Incendio ad Hong Kong: sicurezza sociale ignorata

Articoli tratti da Fanpage, Wired e Globalvoices

 

Problemi di risparmio sui materiali di protezione portano all’ennesimo disastro.

su Fanpage a cura di Giorgia Venturini

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28 novembre 2025  Incendio Hong Kong, sedate le fiamme nei grattacieli: salgono a 124 i morti, ancora 300 i residenti dispersi

Salgono a 124 le vittime e 79 feriti dell’incendio di Hong Kong che ha distrutto il complesso residenziale Wang Fuk Court. Si stima purtroppo che il numero dei dispersi potrebbe arrivare a 300.

Spento dopo quasi 48 ore il violento incendio di Hong Kong che ha distrutto il complesso residenziale Wang Fuk Court avvolgendo nelle fiamme 7 degli 8 grattacieli. Le fiamme sono divampate nel primo pomeriggio di mercoledì causando almeno 124 vittime. Più di 79 persone sono rimaste ferite, tra cui 12 vigili del fuoco. Sarebbe l’ultimo bilancio aggiornato e diffuso dal Dipartimento dei Servizi Antincendio della città. Ma le vittime potrebbero essere di più: resta infatti ancora incerto il reale numero dei residenti dispersi. Si stima purtroppo che il numero dei morti potrebbe arrivare a 300.

In una conferenza stampa un vicedirettore del servizio antincendio di Hong Kong ha precisato: “Le operazioni antincendio sono quasi concluse”. E ancora: “Entreremo a forza in tutte le unità dei sette edifici per assicurarci che nessuno sia intrappolato all’interno”. Ora che le fiamme sono state spente, il capo dell’esecutivo John Lee ha ordinato l’ispezione immediata di tutte le case popolari attualmente interessate da lavori di ristrutturazione su un totale di 11 progetti. Intanto le forze dell’ordine hanno avviato una indagine per capire nel dettaglio cosa sia accaduto. Intanto il leader politico ha fatto visita in ospedale ai feriti in ospedale promettendo che si attiverà in prima persona per capire come sia stato possibile.
Dai primi accertamenti l’incendio sarebbe divampato dai materiali utilizzati nell’impalcatura esterna usata per i lavori di ristrutturazione: compresi pannelli di polistirene posizionati per sigillare alcune finestre. Da chiarire anche perché è stato necessario tempi così lunghi per l’evacuazione. Mentre l’incendio infatti si spostava da un palazzo all’altro, centinaia di residenti sono rimasti bloccati nei propri appartamenti per ore. In un primo momento i soccorritori hanno spiegato che le “temperature erano insostenibili”, impossibile quindi raggiungere i piani superiori dei palazzi.

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da Geopop a cura di Sara Brugnoni
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L’incendio scoppiato nel complesso residenziale Wang Fuk Court, situato nel quartiere di Tai Po a Hong Kong (Cina), ha causato almeno 65 morti e circa 279 dispersi: mentre il bilancio delle vittime continua a salire e i Vigili del Fuoco lavorano incessantemente per domare le fiamme che hanno avvolto 7 degli 8 edifici, le autorità hanno aperto un’indagine per chiarire le cause dell’incidente. Nel complesso residenziale – composto da 8 grattacieli e circa 4.000 inquilini – erano in corso lavori di ristrutturazione, per i quali erano state utilizzate delle impalcature esterne in bambù.

Ma perché in una delle metropoli più avanzate del mondo si utilizza ancora il bambù per i ponteggi esterni? In realtà, si tratta di un materiale usato storicamente nel settore dell’edilizia a Hong Kong: il bambù, infatti, è economico, facilmente trasportabile e veloce da installare. Anche per questo, è talvolta utilizzato anche in altre zone della Cina e un po’ in tutta l’Asia orientale. Ma il suo utilizzo porta con sé anche dei rischi, soprattutto se non vengono rispettati alcuni criteri di sicurezza.

In ogni caso, come anche confermato da alcuni esperti contattati da Geopop, la presenza di impalcature in bambù potrebbe essere stato un acceleratore di propagazione delle fiamme, ma non può essere considerato come la causa principale dello scoppio dell’incendio: il vero problema di questo incidente è stata la mancanza strutturale di controlli sul luogo del cantiere.

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estratto di un articolo di Lorenzo Lamperti da Wired

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Bambù sotto accusa

Nel mirino di diversi mezzi d’informazione e osservatori c’è subito finito il bambù, che a Hong Kong continua a essere utilizzato per le impalcature. Eppure, sembra più realistico cercare le responsabilità principali altrove, come nelle reti da costruzione e nei teloni impermeabili. Secondo il South China Morning Post, le reti erano state sostituite dopo i frequenti tifoni dei mesi scorsi, ma diversi residenti avevano espresso preoccupazione per la loro qualità apparentemente inferiore rispetto ai materiali precedenti. Non solo. I vigili del fuoco e i soccorritori entrati nei grattacieli in fiamme hanno scoperto anche finestre e ascensori sigillati con polistirolo altamente infiammabile. Tutti questi materiali avrebbero accelerato la diffusione del fuoco, facilitato anche dal forte vento.

