La manovra di Meloni: armi sì, cura no

Un milione che suona come un insulto: così la manovra dimentica i caregiver e sposta i miliardi altrove.

di Mario Sommella (*)

Un milione nel 2026 per i caregiver: una cifra simbolica che fotografa le priorità della manovra. Mentre le famiglie reggono il sistema di cura, lo Stato guarda altrove.

I numeri (e il messaggio politico) dell’articolo 53

Nel testo della Legge di Bilancio 2026, l’articolo 53 istituisce un fondo “a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare” con 1,15 milioni per il 2026 e 207 milioni annui a decorrere dal 2027. Le associazioni parlano di risorse irrisorie e di riforma senza una cornice di diritti esigibili. Non è un cavillo: è una scelta politica netta.

La memoria corta del Governo

Il precedente “fondo caregiver” da 30 milioni era stato soppresso; solo il 7 maggio 2025, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato i criteri di riparto dei fondi (relativi al 2024) nell’ambito del Fondo unico per la disabilità. Un ripristino tardivo, con procedure complesse, che dimostra ancora una volta come la cura venga trattata come straordinaria, mai strutturale.

Quante persone stiamo lasciando sole

In Italia i caregiver familiari sono oltre 7 milioni, in larga maggioranza donne. Le persone con disabilità sono circa 2,9 milioni (dato ISTAT, 2023). Parliamo di famiglie intere che reggono il carico dell’assistenza quotidiana, spesso senza alcun riconoscimento formale. Pensare di rispondere a questo bisogno con 1,15 milioni nel 2026 è più che illusorio: è offensivo.

La scala delle priorità: miliardi alla Difesa, centesimi alla cura

Nel 2025 il Governo ha rivendicato con orgoglio il raggiungimento del 2% del PIL destinato alla Difesa. La NATO, nel frattempo, ha alzato ulteriormente l’asticella: l’obiettivo complessivo è ora il 5% del PIL entro il 2035 (3,5% per la difesa militare, 1,5% per la “sicurezza” in senso lato). Anche gli analisti più prudenti confermano che si tratta di un’accelerazione storica della spesa militare. Di fronte a questi numeri, la cifra destinata alla cura appare ancora più indecente.

Cosa servirebbe subito (non “dal 2027”)

  1. Una legge-quadro chiara
    Definizione giuridica unica della figura del caregiver familiare, indennità mensile strutturale, diritti esigibili e riconoscimento sociale.
  2. Tutele previdenziali e lavorative
    Contributi figurativi pieni, congedi retribuiti e flessibili, diritto al sollievo, senza penalizzazioni per chi rinuncia a un lavoro per assistere un familiare.
  3. Sportello unico nazionale
    Un sistema centralizzato con domanda digitale, tempi certi, erogazioni trasparenti e un monitoraggio pubblico accessibile.
  4. Integrazione socio-sanitaria reale
    Piani personalizzati di cura con “budget di presa in carico”, coordinati tra servizi sociali e sanitari a livello locale e vincolati a standard minimi.
  5. Coperture trasparenti e continuative
    Stop a fondi spot e riclassificazioni contabili. Serve una dotazione pluriennale certa, svincolata da logiche emergenziali.

Come rendere strutturale il Fondo (coperture vere, non promesse)

  1. Agganciare il Fondo ai “flussi bancari” della manovra
    Il cosiddetto pacchetto banche non è una vera imposta straordinaria: si tratta di una combinazione tra aumento dell’IRAP per il 2026–2027, limiti temporanei alle deduzioni fiscali (ACE, perdite pregresse) e slittamento delle DTA. È più un’anticipazione di gettito che un contributo reale: lo Stato incassa ora, ma le banche pagheranno meno domani. Almeno il 20% di queste risorse dovrebbe essere vincolato per legge al Fondo Caregiver, sin dal 2026, per renderlo pluriennale e strutturale.
  2. Dal 2026, non dal 2027
    L’avvio “ritardato” al 2027 dei 207 milioni non è credibile né accettabile. È necessario attivare immediatamente la dotazione annuale minima e indicizzarla a inflazione sanitaria e demografica.
  3. Un Fondo unico, nazionale, e semplice da usare
    Basta con la frammentazione regionale: serve un Fondo nazionale con piattaforma digitale unica, procedure snelle e tempi certi. Ogni ulteriore frammentazione favorisce ritardi e diseguaglianze territoriali.
  4. LEPS e budget di cura da garantire in ogni ASL
    I livelli essenziali per il sollievo familiare e l’assistenza domiciliare devono essere vincolanti per le Regioni, con fondi dedicati proprio attraverso la quota stabilita nel pacchetto banche.
  5. Clausola di salvaguardia sociale
    Qualora lo stanziamento annuale per i caregiver scenda sotto una soglia minima pro-capite, si attiva automaticamente un travaso di risorse dal pacchetto banche o da capitoli discrezionali verso il Fondo Caregiver. È il minimo per garantire stabilità e continuità.

Mettere 1,15 milioni per i caregiver nella manovra economica non è un errore tecnico: è una precisa scelta politica. È lo specchio di un sistema che premia la spesa per armamenti ma abbandona chi ogni giorno cura, assiste, sostiene. È la negazione di una visione sociale del Paese. La cura non è un favore. È un diritto. Ed è tempo che venga finanziata come tale: ora, non in un futuro indefinito.

FONTI PRINCIPALI:
Il Fatto Quotidiano; Gazzetta Ufficiale (07/05/2025); Ministero per le Disabilità; ISTAT (Rapporto disabilità 2023); Reuters (obiettivi NATO 2025–2035); “Fisco e Tasse” – analisi manovra 2026, pacchetto banche.

(*) ripreso da «Un blog di Rivoluzionari Ottimisti. Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi diventa un dovere»: mariosommella.wordpress.com

 

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