Dal Belgio al Brasile, passando per la Toscana, senza dimenticare Gaza e la Calabria

(visti da Francesco Masala) al cinema tornano i fratelli Dardenne, e Gabriel Mascaro, in tv una buona serie di Stefano Sollima, intanto a Gaza miracolosamente si tiene il Festival internazionale di cinema delle donne

Giovani madri – fratelli Dardenne

i fratelli Dardenne girano un altro film di cinema della realtà, e non deludono.

è quasi un documentario, nella forma di un film di finzione.

ci sono tante storie di ragazze madri che sono accolte da una struttura pubblica che le assiste, le aiuta ad accettare i bambini, lasciando alle ragazze la possibilità di fare le loro scelte, senza giudicare.

c’è la ragazza (Perla) che non riesce a convincere il padre a vivere insieme, c’è la ragazza (Jessica) che vuole ritrovare e farsi accettare dalla madre che l’aveva abbandonata, e farle conoscere la bambina, c’è la ragazza (Julie) che si sposerà con il padre della bambina, dopo che entrambi sono riusciti a rinunciare alla tossicodipendenza, c’è la ragazza (Ariane) che non vuole vivere con la madre alcolista, c’è la ragazza (Naïma) che inizierà a fare il lavoro che ha sempre sognato, e poi ci sono le insostuibili puericultrici che le aiutano come se fossero loro figlie.

insomma, un film che non cerca la lacrima facile, ma mostra le cose come sono.

come sempre capita ai fratelli Dardenne anche Giovani madri è un film da non perdere, secondo me.

buona (materna) visione.

https://markx7.blogspot.com/2025/11/giovani-madri-fratelli-dardenne.html

Il sentiero azzurro (O Último Azul) – Gabriel Mascaro

in un mondo futuro (il futuro è domani) il governo decide di liberarsi dei vecchi, un peso per il paese. 

volenti o nolenti i vecchi vengono portati via, in qualche luogo ignoto.

ma qualcuno dice no, come Tereza, che non brilla per simpatia, ma è testarda come pochi.

riuscirà a scappare, e si salverà?

un film che merita, promesso.

https://markx7.blogspot.com/2025/11/il-sentiero-azzurro-o-ultimo-azul.html

 

Il mostro – Stefano Sollima

la serie in realtà è l’insieme di quattro film che si rincorrono e si intersecano, trattando gli stessi temi, con alcuni scostamenti dei punti di vista.

la pista sarda è quella che viene seguita ed esposta nei quattro film, a partire da una storia successa a Villacidro, in Sardegna.

quello che si capisce è davvero poco, se la si guarda come solo una storia criminale, occorre, come suggerisce la sceneggiatura dei film, partire dal rapporto malato di alcuni uomini con le donne (il patriarcato).

le donne sono cose, sono proprietà della famiglia, sono animali domestici, che devono obbedire ed essere munte quando il maschio comanda.

la parola libertà, per le donne, non deve esistere, quelle che ci provano rischiano tanto, troppo, anche la vita (e i mostri sono dappertutto, come purtroppo leggiamo tutti i giorni, mica solo il mostro di Firenze).

tanti sono gli aspetti positivi della serie diretta da Stefano Sollima, in primis tutti i personaggi sardi sono interpretati da attori sardi, che non sfoggiano inutili corsi di dizione, non come in un film di Milani il cui titolo non voglio ricordare, va bene il cinema di finzione, ma non quello finto.

una cosa che stona, secondo me (ma non solo), è che tutto è d’epoca, auto, vestiti, case, ma è tutto troppo preciso, troppo giusto, troppo perfettino.

comunque Il mostro è un lavoro solido, da non perdere.

https://markx7.blogspot.com/2025/11/il-mostro-stefano-sollima.html

 

Quando l’arte fa l’impossibile – Alessandra Mecozzi

Il Festival internazionale di cinema delle donne a Gaza: un esempio di resistenza civile, una storia da raccontare

Gaza. Palestinesi si avviano a presentare il festival (foto da Ezzeldeen Shalah)

Non potremo che ricordare questo evento come un’“utopia realizzata”, tra il 26 e il 31 ottobre 2025, a Deir el Balah nella striscia di Gaza. Anche chi, come me, stentava un anno fa a credere che questo progetto avrebbe preso corpo nel corso di un genocidio, nella distruzione di Gaza, sotto i continui crimini dell’esercito israeliano, con la paura delle bombe, le condizioni di sofferenza, di fame, di mancanza di tutto della popolazione, ha dovuto ricredersi. Sembrava una sfida impossibile, di fronte alle difficoltà materiali, enormi, ma anche al sentire delle persone. Un festival di cinema non era un lusso insostenibile?

