L’autodromo di Imola salvato dalle acque
Se poi tutto il territorio intorno va a sfascio sarà colpa di chi?
di Ezio Roi (*). Con una breve nota della “bottega”.
Riprendiamo uno scatto anonimo ma la rassomiglianza è talmente impressionante da non lasciare dubbi: è il profilo di Marco Panieri, sindaco imolese.
PROGETTO LUNGOFIUME, ULTERIORI ELEMENTI DI DUBBIO DALL’INCONTRO ALL’AUTODROMO
Non è bastata la tardiva presentazione alla sala BCC del progetto sul lungofiume, per convincerci sempre più del nostro giudizio negativo. Anche dopo il recente incontro con De Pascale e altre autorità all’autodromo, relativo all’analisi complessiva del bacino idrografico, resta la convinzione che, se nel migliore dei casi l’abbassamento della golena e l’ampliamento dell’alveo non hanno effetti sfavorevoli a monte e a valle, non ne hanno nemmeno di favorevoli. Dunque, a che pro quello che a molti cittadini appare più uno scempio che una oculata opera di prevenzione? È evidente come lo scopo sia stato quello di mettere in sicurezza l’autodromo che, come si può ben vedere, si trova con il suo bel muro ad una altezza superiore rispetto al resto degli edifici a fronte. Autodromo first, direbbero negli USA, nonostante il sindaco neghi in ogni sede.
Lo stesso presidente regionale De Pascale annuncia poi 15 milioni di euro come fabbisogno per gli interventi complessivi e sottolinea che si tratta di un’urgenza non più rimandabile. E che dire, dato che hanno rimandato questi interventi per ben 30 anni? Abbiamo subìto un ’alluvione terribile e solo ora ci dicono che gli interventi sono da farsi, assolutamente non rimandabili , mentre nel frattempo il muro dell’autodromo è già bello pronto. I concetti di urgenza e priorità di queste amministrazioni destano amare perplessità, dato che un terzo delle somme complessive per mettere in sicurezza il territorio è stato destinato all’autodromo, sotto la camuffata destinazione del Parco Fluviale
È per questa destinazione infatti che il Comune ha ottenuto 8 milioni di finanziamenti Pnrr e la relativa assegnazione dei lavori, altrimenti spettanti alla regione. Ironia della sorte, quei finanziamenti Pnnr richiedono che non venga arrecato alcun significativo danno all’ambiente, mentre l’esordio del parco fluviale è consistito nel taglio di circa 700 alberi (il comune ne dichiara 450 in questa fase) alcuni dei quali in i filari storici e paesaggisticamente pregevoli. Ci raccontano che è stato fatto per prudenza, perchè, una volta danneggiati, quegli alberi sarebbero stati instabili e quindi tutti quelli a 4 metri dalle aree di manovra sarebbero stati abbattuti.
A parte che ci sembra siano stati abbattuti tutti o quasi, anche in punti che non paiono affatto interessati dai lavori, ci chiediamo: che senso ha un progetto di parco fluviale che inizia abbattendo alberi?
Lo sanno i nostri amministratori che abbattere alberi e ripiantarli non è come raccogliere cavoli e riseminarli? Hanno una minima cognizione delle relazioni ecosistemiche che si instaurano sulle rive dei fiumi? Del fatto che gli ambienti naturali impiegano decenni ad assestarsi, in quanto composti da uno stretto intreccio di forme di vita che consentono la sopravvivenza all’insieme? Lo sanno che gli alberi sono regolatori del ciclo dell’acqua, la trattengono nelle radici e nelle foglie, la convogliano in profondità, rallentano i flussi delle precipitazioni anche attraverso il mantenimento della porosità dei suoli e trattenendo i suoli e con le radici?
Evidentemente non lo sanno! In nome del parco fluviale hanno pressato con ruspe la terra rendendola impermeabile, hanno tagliato tutto quello che gli è capitato fra le mani, nascondendosi dietro il fatto che tanto ripianteranno gli stessi alberi (inizialmente avevano promesso il doppio, ma non sarà possibile negli stessi luoghi) , mentre i documenti parlano di scavi a compensazione”, da realizzarsi lungo l’asta fluviale e volte a garantire che la realizzazione del tratto di nuovo muro descritto sopra non produca tiranti idraulici maggiori di quelli preesistenti”. Un muro ECOSOSTENIBILE!
Un danno enorme per l’ambiente e per i cittadini, che dovranno aspettare decenni per recuperare, forse, quello che è stato loro arbitrariamente tolto, in termini di salute, di frescura, di paesaggio e di sicurezza da chi non si è minimamente preoccupato del loro parere, sempre che non accadano ulteriori disastri naturali. Condanniamo severamente questa operazione poiché riteniamo innanzitutto immorale e sbagliato utilizzare dispoticamente fondi pubblici non tanto a favore ma in danno alla città e all’ambiente, con motivazioni illogiche e pretestuose. Quando in conferenza gli amministratori proclamano “abbiamo scelto” una opzione piuttosto che l’altra, sulle nostre teste e senza interpellarci, sentiamo ogni principio di democrazia e partecipazione agonizzare sulle tombe degli illustri imolesi di cui vantiamo i natali, politici, naturalisti, tecnici e scienziati
Ezio Roi , presidente di UNITI POSSIAMO. PATTO CIVICO PER IMOLA
Successivamente da Ezio Roi è arrivato un altro comunicato, utile per inquadrare il contesto. Eccolo.
