Libertà privatizzata: piazze d’odio, ipocrisia italiana mentre…
… mentre Gaza è sepolta sotto le macerie.
di Mario Sommella (*)
Libertà a colpi di fucile: sovranismi, piazze d’odio e l’ipocrisia del potere in Italia
Negli ultimi mesi assistiamo a una mutazione pericolosa e profondamente ideologica: la destra sovranista, alimentata da nazionalismo, rancore identitario e revanscismo sociale, ha ridefinito la parola “libertà” in modo tossico e strumentale. Non è più la libertà come diritto condiviso, come spazio di emancipazione e dignità collettiva. È diventata un grimaldello, una chiave di volta simbolica usata per legittimare esclusione, violenza, sopraffazione. Una libertà privatizzata, sganciata da ogni vincolo sociale, che cancella il diritto degli altri a vivere, curarsi, manifestare, studiare. In questa torsione semantica, la politica si trasforma in un’arena di guerra permanente contro i più fragili. Ed è su questo piano inclinato che si consuma una deriva autoritaria che, dietro la maschera dell’autonomia e della sovranità, mira a svuotare la democrazia del suo contenuto più profondo.
La “libertà” dei sovranisti: deregulation per i forti, disciplina per i deboli
Per il pensiero sovranista, la libertà è una prerogativa selettiva: libertà d’impresa senza regole, libertà fiscale per chi può permettersela, libertà d’azione per le forze dell’ordine, libertà d’espressione solo per chi urla più forte. Negli Stati Uniti questa idea ha trovato il suo emblema nel culto delle armi: il Secondo Emendamento è diventato una sorta di religione secolare, dove la libertà si difende con il fucile in mano.
Il caso emblematico è la sentenza Bruen del 2022, con cui la Corte Suprema ha esteso il diritto al porto d’armi, anche fuori casa, aprendo la strada a un far west giuridico. Nel 2024, un’altra sentenza ha però stabilito che lo Stato può disarmare chi rappresenta un pericolo credibile, come i soggetti colpiti da ordini restrittivi per violenza domestica. È il paradosso americano: un sistema che oscilla tra il mito assoluto dell’arma individuale e il tentativo minimo di prevenire l’anarchia violenta.
Il caso Charlie Kirk: quando l’odio si ritorce contro i suoi propagatori
In questo clima avvelenato, è maturata l’uccisione di Charlie Kirk, volto noto della destra trumpiana, colpito a morte il 10 settembre 2025 durante un evento alla Utah Valley University. Il sospettato, il 22enne Tyler Robinson, è stato individuato grazie a prove genetiche e a una nota in cui annunciava l’intenzione di colpire. Kirk, noto per le sue posizioni provocatorie e spesso offensive, era diventato un simbolo del suprematismo bianco travestito da libertarismo.
La sua morte ha scosso il Paese, ma anziché diventare occasione di riflessione, è stata subito usata da Trump e dal suo entourage per alimentare l’ennesima campagna d’odio. Ancora una volta si scambia la vittima con il carnefice, e si fa passare per libertà ciò che è soltanto provocazione e dominio.
Londra: bandiere, scontri e la grammatica dell’odio
Dall’altra parte dell’Atlantico, anche l’Europa conosce l’eco di questa deriva. A Londra, oltre 110.000 persone hanno aderito al corteo “Unite the Kingdom” promosso da Tommy Robinson, noto esponente dell’estrema destra britannica. Gli scontri con la polizia sono stati violenti, con decine di agenti feriti. Tra i partecipanti, slogan razzisti e suprematisti. Elon Musk, in collegamento video, ha lanciato appelli alla dissoluzione del Parlamento e a un “fight back or die”, che ha il sapore del colpo di Stato mascherato da ribellione civica.
È questa la nuova grammatica del sovranismo globale: chiamare “libertà” l’odio, l’intimidazione, la retorica apocalittica. Legittimare la sopraffazione nel nome della ribellione.
Libertà “da” o libertà “di”? La faglia che divide i due mondi
Isaiah Berlin distingueva due concezioni della libertà: la “libertà negativa” (da interferenze esterne) e la “libertà positiva” (di realizzare sé stessi). I sovranisti difendono solo la prima, e in modo selettivo: libertà dalle tasse, dai vincoli ambientali, dalle regole sanitarie, dalle leggi sull’odio. Ma non esiste libertà reale se non è anche libertà di curarsi, di lavorare in sicurezza, di studiare, di dissentire.
È questa la linea di frattura che attraversa le democrazie contemporanee. Ed è su questa faglia che la sinistra deve tornare a costruire: una libertà che non sia solo l’assenza di vincoli, ma la presenza concreta di diritti.
L’Italia dei pacchetti sicurezza: il manganello come risposta al dissenso
Nel nostro Paese, il governo Meloni ha imboccato una strada simile. La retorica della libertà viene usata per rafforzare i poteri coercitivi dello Stato, punendo chi dissente o chiede giustizia. Le cariche contro gli studenti pro-Palestina a Pisa, le nuove norme che criminalizzano la resistenza passiva durante i presìdi, le sanzioni rafforzate contro i manifestanti: tutto questo compone un disegno coerente.