Ezzeldeen Shalah

Credo che mi abbia convinto a sostenerlo, come ha convinto tutti coloro che hanno aderito attivamente al progetto, la determinazione del suo ideatore Ezzeldeen Shalah, critico e regista, di cui abbiamo più volte ascoltato da Gaza, nelle conversazioni online dei mesi di preparazione, la voce ferma, le parole convinte e irremovibili che dicevano di andare avanti, comprese quelle dette in uno dei momenti più terribili degli attacchi dell’esercito israeliano, l’invasione di terra unita a incessanti bombardamenti, di Gaza City: “Se io non ci sarò più, continuate questo lavoro…”. Parole che ci hanno stretto il cuore, ma anche rafforzati nella convinzione di sostenere la realizzazione del progetto, in tutti i modi possibili.

Il festival è stato presentato, raccogliendo fondi, in varie iniziative in Italia, e in molti paesi delle associazioni e festival di cinema che compongono l’ampia rete internazionale: è arrivato a Cannes, a Venezia, a Firenze gemellandosi con il Festival di cinema delle donne e poi al Festival dei Popoli dove il suo fondatore ha meritatamente ricevuto il premio SUMUD, parola che appartiene storicamente alla cultura palestinese: la perseveranza, la resistenza civile.

Ancora una volta la cultura ha mostrato di essere non lusso, ma risposta a esigenze fondamentali: la speranza in un futuro possibile, la sua capacità di essere vita contro la morteuna forma alta di resistenza.

E a chi gli domanda se ha senso parlare di cultura in tempi di genocidio e di fame, Ezzeldeen ha risposto: “Sì, ed è fondamentale. Il cinema è vita, è una presenza ostinata contro il nulla. Realizzare un festival tra le macerie significa dire che siamo ancora qui, che resistiamo e che c’è speranza. È il nostro modo di sfidare la morte con la vita. Vogliamo trasmettere al pubblico una carica di fiducia: la speranza, in questi tempi, è già una forma di resistenza. (fonte: pungolorosso.com).

Dunque a dispetto di tutti gli ostacoli e le difficoltà, il festival si è fatto, il tappeto rosso è stato steso, le persone che potevano hanno partecipato numerose e attente. È iniziato, come previsto, il 26 ottobre, data scelta per ricordare la Giornata delle donne palestinesi e la prima Conferenza delle donne palestinesi tenutasi a Gerusalemme nel 1929. Si è aperto con la proiezione del film vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia: “La voce di Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania, tunisina, Leone d’Argento a Venezia. Sconvolgente racconto dell’attesa e poi dell’uccisione sotto decine di colpi israeliani, di una bambina in un’auto con i familiari. Terribile e straordinariamente commovente, realizzato con grande capacità tecnica, fa rivivere quei dolorosi momenti in mezzo al genocidio di Gaza.

I 79 film in programma, tra documentari, cortometraggi e lungometraggi di finzione provengono da 28 paesi. Tutti raccontano le vite, le voci e le lotte delle donne. Il Festival è stato poi sospeso per i nuovi bombardamenti nel corso della cosiddetta “tregua” (!) e si è concluso il 31 ottobre con le premiazioni (qui trovate conclusioni e assegnazione dei premi).

La realizzazione di questa edizione del Festival incoraggia a lavorare ad una seconda edizione, come assicura il suo fondatore: “Desideriamo assicurarvi che, a partire da domani, inizieremo i preparativi per la seconda edizione”, ha detto davanti al pubblico Ezzaldeen Shalah, presidente e animatore instancabile del festival che, dal cuore di Gaza, a Deir al-Balah, dove il Sindacato dei giornalisti palestinesi ha offerto la sua sede, ha parlato al cuore del mondo.

https://comune-info.net/quando-larte-fa-limpossibile

 

Gli omicidi di Valarioti e Losardo. “Sostenete i nostri docufilm contro la ’ndrangheta”

Amalia Giordano, componente Anpi provinciale Reggio Calabria

Prodotti da Ugly Films, piccola ma battagliera società cinematografica indipendente, promossi in collaborazione con l’Anpi provinciale di Reggio Calabria, i due cinedocumentari raccontano due vicende umane inedite della lotta alle mafie, e hanno fatto riaprire le indagini su almeno uno dei due casi. Dopo le presentazioni in Calabria, le opere sono in tour per l’Italia. Per sostenere le spese di realizzazione, ingenti in una piccola realtà, l’associazione dei partigiani reggini ha lanciato un appello e una sottoscrizione. Storie come quelle di tante altre vittime innocenti della barbarie mafiosa e ‘ndranghetistica sono più attuali che mai e non possono restare nel dimenticatoio. Soprattutto tra le giovani generazioni…

continua qui

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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