni di avanzato degrado e vetustà e in alcuni casi addirittura pericolanti. Per esempio lungo il tragitto tra sant’Eufemia e Fornace Zarattini nel territorio fra Russi e Ravenna. Così tra Lido Adriano e Porto Fuori: si avvistano almeno 5 capannoni con fibrocemento .

Parliamo prudentemente di fibrocemento in quanto la valutazione che si tratti di materiale amiantifero può essere confermata solo al microscopio.

Giunti a Porto Fuori alla rotonda della solidarietà ci sono due enormi canne fumarie molto inclinate se non pericolanti: fibrocemento o cemento-amianto? Certo se installate dopo il 1994 potrebbe non essere amianto ma sono così inclinate da meritare una verifica immediata. 

Oltre che il buon senso anche diverse direttive regionali sottolineano la necessità di interventi preventivi sul cemento-amianto ancora pesantemente disseminato nel territorio e questo sulla base della ovvia valutazione del rischio in rapporto ai ricorrenti e catastrofici eventi meteoclimatici con grandinate violente e con velocità del vento che raggiunge i 100-120 km.

Quale è il rischio? È già successo un paio di anni fa nel ravennate di dovere, come si dice, «raccogliere il cemento amianto… col cucchiaino».

In verità, a parte gli eventi acuti che distruggono totalmente il manufatto, comunque il cemento amianto rilascia fibre in maniera discontinua anche in condizione di apparente «quiete».

La nostra proposta – su cui insistiamo quasi inascoltati da più di 35 anni – è semplice: censimento capillare con obbligo di autonotifica e programma territoriale rapido di bonifica di tutto l’amianto presente non solo negli edifici ma ovunque: tubazioni dell’acqua, navi abbandonate ecc.

Riteniamo che il sindaco di Ravenna, superando la inerzia della amministrazione precedente, debba adottare un’ordinanza simile a quella del comune di San Lazzaro di Savena del 2010 la quale – benché “incompiuta” – ha consentito di fare un buon passo avanti nella bonifica del territorio .

Le due canne fumarie di Porto Fuori (come abbiamo detto: la certezza della natura amiantifera è possibile solo al microscopio o per presenza di dati documentali) fanno venire in mente la recente discussione sulle prove di trazione dei pini. A vedere le canne fumarie, di prove di trazione pare non ci sia bisogno

(*) Vito Totire è presidente AEA  –  Associazione esposti amianto e rischi per la salute 

 

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