 

 

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Secondo voci critiche, la causa dell’incendio di Hong Kong è stata la negligenza e non le impalcature in bambù

Bouquets of flowers seen near Wang Fuk Court on November 29, 2025, after a fatal fire. Photo: Kyle Lam/HKFP, used with permission.

Mazzi di fiori deposti vicino al complesso residenziale Wang Fuk Court il 29 novembre 2025, dopo un incendio mortale. Foto di Kyle Lam/HKFP. Con permesso.

L’incendio devastante di Taipo, divampato il 26 novembre, ha causato almeno 156 morti e 79 feriti, mentre circa 30 persone risultano ancora disperse al 2 dicembre.

La città è rimasta sconvolta, impotente e disperata mercoledì scorso, costretta a guardare sui social le fiamme che, nel giro di un’ora, hanno inghiottito il complesso residenziale dove vivevano oltre 1.800 famiglie. Nei giorni successivi, però, hanno prevalso frustrazione e rabbia, perché è emerso chiaramente che si è trattato di una tragedia causata dall’uomo. Nonostante ciò, le autorità attribuiscono la colpa alle impalcature di bambù e soffocano le richieste di un’indagine indipendente sull’incendio. Il 29 novembre uno studente universitario [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] è stato arrestato con l’accusa di sedizione dopo aver lanciato una petizione che chiedeva ai funzionari del governo di assumersi le proprie responsabilità per la tragedia.

43 ore di inferno

Nel pomeriggio del 26 novembre ho ricevuto una telefonata da mia sorella che mi chiedeva di aiutarla a rintracciare mio zio, che vive in uno dei 1.829 appartamenti di Wang Fuk Court, dove era divampato il devastante incendio. Per fortuna lui e la sua famiglia non erano in casa, il loro appartamento è nell’unico edificio, tra gli otto del complesso residenziale, rimasto intatto.

Quando sono riuscita a raggiungerlo, guardava l’incendio da lontano, impotente, pregando che i suoi vicini riuscissero a scappare e che le fiamme venissero domate al più presto. Ma i palazzi di 31 piani erano troppo alti perché i getti d’acqua potessero raggiungere i piani superiori, e il calore era così intenso da impedire ai vigili del fuoco di salire tutte quelle scale. Un pompiere è morto e altri dodici sono rimasti feriti nei soccorsi.

Sui social media, molti utenti e testate giornalistiche trasmettevano l’incendio in diretta. Come tante altre persone, ero sconvolta nel vedere una piccola fiamma, scoppiata al piano inferiore dell’edificio alle 14:51, propagarsi in pochi minuti come un rogo incontrollato, arrampicandosi lungo la rete di sicurezza in plastica verde fino ai piani superiori. Plastica incendiata e ceneri, spinte dal vento, hanno poi raggiunto gli edifici vicini. In 10 minuti l’allarme antincendio è salito al livello tre, in 40 minuti al livello quattro, e alle 18:22 ha raggiunto il livello cinque, il massimo grado di emergenza. L’ultimo incendio di livello cinque risaliva al 1996 e aveva causato 41 vittime.

A causa della rapidità con cui si è propagato, molti residenti all’interno degli edifici non si sono accorti dell’incendio. Gli allarmi antincendio negli stabili, inoltre, pare non abbiano funzionato [zh], e molte finestre erano bloccate da pannelli di plastica espansa installati dagli operai per i lavori di ristrutturazione. Quando si sono resi conto delle fiamme, era ormai troppo tardi per scappare. L’unica possibilità era tentare di bloccare il fumo per impedirgli di entrare negli appartamenti, guadagnando tempo nell’attesa dei soccorsi. Purtroppo la maggior parte dei residenti intrappolati erano anziani pensionati o bambini piccoli, senza alcuna preparazione su come salvarsi da soli. E ci sono volute ben 15 ore per domare l’incendio e 43 ore per spegnerlo del tutto.

Familiari e amici delle persone intrappolate aspettavano disperati davanti al luogo dell’incendio, impotenti di fronte all’impossibilità di salvare i loro cari.

