Carl Lundström: principe delle gallette, fascista, pirata di internet
ripreso da Lucy.online (*)
Principe delle gallette, fascista, pirata di internet
Il 10 marzo 2025, un piccolo aereo si schianta sulle montagne slovene. Il pilota, Carl Lundström, muore sul colpo. La notizia passa quasi inosservata. È un imprenditore svedese di 64 anni. Viene pubblicata giusto qualche riga di necrologio, fine.
Lundström, però, è un illustre spasmo dello spirito del tempo contemporaneo. Dalla biografia tanto eclettica quanto infine coerente, nasce erede dell’impero delle gallette Wasabröd, si conquista la carica di militante di estrema destra e diventa pirata della proprietà intellettuale, finanziando parte delle attività di The Pirate Bay.
La famiglia Lundström costruisce il suo impero nei primi decenni del Novecento, diventando la fornitrice ufficiale di gallette della corona svedese. Non è solo un’azienda di successo: è una dinastia che incarna la Svezia conservatrice, borghese, monarchica. Nel 1982, quando l’azienda viene venduta alla multinazionale svizzera Sandoz (oggi è di proprietà di Barilla), Carl Lundström ha appena 22 anni e eredita d’un colpo 77 milioni di corone svedesi. È una cifra che lo rende immediatamente indipendente da qualsiasi vincolo sociale, economico o politico.
Nel novembre del 1985, viene arrestato a Stoccolma insieme a un gruppo di skinhead dopo aver aggredito tre giovani latinoamericani – le vittime lo indicheranno come leader della gang, “un uomo elegantemente vestito con un cappotto nero”.
All’epoca è iscritto come membro A1465 nella campagna razzista Bevara Sverige Svenskt (Mantieni la Svezia Svedese), che sventolava striscioni con frasi come “non lasciare che tua figlia diventi un giocattolo per i ne*ri”. Nel 1991 sostiene il Partito del Progresso Svedese con lo slogan “una minoranza nel proprio paese entro il 2055”, finisce con l’essere espulso dai Democratici Nazionali quando le sue passioni politiche vengono svelate.
Ma è tra il 2003 e il 2005 che la sua storia diventa davvero interessante: attraverso la sua azienda, Rix Telecom, fornisce server, connettività e supporto tecnico a The Pirate Bay, il motore di ricerca che rende la pirateria digitale accessibile a milioni di utenti. Durante un’intervista per la televisione svedese risalente al 2007, uno dei fondatori motiverà l’interesse di un estremista di destra a The Pirate Bay asserendo che “forse gli piaceva l’idea di condividere file online”. Curioso, quantomeno.
Quella di Lundström non è una contraddizione biografica, ma l’anticipazione di un modello che oggi domina la Silicon Valley: il “libertarismo autoritario“. Si tratta di usare la retorica della libertà per mascherare agende autoritarie: abolire lo stato democratico considerandolo invasivo, mentre parimenti si adottano comportamenti autoritari verso chi la pensa diversamente.
Quello che Lundström sperimentò con The Pirate Bay – fornire l’infrastruttura per sfidare il copyright internazionale, normalizzare la disobbedienza alle autorità legali e creare precedenti di insubordinazione che minano la cooperazione giudiziaria tra stati – è ora il metodo operativo di Peter Thiel, Elon Musk e di altri miliardari della Silicon Valley. Il controllo dell’infrastruttura digitale per destabilizzare le istituzioni democratiche sotto la copertura della “libertà digitale” è diventato la strategia standard per trasformare l’energia anti-establishment in consenso autoritario.
Immagine tratta dalla serie tv The Pirate Bay (2024).
(*) ripreso da lucysullacultura.com