Non è difesa dell’ordine, ma soffocamento della protesta. Non è sicurezza per tutti, ma controllo per chi non si adegua.
Mediterraneo come confine ideologico: chiusura dei porti e delle coscienze
Nel Mediterraneo, i decreti anti-soccorso impongono rotte lontane, fermi amministrativi, divieti perfino per i droni di sorveglianza. Risultato: meno soccorsi, più morti. Le agenzie dell’ONU e le ONG hanno lanciato l’allarme, ma la propaganda sovranista continua a parlare di “difesa dei confini” mentre lascia morire esseri umani in mare aperto.
È il paradosso crudele della libertà sovranista: libertà di chiudere, di respingere, di ignorare. Ma non di salvare, accogliere, proteggere.
Condoni e disuguaglianze: la libertà economica per chi già domina
Sul fronte economico, si parla di “libertà fiscale”, ma si pratica la disuguaglianza. Rottamazioni, sanatorie, stralci delle cartelle esattoriali: misure che aiutano i grandi debitori e premiano l’evasione. Nel frattempo, per chi lavora, paga le tasse e chiede un salario dignitoso, non c’è alcuna libertà reale. Il welfare è smantellato, i servizi locali agonizzano, le case popolari spariscono.
È una libertà che esclude. Una libertà a due velocità: quella di chi ha, e quella di chi subisce.
Gaza, il luogo dove la libertà viene sepolta sotto le macerie
Nell’inferno di Gaza, la retorica della libertà mostra la sua vera natura. La Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di evitare atti di genocidio; la Relatrice speciale Francesca Albanese ha parlato chiaramente di “anatomia di un genocidio”. Le scuole vengono bombardate, gli ospedali sono al collasso, i bambini mutilati e traumatizzati si contano a migliaia. Eppure l’Occidente tace o giustifica.
Chiamare genocidio il genocidio non è estremismo. È umanità.
Libertà per chi, contro chi?
Quando la destra sovranista grida “libertà”, in realtà chiede potere senza vincoli. Vuole la libertà di insultare senza contraddittorio, di armarsi senza controllo, di privatizzare i beni comuni e condonare i privilegi. È una libertà che toglie libertà agli altri.
La vera libertà è l’opposto: è equità, giustizia, diritti. È la possibilità concreta, per chiunque, di vivere con dignità. E oggi è sotto attacco da più fronti, dalle aule del potere alle piattaforme digitali, dalle piazze militarizzate ai confini chiusi con il filo spinato.
Che fare adesso: una battaglia per la democrazia sostanziale
Tre le priorità. Primo: riappropriarsi della parola “libertà” e legarla al lavoro, alla casa, alla salute, alla cultura, all’ambiente. Secondo: smascherare l’inganno della libertà armata, fiscale, privatizzata, che protegge i potenti e opprime i deboli. Terzo: difendere la libertà costituzionale di manifestare (art. 17) e di esprimersi (art. 21) da ogni tentazione autoritaria.
È una battaglia che si combatte nei parlamenti, nei tribunali, nelle scuole, sui media, nelle piazze. Una lotta culturale, prima ancora che politica.
Dalle università dello Utah ai cortei di Londra, dai vicoli di Gaza alle vie italiane sorvegliate da droni e manganelli, la stessa logica produce lo stesso effetto: chiamare “libertà” ciò che annienta la libertà altrui.
Il nostro compito è disinnescare questa menzogna, ribaltare la narrazione. Perché, davvero, la libertà o è di tutti, o non è.
(*) ripreso da «Un blog di Rivoluzionari Ottimisti. Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi diventa un dovere»: mariosommella.wordpress.com
ODIO…
…chi uccide bambine e bambini per fare commercio dei loro organi;
…chi stupra e uccide le persone che dice di amare;
…chi uccide i palestinesi e chi fornisce all’esercito israeliano le armi per poter attuare il genocidio in corso;
…chi dice “gli ebrei sono tutti colpevoli”;
…chi permette gli “incidenti sul lavoro” per risparmiare sulla prevenzione;
…chi sfrutta la prostituzione, gli altri esseri umani, gli altri esseri viventi per il proprio profitto;
…chi promuove il dominio coloniale e la distruzione ambientale che distrugge la possibilità di vivere su questo pianeta;
…chi ricatta le persone e cerca di annientarle e terrorizzarle.
Io odio e sono di sinistra, se la cosa può semplificare qualche discorso assurdo in voga in questi giorni.
E’ chiaro però che chi è complice di queste cose vuole creare il clima corretto per difendere i criminali e disconosce il valore di ogni legge umana volta a proteggere i più deboli: l’obiettivo è chiaro, i discorsi vuoti ed insensati di questi giorni sono comunque funzionali ai disegni di chi detiene il potere economico per poter sottomettere chi chiede giustizia.
Enrico Semprini