Un disastro causato dall’uomo

Mentre seguivo gli aggiornamenti sull’incendio sui social media, sono tornati d’attualità gli scandali legati al progetto di ristrutturazione di Wang Fuk Court e, come la maggior parte dei miei concittadini di Hong Kong, sono convinta che si tratti di un disastro causato dall’uomo. Secondo il Programma di Ispezione Obbligatoria degli Edifici, introdotto nel 2012, i proprietari di stabili con più di 30 anni devono incaricare un ispettore certificato di controllare, supervisionare e stabilire i lavori di ristrutturazione necessari. Dopo l’approvazione dei proprietari, i lavori vanno affidati a un’impresa tramite gara d’appalto aperta, sempre sotto la supervisione dell’ispettore. Gli edifici ristrutturati devono poi essere sottoposti a un controllo analogo ogni 10 anni.

Wang Fuk Court, costruito nel 1983, ha ricevuto un’ordinanza di ispezione obbligatoria dal Dipartimento Edilizia nel 2016, e i Proprietari Incorporati (IO) hanno incaricato Will Power Architects come ispettore certificato. Durante la gara d’appalto sono arrivate 57 candidature. Alla fine è stata inserita nella rosa dei finalisti l’offerta più costosa, 330 milioni di dollari di Hong Kong (circa 42,4 milioni di dollari USA), presentata da Prestige Construction & Engineering Company, un’impresa con una dozzina di violazioni pregresse delle norme di sicurezza sul lavoro. Nonostante l’opposizione di alcuni proprietari, l’IO ha ottenuto la maggioranza dei voti e a gennaio 2024 ha affidato i lavori a Prestige Construction. Solo quando è stato chiesto loro di pagare la propria quota, i proprietari si sono resi conto di essere stati ingannati dall’IO e dall’ispettore, che li avevano indotti ad approvare il progetto. Hanno quindi denunciato il presunto scandalo di manipolazione degli appalti a vari media. Le autorità governative, però, non hanno dato seguito alle denunce e i proprietari non sono riusciti a bloccare la decisione.

Da quando i lavori sono iniziati a luglio 2024, i residenti del complesso hanno presentato numerose segnalazioni a varie autorità governative, sollevando dubbi sulla qualità ignifuga delle reti di sicurezza. Sebbene il Dipartimento del Lavoro abbia effettuato 16 visite [zh] ai cantieri e abbia emesso sei avvertimenti e tre verbali di violazione in materia di sicurezza sul lavoro nei confronti dell’impresa negli ultimi 18 mesi, non ha mai verificato la qualità delle reti di sicurezza, dato che l’azienda aveva presentato un certificato attestante le proprietà ignifughe delle reti. E nessuna autorità governativa ha notato l’uso di pannelli di schiuma altamente infiammabili nei lavori di ristrutturazione.
Solo dopo il tragico incendio l’autorità anticorruzione della città ha costituito una task force per indagare sulla manipolazione degli appalti e finora ha arrestato una dozzina di persone [zh] che lavoravano per l’ispettore certificato e per l’impresa edile, con l’accusa di omicidio colposo e altri reati.

Basta dare la colpa alle impalcature di bambù

Subito dopo l’incendio, però, sia i media internazionali che il governo di Hong Kong hanno puntato il dito contro le impalcature di bambù, accusandole di aver alimentato le fiamme e chiedendone la sostituzione con impalcature metalliche. Pur non essendo una sostenitrice delle impalcature di bambù, credo che questa narrazione abbia fuorviato l’opinione pubblica, facendole credere che l’incendio sia stato causato da una pratica industriale “superata” piuttosto che da oltre un decennio di corruzione nel Programma di Ispezione Obbligatoria degli Edifici, dall’assenza di un sistema di controllo efficace sui lavori di ristrutturazione e dall’inerzia delle autorità governative di fronte alle denunce dei cittadini.

Nel 2024 c’erano circa 27.000 [zh] edifici privati che superano i 30 anni, e il numero continuerà a crescere. Questo significa che il settore delle ristrutturazioni edilizie è destinato ad espandersi e i soldi in gioco aumenteranno a valanga.

Prima che Pechino riscrivesse le regole elettorali della città nel 2021 per escludere i consiglieri legislativi e distrettuali favorevoli alla democrazia, disponevamo di un meccanismo informale di controllo su questo settore delle ristrutturazioni obbligatorie. All’epoca, i partiti politici in cerca di consenso popolare supervisionavano il processo di gara d’appalto e aiutavano a presentare denunce alle autorità governative. Si rivolgevano a diversi media per portare alla luce interessi nascosti e pratiche scorrette nel settore. Tuttavia, dopo l’eliminazione di tutti i partiti di opposizione dal 2023, le proteste dei cittadini comuni hanno perso un canale importante per farsi sentire.