Non si possono più nascondere forti contraddizioni nel territorio imolese derivanti da un’amministrazione priva di lungimiranza e senso del bene pubblico.
Ci sono stati alcuni eventi concomitanti, negli ultimi giorni, che hanno portato alla luce dati ed elementi di forte criticità nel governo del territorio.
In primo luogo la conferenza economica, che ha attestato circa 5.000 alloggi sfitti nel Nuovo Circondario Imolese, con i dati più recenti che stimavano in 2.200 quelli sfitti a Imola (che si accompagnano ai 217 pubblici che risultavano sfitti a giugno).
Risultano contemporaneamente in diminuzione le imprese con sede a Imola, con casi eclatanti come la ElectroSystem: gli imprenditori chiedono infrastrutture moderne, che presuppongono una pianificazione territoriale intelligente e proiettata nel futuro, che non pare pervenuta all’appello. Infrastrutture con manutenzione non proprio ottimale (vedasi via Pediano, che ha sopportato il traffico della discarica e ancora disastrata) mentre sull’unghia ecco 680.000 euro per riasfaltare (e impermeabilizzare) il paddock dell’autodromo.
Parallelamente a queste notizie arriva la botta del rapporto ISPRA: consumo di suolo record in Emilia Romagna, prima in Italia. Complice una legge urbanistica così elastica da essere soprannominata da alcuni critici “condono permanente”, che proclama il principio del consumo di suolo zero lasciando invece ampi margini di manovra a chi vuole cementificare.
Ravenna guida la classifica nera con il maggior consumo di suolo in Italia, pari a 7533 ettari corrispondenti all 11,57% del suolo comunale. Imola , più piccola di dimensioni, fa la sua figura, vantando un consumo di suolo 2024 pari a 2486 ettari, ma supera persino Ravenna come percentuale di consumo di suolo comunale, 12,17%.
Già da questi dati è più che evidente che il suolo non solo viene “consumato” ma letteralmente “divorato”: si costruisce freneticamente, nonostante gli alloggi sfitti e le aziende che calano, progettando anche un immenso polo logistico, tipologia fuori dai limiti regionali, una sorta di costruzione libera. Per quanto riguarda la rigenerazione urbana, niente appare nella mappatura di Imola circa gli immobili dismessi della città metropolitana.
Molti potrebbero già storcere il naso per questo uso scriteriato del suolo ma il disappunto si trasforma in rabbia nel momento in cui si aggiungono ulteriori valutazioni collegate ai recenti disastri alluvionali: uno dei maggiori problemi della nostra zona è l’eccessiva impermeabilizzazione dei suoli, che fanno scorrere l’acqua più velocemente senza farla penetrare in profondità. Al contrario il verde svolge una funzione regolatrice del ciclo dell’acqua e diminuisce i rischi. Quindi Imola che fa? Spende 8 milioni per fare il muro dell’autodromo, disastra il fiume per opere compensative che attenuino il maggiore rischio idraulico creato dal muro nella città (definizione riportata negli atti progettuali!), taglia tutti gli alberi che può per l’intervento palliativo sulle rive, aggravando ulteriormente la situazione e privando i cittadini di un apprezzato luogo verde.
Ce n’è abbastanza per gridare alle speculazione e alla gestione totalmente improvvida e portatrice di numerosi guai futuri per la città.
ASSOCIAZIONE CULTURALE UNITI POSSIAMO
Titolo, sottotitolo e scelta delle immagini sono ovviamente della redazione della “bottega”,
In “bottega” cfr De Pascale, i pini e la democrazia in Emilia-RoTAGLIA ma anche Leonardo/ Palestina: fra Imola e la Spezia… e Consumo di suolo nell’Emilia-Romagna che…. In un articolo del 27 ottobre trovate invece gli ultimi dati con il triste primato dell’Emilia-Romagna: L’Italia si mangia il suolo
Una breve nota della “bottega”
Non è solo perchè uno di noi abita a Imola…che diamo spazio a queste vicende. La redazione ritiene questo pastrocchio imolese esemplare per molte ragioni. Mentre il Pd “nazionale” ed europeo urla giustamente contro la UE che abbandona ogni progetto (cfr Addio ’Europa Verde’, ci impongono il modello americano) le amministrazioni locali dell’Emilia-Romagna, che sono quasi tutte controllate dal PD, sono in prima fila nell’abbattimento di alberi, con le più astruse motivazioni. Conviene chiamarla Emilia-Ro/taglia, ormai. A livello di Imola si aggiunge il feticismo dell’Autodromo che ha da tempo raggiunto livelli paradossali: nessun ritorno economico può giustificare (e infatti i conti sono evanescenti) che la Formula Uno – più eventuali poche altre gare e qualche concerto – assorba tanto impegno dell’amministrazione. Non parla d’altro il giovane sindaco Marco Panieri, più renziano (anche se a volte nega) che pieddino: insomma due danni al prezzo di uno. Questo non assolve Michele De Pascale, il presidente della Regione, che si comporta come il Re Sole (vedi il riuscito fotomontaggio qui sopra) ed è riuscito a dire che sugli alberi tagliati il silenzio è d’obbligo.
 
				
			