Nel caso di Wang Fuk Court, oltre al costo esorbitante di circa 180.000 dollari di Hong Kong (circa 23.000 dollari USA) per appartamento per i lavori di ristrutturazione, i lavori procedevano a rilento e i loro appartamenti erano rimasti avvolti in una rete di sicurezza di plastica verdastra per 18 mesi, con le finestre sigillate da pannelli di schiuma infiammabile, prima che scoppiasse l’incendio. Nonostante fossero consapevoli del potenziale rischio di incendio e avessero cercato di portare la loro situazione all’attenzione pubblica, sono stati ignorati.

Quello che è successo a Wang Fuk Court non è un caso isolato. Scandali simili legati alle ristrutturazioni obbligatorie e pratiche scorrette nel settore sono stati riscontrati in altri progetti, tra cui i lavori di ristrutturazione da 370 milioni di dollari di Hong Kong a Fotan Sui Wo Court. Per oltre due anni, degli informatori hanno presentato denunce a varie autorità governative riguardo alle presunte reti di sicurezza e pannelli di schiuma infiammabili utilizzati da Fulam Construction. Anche in questo caso, le loro denunce sono state ignorate. Solo dopo l’incendio di Taipo e l’inchiesta di follow-up di una televisione locale su un video diventato virale che mostrava l’infiammabilità delle reti di sicurezza [zh] a Sui Wo Court, il Dipartimento Edilizia ha sospeso i lavori in 30 cantieri gestiti da Prestige Construction e Fulam Construction.

Vivo in un vecchio quartiere residenziale e attualmente sono circondata da edifici in fase di ristrutturazione nell’ambito del Programma di Ispezione Obbligatoria del governo. L’anno prossimo anche il mio appartamento sarà avvolto per diversi mesi nelle reti di sicurezza verdi. Sono rimasta terrorizzata quando il responsabile della sicurezza della città, Chris Tang, ha dichiarato alla stampa, subito dopo che l’incendio è stato spento il 28 novembre, che le reti di sicurezza trovate a Wang Fuk Court rispettavano i requisiti ignifughi, nonostante avessimo visto le fiamme arrampicarsi sui grattacieli seguendo le reti. Se tali reti rispettano gli standard, significa che la maggior parte degli abitanti di Hong Kong è circondata dagli stessi materiali, ma non dispone dei mezzi legali per impedire agli appaltatori di utilizzarli. Come ha scritto il legislatore Michael Tien sulla sua pagina Facebook: “Se questo è il nostro standard, dobbiamo alzarlo” [zh].

Poi, il primo dicembre, Tang ha ammesso che i campioni raccolti erano stati manomessi dall’appaltatore.

Ormai è chiaro che il bambù non ha causato la propagazione dell’incendio e che sostituirlo non impedirà questo tipo di manipolazioni degli appalti o pratiche scorrette. In realtà, molti temono che la situazione possa peggiorare, perché il passaggio esclusivo alle impalcature metalliche spingerebbe fuori dal mercato edile le piccole imprese di costruzione, che offrono pacchetti di ristrutturazione economici per i proprietari di case della classe medio-bassa, dato che lo stoccaggio e l’installazione di impalcature metalliche richiedono maggiori investimenti di capitale e risorse logistiche, tra cui magazzini e macchinari di sollevamento.

La richiesta di un’inchiesta indipendente viene repressa

Ciò di cui abbiamo bisogno è un’inchiesta indipendente sulle pratiche scorrette legate agli appalti nell’ambito del programma di ispezione obbligatoria degli edifici, sul fallimento dell’attuale sistema di controllo, sull’inerzia delle autorità governative di fronte alle denunce ricevute e sul sistema di certificazione e controllo qualità dei materiali da costruzione. Tuttavia, il 29 novembre, la polizia di sicurezza della città ha arrestato uno studente universitario che aveva lanciato una petizione collettiva con quattro richieste: fornire sostegno continuo alle vittime dell’incendio, condurre un’inchiesta indipendente sull’incendio, rivedere il sistema di controllo dei lavori di ristrutturazione e chiedere che i funzionari governativi rispondano della loro negligenza. È stato arrestato con l’accusa di sedizione.

Allo stesso tempo, le inchieste giornalistiche sulla manipolazione degli appalti pubblicate dal Ta Kung Pao, finanziato dallo stato cinese, sono state ritirate. Al loro posto, su vari media filo-Pechino sono comparsi commenti che accusano le forze anti-cinesi di diffondere voci, dividere la società e creare caos sfruttando l’incendio.

Il governo di Hong Kong si è dimostrato davvero efficace nell’aiutare le vittime a trovare alloggi temporanei, distribuire denaro per le necessità urgenti e istituire un fondo che al primo dicembre aveva già raccolto 1.600 milioni di dollari di Hong Kong (circa 205,5 milioni di dollari USA) per far fronte alle future esigenze delle vittime dell’incendio. Tuttavia, il denaro non può prevenire disastri futuri: abbiamo bisogno di un governo più riflessivo e responsabile.

 

Enrico Semprini

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